Anime & Manga > BeyBlade
Segui la storia  |       
Autore: Kaiyoko Hyorin    05/10/2014    3 recensioni
[Estratto dal primo capitolo]
Non fece in tempo a realizzare quell'unico fugace pensiero che ella si accorse di avere i suoi occhi scuri puntati addosso, cosa che ne aumentò drasticamente la soggezione che provava nei suoi confronti ed a stento riuscì a impedirsi di sussultare nuovamente, preda di un imbarazzo senza pari.
“P-perché mi fissa in quel modo?!”
[Fine Estratto]
Era iniziato come un lavoretto di revisione e invece mi sono ritrovata a stravolgere completamente la trama, creando qualcosa di nuovo ed inaspettato! Ad oggi è l'opera più lunga che abbia scritto e spero che il risultato sia valso lo sforzo, augurandomi che risulti comunque una lettura gradevole, a prescindere! Vi auguro una buona lettura!
Attenzione: aggiunto OOC per il cambiamento caratteriale a cui i personaggi vanno incontro nel corso dell'intera storia, in accordo con la trama, senza comunque arrivare ad uno "stravolgimento" nel vero senso della parola; quindi non spaventatevi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Unione d'affari'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


27. La prima neve


Faceva freddo sulla bianca distesa innevata di quella piana.
Kei sapeva perfettamente dov'era e non si sorprese delle profonde crepe che si stavano aprendo sotto i suoi piedi, nel ghiaccio che ricopriva il lago Bajkal. BlackDranzer ruotava rapido sulla superficie cristallina e frastagliata, sollevando schegge di ghiaccio tutt'intorno mentre si lanciava contro l'avversario.
Il blader dai capelli d'argento tentò di controllarlo, di impedirgli di attaccare, ma il beyblade nero non era più sotto il suo controllo. Sferrò il suo attacco contro Night con una potenza tale che avrebbe dovuto ridurre il suo anello d'attacco in pezzi, cosa che non avvenne: a finire in pezzi, fu proprio l'attaccante. Il bit stesso al centro si crepò, lasciandone uscire una luce che si disperse nel cielo terso sopra di loro.
Abbassando lo sguardo sulla sua avversaria, sussultò nel vedere che le crepe si erano ingigantite sotto le sue scarpe da ginnastica, isolandola e allargandosi, riempiendosi d'acqua scura. Quando la ridotta lastra su cui la mora si teneva in equilibrio iniziò a sprofondare, Kei avvertì il panico attanagliargli la bocca dello stomaco in una morsa.
Yukiko! – la chiamò, cercando di scattare in avanti per raggiungerla.
Le gambe gli risultarono pesanti come piombo, rallentandolo, costringendolo a lottare contro quella forza contraria ed inspiegabile. Quando finalmente arrivò a sporgersi sul bordo di quel varco frastagliato, l'acqua aveva ormai raggiunto l'altezza delle ginocchia di lei.
Presto, afferra la mia mano! – la incitò allungandosi al massimo delle sue possibilità, ben consapevole che fosse troppo lontana.
La nightblader non ci provò nemmeno a raggiungere quell'appiglio, rivolgendogli un triste sorriso che gli lacerò il cuore e fece montare in lui la disperazione. Non poteva perderla, non poteva arrendersi e lasciarlo solo. Non poteva scomparire così dalla sua vita.
Sei tu che hai detto che avresti rinunciato a lei – l'Aquila Rossa comparve accanto alla ragazza, sospesa sul pelo dell'acqua come una figura eterea nella sua forma umana, avvolta in quell'alone rossastro che creava un netto contrasto con la freddezza dell'espressione del suo volto austero.
Kei si ribellò a quell'accusa – Non per questo la lascerò andare!
Hai detto che non avresti cambiato idea.
Mi sbagliavo! – urlò al colmo della disperazione, stringendo i pugni – Non posso farlo.. non Voglio farlo!
Cocciutamente, tentò di allungare di nuovo la mano verso la mora, supplicandola con lo sguardo di fare altrettanto – Afferrala!
Lei scosse il capo in segno di diniego. Ormai l'acqua le arrivava sotto i fianchi.
