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Autore: larrystrong    05/10/2014    0 recensioni
Harry Edward Styles.
Louis William Tomlinson.
Un adolescente al penultimo anno di liceo, con una vita a volte fin troppo abitudinaria.
Un ragazzo nato e cresciuto nel quartiere peggiore e più povero della città, Londra.
Uno non farebbe del male ad una mosca.
L'altro uccide per guadagnarsi di che vivere.
Uno la vittima.
L'altro il predatore.
Larry Stylinson [Ziam Mayne]
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

Harry POV

Un sottile strato di foschia aveva accolto tra le sue braccia una Londra ancora addormentata, già qualche ora prima che Harry Styles si svegliasse. Più che svegliato, venne brutalmente buttato giù dal letto da sua madre Anne, che prese ad urlargli contro cose incomprensibili, come se quel risveglio non fosse stato già orribile di suo.

Solo dopo qualche minuto, Harry riuscì finalmente a capire cosa gli stesse dicendo sua madre.

Era in ritardo per la scuola, come sempre. Ora che ci pensava, quando sua madre non andava a lavoro la mattina, ma il pomeriggio, i suoi risvegli erano sempre più o meno così. Nei giorni rimanenti, in cui il ragazzo non si ricongiungeva al parquet di camera sua, Anne dava l'ordine a sua sorella Gemma di svegliarlo. Non sapeva che, se non fosse stato per Robin, il suo nuovo marito, Harry non sarebbe quasi mai andato a scuola. Non a caso Harry e Gemma erano fratelli.

- Hai cinque secondi per alzarti e scendere a fare colazione, altrimenti mi ritroverò costretta a chiuderti in casa stasera. E ti ricordo che è venerdì.- lo minacciò sua madre, prima di uscire dalla stanza, sbattendo la porta.

Con un sospiro, Harry sbatté le palpebre un paio di volte, poi si alzò un po' traballante ed uscì dalla sua stanza. Quando arrivò in cucina, sua madre lo guardò sorridente, mentre gli versava il succo d'arancia nel bicchiere, e fece per aprire bocca, ma Harry la interruppe, alzando una mano.

- Giuro che faccio una pazzia se mi dici che sono passati nove secondi, invece di cinque.-

Anne ridacchiò e si avvicinò al figlio, che intanto aveva preso posto su uno degli sgabelli davanti alla penisola, dove faceva colazione quando non era così tanto in ritardo da dover mangiare un croissant lungo la strada.

Quando Anne gli lasciò un bacio tra i ricci ribelli, Harry sentì una gioia stupefacente invadergli tutto il corpo, perché, sebbene facesse finta di detestarli, amava ed aveva bisogno di quei gesti di affetto. Ma proprio perché faceva finta di detestarli, esclamò un -Mamma!- sbuffando e lei si allontanò, senza smettere di ridere.

Harry scosse la testa, finì in fretta la sua colazione e corse in camera a cambiarsi.

- No.- ordinò a Gemma, quando questa si materializzò davanti alla sua stanza. Ci mancavano solo i suoi monologhi mattutini che Harry odiava più di qualsiasi altra cosa. Appena sveglio aveva solo bisogno di silenzio, motivo per il quale chiunque l'avesse conosciuto di prima mattina l'avrebbe definito un asociale. Gemma inclinò la testa di lato e mise il broncio.

- Volevo darti il buongiorno.- gli disse con voce dolce.

Harry sospirò, si abbassò alla sua altezza e le lasciò un bacio sulla guancia. Era dannatamente tenera quando faceva così.

- Buongiorno. Ora posso andare a scuola?- le chiese sorridendole.

Gemma si spostò di lato e gli fece cenno con il braccio di passare. Harry non se lo fece ripetere due volte e corse giù dalle scale, per poi uscire di casa.


Louis POV

I soldi che Louis Tomlinson aveva guadagnato in quell'anno non bastavano per comprarsi una casa vicino al centro e lasciare una volta per tutte quella catapecchia, che era costretto a chiamare casa, in periferia. A malapena riusciva a sfamare tutti i componenti della sua famiglia.

