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Autore: EleEmerald    05/10/2014    2 recensioni
Cosa faresti se incontrassi una persona come te, identica in tutto e per tutto? Riusciresti a fidarti dei tuoi genitori che affermano tu sia loro figlia? La protagonista della nostra storia dovrà fare i conti con un'inevitabile verità. Tra amori, bugie, pianti e paure, la ragazza scoprirà chi è veramente.
"La ragazza tende la mano per aiutare ad alzarmi. Alzo la testa e spalanco la bocca. La ragazza davanti a me ha i capelli castani come i miei, più corti però, le arrivano alle spalle. Ha il mio stesso viso e ha gli occhi di un azzurro chiarissimo. Siamo due gocce d'acqua. Identiche."
Genere: Malinconico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La settimana seguente è una delle più brutte della mia vita. Passo i pomeriggi a cercare quel dottore con Elettra e a scuola Marco non accenna a parlarmi. Quel giorno io e Elettra abbiamo quasi perso le speranze di trovare il dottore, li abbiamo contattati tutti nella città, ne mancano solo tre, immaginavo che lo avremmo trovato sicuramente non tra i primi ma così tardi...no speravo di trovarlo prima, anzi, ormai preferisco non trovarlo. Scendiamo dalla macchina di fronte a un palazzo, è molto grande e per niemnge nuovo, le tegole del tetto, una volta poprabilmente di un rosso acceso, ormai sono sbiadite e rotte, la porta è grigia e si vede l'interno dell'abitazione da una piccola finistrella, dalla finestra più bassa si sentono i rumori provenienti da una televisione accesa . Nessuna targa porta il suo nome. 
- Sicura abiti qui? Era questa la casa? - chiedo a Elettra.
Annuisce: - Si. Era segnato questo numero civico. Provo a suonare qualcuno - scorre il dito sui tasti e ne clicca uno. Tzz.
- Dovevi cliccare il primo.
- Non sono in ordine di casa - si giustifica lei poi una voce risponde - Salve signora. Scusi per il disturbo...
- Non compro niente! - la interrompe la signora Pizzo, così dice il citofono, con veemenza.
- No signora, ho bisogno di un'informazione non voglio venderle niente! 
- Oh scusa, c'è questo tizio delle aspirapolveri che vuole sempre vendere e contatta sempre me, sai? Lo sa che non voglio niente ma lui lo fa apposta per infastidirmi! Pensa che l'altro giorno...Oh scusa! Dimmi pure cara.
Lancio uno sguardo a Elettra e mi trattengo dal ridere. "Proprio la signora che attacca bottone con tutti doveva trovare?" penso, ma almeno mi rallegra la giornata.
- Ci spiace signora di averla fatta spaventare...
- Oh dammi del tu! - risponde la voce.
- ...Si - riprende con fatica la mia amica - Sa per caso se in questo palazzo vive un certo Christian Meroni? Non è segnato qui, lo stiamo cercando.
- Oh! - inizio a sospettare che le piaccia molto dire "oh!" - Si si! Il dottore!
Il mio volto e quello di Elettra si illumina. Lo abbiamo trovato.
- Grazie signora! Come mai non è segnato? A chi devo suonare? 
- A nessuno, non abita più qui, si è trasferito il mese scorso - lo dice con leggerezza, come se non ci avesse appena dato false speranze e poi le avesse uccise.
- Ma lei ha detto...grazie tante signora - Elettra fa per chiudere la conversazione ma io intervengo.
- Saprebbe dove si è traferito? - chiedo sbalzando Ele da davanti al citofono per sentire meglio la voce.
- Si certo. Ce l'ho scritto su un foglio.  Oh ma non posso lasciarvi fuori al freddo, salite. Terzo piano - detto questo, scatta la porta e chiude la conversazione. 
Guardo Elettra: mi fa segno di andare avanti. Apro la porta, entro e la sento chiudersi dopo di me, mi volto, l'ha chiusa Elettra. Cerco l'ascensore ma non ne trovo. 
- È vecchio, dai, dovremo farcela a piedi, sono solo tre piani - dice lei.
Annuisco e salgo sui primi gradini, facendo scorrere la mano sul corrimano. Le scale sono molto ripide e mi sorge subito il dubbio di come una donna dalla voce anziana come quella che ci ha risposto al citofono possa farle tutti i giorni. Arriviamo al terzo piano e davanti a una porta aperta c'è una donna sulla settantina con in mano un piatto di biscotti.
- Oh! Scusate per le scale, io stessa faccio sempre fatica e non esco quasi mai, prendete un biscotto mentre aspettate - ci conduce in casa, in una piccola cucina molto graziosa e ci fa sedere. 
- Sedetevi, vado a cercare il foglio con l'indirizzo - fa un grosso sorriso.