Ti prego! – un cieco terrore lo assalì con tutta la sua irruenza – Ti prego, prendi la mia mano! Giuro che non ti lascerò andare! Non ti lascerò, mi hai capito? – la vide spalancare gli occhi verdi, quei suoi bellissimi occhi verdi e, sotto quello sguardo incredulo, abbandonò ogni remora – Ora che ti ho trovata non ti lascerò mai più, per nessun motivo!
E finalmente lei sollevò il braccio, allungando la mano destra a sfiorare la sua.


Oltre le vetrate della finestra, piccoli fiocchi di neve cadevano silenziosi sulla capitale russa, ovattando il già sporadico suono del traffico. Sul display del cellulare di Yukiko, rimasto appoggiato sul tavolino appresso al divano, i numeri si illuminarono al singolo segnale d'avviso di un messaggio in arrivo, rivelando le 02:18 del mattino.
La mora schiuse le palpebre, sbuffando appena ed allungando una mano per leggere il mittente: era sua madre. Con un sospiro, riappoggiò il telefono da dove l'aveva preso, voltandosi dall'altro lato. Era un po' che non riusciva a prendere sonno, nonostante le rassicurazioni fatte al dranzerblader perché le lasciasse quel divano. Non avrebbe potuto permettersi diversamente, viste le condizioni del ragazzo nel momento in cui erano tornati all'hotel.
Avvertendo il fruscio delle coperte del letto matrimoniale ed il respiro pesante dell'oggetto del suoi pensieri, si sollevò a sedere, lanciando uno sguardo per la stanza finché non lo soffermò sul fagotto in cui pareva giacere Kei. In realtà, ad una seconda occhiata, notò che quelle coperte erano scivolate più in basso a causa di un sonno tanto inquieto da tormentarlo anche in quel momento.
Sospirando, Yukiko si decise ad alzarsi in piedi, avvicinandosi al bordo del letto e fermandosi proprio nel momento in cui il blader tornava a ruotare su sé stesso, rivolto verso di lei. Osservandolo giacere sul fianco sinistro, ne distinse chiaramente l'espressione corrucciata nella penombra, accostata ad un velo di sudore freddo che gli imperlava la fronte.
Corrucciandosi a sua volta, in preda ad un moto di preoccupazione, la mora scostò un paio di quelle ciocche argentee con tocco leggero e gli posò la mano sulle tempie: scottava ancora. Imprecando fra sé e sé, tentò di raddrizzar la schiena con l'intenzione di coprirlo nuovamente delle lenzuola, finite appresso alla sponda del letto, quando venne bloccata sul nascere da una stretta della mano d'ei sul polso. Lo strattone con cui la trascinò giù fu talmente inatteso da sbilanciarla, facendole scappare un'esclamazione sommessa dalle labbra, prima che il respiro le si smorzasse in gola e ricadesse distesa su quel letto.
Impiegò una manciata di secondi nel riaversi abbastanza da comprendere come fosse finita in quella posizione supina, braccia spalancate ed una gamba ancora pendente oltre il bordo del materasso, a fissare ad occhi sbarrati il soffitto mentre il braccio del suo rapitore le cingeva con stretta possessiva la vita ed il capo di lui le pesava sulla spalla destra. L'aveva letteralmente placcata.
Sentendolo rinsaldare la presa e mettersi più comodo, la nightblader dovette reprimere un sussulto quando lui, affondandole il volto contro l'incavo del collo ed intrecciando una gamba alle sue, le si strusciò contro ed inspirò a fondo. Il sospiro che le scivolò l'attimo dopo sulla pelle era caldo e profondo, la percezione di quella sua vicinanza quasi rovente, e si ritrovò a rabbrividire di un'inopportuna eccitazione nel pesante silenzio che permeava la camera.
Col cuore in gola che minacciava di soffocarla, immobilizzata da quella sorta di abbraccio apprensivo che tanto le ricordava il modo in cui da piccola era solita stringere il suo peluche, Yukiko non poté far altro che rimanere ad ascoltarne, tesa sino allo spasimo, il respiro che si regolarizzava, facendosi più profondo, contemporaneamente al rilassarsi delle membra. Sbattendo più volte le palpebre, assolutamente spiazzata, con una parte della mente si rese effettivamente conto dello sfumare di quella tensione nel corpo del blader soltanto una manciata di secondi dopo, cosa che le permise di iniziare a far altrettanto grazie all'insperato sonno in cui egli sprofondò, decisamente più quieto e sereno a discapito della febbre che ancora lo pervadeva.
