27. La prima neve
Faceva freddo
sulla bianca distesa innevata di quella piana.
Kei sapeva
perfettamente dov'era e non si sorprese delle profonde crepe che si
stavano aprendo sotto i suoi piedi, nel ghiaccio che ricopriva il
lago Bajkal. BlackDranzer ruotava rapido sulla superficie cristallina
e frastagliata, sollevando schegge di ghiaccio tutt'intorno mentre si
lanciava contro l'avversario.
Il blader dai
capelli d'argento tentò di controllarlo, di impedirgli di attaccare,
ma il beyblade nero non era più sotto il suo controllo. Sferrò il
suo attacco contro Night con una potenza tale che avrebbe dovuto
ridurre il suo anello d'attacco in pezzi, cosa che non avvenne: a
finire in pezzi, fu proprio l'attaccante. Il bit stesso al centro si
crepò, lasciandone uscire una luce che si disperse nel cielo terso
sopra di loro.
Abbassando lo
sguardo sulla sua avversaria, sussultò nel vedere che le crepe si
erano ingigantite sotto le sue scarpe da ginnastica, isolandola e
allargandosi, riempiendosi d'acqua scura. Quando la ridotta lastra su
cui la mora si teneva in equilibrio iniziò a sprofondare, Kei
avvertì il panico attanagliargli la bocca dello stomaco in una
morsa.
– Yukiko!
– la chiamò, cercando di scattare in avanti per raggiungerla.
Le gambe gli
risultarono pesanti come piombo, rallentandolo, costringendolo a
lottare contro quella forza contraria ed inspiegabile. Quando
finalmente arrivò a sporgersi sul bordo di quel varco frastagliato,
l'acqua aveva ormai raggiunto l'altezza delle ginocchia di lei.
– Presto,
afferra la mia mano! – la incitò allungandosi al massimo delle sue
possibilità, ben consapevole che fosse troppo lontana.
La nightblader
non ci provò nemmeno a raggiungere quell'appiglio, rivolgendogli un
triste sorriso che gli lacerò il cuore e fece montare in lui la
disperazione. Non poteva perderla, non poteva arrendersi e lasciarlo
solo. Non poteva scomparire così dalla sua vita.
– Sei tu che
hai detto che avresti rinunciato a lei – l'Aquila Rossa comparve
accanto alla ragazza, sospesa sul pelo dell'acqua come una figura
eterea nella sua forma umana, avvolta in quell'alone rossastro che
creava un netto contrasto con la freddezza dell'espressione del suo
volto austero.
Kei si ribellò a
quell'accusa – Non per questo la lascerò andare!
– Hai detto che
non avresti cambiato idea.
– Mi
sbagliavo! – urlò al colmo della disperazione, stringendo i
pugni – Non posso farlo..
non Voglio farlo!
Cocciutamente,
tentò di allungare di nuovo la mano verso la mora, supplicandola con
lo sguardo di fare altrettanto – Afferrala!
Lei scosse il
capo in segno di diniego. Ormai l'acqua le arrivava sotto i fianchi.
– Ti prego! –
un cieco terrore lo assalì con tutta la sua irruenza – Ti prego,
prendi la mia mano! Giuro che non ti lascerò andare! Non ti lascerò,
mi hai capito? – la vide spalancare gli occhi verdi, quei suoi
bellissimi occhi verdi e, sotto quello sguardo incredulo, abbandonò
ogni remora – Ora che ti ho trovata non ti lascerò mai più,
per nessun motivo!
E finalmente lei
sollevò il braccio, allungando la mano destra a sfiorare la sua.
Oltre le vetrate
della finestra, piccoli fiocchi di neve cadevano silenziosi sulla
capitale russa, ovattando il già sporadico suono del traffico. Sul
display del cellulare di Yukiko, rimasto appoggiato sul tavolino
appresso al divano, i numeri si illuminarono al singolo segnale
d'avviso di un messaggio in arrivo, rivelando le 02:18 del mattino.
