Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: httpjohnlock    06/10/2014    6 recensioni
“Ci sono persone con lo sguardo accattivante, quelle con lo sguardo dolce, quelle che danno l'impressione di stare sempre sulle nuvole, quelle con lo sguardo indifferente e... e poi ci sono quelle dallo sguardo infinito.”
 
* * *
 
“Non si fa toccare, Marco.
Non un bacio, non un abbraccio, non una carezza.
Parla poco, Marco.
Non mi dice più “Ti amo” né altre dolci o semplici parole ma comunica quasi solamente a gesti e a monosillabi.
Marco non è felice.
Si chiude in camera sua, a chiave, e inizia a singhiozzare. Lo sento tirare su col naso, fare delle piccole urla soffocate dai cuscini e piangere, piangere tanto.
Gli dico “Apri, te prego” ma lui non risponde.”
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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XXVII

 
* * *

 
Ciao Michael, o forse dovrei dire Mika.
Sai, sono qui, seduto sul bagnasciuga della spiaggia più vicina, per cercare di non pensare, (anche se cosciente del fatto che il mare è portatore di riflessioni e ricordi).
Ho incontrato un ragazzo, Federico, che ha perso sua moglie in un incidente; mi ha donato tre oggetti: una penna a sfera dall'inchiostro blu ormai consunto, un foglio di carta e una bottiglia di vetro. Ha detto che a volte scrive ciò che prova in un pezzo di carta bianca, lo infila nella bottiglia e la lascia navigare tra la salsedine.
Mi sembra una cosa così stupida, ma faccio questo gesto per amore, e si sa che l'amore rende l'essere umano un po' imbecille.
Michael, mi manchi.
Sono passati otto mesi dall'ultima volta che i nostri respiri si sono confusi tra di loro, dalle mie mani sulla tua pelle, dalle tue esili - ma dannatamente accoglienti - braccia attorno al mio corpo.
E' stato un amore autentico, il nostro, anche se breve.
Mi haI insegnato cosa vuol dire amare una persona con tutto te stesso, dandole anima e corpo ogni giorno e in ogni piccolo gesto quotidiano.
Sai una cosa? Non ho rimpianti. Rifarei tutto da capo, pur sapendo il finale. Non rinuncerei ad ogni tuo bacio, ad ogni tua carezza. Non rinuncerei ad ascoltare la tua risata perfetta, alle tue parole in un italiano improbabile. Non rinuncerei a quelle litigate finite con un bacio e ritornando ad amarci più di prima.
Ha detto Federico di continuare a vivere la mia vita anche senza di te; ci proverò, te lo giuro, lo farò per te e per me.
Ma cazzo, ho così paura di non farcela, di crollare e non riuscire più ad alzarmi. Se penso al fatto che non sarò più io ad asciugarti le lacrime che mai devono scorrere sul tuo viso angelico, darti un abbraccio quando ne hai bisogno, dormire con la guancia schiacciata contro il tuo organo principale coperto dalla pelle, sento una strana morsa nello stomaco e mi vien voglia di piangere.
Ma promettimi una cosa, una cosa sola: che starai bene. L'unica cosa che voglio è che il tuo sorriso e la luce dei tuoi occhi non si spengano neanche per un minuto.
Smetto qui, dato che sono arrivato quasi alla fine del foglio.
Ti ho amato, ti amo e ti amerò sempre, Michael Holbrook Penniman Junior.

Ps. se hai trovato questo messaggio, voglio dirti una cosa: non smettere mai di lottare per le persone che ami e per ciò a cui tieni. Sii il più forte e coraggioso dei guerrieri: combatti sempre, non arrenderti.
Non abbandonarti completamente all'amore perdendo di vista il resto. Non fare come ho fatto io, che mi sono abbandonato all'amore finendo, poi, per restare solo e perdere non solo il ragazzo che amo, anche il mio migliore amico.
Buona fortuna,

Marco

Arrotolo su se stesso il foglio di carta aiutandomi con uno spago verde smeraldo e lo infilo accuratamente nella bottiglia, chiudendola con un tappo di sughero.
Federico, che fino a quel momento si era allontanato lasciandomi solo, mi da una pacca d'incoraggiamento sulla spalla.
Prendo un respiro profondo e vengo scosso da un forte singhiozzo dovuto agli spasmi.
Stringo forte la bottiglia e con tutta la forza che possiedo, la lancio via. Essa volteggia in aria per qualche metro per poi affondare in acqua provocando uno schizzo. Risalita su, inizia il suo lungo viaggio, affidandosi alle braccia del mare.
«Questa sera ho pescato un cadevano.»