Fu questa consapevolezza a permetterle di tornare a respirare, intenerendosi di fronte a quell'involontaria richiesta di rassicurazione da parte dell'inconscio di lui, tanto da farle battere il cuore in un moto differente, pervasa da una rara commozione. Avvertì ancora una volta l'intensità dei propri sentimenti per lui pervaderla e rendere nuovamente difficoltoso il suo stesso respiro, ma non riuscì in alcun modo a frenare il proprio sorriso al pensiero di tutta quella tenerezza. Probabilmente questa era dovuta soltanto al fatto che il dranzerblader stesse male, ma sapeva che quel suo lato nascosto era comunque qualcosa di prezioso, all'apparenza tanto fragile da farle nascere un istinto di protezione che la portò istintivamente a ricambiare quell'abbraccio, affondando la mano destra fra i suoi fantastici capelli.
Riuscì a rilassarsi a propria volta avvertendone la consistenza setosa sotto le dita, cosa che le permise di iniziare finalmente ad accusare la fatica di quella giornata, mentre si perdeva in quella carezza delicata, guidata dall'impulso irrazionale di rassicurarlo. Avvolta nella penombra della notte, forte della consapevolezza che il ragazzo stretto fra le sue braccia stesse dormendo, gli depositò un dolce bacio sul capo, prima di reclinare il proprio e posare la guancia in quel medesimo punto.
Struggendosi in quel suo folle amore che le fece dolere il cuore al centro del petto, si diede della sciocca: in quel momento, era la ragazza più felice del pianeta.


Iniziando a riaffiorare dal mondo dei sogni, la prima cosa che percepì fu un piacevole tepore avvolgerlo. Tentò di ruotare sul fianco sinistro e nel farlo, si ritrovò a stringersi contro la fonte di quel calore piuttosto gradevole, così come considerò gradevole l'odore che gli si insinuò nei polmoni. Serrando la presa su quello che era evidentemente il corpo di una ragazza, vi strusciò contro il viso, affondandolo fra una massa di scomposte ciocche setose.
Sospirò, rilassato seppur un poco confuso, iniziando ad emergere da quello stato di dormiveglia soltanto una manciata di secondi dopo, quando finalmente iniziò a collegare ciò che aveva fra le braccia alla schiena di una ragazza ben precisa. La stessa ragazza che lo aveva spinto, malgrado i suoi ferrei propositi ed i suoi timori, a confidarle ogni cosa la sera precedente. Schiudendo le palpebre quasi di scatto, il suo gingillo dentro i boxer ebbe una reazione altrettanto repentina, che non lo aiutò affatto a riacquistare la propria lucidità.
Completamente immobile, teso come una foglia, attese che il proprio cuore tornasse a piazzarglisi al centro del petto ad un ritmo più umano, seguendo con attenzione il suo battito frenetico rimbombargli nelle orecchie in un modo talmente insistente da fargli temere potesse destarla. Eppure, nonostante la sua parte razionale gli gridasse di scivolare lontano da lei, quando tentò di farlo, venne frenato dal subitaneo ruotare su sé stessa di Yukiko, la quale gli si strinse maggiormente contro, circondandolo con un braccio all'altezza dei fianchi.
Il modo in cui gli accostò il capo al petto, strusciandosi contro la sua maglietta, gli infuse all'altezza del cuore un moto di tenerezza che lo mise quasi a disagio, facendolo arrossire. Se avesse potuto vedersi dall'esterno, con l'attrezzo bello in tiro e il volto della stessa tonalità di un peperone, sarebbe sicuramente scoppiato in una fragorosa e incontrollata risata. Peccato che ogni messaggio che gli giungeva dal proprio corpo fosse tutto men che divertente. L'eccitazione alla parte bassa del ventre infatti salì nel momento in cui la mora intrecciò una gamba alle sue, provocando un effetto strusciante di pelle contro pelle involontario quanto inevitabile ed, in quel momento, il dranzerblader si rese effettivamente conto del reciproco abbigliamento, limitato alla semplice biancheria.
