_Note Autore_
Buongiorno a
tutti, questa è la mia prima FF su Twilight (si tratta più che altro di
un allenamento, per cui non ho dato il massimo della mia scrittura in
questa prima parte)
Il prossimo capitolo vedrà come protagonisti Edward e Bella, per cui non preoccupatevi: questo è solo il prologo!!!
Out
of Nowhere
La Guerra dei Mannari
Spin OFF [New Moon Sequel]
Prologo
La strage di Soho
<<
Ispettore Lawrence. 5681. Passo.>>
Martin Lawrence staccò le labbra dalla ricetrasmittente e gettò un’occhiata al
panorama cupo che si estendeva fuori dal finestrino della BMW parcheggiata in
seconda fila lungo la trafficata Mortimer Street. A Londra aveva smesso di
piovere da poco e già l’odore di umidità mescolato all’inquinamento si stava
trasformando in un fetore soffocante.
Era
quasi una settimana che la ricetrasmittente non squillava per un’emergenza.
Sette giorni dall’ultimo furtarello di zona da parte di un afroamericano che
era stato scortato in centrale senza nemmeno opporre resistenza. Gli parve
quasi impossibile avvertire quel metallico suono intermittente all’interno
dell’abitacolo, accompagnato dalla famigliare scarica di adrenalina lungo la
schiena. Stava di nuovo per entrare in azione. Finalmente.
<<
E’ stata segnalata una rivolta nei pressi
di Chinatown. Ripeto. Rivolta nei pressi di Chinatown. E’ coinvolta una dozzina
di civili. Clark e Thomas necessitano rinforzi.>>
<<
Merda.>> Lawrence gettò senza ritegno il mozzicone di sigaretta nel
posacenere ormai pieno. << Stiamo arrivando.>>
Al
suo fianco, con un cheeseburger del McDonald’s avvolto in un sacchetto oleoso e
una Coca Light appoggiata in equilibrio precario sul sedile, l’Ispettore Larry
Spencer emise un sospiro rassegnato. Era il genere di uomo ormai prossimo alla
pensione, stanco di sentirsi proiettato nell’azione improvvisa che rientrava
nella vita di ogni poliziotto. Alle sue spalle c’erano trent’anni anni di
onorato servizio e Lawrence odiava più di ogni altra cosa al mondo interrompere
il suo pranzo. Ma fu costretto a farlo.
<<
E’ successo un casino a Chinatown. Clark e Thomas sono già sul posto e hanno
bisogno di rinforzi.>>
Larry
si passò una mano nei radi capelli grigi. << L’ultima volta che i tifosi
del Chelsea e dell’Arsenal si sono pestati giù a Soho, hanno raso al suolo
Carnaby Street.>>
<<
Non si tratta di calcio, Larry. A dire il vero, non so davvero che cos’abbia
innescato una rivolta. Ma dobbiamo intervenire.>> Lawrence sospirò.
<< Coraggio, metti da parte il McDonald’s e tira fuori la sirena.>>
Il
rombo acuto della BMW fece da sfondo ai lampeggianti blu e bianchi che
strepitavano sul tettuccio. Lawrence avvertì l’ebbrezza di sfrecciare a
centoventi all’ora nel traffico, compiendo manovre brusche per scansare i lenti
autobus a due piani incolonnati nella corsia laterale della carreggiata. In un
certo senso, si sentì rinato. Aveva trascorso troppi pomeriggi rinchiuso in un
umido ufficio di Victoria Street a spulciare vecchi casi di rapimento mai
risolti. Ma ora l’ispettore Martin Robert Lawrence era tornato e, in un modo o
nell’altro, avrebbe fatto vedere a quelle facce di merda dei suoi superiori che
meritava in pieno il suo distintivo.
Impiegarono
poco meno di dieci minuti per raggiungere Chinatown e la sua fitta
ramificazione di vicoli che si perdevano nel vasto quartiere di Soho, affollato
come ogni giorno da turisti, mercatini, piccole botteghe, spacciatori in
incognito e locali notturni.
<<
Cristo santo, non avevi detto una dozzina di persone?>> esclamò Larry,
terrorizzato.
