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Autore: xhimmelx    05/10/2014    14 recensioni
Scarlett voleva dimenticare, solo scomparire e dimenticare tutto. Le minacce, Michael, la droga. Ma perdere la memoria non era esattamente quello che voleva succedesse. Così Scarlett si ritrova sola, con due genitori e un fratello e, per quello che ricorda, niente amici.
Ed si scoprirà disposto a tutto pur di recuperare il loro legame e tornare agli inizi, persino quando Scar si ritroverà faccia a faccia con Michael e con il pericolo.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ed Sheeran, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 2.

«Pain and frustration»
 
 
 
Quel giorno, all’uscita di scuola, Ed aveva portato Scarlett alla solita caffetteria. Dopo l’abbraccio (e le lacrime) Scarlett si era sentita meglio, probabilmente libera da un grosso peso. D’altronde con Ed detestava fingere che fosse tutto apposto quando in realtà non lo era. A differenza di poco prima, però, insieme ai due vi era pure il resto dei loro amici: Rachel, Brittany, Luke e Noah. Questo non era un problema per Scarlett, loro erano i suoi più cari amici, dopo Ed. Erano quelli con cui si incontrava tutti i giorni alla stessa ora, per fare colazione o per studiare insieme, per mangiare una pizza o andare al cinema. I ragazzi passarono la seguente ora chiusi lì dentro. Tutti gli amici, là, sapevano di Scarlett ed erano venuti al corrente dell’accaduto a scuola, ma non osavano aprire l’argomento. Volevano solo che Scarlett si distraesse e si calmasse.
La cioccolata calda evidentemente ebbe i suoi effetti, poiché la ragazza passò il tempo fra le risate, stupendo se stessa. Si era dimenticata dei compiti, dei suoi genitori che la aspettavano a casa, di Collin… proprio di tutto. Non c’era più nessuno, solo lei e il suo sorriso. Come le sarebbe piaciuto poter far durare quel momento per sempre. Mettendo da parte le sue felici illusioni, quando scattarono le tre e squillò il suo cellulare, Scarlett decise che era ora di tornare con i piedi per terra. Sua madre la stava telefonando, perciò si affrettò a rispondere. Sapeva di aver sbagliato non avvisandola che si sarebbe fermata lì.
-Scarlett, si può sapere dove diamine sei?-  Tuonò forte la signora Simpson.
-Mamma… mamma sono alla caffetteria.-
-Torna subito a casa, Scarlett.-  Sapeva di aver fatto spaventare sua madre. Non era una donna cattiva, per questo la ragazza riuscì a riconoscere in quella voce più preoccupazione che cattiveria. 
-Ragazzi, devo andare.-   Seguita dagli amici, si alzò dal tavolo ed uscì dalla caffetteria.
Scarlett salutò i ragazzi con dei baci, e quando ognuno aveva preso la propria direzione decise di incamminarsi anche lei. Aveva fatto appena due passi, prima di risentire quella presa sul polso. Si voltò, immaginando che Ed non volesse ancora salutarla, e rise.
-Scar, ti dispiace aspettare un attimo?-  Le chiese l’amico tranquillo.
Si fermò davanti a lui, mani nelle tasche per il freddo, e aspettò in silenzio.  –Allora?-  Chiese poi, notando che Ed non spiccicava parola.
-Bhe, ecco… volevo assicurarmi che andasse tutto bene. È passato?- 
Scarlett rimase un attimo muta, ma poi ci pensò su.  –Si, Ed, credo che per oggi sia passato. Certo, non so cosa mi aspetta a casa.-  Disse ironica, facendo sorridere il ragazzo.
-Bene, comunque chiamami oggi pomeriggio. Una chiacchierata al telefono…- 
A tale proposta, la ragazza si mise a ridere. A volte aveva la sensazione che Ed le stesse addosso, ma non le dispiaceva. Non le interessava se qualche volta questo invadesse i suoi spazi, la sua privacy o mettese spudoratamente in ballo la sua situazione, almeno sapeva che lui era lì. Scarlett odiava la maggior parte dei ragazzi, ma lui proprio no. Non sarebbe mai potuto accadere.
Questa volta lo abbracciò lei, prima di prendere la strada per casa.