La mora schiuse le
palpebre, sbuffando appena ed allungando una mano per leggere il
mittente: era sua madre. Con un sospiro, riappoggiò il telefono da
dove l'aveva preso, voltandosi dall'altro lato. Era un po' che non
riusciva a prendere sonno, nonostante le rassicurazioni fatte al
dranzerblader perché le lasciasse quel divano. Non avrebbe potuto
permettersi diversamente, viste le condizioni del ragazzo nel momento
in cui erano tornati all'hotel.
Avvertendo il
fruscio delle coperte del letto matrimoniale ed il respiro pesante
dell'oggetto del suoi pensieri, si sollevò a sedere, lanciando uno
sguardo per la stanza finché non lo soffermò sul fagotto in cui
pareva giacere Kei. In realtà, ad una seconda occhiata, notò che
quelle coperte erano scivolate più in basso a causa di un sonno
tanto inquieto da tormentarlo anche in quel momento.
Sospirando, Yukiko
si decise ad alzarsi in piedi, avvicinandosi al bordo del letto e
fermandosi proprio nel momento in cui il blader tornava a ruotare su
sé stesso, rivolto verso di lei. Osservandolo giacere sul fianco
sinistro, ne distinse chiaramente l'espressione corrucciata nella
penombra, accostata ad un velo di sudore freddo che gli imperlava la
fronte.
Corrucciandosi a sua
volta, in preda ad un moto di preoccupazione, la mora scostò un paio
di quelle ciocche argentee con tocco leggero e gli posò la mano
sulle tempie: scottava ancora. Imprecando fra sé e sé, tentò di
raddrizzar la schiena con l'intenzione di coprirlo nuovamente delle
lenzuola, finite appresso alla sponda del letto, quando venne
bloccata sul nascere da una stretta della mano d'ei sul polso. Lo
strattone con cui la trascinò giù fu talmente inatteso da
sbilanciarla, facendole scappare un'esclamazione sommessa dalle
labbra, prima che il respiro le si smorzasse in gola e ricadesse
distesa su quel letto.
Impiegò una
manciata di secondi nel riaversi abbastanza da comprendere come fosse
finita in quella posizione supina, braccia spalancate ed una gamba
ancora pendente oltre il bordo del materasso, a fissare ad occhi
sbarrati il soffitto mentre il braccio del suo rapitore le cingeva
con stretta possessiva la vita ed il capo di lui le pesava sulla
spalla destra. L'aveva letteralmente placcata.
Sentendolo
rinsaldare la presa e mettersi più comodo, la nightblader dovette
reprimere un sussulto quando lui, affondandole il volto contro
l'incavo del collo ed intrecciando una gamba alle sue, le si strusciò
contro ed inspirò a fondo. Il sospiro che le scivolò l'attimo dopo
sulla pelle era caldo e profondo, la percezione di quella sua
vicinanza quasi rovente, e si ritrovò a rabbrividire di
un'inopportuna eccitazione nel pesante silenzio che permeava la
camera.
Col cuore in gola
che minacciava di soffocarla, immobilizzata da quella sorta di
abbraccio apprensivo che tanto le ricordava il modo in cui da piccola
era solita stringere il suo peluche, Yukiko non poté far altro che
rimanere ad ascoltarne, tesa sino allo spasimo, il respiro che si
regolarizzava, facendosi più profondo, contemporaneamente al
rilassarsi delle membra. Sbattendo più volte le palpebre,
assolutamente spiazzata, con una parte della mente si rese
effettivamente conto dello sfumare di quella tensione nel corpo del
blader soltanto una manciata di secondi dopo, cosa che le permise di
iniziare a far altrettanto grazie all'insperato sonno in cui egli
sprofondò, decisamente più quieto e sereno a discapito della febbre
che ancora lo pervadeva.
Fu questa
consapevolezza a permetterle di tornare a respirare, intenerendosi di
fronte a quell'involontaria richiesta di rassicurazione da parte
dell'inconscio di lui, tanto da farle battere il cuore in un moto
differente, pervasa da una rara commozione. Avvertì ancora una volta
l'intensità dei propri sentimenti per lui pervaderla e rendere
nuovamente difficoltoso il suo stesso respiro, ma non riuscì in
alcun modo a frenare il proprio sorriso al pensiero di tutta quella
tenerezza. Probabilmente questa era dovuta soltanto al fatto che il
dranzerblader stesse male, ma sapeva che quel suo lato nascosto era
comunque qualcosa di prezioso, all'apparenza tanto fragile da farle
nascere un istinto di protezione che la portò istintivamente a
ricambiare quell'abbraccio, affondando la mano destra fra i suoi
fantastici capelli.