E
in un attimo Lawrence capì che cos’aveva spaventato il collega: nell’angolo più
remoto del viale che stavano attraversando, alle spalle di un take-away
thailandese, intravide una folla indistinta e vociante che si faceva strada
all’interno di un vicolo. Non facevano parte di un’etnia ben precisa e non
erano spinti in quel luogo da motivi religiosi. Imbracciavamo spranghe,
coltelli, mazze di legno e idranti; o, più semplicemente, armi improvvisate
reperite per strada. Un’orda indemoniata e incontrollabile, che aveva lasciato
dietro di sé i segni evidenti del suo passaggio. A destra lungo il marciapiede
erano stati danneggiati due furgoncini di un’agenzia di traslochi. Poco più
avanti, un bidone ribaltato e una volante della polizia giacevano in fiamme in
mezzo alla strada. Era un inferno.
<<
Oh, merda.>> Lawrence pigiò con veemenza il pedale del freno. Avvertì le
ruote sgommare, mentre la BMW si fermava bruscamente sul marciapiede. <<
Dove sono finiti Clark e Thomas, maledizione?>>
<<
Forse sono nel vicolo, davanti alla ressa.>> ipotizzò Larry, che stava
caricando la sua Calibro12. << In ogni modo, c’è bisogno di avvisare
altri rinforzi. Sono troppi per essere contenuti da due pattuglie.>>
<<
Rimani qui, Larry, e avvisa la centrale.>> Lawrence balzò fuori dalla
vettura con la stessa foga di un boxer alle prese con un avversario troppo
potente, che voleva atterrare ad ogni costo. << Devo trovare quei due
idioti. Probabilmente si sono lasciati sopraffare dalla folla. Che Dio abbia pietà
di loro quando il capo scoprirà il casino che è successo.>> Estrasse
rapidamente la pistola dalla fondina nascosta sotto la giacca, senza più
voltarsi verso l’auto. << Ci vediamo dopo.>>
<<
Ehi, Martin, si può sapere cosa diavolo stai facendo?>> Udì i passi di
Larry alle sue spalle e il tonfo della portiera che veniva chiusa con impeto.
<< Siamo una squadra, non ti lascio da solo a farti ammazzare da quei
teppisti!>>
<<
Torna in macchina, ho detto.>> ripeté Lawrence.
<<
Stai forse insinuando che sono anziano per questo incarico? Bene, forse ho
ventidue anni più di te e qualche chilo di troppo sulle gambe, ma la mia piccola Sally non mi ha mai tradito. E
non lo farà nemmeno oggi.>> Larry strinse la Calibro12 con entrambe le
mani, additando la folla di rivoltosi a una trentina di metri di distanza.
<< Altro dettaglio non
trascurabile, Rambo: il capopattuglia sono io.>>
Lawrence
si ritrovò ad annuire, rassegnato. << Coprimi le spalle. E avvisa la
centrale.>> Sbuffò. << Per
favore.>>
<<
Ho capito.>> tutto l’entusiasmo fanciullesco che fino a quel momento
aveva illuminato lo sguardo di Larry Spencer, si dissolse. << Vai a
giocare a guardia e ladri, Martin.>>
Lawrence
non se lo fece ripetere due volte. Avanzò con cautela e si accorse che le sue
gambe stentavano a rispondere ai comandi man mano che la distanza con il punto
focale della rivolta diminuiva. Dov’era finito il vecchio Martin “Pantera”
Lawrence, uno dei pochi agenti di colore di Scotland Yard ad aver messo dietro
le sbarre la maggior parte dei trafficanti afroamericani di Southwank? Ma ora era diverso. E lo sapeva fin
troppo bene. C’era qualcosa di irrazionale e incredibile nascosto dietro quello
scoppio improvviso di violenza.
Notò
il corpicino esile del Sergente Henry Clark steso a terra con il naso
fracassato e la camicia zuppa di sangue. Era seminascosto da due grossi uomini
sulla quarantina armati di spranghe che si stavano occupando di tenere lontani
gli agenti dal resto del gruppo.
Lawrence
impiegò pochi secondi per giungere alla conclusione che non avrebbe potuto fare
nulla per il suo collega, a meno che non si fosse messo a sparare all’impazzata
tenendo conto che cinquanta persone armate gli sarebbero saltate addosso.
