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Autore: thankyouzayn    05/10/2014    2 recensioni
«Ciao». Una voce profonda e armoniosa fuoriuscì dalle labbra.
Zayn, aveva ottenuto quello che voleva. Aveva catturato la sua attenzione e curiosità.
© thankyouzayn | 2014
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note autore:
Buongiorno! Allora, come state? Ve la cavate bene con l'inizio delle scuole? È traumatico, vero? Io dal canto mio non vedo l'ora che ci siano le prossime vacanze. La mia mente è ancora completamente convinta che sia estate. Speriamo di sopravvivere!
Allora, come potete vedere ho pubblicato un'altra storiellina, contente? Io molto.
Sono settimane che avevo in testa quest'idea e c'è voluto tutto questo tempo per metterla su carta. Sono abbastanza lenta, lo so.
Dunque, come potete immaginare il protagonista è il nostro caro Zayn. Lo sapete che non resisto.
Siamo davanti a un Zayn sfacciato e senza alcun pudore e Irene non può far altro che cedere.
Se devo essere sincera per la figura della ragazza mi sono totalmente ispirata ad una mia compagna di classe. Lei e i suoi lunghi capelli biondi che tanto mi piacciono.
Detto questo, visto che non c'è gran che da dire, vi auguro una buona lettura ed una buona domenica.
Mi scuso per eventuali errori ortografici, abbiate pietà per me.
Volevo ricordarvi che se nel caso voleste chiedermi qualcosa potete provare anche su 
Ask, anche se non lo uso molto.
-Micol :)