Riuscì a rilassarsi
a propria volta avvertendone la consistenza setosa sotto le dita,
cosa che le permise di iniziare finalmente ad accusare la fatica di
quella giornata, mentre si perdeva in quella carezza delicata,
guidata dall'impulso irrazionale di rassicurarlo. Avvolta nella
penombra della notte, forte della consapevolezza che il ragazzo
stretto fra le sue braccia stesse dormendo, gli depositò un dolce
bacio sul capo, prima di reclinare il proprio e posare la guancia in
quel medesimo punto.
Struggendosi in quel
suo folle amore che le fece dolere il cuore al centro del petto, si
diede della sciocca: in quel momento, era la ragazza più felice del
pianeta.
Iniziando a
riaffiorare dal mondo dei sogni, la prima cosa che percepì fu un
piacevole tepore avvolgerlo. Tentò di ruotare sul fianco sinistro e
nel farlo, si ritrovò a stringersi contro la fonte di quel calore
piuttosto gradevole, così come considerò gradevole l'odore che gli
si insinuò nei polmoni. Serrando la presa su quello che era
evidentemente il corpo di una ragazza, vi strusciò contro il viso,
affondandolo fra una massa di scomposte ciocche setose.
Sospirò, rilassato
seppur un poco confuso, iniziando ad emergere da quello stato di
dormiveglia soltanto una manciata di secondi dopo, quando finalmente
iniziò a collegare ciò che aveva fra le braccia alla schiena di una
ragazza ben precisa. La stessa ragazza che lo aveva spinto, malgrado
i suoi ferrei propositi ed i suoi timori, a confidarle ogni cosa la
sera precedente. Schiudendo le palpebre quasi di scatto, il suo
gingillo dentro i boxer ebbe una reazione altrettanto
repentina, che non lo aiutò affatto a riacquistare la propria
lucidità.
Completamente
immobile, teso come una foglia, attese che il proprio cuore tornasse
a piazzarglisi al centro del petto ad un ritmo più umano, seguendo
con attenzione il suo battito frenetico rimbombargli nelle orecchie
in un modo talmente insistente da fargli temere potesse destarla.
Eppure, nonostante la sua parte razionale gli gridasse di scivolare
lontano da lei, quando tentò di farlo, venne frenato dal subitaneo
ruotare su sé stessa di Yukiko, la quale gli si strinse maggiormente
contro, circondandolo con un braccio all'altezza dei fianchi.
Il modo in cui gli
accostò il capo al petto, strusciandosi contro la sua maglietta, gli
infuse all'altezza del cuore un moto di tenerezza che lo mise quasi a
disagio, facendolo arrossire. Se avesse potuto vedersi dall'esterno,
con l'attrezzo bello in tiro e il volto della stessa tonalità di un
peperone, sarebbe sicuramente scoppiato in una fragorosa e
incontrollata risata. Peccato che ogni messaggio che gli giungeva dal
proprio corpo fosse tutto men che divertente. L'eccitazione alla
parte bassa del ventre infatti salì nel momento in cui la mora
intrecciò una gamba alle sue, provocando un effetto strusciante di
pelle contro pelle involontario quanto inevitabile ed, in quel
momento, il dranzerblader si rese effettivamente conto del reciproco
abbigliamento, limitato alla semplice biancheria.
Deglutì, cercando
di osservarla in viso senza per altro riuscirci come si deve a causa
dei capelli che le adombravano i lineamenti. Non subito almeno.
Rifiutando di arrendersi, dovette contorcersi un poco con la schiena
per riuscire nell'impresa, movimento che non fece altro che far
rinsaldare la presa della moretta e farle mugugnare qualcosa. A quel
suono Kei si immobilizzò di nuovo, tendendo le orecchie per tentare
di comprendere se si stesse svegliando. Udendone il respiro regolare
e ancora piuttosto profondo tipico di chi è immerso in un sonno
piuttosto caparbio, riuscì a rilassarsi un poco, prima che la voce
di lei tornasse a farsi sentire, flebile quanto un sospiro. E questa
volta, ciò che le uscì dalle labbra ebbe un suono ben preciso.