Prima
che qualcuno si accorgesse della sua presenza, ripiegò verso la BMW e costrinse
senza mezzi termini Larry a salirvi a bordo. << Vogliono la guerra? E
l’avranno, quegli stronzi di strada. Eccome se l’avranno.>> Fece il giro
dell’isolato e attese che la centrale confermasse l’invio di nuove volanti in
zona. Poi lui e Larry scesero rapidamente e corsero incontro alla rivolta, dal
lato del vicolo dove la maggior parte delle persone si era riunita. Perlomeno,
avrebbero potuto capire il motivo di quella ribellione.
E
la vide.
Era
poco più che una ragazza, a dire il vero. Statura non molto elevata, fisico
esile e asciutto. Una folta chioma di capelli rossi legati in una lunga
treccia, che facevano da sfondo al pallore innaturale del suo volto, alle iridi
nere come delle pece.
Indossava
un mantello verde bottiglia con un’effige dorata ricamata sulla schiena e sul
petto, dei paragomiti e un corpetto intrecciato tanto simile a un giubbotto
antiproiettili. Ma, al contrario di quel che si era aspettato, era disarmata.
Per
un breve istante, i suoi occhi minacciosi incrociarono quelli di Lawrence, e la
ragazza emise un ringhio cupo e bestiale.
Era
lei che la folla invocava con così tanta foga. Era lei a essere nel mirino di
tutti quei rivoltosi, che la stavano accerchiando come una bestia pronta per il
macello. Un vampiro.
Lawrence
si fece avanti e sparò due colpi in aria. Come aveva previsto, gran parte delle
persone si fecero indietro. Non erano teppisti né criminali, ma individui che
avevano validi motivi per odiare i vampiri. I primi esemplari erano usciti allo
scoperto il mese prima, sorpresi nel cuore della notte al largo di Sheffield
durante una caccia notturna. I più temerari si erano spinti in città, uccidendo
alcune donne nel Surrey. E ora, spuntata dal nulla, un vampiro femmina si stava
aggirando nel centro di Londra, braccata dalla folla armata e scalpitante. Se
solo avesse avuto, avrebbe potuto uccidere quelle persone uno a uno, senza
pietà. Ma si era fermata. Perché?
Si
era trovato spesso a fare i conti con loro. E quel pomeriggio ne era l’ennesima
conferma.
<<
Polizia!>> ululò Lawrence, all’unisono con Larry. << Polizia,
maledizione, fate largo!>>
Sgomitò
fra una coppia di cinesi urlanti e, la pistola ben stretta in mano, si ritrovò
faccia a faccia con la ragazza. Aveva paura, glielo lesse in volto. Una paura
fottuta che la folla la uccidesse. O uccidesse lui.
Vampiro o non vampiro,
non era in grado di affrontare un simile numero di persone.
<<
Sono l’Ispettore Martin Lawrence di New Scotland Yard.>> Lawrence sollevò
la pistola, il distintivo ben in mostra appuntato al taschino. Era elettrizzato
e allo stesso tempo terrorizzato a morte. Ma fu come se la mente e il corpo
fossero due ambienti asettici e separati fra loro. Non avvertiva più le fitte
di panico allo stomaco o il tremore alle gambe.
<<
Fai come ti dico e non succederà niente, okay? Non voglio farti del male. E
sono sicuro che tu non vuoi farne a me, non è vero?>> Deglutì, temendo di
ottenere una risposta negativa. Invece la rossa annuì a sua volta. <<
Bene. Ora voltati verso il muro e tieni le mani dietro la nuca. Se obbedirai ti
porteremo via di qui e nessuno ti farà niente.>>
Larry
sparò un colpo in aria. Divaricò l’altra mano per tenere indietro alcuni
ragazzi particolarmente nervosi. << State indietro, cazzo!>>
Il
vampiro rimase immobile. Non abbassò lo sguardo dalla folla, né tantomeno
accennò a voltarsi verso la parete alla quale si stava aggrappando.
<<
Voltati verso il muro.>> ripeté Lawrence. << Parli inglese,
ragazza? Capisci ciò che ti sto dicendo?>>
Il
Vampiro annuì, e i suoi occhi innocenti s’infiammarono di un bagliore violento.
Successe
tutto in un lampo. Lawrence avvertì una profonda sensazione di vuoto allo
stomaco, accompagnata dal bruciore atroce di tutte le giunture. Un lampo di
luce rossa lo colpì di striscio alla spalla e fu proiettato in aria,
piroettando sopra la folla fino a qualche metro di distanza. Atterrò addosso a
un uomo e lo sentì gemere dal dolore nella caduta. E in un attimo le urla e il
caos incendiò il vicolo. Altre persone volarono per aria come burattini. I due
cinesi, invece, furono colpiti da un bagliore accecante e rimasero fermi e
rigidi sul posto come se qualcuno li avesse immobilizzati nel cemento a presa
rapida.