Per questo motivo, quella mattina, aveva chiamato, forse per la centesima volta, il suo "datore di lavoro" e gli aveva chiesto se c'era del lavoro da svolgere, sebbene avesse quasi perso la speranza di ritornare a guadagnare. Inaspettatamente, invece, il signor Evans gli aveva detto che stava proprio aspettando che lui lo chiamasse, il che significava un'unica cosa.

Aveva un lavoro. Finalmente.

Ora stava guidando verso il luogo che da sempre aveva svolto la funzione di ritrovo per i loro incontri. Era un bar ai margini del centro, poco frequentato. Insomma, il classico bar dove si fanno certi tipi di affari.

- Signor Tomlinson.- lo salutò Evans, quando Louis lo raggiunse all'ultimo tavolo sul fondo della sala. Il ragazzo gli si sedette di fronte, senza una parola, e congiuse le mani poggiate sul tavolino.

- Come si sente?- continuò l'uomo. Louis iniziava a sospettare che fosse una specie di animale imbalsamato: non lo vedeva da quattro mesi e non era cambiato di una virgola. Né una ruga né un capello bianco in più. Inoltre, portava anche gli stessi vestiti. Se Louis non avesse saputo con certezza che erano passati quattro mesi dall'ultima volta che le sue mani avevano toccato banconote nuove, avrebbe quasi sospettato che fossero magicamente tornati indietro nel tempo, all'ultima volta in cui Louis era stato pagato per aver portato a termine una delle tante missioni.

- Non ho tempo da perdere, quindi mi dica cosa devo fare.- lo liquidò in fretta Louis. Non ci teneva ad avere una conversazione con quell'uomo.

- Ha bisogno di soldi?- lo provocò Evans.

Louis schioccò la lingua al palato e roteò gli occhi al cielo.

- Da quando lei ha bisogno di parlare con me? Mi dica cosa devo fare e finiamola qui.-

Evans sorrise e poi annuì, sporgendosi sul tavolo per non essere sentito da nessuno. Non che ci fossero chissà quante persone, ma quell'uomo era ossessionato dalla sicurezza.

- Si tratta di un ragazzo di diciotto anni. Capelli ricci, occhi verdi, molto alto, abitudinario. Ogni mercoledì alle 15 va a fare una passeggiata al parco e ci resta fino alle 17.30. Il venerdì sera esce con due suoi amici sempre al The Sun, il sabato al Fun e la domenica pomeriggio va in biblioteca dalle 14 alle 18, sempre nella sezione dei romanzi rosa. Durante l'uscita del venerdì, più o meno verso mezzanotte, si reca sul tetto e ci rimane per una ventina di minuti. Si chiama...-

- Alt. Sa che non voglio sapere i loro nomi.- gli ricordò Louis. Non sapere assolutamente niente di quella che era la loro vita o di quelle che erano le persone a cui le vittime indicate tenevano di più e che avrebbero dovuto lasciare per colpa sua, lo faceva tentennare meno, quando giungeva il momento di ucciderle.

Evans annuì e fece per alzarsi, ma all'ultimo si bloccò di colpo, come se avesse raggiunto un'illuminazione.

- La scadenza è fra due settimane massimo, Tomlinson. Non sono ordini dall'alto stavolta. Interessa me.- aggiunse, marcando bene l'ultima parola, prima di percorrere il corridoio che lo portava all'uscita. Là, lanciò un'occhiata d'intesa a Louis e poi se ne andò.

Cosa poteva aver mai fatto un diciottenne ad un uomo adulto, come Evans, di così grave da scatenare una tale vendetta nei suoi confronti? 

Basta domande, si rammentò mentalmente Louis. Si sentiva già abbastanza a terra, senza che ci si mettessero pure quelle domande interiori.

Prese un respiro profondo, mentre cercava di scacciare dalla sua mente tutti quei pensieri che, ogni volta, andavano a tormentarlo.

Era una specie di lotta per la sopravvivenzail più forte resta in vita, il più debole soccombe. E allora perché non smetteva di pensare che uccidere gli avversari era sinonimo di 'barare'? Perché non smetteva di sentirsi in colpa per essere uno di quelli che doveva sopravvivere?

Louis chiuse gli occhi e sospirò; non stava facendo tutto ciò per se stesso. Non era quella la sua priorità, ma bensì portare a casa soldi e cibo per permettere alle sue sorelle e a colui che chiamava 'fratello' di vivere al meglio. E per fare questo bisognava scendere per forza a compromessi.