Il tragitto si dimostrò diverso da quello delle otto del mattino. Aveva sempre la sua musica alle orecchie, ma nessun pensiero preoccupante che le frullava nella testa. Suo malgrado, questa tranquillità dovette scomparire subito. Intravide, a pochi metri da lei, lo stesso odioso ragazzo di quella mattina. No, Collin non poteva rovinarle quel pomeriggio così tranquillo. Avrebbe preferito gettarsi da un burrone piuttosto che passargli davanti e subire le sue solite critiche. Escogitò in qualche modo una fuga, ma non avrebbe potuto percorrere altro tragitto, se non quello. Si nascose perciò dentro il cappuccio del suo largo giubbotto, la pelliccia la aiutava ma non era sicura che fosse abbastanza. Comunque, Collin era sul marciapiedi opposto, quindi le possibilità che non avrebbe riconosciuto il suo profilo erano alte. Ma stiamo parlando di un ragazzo odioso, pronto a colpire quando possibile. Evidentemente, l’aveva riconosciuta. Scarlett però rimase colpita quando non sentì nessun urlo offensivo proveniente dalla sua bocca. Stava forse sognando? Camminò i seguenti metri che la portavano a casa sua con calma e in silenzio, nonostante Collin avesse intrapreso il suo stesso percorso.
Stai tranquilla, Scarlett. Non succederà niente. Sei quasi arrivata.
E poi…
-Hey Simpson, non stai tornando a casa ubriaca? Strano, molto strano.- 
Scarlett aveva spento la musica da un pezzo, ormai, perciò riuscì a sentire bene. Le era sembrato troppo bello per essere vero, camminare per la stessa strada di Collin in santa pace. La ragazza roteò gli occhi disgustata, affrettando il passo per quanto poteva.
-L’alcol ti ha rovinato la gola tanto da non rispondere?-
-La mia gola è intera, Collin, ma non sprecherò la voce per te.-
-Buono a sapersi, così potrò dirti delle cose senza che tu reagisca.-  A questo punto Scarlett iniziò seriamente ad agitarsi, non voleva che succedessero le stesse cose di quella mattina, a scuola. Non voleva che la paura e la rabbia si impossessassero ancora di lei, vincendo su ogni altra emozione. Poi Collin continuò.  –Cosa credi che abbiano pensato tutti a scuola, vedendoti reagire così? Io lo so, pensano tutti che tu sia pazza, folle, fuori di testa, disadattata.-  Scarlett odiava con tutto il cuore quella parola. Pazza. Non le si addiceva, per niente, eppure negli ultimi tempi aveva sentito molte persone attribuirgliela ingiustamente. Proprio come aveva appena fatto il ragazzo. Quest’ultimo, tenendo il passo, continuò il suo discorso, non curandosi del suo tono di voce alto abbastanza da essere sentito dal vicinato.   –Ma adesso non c’è nessuno, siamo solo io e te, quindi fa pure… fai la pazza, perché è quello che sai fare.-
Scarlett non poteva dargliela vinta, non di nuovo. Forse aveva ragione il ragazzo dicendo che era pazza, folle e così via, ma perché lo era diventata? Era colpa di quelle persone, solo colpa loro. Dopo la notizia dell’accaduto l’avevano torturata ogni secondo, assillandola nel peggior modo possibile, fino a farla uscire fuori di testa. Ormai Scarlett era stanca, non voleva più trattenersi, le avrebbero potuto dare della pazza, ma lei non si sarebbe più nascosta dietro un falso sorriso. Quel pomeriggio, però, cambiò idea. Non sarebbe esplosa di fronte a Collin dandogli un motivo in più per insultarla. Stabilì che era meglio correre, ignorandolo qualunque cosa dicesse, e magari riaccendere la musica alle orecchie. Quando Collin le fece i complimenti per il suo “autocontrollo”, lei aveva di già aperto la porta di casa. Se la richiuse immediatamente alle spalle, sperando che il ragazzo sarebbe immediatamente andato via, e posò la borsa per raggiungere la cucina. Ma non ebbe nemmeno il tempo di respirare. Lì c’era sua madre con la ramanzina pronta. Dio, avrebbe mai avuto un secondo di libertà?
-Si può sapere cosa ti passa per la testa?-  Si affrettò a chiedere la signora Simpson, mantenendo tuttavia una certa calma nella voce.
