Il freddo bollente della notte. Ossimoro tossico.
Una risata vibrante nell’aria. I contorni delle cose diventano più nitidi, meno confusi, sembrano muoversi, avvolgerti, ipnotizzarti come un caleidoscopio.
Visioni notturne, le chiamano.
Si dice che i nostri sensi si facciano più acuti nell’oscurità. Impronta di dita affamate nella carne, sospiri frizzanti, un morso su un paio di labbra screpolate.
E questa sigaretta brucia in fretta, il fumo si fa strada tra le pareti della tua gola e scende sinuoso come un cobra. Le stelle, maledette stelle, spettatrici silenziose di un ricordo dimenticato, abbandonato nella neve, soffocato dalla consapevolezza.
Balliamo, sì, balliamo. E la frenesia scorre tra le nostre vene, l’adrenalina che paralizza il tuo essere per un secondo, per poi farlo ripartire con foga. Cantiamo, perché non abbiamo null’altro. Perché siamo inconsapevoli e allo stesso tempo consapevoli di questo caos universale, perché pensare è diventato impossibile, perché i frammenti di noi sparsi nell’aria come particelle nucleari non sono più nostri.
Disordine metafisico, rabbia macrocosmica.
Incubi. Lenzuola sudate, i capelli incollati alla nuca.
Mai più, ripeterai.