Compromessi che lo rendevano tutto fuorché una brava persona, ma che doveva assolutamente accettare.

Una vita in cambio di altre sei.


Harry POV

- Stasera The Sun?- domandarono all'unisono Liam e Niall, raggiungendo Harry.

Erano più grandi di lui di un anno, motivo per cui avevano lezioni separate. Si incontravano solo a mensa e durante educazione fisica. Era nato tutto da lì, grazie al professore che li aveva messi in squadra insieme per una partita a calcetto quattro anni prima. Erano l'uno completamente diverso dall'altro, ma forse era proprio questo che rendeva la loro amicizia così solida.

Harry era un animo buono, spesso giurava che l'avrebbe fatta pagare a chi ogni tanto lo criticava, ma alla fine si limitava sempre a chiudersi in camera sua a piangere e a fingere davanti agli altri di essere invece una roccia inscalfibile.

A prima vista, Liam poteva sembrare lo studente modello che sa sempre tutto, che studia tutto e che non viene mai ripreso dai professori; ad una seconda si rivelava un grandissimo secchione a cui però piaceva divertirsi, uscire e non stare sempre sui libri; era stato in passato vittima di bullismo e ogni tanto faceva fatica a difendersi, ma a quello ci pensava il biondino.

Niall era la vera e propria anima del gruppo, nessuno conosceva qualcuno con una risata più contagiosa della sua e, sì, con un amore più incondizionato per qualunque cosa rientrasse nella categoria 'cibo'. Se ne fregava altamente delle critiche degli altri, ma quando si trattava dei suoi due migliori amici diventava peggio di una leonessa con i propri cuccioli. E con uno Styles anti-violenza e un Payne incapace di difendersi, ce n'era veramente bisogno.

In ogni caso, Harry si voltò verso i suoi amici con un sopracciglio alzato, segno che quella domanda era davvero stupida. Gliel'aveva spiegato tante volte, ma sembrava che i loro cervelli non comprendessero fino in fondo la frase 'Il venerdì sera è The Sun e il The Sun è venerdì sera'.

Harry era forse uno dei ragazzi più abitudinari che sia Liam sia Niall avessero mai conosciuto. Una volta trovato un posto adatto a sé, non lo cambiava mai, per paura di trovarsi male o forse di essere fuori luogo. Fortunatamente a Liam e a Niall bastava uscire e non erano ragazzi dalle grandi pretese, anche se dovevano ammettere che una volta ogni tanto una visita ad alcuni nuovi locali non l'avrebbero disdegnata.

Grazie a Dio, i due ragazzi evitarono di chiedere l'orario di ritrovo, visto che era sempre lo stesso degli ultimi due anni, e si recarono tutti insieme in mensa, dove una calca di gente era quasi stesa sul bancone, come se non avesse mai mangiato in vita sua. Non che Harry fosse particolarmente stupito, dal momento che Niall era, se possibile, uno dei peggiori, però, insomma, un po' di contegno non avrebbe fatto schifo. Niall sparì immediatamente e gli altri due andarono a cercare un tavolo libero, sempre lo stesso.

Peccato che quel giorno ci fosse seduto qualcun altro. Qualcun altro come Zayn Malik.

Zayn era un ragazzo dell'età di Liam e Niall, ma completamente diverso da loro: se ne stava molto sulle sue, ma quando improvvisamente sentiva il bisogno di partecipare alla vita sociale tutti rimpiangevano i vecchi tempi. Il fatto che si fosse seduto al loro tavolo, sebbene sapesse benissimo che ci si sedevano sempre loro tre, significava solo che era entrato nel periodo che tutti temevano, Liam per primo. Zayn era stato infatti uno di quelli che l'avevano bullizzato nei primi anni di liceo e Liam ancora tremava come una foglia, quando gli era vicino. In parte la colpa era di quello che aveva passato a causa sua, in parte per la cotta straordinaria che aveva per quel ragazzo, nonostante tutto.

Tanto intelligente a scuola, ma in quanto a ragazzi di cui innamorarsi... era stata la prima cosa che Harry aveva pensato quando Liam gli aveva rivelato quel suo grande segreto.