–
Kei..
Il
diretto interessato spalancò gli occhi scuri per la sorpresa: lo
stava chiamando per nome.
Istintivamente,
spinto da qualcosa che non provò nemmeno a definire, la strinse a
sé, fregandosene bellamente della sua erezione, cercando di farle
sentire la sua presenza senza tuttavia svegliarla dal suo sonno. In
un flash gli tornò in mente il sogno che aveva fatto quella stessa
notte, rammentando la paura che l'aveva attanagliato al pensiero di
poterla perdere e la promessa che le aveva fatto. Nonostante il
momento delicato per i suoi stessi nervi, si lasciò sfuggire un
mezzo sorriso velato di un affetto che solo lui sapeva provare nei
suoi confronti, carezzandone la schiena sopra le pieghe della canotta
da lei indossata.
Rilassandosi
sul cuscino, con tocco dapprima leggero passò dalle spalle al fianco
sinistro, beandosi di poterla
stringere finalmente a sé e della sensazione che gli dava quel
corpicino premuto contro il proprio,
insinuandosi poi sotto quella
morbida stoffa di cotone grigio chiaro e godendosi la sensazione di
quella pelle liscia e vellutata mentre risaliva la spina dorsale di
lei. Peccato che quel suo passatempo mattutino si rivelò ben
presto una tortura a cui non riuscì in alcun modo a resistere: ad
ogni centimetro di pelle sfiorata si sorprese a bramarne di più,
cosa che contribuì ad ottenebrare la sua piena lucidità mentale. Si
lasciò guidare dalle emozioni, quasi assorto a contemplarne le
ciocche sfumate di rosso riverse sul cuscino e la sua stessa spalla,
il profilo di quel suo naso vagamente a punta, le ciglia scure
e lunghe. Ne respirò l'odore familiare, saggiando al contempo la
morbidezza di quei fianchi per poi non resistere oltre e scendere
ancora, facendo scivolare le dita lungo le gambe di lei e
nell'interno-coscia.
Avvertendo il
proprio autocontrollo al limite, cedette nel momento in cui la sua
erezione fremette nei boxer, tesa allo spasimo, e con un unico
movimento strinse la presa sotto il ginocchio sinistro di lei per
sollevarne e schiuderne maggiormente la gamba. Al contempo, facendo
perno con il gomito sinistro sul materasso, si sporse su di lei
infilandosi in quel nuovo spazio e premendo l'inguine contro il suo
in una frizione che gli strappò un gemito gutturale dal fondo della
gola. Al pari di lui la mora parve rispondere, inarcando la schiena e
accogliendo quell'invasione del suo spazio come se fosse una visita
più che gradita.
–
K-Kei..?
A
quel gemito sussurrato in tono interrogativo e desideroso al tempo
stesso, il blader sollevò di scatto lo sguardo sul suo viso,
incrociandone gli occhi verdi socchiusi e lucidi, languidi quanto
potevano esserlo soltanto i suoi. Alla vista delle sue gote arrossate
e delle labbra rosse, socchiuse in un respiro che aveva perso ogni
traccia di regolarità, non resistette: si chinò a baciarla,
svuotando i polmoni in un profondo sospiro di sollievo alla
sensazione che gli pervenne da quel contatto, come se non avesse
bramato altro per mesi.
Perso
oltre il punto di non ritorno, la assaporò insinuando la lingua
nella bocca di lei, traendo soddisfazione nel tornare a premere il
bacino verso il basso, schiacciandola contro il materasso senza che
la moretta mandasse alcun segno di contrarietà. Ne avvertì anzi la
stretta delle mani sulla stoffa della sua maglia, prima di sentirne
il tocco sulla pelle della schiena scendere sino alle natiche.
Quell'intraprendenza lo sorprese e lo divertì al contempo,
aumentandone l'eccitazione e facendolo sorridere contro le labbra di
lei, dalle quali si staccò giusto quel poco che bastava per poterla
guardare ancora una volta.