- Scusate, non mi sono presentata. Sono Linda Pizzo. Quali sono invece i vostri nomi? Siete gemelle? Oh, che domanda sciocca, certo che si.
- Io e sono Elettra e lei è Christal. Veramente no, non siamo gemelle. Io ho 18 anni e lei 16 - risponde Elettra - Però...
- Però ci scambiano tutte per gemelle fin da quando eravamo all'asilo - sorrido alla donna. 
- Be' è molto plausibile - si allontana alla ricerca del foglio.
Elettra sgrana gli occhi verso di me.
- Senti Ele, se le diciamo la verità a questa donna verrà un colpo. 
- Hai ragione. 
Dopo una decina di minuti la signora Pizzo torna da noi con un foglio in mano. Il foglio, mezzo strappato su un lato, è scritto in quelli che sembrano, scrittura tipica dei dottori, eppure la donna lo riesce a decifrare.
- "Via Romani 23". Dovrebbe essere un palazzo come questo solo con un ascensore e molto più nuovo. Ha detto così lui. Lo capisco se se ne è voluto andare...
- In che senso? - chiedo.
- Oh dopo la morte della moglie...é caduto in depressione per un po'. Sono stata l'unica che gli ha dato del sostegno...se non ci fossi stata io...
oh, scommetto che gli altri nel palazzo vi hanno detto di suonare a me - sembra turbata.
- In realtà abbiamo suonato a caso.
- Siete state fortunate. Gli altri consideravano il povero Christian un pazzo. Ha lasciato solo a me il nuovo indirizzo, era come un figlio.
- Possiamo chiederle perché era depresso? La moglie...? - dice Elettra, educata come al solito. 
- Christian era sempre stato un ragazzo solo, i genitori abitavano qui ma erano sempre occupati, non avevano mai tempo per lui, e così cominciò ad allontanare gli altri bambini, a restare solo anche a scuola. Quando i genitori non c'erano veniva sempre da me, però non giocava con i miei figli, restava in disparte. Quando finì l'università mi accorsi che si era innamorato di una ragazza del suo corso, sapete, in un certo senso le assomigliare molto, ma non sarebbe possibile...Un giorno vidi Christian sotto una casa in centro, sotto la neve, mi fermai e vidi scendere la ragazza di corsa, che arrivata gli saltò in braccio e lo baciò, fui molto contenta per lui. Due anni dopo Christian e Federica si sposarono.
- E poi che accadde? - la faccenda che assomigliavamo a queste f
Federica mi dava sui brividi, rischiava di confermare le mie ipotesi. 
- Una notte Federica face un incidente stradale e morì. 
- Quanti anni aveva? - la pelle d'oca, mi stava facendo venire la pelle d'oca
- Ne aveva 38. Christian andò fuori di testa, tentò più molte di togliersi la vita e poi dopo 10 anni finalmente tornò quello di una volta. 
- Quanti anni ha adesso? - chiedo ancora.
- Ha 66 anni. 
Mi volto verso Elettra e la vedo deglutire. 
Ha paura. 
Come me.

Quella sera voglio solo svagarmi. Domani incontraremo quell'uomo e sapremo la verità. Ho bisogno di qualcuno che mi dia conforto, che mi dica che andrà tutto bene, ma non posso chiamare Marco, non posso farlo. 
Faccio scorrere le dita sul display e mentre ci passo con il dito mi accorgo che Andrea mi ha mandato un messaggio, mi chiede di uscire.  Durante quella settimana è stato un vero amico e non ho nessun motivo per rifiutare.
"D'accordo, sono da te alle 9, ho bisogno di uscire però" rispondo.
"Successo qualcosa? Va bene".
Alle 9 in punto lo avviso che sono da lui. Lo vedo scendere di corsa e appena è davanti a me sfoggia un grande sorriso. Indossa una semplice camicia blu a scacchi e dei pantaloni, entrambi intonano con i suoi occhi. Ci incamminiamo per le piccole stradine buie che ci sono intorno alla sua casa.
- Allora, dove mi porti? - chiedo.
- Ho un amico in un bar qui in centro, gli ho detto che sarei passato a salutarlo, va bene? - risponde lui.
- Perfetto!
Il bar chiamato "Merlino" non è molto pieno, tanta gente deve ancora arrivare e questo me lo fa apprezzare di più, odio i posti affollati. Non sembra tanto un bar, alcune luci colorate sono sparate qua e là e intorno è leggermente buio, non tanto quanto una discoteca, però di più di un bar normale. Resto imbambolata per un po' a fissare una luce verde finché Andrea mi prende per mano e mi tira dal suo amico. Il ragazzo delle bibite ci saluta con la mano. Ci avviciniamo.
- Andrea! - dice finendo di preparare una birra.
- Riccardo, questo bar è stupendo! - si volta verso di me - Lei è Christal.