 
* * *
 
21 ottobre 2020

Dopo un po' di esitazione, stringo forte la maniglia argentea e la abbasso, aprendo la porta. Davanti a me si para un enorme ingresso. Mi guardo intorno: le pareti color cioccolato contornate da ghirigori, un grande tappeto rossastro al centro e alcuni divanetti color panna rendono l'hotel molto elegante e raffinato.
Inizio a camminare smarrito sul parquet perfettamente lucidato, verso la reception, accorgendomi, dopo poco, della mancanza di un responsabile.
Non trovo neanche Blair, la ragazza che mi ha chiamato. Per cosa? Per farmi avere un incontro con un famoso cantautore in cerca di un batterista competente.
La ragazza mi ha chiamato tre giorni fa, dicendo che il manager di questo - ancora sconosciuto per me - cantante si era imbattuto nella mia cover di “Panic Station” dei Muse e ha subito ordinato di cercarmi.
Cinque anni fa ho iniziato dei corsi di batteria e da quando ho impugnato le bacchette non ho mai smesso di suonare, suonare e ancora suonare. Vedendo canali di altri batteristi su YouTube mi son chiesto “Perché non provarci?” così ne ho aperto uno dove pubblico cover delle canzoni che più mi piacciono, ricevendo moltissimi complimenti che a dirla tutta non penso di meritare.
La chiamata di Blair mi ha reso la persona più felice del mondo. Insomma, un'assistente di un cantante famoso non ti chiama tutti i giorni dicendo che desidererebbe essere il batterista di quest'ultimo. Pazzesco, no?
L'assistente mi ha dato appuntamento in quest'hotel, pagandomi il viaggio per Londra, dicendomi di cercare una porta con appeso un cartello, senza dirmi cosa ci fosse scritto.
Non posso neanche chiamarla dato che, preso dall'emozione, non ho salvato il suo numero in rubrica. Potrei sedermi e aspettare chissà chi ma decido di mettermi in cerca di questa porta.
Prendo un corridoio, fregandomene dello sguardo confuso della gente.
Ci sono centinaia e centinaia di porte, ascensori e corridoi: come farò a trovare ciò che cerco?

Cammino da almeno trenta minuti, sento le gambe pesanti e avrò perso dieci kg.
In lontananza vedo una figura bianca su una porta, così, con le ultime forze, corro verso di essa.
C'è un cartellino con su scritto “Private”; forse è in questa stanza ciò che cerco.
Ancora un po' insicuro, apro cautamente la porta dal pomello bianco.
Un tonfo, non faccio in tempo a guardare dove son capitato, che sento un tonfo. Ai miei piedi c'è un cellulare dalla cover bianca e il simbolo della Apple in alto; mi inginocchio per recuperarlo, quando sulla mia mano se ne poggia un'altra: maschile, elegante e dalle dita affusolate. Batto la mia testa contro quella del proprietario, cadendo impacciatamente col culo per terra.
Mi massaggio la cute, alzo la testa e incrocio lo sguardo dell'uomo con il mio.
Rimango pietrificato.
Si sta ripetendo tutto.
«M-Marco?» Quella voce. «Mika.»

 
 
 
 
#spaceofthewriter
Eh sì, siamo giunti alla fine (questa volta davvero).
Oddio, è la prima fanfic che scrivo (e non elimino al secondo capitolo) e che termino,
ed ora sono un po' imbarazzato, ma ok.
Che ve posso dì? GRAZIE.
Grazie perché senza di voi questa storia non sarebbe mai stata presente su questo fantastico sito né nelle 20 storie più popolari su Mika.
Grazie per le 11000+ visualizzazioni e ben 135 recensioni.
Non finirò mai di ringraziarvi, davvero.
Boh, spero che quest'ultimo capitolo non vi abbia deluso né fatto schifo e che tutta la storia vi abbia lasciato qualcosa.
Ovviamente mi farò rivedere presto eh!
Grazie ancora,
xtizianoschoco
  
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