–
Te l'avevo detto che non avrei lasciato correre – le disse a mezza
voce, sorridendole maliziosamente nel rievocare quel ricordo.
Lei
si morse il labbro inferiore, combattuta da ciò che doveva star
provando in quel momento, ma bastò quel singolo gesto, che
probabilmente era il semplice preludio di una qualche risposta, a far
tornare Kei sui suoi passi, catturandone nuovamente la bocca in un
bacio più irruento del precedente. La voleva, la voleva con tutto sé
stesso ed avvertendo la consistenza vellutata della lingua di lei
intrecciarsi alla propria avvertì un brivido d'eccitazione talmente
intenso da fargli girare la testa, in una sensazione molto simile
all'ubriachezza.
Ebbro
di lei, del suo sapore, del suo odore, spostò la mano destra dalla
coscia al fianco sinistro della ragazza, sollevandole la canottiera
sino a ché non arrivò a sfiorarne la rotondità del seno. Ne saggiò
la pienezza come se la stesse reclamando per sé, come se fosse un
suo diritto, mentre un nuovo brivido gli salì lungo la spina dorsale
quando sentì premere il capezzolo di lei contro la pelle del palmo,
talmente invitante da indurlo a stuzzicarlo con le dita. In reazione
a quelle attenzioni, Yukiko si lasciò sfuggire un gemito a cui lui
rispose con l'ennesima pressione della sua erezione contro il sesso
d'ella, prima che lei gli stringesse le gambe intorno ai fianchi.
Oddio..
Una
parte di lui avrebbe voluto assaporarne ogni centimetro di pelle,
ascoltarne ogni gemito e sospiro mentre ne carezzava le forme
morbide, sentirla inarcarsi mentre affondava in lei con le dita in
quel pozzo caldo e umido che aveva fra le gambe, ma già sapeva che
non avrebbe resistito a tanto.
Si
staccò da lei una seconda volta, solo per sollevare il busto quanto
era necessario affinché riuscisse a liberarla di quell'indumento
grigio chiaro, aiutandola a sfilarselo da sopra la testa. Quando la
canottiera in cotone venne gettata senza troppo riguardo in un punto
imprecisato della stanza, la stessa fine fece la sua maglietta a
maniche corte nera, prima che il dranzerblader tornasse a sostenersi
sopra di lei, con ambo i gomiti a puntellare il materasso ai lati di
quel corpo che si era trovato a sognare più di una volta. Nella
fioca luce del mattino, Kei trattenne il respiro, facendo scivolare
lo sguardo dalla linea del collo sino alla curva dei seni, sulla cui
pelle chiara spiccava l'aureola del rosa più marcato dei capezzoli,
scendendo ancora per ammirarne la forma dei fianchi ed il ventre, la
cui lieve pendenza terminava a ridosso del bordo di un paio di
mutandine azzurre.
La sua personale
opinione venne definitivamente confermata: era dolorosamente
bella.
Sollevando lo
sguardo per tornare a osservarla in volto, colse un guizzo d'ansia in
quegli occhi lucidi, così come notò la piega stretta e tesa delle
labbra, accostata ad un acceso rossore delle gote, cosa che lo
indusse chissà come a sorriderle con dolcezza e desiderio.
–
Sei bellissima..
A quell'unica
affermazione esternata con voce roca, il viso di lei si accese ancor
di più, prima di ricambiarne il sorriso con uno più ampio e
luminoso. Gli cinse le braccia intorno al collo, prima di tirarlo di
peso verso di sé, movimento che il blader assecondò senza remore,
sprofondando di nuovo fra quelle labbra morbide ed invitanti,
chiudendo le palpebre per immergersi completamente nelle sensazioni
dategli dagli altri quattro sensi, concentrandosi su di lei finché
il suo amichetto, miracolosamente ancora nei boxer, glielo permise,
non senza minacciare di farlo impazzire di desiderio.
In quel mattino, in
cui silenziosi fiocchi di neve si adagiavano sui tetti e per le
strade della capitale russa, fece l'amore con lei per la prima volta,
dando sfogo ai suoi sentimenti più profondi. Gli stessi sentimenti
che non osava ancora esternare a voce, ma su cui non aveva più alcun
dubbio.