- Malik.- lo salutò il più educatamente possibile Harry, ricevendo in risposta un cenno col capo da parte di Zayn, prima di rivolgere nuovamente la sua attenzione alla sigaretta che stava rollando.

- Q-questo sa-sarebbe il nostro t-tavolo.- tentò Liam con una convinzione che non avrebbe smosso neanche Harry - l'anima pia.

- Payne, sei senza speranze. È inutile che provi a difenderti, risulti solo ancora più sfigato di quanto già tu non sia. E fatti dire che un moscerino ti difenderebbe meglio di Styles.- sospirò Zayn, portandosi la sigaretta tra le labbra e poggiando i piedi sul tavolo, sotto lo sguardo sconvolto di alcuni ragazzi presenti nella mensa ed adorante di altri.

Liam abbassò la testa, arrossendo, mentre Harry scrollò le spalle e gli spostò i piedi dalla superficie bianca del tavolo con una mano.

- Cerchi rogna, Styles?- gli chiese Zayn, gli occhi ridotti a due fessure, nell'esatto momento in cui Harry spostava una sedia e ci si sedeva sopra.

- Veramente stavo cercando un tavolo libero dove mangiare.- lo corresse Harry con voce stanca.

- Mi pare che quello laggiù sia più che libero.- gli disse Zayn, indicandogli con l'indice un punto indistinto della mensa. Harry neanche si voltò, deglutì e rispose:

- Come ha detto Liam, questo è il nostro tavolo.-

Zayn iniziò a guardarsi teatralmente intorno e si abbassò per osservare la parte inferiore, poi corrugò la fronte e appoggiò di nuovo i piedi sul tavolo.

- Non vedo nessuna insegna di proprietà.- osservò pensieroso, trattenendo a stento un sorriso canzonatorio.

Harry prese un respiro profondo e, a differenza di alcuni ragazzi che dovevano imporsi di stare calmi, strinse i pugni sotto il tavolo, nella speranza di sentire il bisogno di iniziare una qualche rissa. Niente.

- Senti, Malik, che ne dici di smettere di rompere i coglioni, mh?- ricorse all'uso della parola, che ogni tanto risultava d'effetto. Ovviamente per quell'ogni tanto non si riferiva alle volte in cui lo usava su elementi del calibro di Zayn.

- C'è qualche problema?- intervenne Niall, di ritorno con due vassoi stracolmi di piatti. Zayn tolse immediatamente i piedi dal tavolo e batté le mani, apparentemente felice.

- Ecco anche il biondo tinto! Mancavi solo tu all'appello! Ma d'altronde dove altro potevi esser finito se non al bancone? Inizio a sospettare che il tuo amore per il cibo superi quell'apparente passione per le ragazze.- esclamò Zayn.

Niall era noto in tutta la scuola per saltare da una ragazza all'altra con la stessa facilità con cui si mangiava tre pizze a cena. Partiva con i migliori propositi, con frasi del tipo 'stavolta è quella giusta' o, peggio ancora, 'questa volta mi innamoro', ma alla fine sentiva di non provare assolutamente niente ed andava alla ricerca di altro.

- Si da il caso che almeno io abbia una vita sessuale attiva a differenza di qualcuno di mia conoscenza.- ribatté Niall, un sorriso finto sulle labbra. Liam lo guardò con due occhi di rimprovero per quello che gli aveva detto, anche se Harry fu certo di averci visto una puntina di adorazione.

Zayn fece per aprire bocca, ma la richiuse subito dopo quando il suo cellulare iniziò a suonare. Lo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni e sbuffò, dopo aver letto il nome della persona che lo stava cercando.

- Non finisce qui.- li avvertì, prima di alzarsi e sparire in mezzo alla folla di ragazzi di ogni età che scendevano a pranzo.


Zayn POV

E il premio Nobel per il tempismo perfetto dell'anno va a... Louis William Tomlinson. Applausi, prego.

Zayn faceva battute pessime nella sua mente per non sclerare e rispondere male a Louis, anche se il 'che cazzo vuoi?' con cui rispose a telefono poco aveva di cortese e tranquillo.

Niall Horan gli aveva appena rinfacciato di trombare più di lui e di certo non voleva che un tale messaggio girasse per quei tre sfigati e poi per tutta la scuola, per quanto potesse essere la verità.