Deglutì, cercando di osservarla in viso senza per altro riuscirci come si deve a causa dei capelli che le adombravano i lineamenti. Non subito almeno. Rifiutando di arrendersi, dovette contorcersi un poco con la schiena per riuscire nell'impresa, movimento che non fece altro che far rinsaldare la presa della moretta e farle mugugnare qualcosa. A quel suono Kei si immobilizzò di nuovo, tendendo le orecchie per tentare di comprendere se si stesse svegliando. Udendone il respiro regolare e ancora piuttosto profondo tipico di chi è immerso in un sonno piuttosto caparbio, riuscì a rilassarsi un poco, prima che la voce di lei tornasse a farsi sentire, flebile quanto un sospiro. E questa volta, ciò che le uscì dalle labbra ebbe un suono ben preciso.
– Kei..
Il diretto interessato spalancò gli occhi scuri per la sorpresa: lo stava chiamando per nome.
Istintivamente, spinto da qualcosa che non provò nemmeno a definire, la strinse a sé, fregandosene bellamente della sua erezione, cercando di farle sentire la sua presenza senza tuttavia svegliarla dal suo sonno. In un flash gli tornò in mente il sogno che aveva fatto quella stessa notte, rammentando la paura che l'aveva attanagliato al pensiero di poterla perdere e la promessa che le aveva fatto. Nonostante il momento delicato per i suoi stessi nervi, si lasciò sfuggire un mezzo sorriso velato di un affetto che solo lui sapeva provare nei suoi confronti, carezzandone la schiena sopra le pieghe della canotta da lei indossata.
Rilassandosi sul cuscino, con tocco dapprima leggero passò dalle spalle al fianco sinistro, beandosi di poterla stringere finalmente a sé e della sensazione che gli dava quel corpicino premuto contro il proprio, insinuandosi poi sotto quella morbida stoffa di cotone grigio chiaro e godendosi la sensazione di quella pelle liscia e vellutata mentre risaliva la spina dorsale di lei. Peccato che quel suo passatempo mattutino si rivelò ben presto una tortura a cui non riuscì in alcun modo a resistere: ad ogni centimetro di pelle sfiorata si sorprese a bramarne di più, cosa che contribuì ad ottenebrare la sua piena lucidità mentale. Si lasciò guidare dalle emozioni, quasi assorto a contemplarne le ciocche sfumate di rosso riverse sul cuscino e la sua stessa spalla, il profilo di quel suo naso vagamente a punta, le ciglia scure e lunghe. Ne respirò l'odore familiare, saggiando al contempo la morbidezza di quei fianchi per poi non resistere oltre e scendere ancora, facendo scivolare le dita lungo le gambe di lei e nell'interno-coscia.
Avvertendo il proprio autocontrollo al limite, cedette nel momento in cui la sua erezione fremette nei boxer, tesa allo spasimo, e con un unico movimento strinse la presa sotto il ginocchio sinistro di lei per sollevarne e schiuderne maggiormente la gamba. Al contempo, facendo perno con il gomito sinistro sul materasso, si sporse su di lei infilandosi in quel nuovo spazio e premendo l'inguine contro il suo in una frizione che gli strappò un gemito gutturale dal fondo della gola. Al pari di lui la mora parve rispondere, inarcando la schiena e accogliendo quell'invasione del suo spazio come se fosse una visita più che gradita.
– K-Kei..?
A quel gemito sussurrato in tono interrogativo e desideroso al tempo stesso, il blader sollevò di scatto lo sguardo sul suo viso, incrociandone gli occhi verdi socchiusi e lucidi, languidi quanto potevano esserlo soltanto i suoi. Alla vista delle sue gote arrossate e delle labbra rosse, socchiuse in un respiro che aveva perso ogni traccia di regolarità, non resistette: si chinò a baciarla, svuotando i polmoni in un profondo sospiro di sollievo alla sensazione che gli pervenne da quel contatto, come se non avesse bramato altro per mesi.