Non l'avrebbe
lasciata a nessun altro. Mai.
Inspirando a pieni
polmoni l'odore che aveva impregnato le lenzuola, Yukiko si
raggomitolò fra queste mentre alle orecchie le giungeva costante il
rumore dell'acqua corrente. Kei si era chiuso la porta del bagno alle
spalle, lasciandola con il solo intento di farsi una doccia, e la
mora si crogiolò nella sensazione lasciatale dall'amplesso provato
ormai diversi minuti prima.
Avvampò d'imbarazzo
e felicità allo stato puro, ripensando al particolare buongiorno che
l'aveva destata. No, non era riuscita a resistergli, non ci aveva
nemmeno provato quando aveva incrociato quei suoi occhi di brace e vi
aveva letto il profondo desiderio insito in essi. Ed ora si
sentiva... completa. Possibile? Come se non avesse aspettato
altro per tutta una vita all'infuori di lui. Davvero si poteva
provare un'emozione del genere dopo essere stata con qualcuno?
Schiuse gli occhi
sulla parete verso la quale era voltata, seguendo sovrappensiero le
pieghe delle lunghe tende che, parzialmente schiuse, lasciavano
intravedere una parte del paesaggio esterno. No, si corresse, lui
non era un qualcuno qualsiasi. Lui era Kei.
Un istante dopo si
accorse effettivamente di un riflesso bianco sulla distesa di tetti
della città, visione che le fece inarcare un sopracciglio.
Neve?
Si sollevò a
sedere, scrutando meglio attraverso quella fessura fra i due lembi di
stoffa purpurea, ma l'istante dopo venne scossa un brivido di freddo
talmente intenso da indurla a sprofondare nuovamente sotto le
coperte, tirandosele sin sopra al capo. Anelando una doccia bollente,
cercò a tentoni le proprie mutandine, trovandole in fondo al
materasso, mentre nella ricerca della canottiera che solitamente
usava per la notte, si ritrovò infine combattuta fra la necessità
di lasciare quel caldo giaciglio per recuperarla e quella di
abbandonarla invece lì sul pavimento, restandosene al coperto.
Scelse la seconda opzione, mentre con una parte della mente si
chiedeva se il dranzerblader non le avesse malauguratamente attaccato
il raffreddore.
E poi sbuffò –
Ma chissene importa!
L'eventualità
non riusciva proprio ad
impensierirla, non con quelle fastidiose farfalle allo stomaco che
ancora non volevano smetterla di svolazzare, incitate dal piacevole
indolenzimento che avvertiva tutt'ora
ai muscoli e
le impediva di rilassarsi sino in fondo.
Diamine, aveva
il battito del cuore ancora accelerato per quanto era accaduto in
quella stanza!
In
quel momento la porta del bagno si riaprì e la nightblader lanciò
un'occhiata da sopra il bordo della coperta al ragazzo che ne uscì,
incrociandone lo sguardo e abbozzando un sorrisetto in risposta a
quello di lui. Indossava un semplice asciugamano intorno alla vita e
un altro sulle spalle, che in precedenza doveva essergli servito per
tamponarsi i capelli, questo almeno a giudicare dalla piega scomposta
in cui giacevano quelle ciocche d'argento e tenebra.
–
Il bagno è libero – annunciò con quella sua voce pacata e priva
di qualunque inflessione particolare.
Yukiko
annuì di rimando con un cenno del capo, risolvendosi a sgusciare
fuori da sotto le coperte. Appena mise piede sul pavimento però,
oltre ad abbracciarsi il busto per combattere i brividi, dovette
attendere per un momento che il lieve capogiro che la accolse a
tradimento scemasse, associandolo al fatto di essersi rimessa in
piedi troppo in fretta. Quindi, ancora in parte in imbarazzo per il
fatto di mostrarsi con indosso soltanto le mutandine, attraversò la
stanza, chinandosi per afferrare al volo la canottiera grigia quando
giunse accanto al divano.
Stringendola
al petto con un braccio, passando accanto al dranzerblader fece
appena in tempo a rivolgergli un cenno del capo in segno di
ringraziamento, prima di essere costretta ad arrestarsi di botto.