- Ciao anche a te, Zayn.- gli rispose Louis accigliato. Il ragazzo sbuffò e roteò gli occhi al cielo.

- Senti, stavo finendo una cosa importante.-

- Se intendi rompere le palle a quei tre di scuola tua, allora è il caso che tu ti riveda la definizione di 'importante'.- aggiunse Louis d'un fiato, mentre Zayn dall'altro alto del telefono sgranava gli occhi e prendeva a guardarsi intorno.

- E tu come fai a saperlo?!- esclamò, una volta certo che Louis non gli avesse fatto una sorpresa, presentandosi a scuola. Inutile dire che era un po' triste per il fatto che non fosse presente.

- Zayn...-

- Il fatto che lo faccia sempre non ti ha aiutato affatto a capirlo, dico bene?- gli chiese supplichevole Zayn. 

Sapeva di criticare tanto Styles per le sue noiose abitudini e al tempo stesso di essere un po' come lui. Tu non sei come Styles intervenne immediatamente la sua vocina interiore a scacciare il terrore che si era impadronito di lui solo al pensiero di avere qualcosa in comune con quel ragazzo.

- Benissimo.- ridacchiò Louis e Zayn si affrettò a cambiare discorso.

- Insomma, che volevi dirmi?-

- Stasera potresti occuparti delle ragazze? Io sono fuori.- lo informò Louis.

- Dove vai?- gli domandò allora Zayn. Non succedeva quasi mai che Louis uscisse la sera, se si escludevano le lunghe passeggiate che faceva dopo aver messo a letto tutte le sue sorelle.

- Al The Sun. Per lavoro.- gli rispose semplicemente l'altro ragazzo. Dalla voce si poteva chiaramente dedurre che ancora non avesse superato la fase dei sensi di colpa. Anche Zayn li aveva avuti, quando aveva iniziato a spacciare per racimolare qualche soldo, ma gli erano passati dopo un paio di mesi. Tuttavia, tra essere indirettamente responsabili della rovina di qualcuno e togliere tu stesso la vita a qualcun'altro doveva esserci una certa differenza.

- Ah, sì? Chi è?-

- Ma che avete tutti oggi!? Sapete che non voglio sapere i loro nomi!- esclamò Louis esasperato. Considerato che nessuno, a parte Zayn, era conoscenza del vero lavoro di Louis, Evans doveva aver cercato di rivelargli il nome della vittima, come sempre.

- Giusto. Comunque non ne capisco il senso. Tanto li uccidi ugualmente.- rifletté il ragazzo.

- Grazie tante, Zayn 'tatto di un elefante' Malik.-

Zayn scoppiò a ridere, mentre Louis gli rifilava una quantità industriale di insulti. Non si preoccupava di chiedergli scusa magari, perché Louis già sapeva benissimo che non lo reputava una cattiva persona, ma solo un ragazzo troppo buono per questo mondo che non offre le stesse opportunità a tutti. Non che glielo avesse detto con parole così sdolcinate, ma il messaggio era quello.

- Quando avrai finito di insultarmi, sappi che stasera io dovrei lavorare. Vedo di scambiare i turni.- lo interruppe ad un certo punto Zayn.

- D'accordo, bastardo. Io inizio a cercare qualcuno di economico, nell'eventualità che tu non sia a casa.-

- Perfetto. Vieni a prendermi tu oggi?- gli domandò Zayn.

- Certo. - gli assicurò.- Adesso devo andare, ci vediamo dopo.-

- A dopo Lou.- lo salutò Zayn e poi riattaccò. Guardò l'ora sul display del cellulare e con uno sbuffo sonoro abbandonò l'idea di tornare ad infastidire Horan, Payne e Styles, mentre saliva le scale diretto in classe.



Saaaaaaalve a tutti bella gente!
È la prima Long che scrivo, in generale è la prima ff che posto qui su efp. Ho impiegato anni per capire come postare, quindi abbiate pietà e magari datemi un parere, se vi va.
Per qualsiasi cosa mi trovate su twitter @CrazyAboutGaga e @Larry_TrueLove su Wattpad, dove ho postato una OS e dove posterò anche questa storia.
Detto questo, mi dileguo. Byeee e alla prossima!

 

   
 
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