-Mamma, non c’è motivo di preoccuparsi.-  Le rispose la figlia con non curanza. L’ultima cosa che voleva in quel momento era una discussione con la madre. Prese qualcosa dal frigo e fece per andare al piano di sopra, ma non ebbe la possibilità di uscire neanche dalla cucina.
-Tu scherzi. Sai benissimo che dopo quello che è successo io ho fin troppi motivi di preoccupazione, e smettila di far finta che non ti importi!-  Il tono della donna si fece più alto e severo, costringendo Scarlett a bloccarsi.
-Mamma, per una volta mi stavo davvero divertendo, scusa se non ho risposto alle precedenti 13 chiamate, ma cosa vuoi che ti dica? Sono qui adesso, non mi è successo nulla e ti ho già detto che io so badare a me stessa.-
-No, tu non ne sei capace. Come credi di essere finita in questa situazione?-
Ecco la goccia che fece traboccare il vaso. Scarlett non credeva alle sue orecchie. Sua madre, la donna di cui più si fidava al mondo, le aveva dato la colpa di tutto. Scarlett non le perdonò quell’affermazione con facilità, anzi, credeva che non lo avrebbe mai fatto. Adesso era davvero infuriata.  –Sai cosa, mamma? Io non ne posso più. Invece di stare qua a dirmi che è tutta colpa mia, tu e tutte le altre persone la fuori, perché non la smettete di starmi col fiato sul collo o quantomeno tentate di farmi sentire meglio? Perché dovete sempre rovinare tutto? Stavo bene fino a cinque minuti fa, poi un idiota per strada ha cominciato con le sue offese, e ora tu… Io vi odio, davvero, troppo.-
Mentre le guance di Scarlett erano ormai completamente rosse, le lacrime si versavano sul viso della signora Simpson, già evidentemente pentita delle sue parole.   –Tesoro, io non intendevo dire quello.-  Fece per avvicinarsi alla figlia, ma questa si allontanò dalla sua presa e si chiuse subito in camera, al piano superiore.
Probabilmente non avrebbe voluto parlare con nessuno per il resto della giornata.
La sera stessa, Scarlett decise di uscire, andare da qualche parte. Doveva assolutamente uscire di casa, senza la compagnia di nessuno. I suoi genitori non avrebbero voluto che se ne andasse alle dieci di sera, tanto meno sola. Per questo lei riuscì furtivamente ad fuggire dalla finestra di camera. Il salto era stato alto e un tantino doloroso, ma ne sarebbe valsa la pena.
Doveva evadere.
Si recò in un locale lontano dalla sua zona abituale, un locale che nessuno dei suoi conoscenti o amici frequentava, proprio l’ideale. Se la sarebbe cavata anche da sola, per quella sera, con un po’ di alcol e delle sigarette, giusto per distrarsi un po’. Si sedette al bancone, aspettando che qualcuno prendesse la sua ordinazione. Quando il cameriere arrivò, Scarlett prese un cocktail abbastanza forte, ma non troppo per lei.
Primo sorso.
Mike, sei uno mostro. Figlio di puttana.
Secondo sorso.
Non mi starai chiedendo davvero una cosa simile?
Secondo cocktail.
Non puoi pretendere che io faccia una cosa del genere per te, Mike.
Scarlett, ti do un paio di giorni per pensarci bene, mi raccomando.
Terzo cocktail, decisamente più forte.
No, io non voglio e non posso farlo, non lo farò, non si discute. Non puoi costringermi.
Quarto cocktail, la testa cominciava a girare e le mani a sudare. Scarlett era abituata a bere, ma questo non significava che sapesse reggere l’alcol.
Queste minacce, Mike… perché lo stai facendo? Perché a me? Io ti amo, non vedi quanto ti amo? Anzi, noi ci amiamo. Non farlo, non rovinare tutto, trova un’altra soluzione.
Sai cosa me ne faccio del nostro amore, Scarlett. A me non basta l’amore, ora ho bisogno di questo piccolo favore. Fallo, e tutto si sistemerà.
Questa volta la ragazza posò il bicchiere sul bancone, non ordinando nient’altro. Non aveva bevuto così tanto, ma forse bastava. Non poteva di certo ridursi come uno straccio per poi farsi scoprire dai suoi.