Perso oltre il punto di non ritorno, la assaporò insinuando la lingua nella bocca di lei, traendo soddisfazione nel tornare a premere il bacino verso il basso, schiacciandola contro il materasso senza che la moretta mandasse alcun segno di contrarietà. Ne avvertì anzi la stretta delle mani sulla stoffa della sua maglia, prima di sentirne il tocco sulla pelle della schiena scendere sino alle natiche. Quell'intraprendenza lo sorprese e lo divertì al contempo, aumentandone l'eccitazione e facendolo sorridere contro le labbra di lei, dalle quali si staccò giusto quel poco che bastava per poterla guardare ancora una volta.
– Te l'avevo detto che non avrei lasciato correre – le disse a mezza voce, sorridendole maliziosamente nel rievocare quel ricordo.
Lei si morse il labbro inferiore, combattuta da ciò che doveva star provando in quel momento, ma bastò quel singolo gesto, che probabilmente era il semplice preludio di una qualche risposta, a far tornare Kei sui suoi passi, catturandone nuovamente la bocca in un bacio più irruento del precedente. La voleva, la voleva con tutto sé stesso ed avvertendo la consistenza vellutata della lingua di lei intrecciarsi alla propria avvertì un brivido d'eccitazione talmente intenso da fargli girare la testa, in una sensazione molto simile all'ubriachezza.
Ebbro di lei, del suo sapore, del suo odore, spostò la mano destra dalla coscia al fianco sinistro della ragazza, sollevandole la canottiera sino a ché non arrivò a sfiorarne la rotondità del seno. Ne saggiò la pienezza come se la stesse reclamando per sé, come se fosse un suo diritto, mentre un nuovo brivido gli salì lungo la spina dorsale quando sentì premere il capezzolo di lei contro la pelle del palmo, talmente invitante da indurlo a stuzzicarlo con le dita. In reazione a quelle attenzioni, Yukiko si lasciò sfuggire un gemito a cui lui rispose con l'ennesima pressione della sua erezione contro il sesso d'ella, prima che lei gli stringesse le gambe intorno ai fianchi.
Oddio..
Una parte di lui avrebbe voluto assaporarne ogni centimetro di pelle, ascoltarne ogni gemito e sospiro mentre ne carezzava le forme morbide, sentirla inarcarsi mentre affondava in lei con le dita in quel pozzo caldo e umido che aveva fra le gambe, ma già sapeva che non avrebbe resistito a tanto.
Si staccò da lei una seconda volta, solo per sollevare il busto quanto era necessario affinché riuscisse a liberarla di quell'indumento grigio chiaro, aiutandola a sfilarselo da sopra la testa. Quando la canottiera in cotone venne gettata senza troppo riguardo in un punto imprecisato della stanza, la stessa fine fece la sua maglietta a maniche corte nera, prima che il dranzerblader tornasse a sostenersi sopra di lei, con ambo i gomiti a puntellare il materasso ai lati di quel corpo che si era trovato a sognare più di una volta. Nella fioca luce del mattino, Kei trattenne il respiro, facendo scivolare lo sguardo dalla linea del collo sino alla curva dei seni, sulla cui pelle chiara spiccava l'aureola del rosa più marcato dei capezzoli, scendendo ancora per ammirarne la forma dei fianchi ed il ventre, la cui lieve pendenza terminava a ridosso del bordo di un paio di mutandine azzurre.
La sua personale opinione venne definitivamente confermata: era dolorosamente bella.
Sollevando lo sguardo per tornare a osservarla in volto, colse un guizzo d'ansia in quegli occhi lucidi, così come notò la piega stretta e tesa delle labbra, accostata ad un acceso rossore delle gote, cosa che lo indusse chissà come a sorriderle con dolcezza e desiderio.
– Sei bellissima..
A quell'unica affermazione esternata con voce roca, il viso di lei si accese ancor di più, prima di ricambiarne il sorriso con uno più ampio e luminoso. Gli cinse le braccia intorno al collo, prima di tirarlo di peso verso di sé, movimento che il blader assecondò senza remore, sprofondando di nuovo fra quelle labbra morbide ed invitanti, chiudendo le palpebre per immergersi completamente nelle sensazioni dategli dagli altri quattro sensi, concentrandosi su di lei finché il suo amichetto, miracolosamente ancora nei boxer, glielo permise, non senza minacciare di farlo impazzire di desiderio.