<<
Smettila immediatamente, vampiro!>> urlò la voce di Larry, nel fuggifuggi
generale. << Smettila o dovrò ucciderti. Non costringermi a
farlo!>>
Ma
chi credeva di prendere in giro? Sapeva bene che quella bestia avrebbe venduto
cara la pelle, prima di placarsi.
Ne
seguirono tre spari.
Lawrence
imprecò e si rimise in piedi asciugandosi il sangue che gli colava copioso dal
naso. Non sapeva dov’era finita la sua pistola. Poi alzò lo sguardo e intravide
il vampiro piegare le braccia in un movimento articolato: i tre proiettili
sopraggiunsero all’altezza del suo stomaco, si fermarono a mezz’aria per
qualche lungo istante, poi furono rispediti indietro al mittente alla medesima
velocità. Larry fu colpito a una costola e al petto. Indietreggiò fino a
cozzare la schiena contro il muro, e lì si accasciò come una bambola di pezza.
<<
NO!>>
Il
tempo rallentò e Lawrence perse del tutto la sensibilità del proprio corpo, la
testa immersa nell’ira più cieca, impossibilitato a controllare ogni movimento.
Si mosse e basta, dettato dall’istinto primitivo della vendetta. Raccolse la vecchia Sally accanto al cadavere di
Larry e la sollevò in direzione del vampiro. Sapeva fin troppo bene che non
avrebbe avuto alcun effetto, ma valeva la pena di tentare.
Premette
il grilletto cinque volte, senza temerne le conseguenze. E la colse di
sprovvista. Non aveva attirato la sua attenzione, e lei pareva troppo impegnata
a respingere il resto della rivolta per prestare attenzione al corpo di Larry.
Il
cuore di Lawrence ruggì trionfante quando vide le pallottole conficcarsi nel
petto della ragazza. I suoi occhi verdi dilatarsi per la sorpresa, la bocca
serrarsi in un ultimo grido soffocato. Lasciò andare il ragazzo che stava
tentando di azzannare e crollò inerte a terra come aveva fatto Larry – o ogni
altro essere umano - ed il suo sguardo vuoto fissò un punto indeterminato del
cielo coperti di nubi.
Ma
gli uomini non smisero di essere sbalzati per aria. Iniziarono a crollare a
terra uno a uno, urlando, scalpitando, tentando di farsi scudo a vicenda.
Morti. Come un susseguirsi di esplosioni verdi che li uccidevano senza
concedergli il tempo di riflettere. O di fuggire.
Lawrence
seppe che avrebbe fatto la stessa fine, se non si fosse allontanato in tempo.
Ma dove nascondersi? L’unica cosa che gli venne in mente fu gettarsi a terra,
accanto al cadavere di Larry, fingendosi morto esattamente come lui, macchiato
del suo stesso sangue. Giù sul freddo asfalto, mentre anche i cinesi
fossilizzati venivano spazzati via dalla luce verde e crollavano anch’essi
privi di vita.
Poi,
dalla nebbia del vicolo, apparve un’ombra. Una persona avvolta nello stesso
mantello verde e dorato del vampiro dai capelli rossi. Balzò come una bestia
incollerita alle spalle di uno dei sopravvissuti e gli spezzò il setto nasale
con un pugno. Poi lo spinse contro il muro. Gli assestò un altro colpo violento
allo stomaco, facendo comparire dal nulla un pugnale affilato che gli premette
in mezzo agli occhi. Non proferì parola, mentre gli dava le spalle. Ma l’uomo
dal naso frantumato iniziò a contorcersi a terra e gridare.
Lawrence fu colto da uno spasmo di paura. Tornò ad avvertire il dolore della caduta, della sofferenza patita in quel vicolo. D’improvviso, tutto iniziò a farsi sfocato. Prima che la tua testa cadesse inerte all’indietro, addosso al cadavere di Larry Spencer, riuscì a intravedere una sottile cicatrice che segnava il volto del vampiro, che stava correndo verso la compagna ormai morta. L’aveva uccisa. Aveva ucciso un vampiro.