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Autore: Kathys    09/10/2008    4 recensioni
Alice Cullen.
Trasformata da non sa chi,
abbandonata dal vampiro che l'amava
subito dopo la trasformazione.
Niente ricordi, niente affetti, niente regole.
Solo una neonata, la sua sete,
una grotta dall'aria stantia e una preda.
Fanfiction scritta in occasione del Contest [Gli elementi di una storia]
Ary
Genere: Triste, Malinconico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutte mie care,

Questa è l’ennesima fan fiction che pubblico, One shot naturalmente.

Premetto che essa è stata scritta per un Concorso, di cui riporto la tabella con cui ho partecipato:

_______________________________________________________________________________________

Concorso “Gli elementi di una storia”

Nome utente: Kathys

Titolo Fanfiction: " }¥{ ¤ ] I must hold! [ ¤ }¥{ "

Fandom: Serie "Twilight", libri di Stephenie Meyer

Rating: Arancione

Personaggi: Alice e accenni ad un nuovo personaggio (ininfluente con la storia la sua identità)

Parole scelte in base all'elenco fornitomi per il contest: Grotta & Sangue

Note: Ho scelto il Rating arancione per la tematica trattata. Si può anche considerare un Missing Moment, in quanto l'autrice cita poco o nulla della vita di Alice prima dell'incontro con Jasper e dopo la trasformazione.

Link della Copertina: http://s2.imagestime.com/out.php/i11367_Imusthold.jpg

Introduzione:

Alice Cullen.

Trasformata da non sa chi, abbandonata dal vampiro che l'amava subito dopo la trasformazione.

Niente ricordi, niente affetti, niente regole.

Solo una neonata, la sua sete, una grotta dall'aria stantia e una preda.

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Vi lascio quindi Alla lettura della Fanfic, sperando che sia di vostro Gradimento.

}¥{ ¤ ] I must hold! [ ¤ }¥{

" - L'unica occasione in cui la mia preda mi sia sfuggita.

[...] Vedi, il vampiro che si era stupidamente preso una cotta per

la mia piccola vittima prese la decisione che il tuo Edward

non ha avuto il coraggio di prendere.

Quando il vecchio capì che stavo importunando la sua amichetta,

la rapì dal manicomio dove lui lavorava [...] e subito dopo la salvò.

[...] Era rimasta troppo a lungo chiusa in quel buco nero di cella.

Cento anni prima l'avrebbero bruciata su un rogo, per colpa delle sue visioni.

Invece erano gli anni Venti del ventesimo secolo,

perciò le toccarono il manicomio e l'elettroshock.

Quando riaprì gli occhi, forte della gioventù riconquistata,

era come se non avesse mai visto il sole prima di allora.

Il vampiro anziano l'aveva trasformata

in una giovane e valente vampira,

e a quel punto non avevo più motivo di importunarla.-

Fece un sospiro.

-Per vendicarmi, distrussi il vecchio-"

da "Twilight"

Capitolo 22 pagina 370

Plic. Plic. Plic.

Plic. Plic.

Ancora ancora e ancora.

Non voleva proprio smetterla!

Dannatissima pioggia, che scavava e erodeva la roccia.

Plic. Plic.

La mia testa stava per scoppiare. Ancora quella dannatissima goccia, che cadeva e rimbombava per colpa dell'udito sviluppato che avevo ereditato con la mia trasformazione.

Mi dondolavo in avanti e indietro, come un'altalena arrugginita, rannicchiata contro la parete più interna della grotta.

Stupido temporale.

Su e giù. Su e giù. Una litania noiosa e ridondante, che mi riempiva le orecchie. Insieme al rumore di quella dannatissima pioggia.

- Chi me l'ha fatto fare? - mugolai gemendo, stringendo con ferocia le mie gambe contro il petto.

Mossi leggermente il capo verso l'uscita della grotta ove mi ero rintanata. Come un animale.

E infatti, ero solo una loro pari ora.

Erano già cinque giorni che ero fuggita da quella cantina piena di ragnatele e muffa. Di buio e di sangue stantio.

Quel luogo ove quel tipo mi aveva morsa e trasformata.

Che ricordi serbavo della mia vita prima della trasformazione?

Il mio nome. Il mio nome, nemmeno completo, e basta.

Alice. Alice e poi?

Scossi il capo, cercando di scacciare quei pensieri.

- Calma Alice. Su, calma. - mi ripetevo.

Lasciai allora che le mie iridi rosse, per quello che avevo potuto vedere due giorni prima specchiandomi in un laghetto, vagassero indisturbate ad osservare il loco che mi circondava.

La grotta era alta quasi due metri. In alcuni punti si stringeva ai lati, sino ad avermi costretta a inclinare il busto per passare.

Le pareti erano soffocanti e piene di muschi. Muschi che gocciolavano con lentezza estenuante della pioggia che cadeva dal cielo.