In quel mattino, in cui silenziosi fiocchi di neve si adagiavano sui tetti e per le strade della capitale russa, fece l'amore con lei per la prima volta, dando sfogo ai suoi sentimenti più profondi. Gli stessi sentimenti che non osava ancora esternare a voce, ma su cui non aveva più alcun dubbio.
Non l'avrebbe lasciata a nessun altro. Mai.


Inspirando a pieni polmoni l'odore che aveva impregnato le lenzuola, Yukiko si raggomitolò fra queste mentre alle orecchie le giungeva costante il rumore dell'acqua corrente. Kei si era chiuso la porta del bagno alle spalle, lasciandola con il solo intento di farsi una doccia, e la mora si crogiolò nella sensazione lasciatale dall'amplesso provato ormai diversi minuti prima.
Avvampò d'imbarazzo e felicità allo stato puro, ripensando al particolare buongiorno che l'aveva destata. No, non era riuscita a resistergli, non ci aveva nemmeno provato quando aveva incrociato quei suoi occhi di brace e vi aveva letto il profondo desiderio insito in essi. Ed ora si sentiva... completa. Possibile? Come se non avesse aspettato altro per tutta una vita all'infuori di lui. Davvero si poteva provare un'emozione del genere dopo essere stata con qualcuno?
Schiuse gli occhi sulla parete verso la quale era voltata, seguendo sovrappensiero le pieghe delle lunghe tende che, parzialmente schiuse, lasciavano intravedere una parte del paesaggio esterno. No, si corresse, lui non era un qualcuno qualsiasi. Lui era Kei.
Un istante dopo si accorse effettivamente di un riflesso bianco sulla distesa di tetti della città, visione che le fece inarcare un sopracciglio.
Neve?
Si sollevò a sedere, scrutando meglio attraverso quella fessura fra i due lembi di stoffa purpurea, ma l'istante dopo venne scossa un brivido di freddo talmente intenso da indurla a sprofondare nuovamente sotto le coperte, tirandosele sin sopra al capo. Anelando una doccia bollente, cercò a tentoni le proprie mutandine, trovandole in fondo al materasso, mentre nella ricerca della canottiera che solitamente usava per la notte, si ritrovò infine combattuta fra la necessità di lasciare quel caldo giaciglio per recuperarla e quella di abbandonarla invece lì sul pavimento, restandosene al coperto. Scelse la seconda opzione, mentre con una parte della mente si chiedeva se il dranzerblader non le avesse malauguratamente attaccato il raffreddore.
E poi sbuffò Ma chissene importa!
L'eventualità non riusciva proprio ad impensierirla, non con quelle fastidiose farfalle allo stomaco che ancora non volevano smetterla di svolazzare, incitate dal piacevole indolenzimento che avvertiva tutt'ora ai muscoli e le impediva di rilassarsi sino in fondo. Diamine, aveva il battito del cuore ancora accelerato per quanto era accaduto in quella stanza!
In quel momento la porta del bagno si riaprì e la nightblader lanciò un'occhiata da sopra il bordo della coperta al ragazzo che ne uscì, incrociandone lo sguardo e abbozzando un sorrisetto in risposta a quello di lui. Indossava un semplice asciugamano intorno alla vita e un altro sulle spalle, che in precedenza doveva essergli servito per tamponarsi i capelli, questo almeno a giudicare dalla piega scomposta in cui giacevano quelle ciocche d'argento e tenebra.
– Il bagno è libero – annunciò con quella sua voce pacata e priva di qualunque inflessione particolare.
Yukiko annuì di rimando con un cenno del capo, risolvendosi a sgusciare fuori da sotto le coperte. Appena mise piede sul pavimento però, oltre ad abbracciarsi il busto per combattere i brividi, dovette attendere per un momento che il lieve capogiro che la accolse a tradimento scemasse, associandolo al fatto di essersi rimessa in piedi troppo in fretta. Quindi, ancora in parte in imbarazzo per il fatto di mostrarsi con indosso soltanto le mutandine, attraversò la stanza, chinandosi per afferrare al volo la canottiera grigia quando giunse accanto al divano.