Notò con dispiacere che stava leggermente sudando. Il respiro le si fece più affannoso e le mani le tremavano, un forte mal di testa le stava facendo esplodere le tempie e la vista era adesso un po’ appannata. Si mise le mani sui capelli, poggiando i gomiti sul marmo in modo da tentare di rilassarsi. Ma sapeva che la colpa non era dei cocktail, bensì di quei flashback. Aveva rivissuto fin troppo in così poco tempo. In meno di 15 minuti aveva rivisto quegli eventi che l’avevano portata dove si trovava adesso. Così come erano tornati alla mente, questi ricordi dovevano sparire, subito.
-Vuole qualcos’altro, signorina?- 
Guardando il cameriere, Scarlett ricadde in tentazione. Al diavolo i suoi genitori, d’altronde se si trovava lì la colpa era anche di sua madre e delle sue parole pesanti. Era colpa di tutti e lei non avrebbe più dato corda a nessuno.  –Una birra, per favore.-  Quando questa le fu servita, la ragazza si alzò dallo sgabello e si diresse all’uscita con la bottiglia in mano. Fuori faceva freddo, e il suo giubbottino di jeans non era sufficiente a ripararla dal vento pungente. Tuttavia Scarlett non si fece indietro e lasciò a grandi passi il bar, con qualche brutto commento di qua e di là da parte di alcuni quarantenni pervertiti. Bhe, almeno questi non erano a conoscenza dei fatti a lei accaduti.
-Hey, ti serve compagnia?-  Si sentì chiedere da un uomo che le camminava a fianco. Non rispose e sperò ardentemente che questo si levasse immediatamente dai piedi, e per sua fortuna fu così.
Scarlett si ritrovò in un attimo sola, nel bel mezzo di una strada sconosciuta e popolata solo da pochi ragazzi di qua e di là. La ragazza si fermò non appena sentì una suoneria proveniente dalla tasca dei suoi jeans. Prese in mano il cellulare e, nonostante il bruciore agli occhi, riuscì a leggere il nome di Ed sullo schermo. Non ci pensò su due volte a prendere la chiamata. Ed era sempre ben accetto.
–Hey, Eddy.-  La ragazza sentiva dalla sua stessa voce un pizzico di malessere. Si poteva benissimo capire che non era abbastanza lucida, sotto l’effetto dell’alcol e della sigaretta che stava fumando in quell’istante, però era cosciente.
-Scar… oggi non hai chiamato.-  Le fece notare l’amico, un po’ stranito. Scarlett non era sicura se avesse notato la sua voce strana, o meno.
-Oh, me ne sono dimenticata, scusami.-  Seguirono dei secondi di silenzio, durante i quali Scarlett buttò fuori il fumo della sigaretta e Ed stese in ascolto, fin quando la ragazza continuò a parlare.  –La verità è che ho discusso con mia madre.-
-Cos’è successo, Scar?-  Le piaceva così tanto quando la chiamava Scar. Solo lui lo faceva.
-Lei ha detto che è tutta colpa mia, che mi sono cacciata da sola in questa situazione.-  Si fermò per prendere aria, lasciando spazio ad un singhiozzo.  –Insomma, ti sembra giusto? Io allora le ho risposto che non ce la facevo più, di lei e di tutte le persone che parlavano come lei.-
-Scarlett, come stai adesso?-
-Sai, mentre tornavo a casa, oggi, ho incontrato di nuovo Collin. È stato lui a rovinarmi la giornata.-  Ora Scarlett stava decisamente piangendo, così forte da spaventare Ed dall’altro lato del telefono. Così forte da non riuscire a respirare, quasi. Aveva un senso di soffocamento che non la faceva stare affatto bene.
-Non stai bene, Scar. Ma sei a casa?-  Intanto, il ragazzo si faceva pian piano più preoccupato.