Inspirai a pieni polmoni, sebbene i vampiri non ne avessero alcun bisogno, e un odore mi giunse impetuoso alle narici.

Era un dolce profumo di ruggine, qualcosa di maledettamente tentatore. Una vaga fragranza di rose aleggiava leggero e impercettibile, quasi, e in un connubio perfetto s'univa a quello della ruggine.

Profumo di sangue. Profumo di preda.

Irrimediabilmente la mia testa scattò verso la sorgente di quel nettare divino.

Ero diventata bella come una dea, con la mia trasformazione. E l'ambrosia di cui stavo assaporando il profumo era divenuta di mia esclusiva proprietà.

Feci per alzarmi in piedi, spinta da un istinto feroce e allo stesso tempo assetato.

Quando la vidi. La visione.

La vista mi si oscurò all'istante, come se un sipario fosse stato all'improvviso calato sui miei occhi, e il nero popolò la mia prospettiva.

Poi la mia visione, come se il nero altro non fosse stato che delle mosche febbricitanti, si diradò man mano.

Ciò che dovevo vedere apparì come in un flash.

Un film di quelli muti.

Vidi un essere selvatico, io, appollaiato su una minuscola sporgenza della grotta.

Le mani che spasmodicamente s'aprivano e si richiudevano, mentre calcolavo con freddezza da dove attaccare.

Quella non era più "Alice e poi?".

Era, anzi ero, il mostro delle tenebre.

Vidi, nella mia visione, ogni più piccolo particolare su cosa sarebbe successo se avessi ceduto.

I muscoli delle gambe che si flettevano come quelli di una ballerina mentre effettua un passo di danza, la schiena che s'inarcava nel salto quasi felino, le mie mani bianche come il latte che afferravano il busto dell'escursionista all'ingresso della grotta.

E infine il morso.

I miei denti che si conficcavano con voracità in quel collo, la cui pelle aveva per me la consistenza del burro.

La sete di sangue che mi bruciava la gola che finalmente si placava.

E la morte dell'uomo.

- No! No! NO! - urlai con tutta la voce che avevo, rigrettandomi a terra.

Strinsi la mia testa con ambo le mani, nascondendo il volto tra le ginocchia.

Mi rannicchiai, se possibile, ancora di più.

Intanto il profumo, per colpa della conformità della grotta, si raccoglieva all'ingresso per poi procedere verso di me. Come se passasse in un imbuto, andava via via intensificandosi. Dolce, tentatore, dissetante.

- Grrr. - un ringhio inumano mi sfuggì dal petto, mentre stringevo i denti.

Provai a trattenere il fiato, ma il ricordo di quel nettare caldo che defluiva nelle vene dell'umano era così vivo che non cambiava alcunché.

"Ferma Alice, ferma su. " mi ripetevo in continuazione, con un sussurro roco e corroso dal veleno che mi colava in gola goccia a goccia.

Tentai di distrarmi. Mi concentrai sul suono delle gocce di pioggia, e del temporale, unico motivo per cui mi ero rifugiata in questa caverna e mi ero ficcata in questo guaio.

Plic. Plic. Plic.

Sì, la pioggia non era ancora finita. La sentivo corrodere ancora e ancora la roccia che l'accoglieva. Poi un rombo soffocato, un tuono.

La manifestazione del temporale.

Plic. Plic. Plic.

Intanto il gocciolio continuava. Sembrava quasi il rumore di quel sangue caldo che tanto bramavo. Quel sangue tanto gustoso e dissetante...

- No! - dissi nuovamente, scuotendo il capo. Di nuovo stavo pensando a quell'uomo. Reiniziai a dondolarmi sul posto, come una bambina che si è persa.

Dovevo resistere. Dovevo resistere.

All'improvviso un rumore mi fece scattare indietro, addossandomi ai muschi e ai licheni. Muschi che solo ora mi apparivano grondanti non più di pioggia, ma di puro e invitante sangue.

Socchiusi gli occhi, mentre un rumore di passi pesanti giungeva alle mie orecchie.

L'uomo si stava avvicinando alla morte o alla salvezza?

I passi iniziarono via via a farsi più tenui ed io reiniziai a respirare.

Avevo ucciso tre persone, non ne andavo fiera. Ma non erano diventate quattro, perlomeno.

Intanto, fuori, quel maledetto temporale continuava.

Plic. Plic. Plic.

The End

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Di seguito Riporto, qualora v’interessasse darvi un’occhiata, le mie altre fan fiction:

- La fine di Ogni Cosa...

- La pace...

- Ti dico Grazie...

- La Promessa...

- Di cosa hai Paura? «-- NEW

- GoodBye My LoveFriend «-- NEW

E la mia Fanfiction a Capitoli in Corso:

- Ti Amo, Edward...

   
 
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