Stringendola al petto con un braccio, passando accanto al dranzerblader fece appena in tempo a rivolgergli un cenno del capo in segno di ringraziamento, prima di essere costretta ad arrestarsi di botto. Kei, afferrandola per un polso, la fece ruotare su sé stessa prima di tirarla verso di sé, costringendola a fare quell'unico passo che separava i loro corpi e ad appoggiarsi a lui con ambo le mani, cosa che la fece sussultare dalla sorpresa.
Presa alla sprovvista, la ragazza sentì smorzarsi il proprio respiro quando lui la baciò con trasporto, in una carezza pressante delle labbra che le fece sbattere più volte le palpebre, prima di avvertire una nuova ondata di brividi correrle sottopelle in tutto il corpo, traducendosi in una bassa pulsazione in mezzo alle gambe che le fece ricambiare quel bacio fin troppo prontamente. Quando esso sfumò, tornò allora a schiuder le palpebre ed incrociò gli occhi di brace del blader a cui aveva finito per aggrapparsi, percependo il cuore sussultarle scompostamente nel petto e la propria coscienza venir risucchiata in quell'iridi tremendamente magnetiche. Per non parlare del suo sorriso.
– In questo momento non mi dispiacerebbe fare un'altra doccia.. – le sussurrò malizioso a fior di labbra.
Imbarazzata ed eccitata al tempo stesso, non ancora abituata a quel lato del suo carattere, la mora ridacchiò, costringendosi di malavoglia a fare un passo indietro.
– Ne sono convinta – affermò, stupendosi del fatto di star effettivamente prendendo in considerazione la proposta, prima di deglutire e costringersi a riconsiderare l'aspetto pratico – ..magari la prossima volta.. – ma che stava dicendo?! Subito! – Ricordati che stanotte hai avuto la febbre alta.
– Non basta certo così poco per mettermi K.O. – ribatté lui con quella sua aria imperturbabile.
Yukiko fece un altro passo indietro, giungendo sotto il vano della porta, ridacchiando nuovamente – Sì, ho notato – non aggiunse altro, facendogli l'occhiolino prima di frapporre fra loro quell'anta lignea, richiudendosi dentro a quel bagno.
L'idea di una replica di quanto era appena accaduto sotto le lenzuola l'aveva allettata più di quanto avrebbe potuto immaginare, ma ora che era di nuovo in piedi iniziava ad accusare una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Reprimendo un nuovo intenso brivido di freddo, si affrettò a liberarsi della biancheria e ad infilarsi sotto il getto d'acqua bollente, sospirando di sollievo nonostante poco dopo prese a infastidirla una lieve pulsazione delle tempie. Si ripromise mentalmente di provarsi la temperatura, ma soltanto dopo aver messo qualcosa nello stomaco. L'ultima cosa che voleva era scambiare un raffreddore per carenza di zuccheri.




...continua.

[ANGOLO AUTRICE]
Ta-dan! Sorpresa!!!
Uhuhuh.. no dai, non era così sorprendente.. o sì? Bho, Silmeria secondo me aveva già nasato XD vero cara?
Con sorprendente maestria sono riuscita a completare anche questo capitoletto! Siete contenti? Lo spero u.u è stata piuttosto dura per me descrivere certe cose, nonostante non sia poi entrata nel dettaglio. Non per niente avevo optato per un Rating Arancione..
Credo di essere geneticamente incapace di scrivere un rapporto completo, dovrete lavorare di fantasia! u//u
Allora, bando alle cavolate, che ne pensate di questo capitolo?? E' orribile? E' stupendo? E' da cavarsi gli occhi e bruciarli?? Vi prego, fatemi sapere qualcosa ç_ç sono troppo ansiosa certe volte e che siano commenti positivi o negativi va bene lo stesso, mi basta non rimanere appesa come una scema!
Coff-coff.. ok, mi dileguo, perché è ancora pomeriggio e il file del nuovo capitolo mi sta chiamando!
Intanto vi auguro una buona domenica ^_^ saluti e baci
Kaiy-chan

P.S. Ah, chiedo scusa nel caso mi sia sfuggito qualche errorino di distrazione, appena avrò un momento lo correggerò senz'altro ^^
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: Kaiyoko Hyorin