- Ti sei trovata il ragazzo giusto! - ridacchia.
- Non è la mia ragazza.
- Non ne sempri contento - continua a ridacchiare. Gli tirerei volentieri un pugno in faccia. Non è divertente.
- Preparaci qualcosa e smettila, per favore - Andrea mi tira verso un tavolo.
- Simpatico - dico in modo sarcastico - Avrà 20 anni. Come fai a conoscerlo?
- 24 - mi corregge - Mio fratello ha la sua età, dopo un po' si è stancato dei viaggi di mio padre e si è iscritto all'università dell'altra città e non ha voluto più seguirci, ho conosciuto Riccardo, che era il suo coinquilino, due anni fa e ora che lui è venuto qui a fare il barista sono venuto a trovarlo. 
- Capisco, tuo fratello è qui anche lui?
- No, è rimasto in città. Però settimana scorsa è venuto a trovarci - spiega Andrea. 
- Ah, okay.
- Come mai avevi bisogno di uscire? Cos'è successo? 
- Niente, lo sai, quella faccenda.
- Ah certo. Giusto, chi sono io per sapere queste cose? Marco ti ha lasciata sola con questo casino una settimana e io che ti ho aiutata non posso comunque saperlo.
- Lo sai, di lui mi fido. È il mio migliore amico.
- Gran bel migliore amico, che ti lascia sola in questa situazione per un litigio banale - sembra furente.
- Non era banale...sono stata molto egoista con lui. 
- Dovresti dirglielo sai? 
- Cosa? 
- Che per te é solo un amico. Non credo ce l'abbia chiaro.
- Oh. Ce l'ha più chiaro di quanto tu possa pensare.
Passiamo la serata chiacchierando e poco a poco riesco a dimenticare quello che mi affligge. Quando inizia a fare tardi salutiamo Riccardo e andiamo.
La strada è molto buia e ormai inizia a fare freddo, un semplice giubbotto di jeans non basta. Mi stringo nelle braccia per cercare di farmi calore. Mentre Andrea mi riaccompagna a casa passiamo in una di quelle piccole stradine dell'andata. Lui si ferma di colpo e mi guarda. 
- Sai perché prima ho detto che dovevi fare presente a Marco che eravate solo amici? 
- Be'...
- Lo vedo, come ti guarda. 
- Come mi guarda? 
- Come se tu fossi il centro dell'universo. E allora mi sono chiesto: perché si è allontanato? Perché avete smesso di parlarvi? Perché per uno stupido litigio è stato così orgoglioso? - mi osserva - Cos'è successo Christal?
- Andrea, non sono affari tuoi.
- Lo sono. Anche tu lo guardi così, come vorrei che tu guardassi me.
- Te? Andrea io...io non capisco - sono confusa, cosa intende dire?
- Ti ha baciata? Vi siete baciati? - mi guarda in un modo che non ammette bugie.
- Noi...si, mi ha baciata.
- E tu lo ami? 
- No. 
- Lo ami, lo leggo nei tuoi occhi. 
Resto a bocca aperta, Andrea stringe i pugni.
- Una volta sola. Una.
Non capisco le sue parole poi si avvicina a me, indietreggio e finisco contro il muro. Appoggia le sue mani sulle mie braccia e appoggia la sua bocca sulla mia. Di nuovo, è successo due volte. 
Resto immobile e sento una lacrima bagnarmi le labbra, non è mia. 
Apro gli occhi e proprio dietro Andrea lo vedo, Marco. Che cosa sta succedendo? 
- Adesso baci anche lui? Credevo non volessi baciare chi non amavi - si allontana, e inizia a correre. 
A quelle parole Andrea si allontana da me e io faccio in tempo ad urlare una frase, prima che Marco se ne vada. 
- Non è come pensi - ripeto di nuovo sottovoce. Ma cosa me ne importa? Cosa me ne importa di quell'idiota? 
- Non avrei dovuto farlo. Lo ami. E io ti ho tolto la possibilità di essere felice, di far felice la ragazza che amo - una lacrima gli solca il viso.
- Non mi ami - sussurro - Lo credi, ma capirai di non amarmi. 
La testa mi gira ma non mi importa, inizio a correre, allontanandomi sempre di più dal ragazzo che piange. Voglio andare a casa.


Angolino dell'autrice: Eccomi! Scusate se non ho pubblicato prima, avevo quello che chiamano il blocco dello scrittore. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, mi è venuta l'idea della Signora Pizzo mentre scrivevo mentre quello che è successo con Andrea ce l'avevo in testa da tempo, anche se scrivendolo è venuto molto diverso. Vi prego, recensite. Manca poco alla fine, forse un capitolo, forse due. Il prossimo lo pubblico più in fretta promesso.
  
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