-Lui mi ha detto delle cose. Ha detto che le persone pensano che io sia pazza. PAZZA! Tu credi che io sia pazza?-
-No Scarlett, non lo sei. Adesso calmati e respira.-  Scarlett sentiva il suo cuore battere all’impazzata, si sedette su una panchina e si riconcentrò sulla chiamata. Sia per l’alcol, sia per la frustrazione, gettò fuori tutto quello che aveva da dire.  –Anche lui lo dice, che è stata tutta colpa mia. Stamattina ha detto che tutta questa “fama” era proprio quello che io cercavo. E io non ce la faccio più.-
-Sca...-
-Vieni da me, Ed, ti prego.-  Lo interruppe all’istante l’amica. Si sentiva fin troppo che stava in una pessima condizione.
-Dimmi dove sei e arrivo. Sei a casa?-
-No, non so dove sono. Sono andata in un locale lontano che si chiamava… non ricordo, ma c’era una grande insegna rossa e blu in alto. E adesso mi sono allontanata, sono in una strada poco popolata. Vieni, Ed.-
-Sto arrivando, Scar.- 
Mentre Ed metteva in moto la macchina, si impegnava a mantenere accesa la conversazione fra lui e la ragazza, sperando che questa non riattaccasse. Ed la conosceva, e immaginava che avesse bevuto un bel po’, perché non aveva percepito neanche un pizzico di sicurezza e fermezza nella sua voce. Ma tutti i suoi tentativi furono vani, ad un certo punto smise di sentire la voce dell’amica dall’altro lato del telefono. Aveva chiuso la chiamata.
Inutile ritelefonarla, lei non avrebbe risposto.
Ma che stava succedendo?
Scarlett, posando il telefono e spegnendo la sigaretta, si alzò dalla panchina decisa ad attraversare la strada. Riusciva a notare una farmacia dall’altro lato, magari avrebbe trovato qualcosa per il mal di testa. I flashback erano tornati, così come i ricordi di quella giornata. Scarlett mise un piede nelle strisce pedonali, troppo distratta per notare il colore del semaforo. Guardava in basso, come era suo solito fare, e il dolore alle tempie sembrava essersi alleggerito.
Ma eccola, quella voce, proprio dentro la sua testa.
Scarlett, fallo, oppure giuro che ti ammazzo, oggi stesso.
Scarlett si arrestò vicino al semaforo, toccandosi la testa e tentando di scacciare quella voce. Poi la risentì, stessa voce, stessa intonazione e stessa frase.  -Dannazzione, va via.-  Si disse a bassa voce.
Non c’era nessuno per strada, l’unica luce proveniva dalla farmacia ancora aperta e da una caffetteria che stava per chiudere, ma la strada era vuota. Scarlett si abbassò sulle ginocchia: il dolore alla testa era ripreso, forte il triplo, e nessun pensiero sembrava sopraffare quella sporca voce.
Poi sentì un clacson, un rumore troppo forte.
Si alzò in piedi e si voltò verso destra.
Una moto aveva appena voltato l’angolo, abbagliandola con i suoi fari bianchi.
Il suono del clacson era arrivato troppo tardi, e l’ultima cosa che Scarlett vide fu quella luce, seguita dalla moto che le veniva addosso, travolgendola.
Chiuse gli occhi senza accorgersene, sconfitta dall’alcol, dalla debolezza, e da quell’improvviso impatto.
Ed non c’era.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE.
Ciao a tutti, miei amati lettori (?) Com’è stata la vostra settimana? La mia parecchio frustrante, forse troppo. Nonostante ciò non ho smesso di pensare a Your Safety. Grazie per le quasi 300 visualizzazioni nel 1 capitolo e per le due recensioni!
Venendo a questo capitolo: eccolo, finalmente, il momento cruciale che segna tutto il corso della storia. Come avrete forse capito dalla trama, questo incidente avrà molte conseguenze, sulle quali si baserà la ff da ora in poi. Voi che ne dite? Quali sono i vostri sentimenti? Dai, dai, dai voglio sentire i vostri pareri! Non so, esponetemi i vostri dubbi, ciò che vi piace e ciò che non vi piace, recensite scrivendomi tutto quello che volete, accetto volentieri critiche costruttive!
Vi ripropongo il trailer della fanfiction: non sono bravissima con i video ma ho fatto il possibile, ecco il link! https://www.youtube.com/watch?v=BZR_8pLrlKo
Bene, adesso mi dileguo! Vi prego, recensite, grazie se lo fate. Xhimmelx :)

Ecco a voi Collin! Bello si, ma odioso.


 
   
 
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