 
Winter
 
I maglioni larghi, le cuffie e le giacche più pesanti che si avevano nell'armadio. I guanti e le enormi sciarpe. Le gote arrossate, la punta del naso perennemente fredda. I piedi incastrati nelle scarpe, troppo leggere per la stagione, ghiacciati.
L'inverno londinese era sempre stato così: affascinate e monotono. Tutti sanno che, presto o tardi, la neve ed il vento gelido stancano.
Si immaginano quelle giornate soleggiate, tiepide e dove il sole sembra non voler mai abbandonare nessuno, i colori vivaci e allegri.
La mente umana è fatta così: va sempre alla ricerca di quello che, in quel momento, non può avere, si sa.
Ed era proprio ciò che ogni persona pensava mentre faceva sbattere la porta del Red Door ed una folata di vento, si intrufolava senza problemi. Gran parte dei tavoli occupati e popolati di bevande fumanti. Il lungo bancone di marmo tempestato di tazze che i clienti frettolosi avevano svuotato in poco tempo.
I termosifoni accesi intiepidivano il locale rendendo possibile alla clientela rilassarsi e di passare del tempo tra quelle calde mura mentre fuori, una leggera nevicata cominciava a farsi spazio.
Irene scrutava attentamente i suoi appunti contenenti ciò che la signorina Thompson, velocemente, aveva detto nelle sue due ore di lezione. L'evidenziatore giallo stretto tra le dita sottili.
Gli occhiali neri che appoggiavano sul naso piccolo ed elegante. Le sopracciglia aggrottate ed un'espressione concentrata dipinta sul viso.
Seduta comodamente ad uno dei numerosi tavolini con la sua cioccolata con panna e le due di the, ormai vuote, al suo fianco. Le sue labbra che, appoggiate al bordo della tazza, cercavano di placare il troppo fumo che vi usciva.
Era ormai troppo tempo che le gambe erano accavallate sotto il legno laccato dalla forma rettangolare.
Il libro di letteratura inglese aperto sulla vita di un poeta ben noto a tutti: Shakespeare.
La voce appena udibile che ripeteva i concetti che precedentemente aveva accuratamente evidenziato. Si era isolata in un piccolo mondo suo, costituito dalla quantità di magiche parole che vi erano scritte sulle svariate pagine. Era tutto così affascinante ed estraneo ciò che sul grande autore veniva narrato.
La lingua che inumidiva le labbra, leggermente secche, continuamente: un'abitudine che aveva acquisito nel corso dei suoi anni di studio.
I suoi avambracci premettero sul tavolo quando cercò di sgranchirsi le gambe ed, in un gesto teatrale, sistemarsi i capelli biondi su una spalla.
Le mani si appoggiarono sopra gli occhi permettendole così di chiudere le palpebre, momentaneamente, per assimilare tutto quello che aveva imparato: una quantità di informazioni eccessiva.
Sollevò il capo solamente dopo aver sentito un movimento alla sua destra ed una leggera aria che si scontrò con la sua guancia rosea.
Capelli scuri, neri, ricadevano sulla fronte in modo disordinato. Le braccia appoggiavano sulla superficie, le mani congiunte.
La troppo leggera maglia con le maniche arrotolate con uno strano disegno sopra faceva sì che gli innumerevoli tatuaggi fossero visibili.
Un sorriso sghembo abbelliva il volto sconosciuto dai lineamenti ben definiti. I denti perfettamente bianchi e allineati.
«Ciao». Una voce profonda e armoniosa fuoriuscì dalle labbra. Il profumo di menta e tabacco si intensificava ad ogni movimento.
I suoi occhi viaggiarono sulla figura sbattendo numerose volte le palpebre per l'incredulità. Le labbra non articolarono nessuna parola, Irene si limitò ad incresparle in una smorfia infastidita per l'interruzione del suo riposo.
La parola appena comunicata da lui aveva l'unico scopo di iniziare una conversazione che lei, non avrebbe voluto avere.
Non sapeva nulla a suo riguardo, non l'aveva mai visto prima e, di certo, uno sconosciuto che si sedeva la suo tavolo era l'ultimo dei suoi problemi, per quel giorno.
«Ciao», si decise finalmente a pronunciare. Le braccia magre incrociate sul petto mentre permetteva all'aria di uscire in piccoli sbuffi, dal naso.
«È da un po' che ti osservo..».
Era bello, doveva ammetterlo, affascinante ed interessante anche. Il piccolo sorriso con il quale si era presentato non scomparve nemmeno per un secondo.
Era davvero lusingata da tutte queste attenzioni ma al tempo stesso imbarazzata dal fatto che qualcuno avesse potuto vedere tutte le sue espressioni, sentirla borbottare su quanto faticasse ad imparare un determinato concetto ed essere osservata mentre frettolosamente si ripuliva dalle tracce di panna o cioccolato dalla bocca.
Serrò le labbra in una linea non appena un rossore invase le guance. «E sei davvero molto bella».
Quelle semplici parole ebbero un effetto scatenante dentro di lei. I lineamenti del viso si addolcirono impercettibilmente e l'ombra di un sorriso si fece spazio sul viso, mettendo in evidenza la piccola scavatura a lato delle labbra.
I complimenti non avevano mai fatto per lei. Erano una potenziale arma che le facevamo abbassare le difese.
«Grazie?» Abbozzò.
La risata cristallina e genuina del ragazzo esplose senza un motivo valido, improvvisamente. Il naso si arricciò leggermente mentre il sorriso si apriva ancora di più, offrendo una panoramica più estesa della sua dentatura perfetta.
E poi, quel suono così amabile cessò, gradualmente, lasciando spazio ad un'espressione divertita.
Irene inarcò un sopracciglio mentre le labbra di lui si aprivano nuovamente.
«Zayn».
Le mani si separarono mentre una si avvicinava a lei. Le ci volle qualche istante prima di stringerla, timidamente.
«Irene», il timbro eccessivamente basso.
Osservò la pelle dal colore olivastro che contrastava con la sua toppo chiara. Due colori diversi ma, al col tempo simili. Le vene leggermente in rilievo.
La mano di lui che avvolgeva completamente quella di Irene: una stretta sicura e cordiale, forte e decisa ma al tempo stesso gentile e delicata.
Incassò l'occhiolino sfacciato del ragazzo e scosse la testa, leggermente divertita.
Avrebbe voluto dirgli che quello non era il momento, che aveva un'intera settimana scolastica davanti a se, un'altra infinità di nozioni la attendevano e solo qualche ora per concludere e la sua cioccolata calda, ormai fredda.
Avrebbe voluto seguire ciò che i suoi genitori le aveva sempre insegnato. Avrebbe voluto non dare ascolto a quello sconosciuto che l’aveva interrotta senza nemmeno chiedere scusa. Ma non ne aveva voglia.
La cosa giusta, lo sapeva, era abbandonare il Red Door e dirigersi verso casa anche se, sua sorella le avrebbe impedito, con la sua confusione, di studiare tranquillamente. Eppure non le parve così sbagliato rimanere seduta lì, dov'era. Zayn, aveva ottenuto quello che voleva. Aveva catturato la sua attenzione e curiosità.
Perciò non le parve così sbagliato, nemmeno chiudere l'evidenziatore e spingere i libri in un angolo, solo per quella volta, e attirare l'attenzione di uno dei tanti camerieri.
«Mi scusi?» Gli occhiali sopra i capelli, per fermarli. «Due cioccolate calde».
Scrollò le spalle con noncuranza togliendosi dalla mente qualsiasi altra cosa pensasse.
Una tazza fumante ed un splendido ragazzo la attendevano.
  
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