Kei, afferrandola per un polso, la fece ruotare su sé stessa prima
di tirarla verso di sé, costringendola a fare quell'unico passo che
separava i loro corpi e ad appoggiarsi a lui con ambo le mani, cosa
che la fece sussultare dalla sorpresa.
Presa
alla sprovvista, la ragazza sentì smorzarsi il proprio respiro
quando lui la baciò con trasporto, in una carezza pressante delle
labbra che le fece sbattere più volte le palpebre, prima di
avvertire una nuova ondata di brividi correrle sottopelle in tutto il
corpo, traducendosi in una bassa pulsazione in mezzo alle gambe che
le fece ricambiare quel bacio fin troppo prontamente. Quando esso
sfumò, tornò allora a schiuder le palpebre ed incrociò gli occhi
di brace del blader a cui aveva finito per aggrapparsi, percependo il
cuore sussultarle scompostamente nel petto e la propria coscienza
venir risucchiata in quell'iridi tremendamente magnetiche. Per non
parlare del suo sorriso.
– In questo momento non mi dispiacerebbe fare un'altra doccia.. –
le sussurrò malizioso a fior di labbra.
Imbarazzata ed eccitata al tempo stesso, non ancora abituata a quel
lato del suo carattere, la mora ridacchiò, costringendosi di
malavoglia a fare un passo indietro.
– Ne sono convinta – affermò, stupendosi del fatto di star
effettivamente prendendo in considerazione la proposta, prima di
deglutire e costringersi a riconsiderare l'aspetto pratico –
..magari la prossima volta.. – ma che stava dicendo?! Subito! –
Ricordati che stanotte hai avuto la febbre alta.
– Non basta certo così poco per mettermi K.O. – ribatté lui con
quella sua aria imperturbabile.
Yukiko fece un altro passo indietro, giungendo sotto il vano della
porta, ridacchiando nuovamente – Sì, ho notato – non aggiunse
altro, facendogli l'occhiolino prima di frapporre fra loro quell'anta
lignea, richiudendosi dentro a quel bagno.
L'idea di una replica di quanto era appena accaduto sotto le lenzuola
l'aveva allettata più di quanto avrebbe potuto immaginare, ma ora
che era di nuovo in piedi iniziava ad accusare una strana sensazione
alla bocca dello stomaco. Reprimendo un nuovo intenso brivido di
freddo, si affrettò a liberarsi della biancheria e ad infilarsi
sotto il getto d'acqua bollente, sospirando di sollievo nonostante
poco dopo prese a infastidirla una lieve pulsazione delle tempie. Si
ripromise mentalmente di provarsi la temperatura, ma soltanto dopo
aver messo qualcosa nello stomaco. L'ultima cosa che voleva era
scambiare un raffreddore per carenza di zuccheri.
...continua.
[ANGOLO AUTRICE]
Ta-dan! Sorpresa!!!
Uhuhuh.. no dai, non era così sorprendente.. o sì? Bho, Silmeria secondo me aveva già nasato XD vero cara?
Con sorprendente maestria sono riuscita a completare anche questo capitoletto! Siete contenti? Lo spero u.u è stata piuttosto dura per me descrivere certe cose, nonostante non sia poi entrata nel dettaglio. Non per niente avevo optato per un Rating Arancione..
Credo di essere geneticamente incapace di scrivere un rapporto completo, dovrete lavorare di fantasia! u//u
Allora, bando alle cavolate, che ne pensate di questo capitolo?? E' orribile? E' stupendo? E' da cavarsi gli occhi e bruciarli?? Vi prego, fatemi sapere qualcosa ç_ç sono troppo ansiosa certe volte e che siano commenti positivi o negativi va bene lo stesso, mi basta non rimanere appesa come una scema!
Coff-coff.. ok, mi dileguo, perché è ancora pomeriggio e il file del nuovo capitolo mi sta chiamando!
Intanto vi auguro una buona domenica ^_^ saluti e baci
Kaiy-chan
P.S. Ah, chiedo scusa nel caso mi sia sfuggito qualche errorino di distrazione, appena avrò un momento lo correggerò senz'altro ^^