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Autore: diaforis    07/10/2014    2 recensioni
Allegiant ha stravolto tutti. La morte di Tris ha stravolto tutti.
E se esistesse un finale alternativo? E se Tris restasse viva anche in quest'ultima battaglia?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Tris, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Perdonate il ritardo imperdonabile. Grazie a tutti per i commenti, li apprezzo molto. Spero che il capitolo vi piaccia!

 

(Tris.)


Non so dare un nome a tutte le emozioni che stanno attraversando la mia mente in questo momento. Sono tante e tutte discordanti fra di loro, ma credo sia normale. Sono stata bloccata nel limbo della mia morte per giorni, mesi.. non lo so neanche per quanto.

Il mio cervello è intorpidito, si sta liberando dalle cinture della simulazione poco alla volta, come un fiore che si prende il suo tempo per poter sbocciare in tutta la sua bellezza.

Al momento riesco a controllare solo l' olfatto ed è per questo che la puzza di disinfettante mi sale subito al naso, mi entra in gola.

Eppure questo silenzio cieco è più stimolante delle immagini che ero costretta a rivedere senza sosta fino a pochi giorni fa. Riesco a pensare, riesco a ricordare, riesco a trovare una scappatoia.

Pian piano sento un formicolio al braccio destro, poi al sinistro. Un ronzio fastidioso, poi una sedia che striscia sul pavimento. Una pressione sul mio ventre, poi una voce che parla.

Sembra lontana, ovattata, se fosse un'immagine sarebbe sfocata e irriconoscibile,  senza la messa a fuoco a renderla nitida.

Una nuova nota vissuta mi sale al naso, la pressione sulla mia pancia si fa sempre più decisa; la voce prende corpo e si trasforma in quella che ho sentito per tutto questo tempo nella mia testa.

Ho paura di essere tornata indietro, ho paura di rivedere il suo sguardo che osserva il mio corpo rigido e gelido su quella lastra.

Riesco a muovere la mano destra verso il braccio di Tobias. Glielo sfioro, stringendo le dita esili sopra la sua pelle abbronzata.

«T-tobias..?» concentro tutte le mie forze in quell'unica parola.

La voce mi esce roca, tremolante, ma non importa perché lui riesce ugualmente a sentirmi ed alza la testa. Non importa perché lui sgrana gli occhi e mi fissa incredulo, scattando verso di me e prendendomi la testa fra le sue mani così calde e grandi.

Non importa perché con un bacio sfiorato riesce a strapparmi completamente via dall'ultima simulazione della mia vita.


 

* * *
 


Quando "vai via" per tanto tempo e poi "ritorni" non puoi pretendere di riavere indietro la tua vita in un batter d'occhio. Devi sottostare a ciò che ti impongono e non puoi opporti, perché sarebbe sbagliato e controproducente per me stessa.

Almeno così dicono.

Cara mi fissa da dietro i suoi occhiali da erudita e mi punta nelle pupille una stupida lucina, che io seguo con lo sguardo.

« Ok Tris, non sembra esserci alcuna anomalia. I tuoi riflessi sono buoni, gli organi funzionano a dovere. Sembra tutto nella norma, ma nei prossimi giorni vorrei comunque tenerti d'occhio, sai non.. ». Scuoto la testa e la interrompo, dondolando i piedi dal lettino sul quale sono seduta « Cos'era quel siero di simulazione? Dov'ero? E' stato.. orribile» presso le labbra insieme, torturandomele.

Lei sospira e si rigira quella che sembra una penna fra le mani pallide e curate. « Non lo sappiamo. Non riusciamo a capire perché su di te abbia avuto quell'effetto, era soltanto un siero della morte. A volte ci sono cose del nostro vecchio mondo che non riusciamo a capire.. ».

Aggrotto le sopracciglia ed improvvisamente mi illumino, ricordando il motivo per cui ho preso il posto di Caleb. « E' andato tutto bene? Intendo.. le fazioni, il siero della memoria. Cosa ne sarà di noi?  » domando tutto di un fiato, sentendo l'ansia prendere possesso di me.

Cara sorride e, ancor prima che lei cominci a parlare, questo basta a farmi tranquillizzare. « E' andato tutto secondo i piani. Abbiamo cancellato la memoria di tutti e li stiamo rieducando con la verità. Tobias è bravissimo in questo.. ».

Non mi stupisco quando sento nominare il nome di Tobias abbinato ad un complimento, e non posso fare a meno di stendere le labbra in un accenno di sorriso. Questo basta per far alzare Cara dallo sgabello di fronte a me. « Stai bene, Tris. Non c'è motivo che tu rimanga ulteriormente qui. Rivestiti, Tobias ti sta aspettando davanti la porta. Non è andato via neanche per un secondo ».

Annuisco e la osservo uscire dalla stanza, prima di abbassare lo sguardo sulle mie mani, intrecciate sopra le ginocchia ossute.
La verità è che mi sento tremendamente in colpa.

Non ho mantenuto la mia promessa. Mi sono sacrificata ancora una volta per gli altri, senza pensare a me stessa o alla promessa fatta.

Senza pensare a Tobias.

So' che lui non è arrabbiato con me ed è questo che non capisco. Insomma, dovrebbe esserlo. Dovrebbe essere arrabbiato a morte ed invece non mi ha lasciata sola per un momento, riversando tutta la sua angoscia nel lavoro, chiedendo solo di riavermi indietro.

Scuoto la testa e scaccio via questi pensieri, guardandomi intorno alla ricerca dei vestiti che Cara mi ha detto di indossare. Li trovo sopra la scrivania alle mie spalle; profumano di pulito, di un profumo dolce ma pungente che non avevo mai sentito prima.

Prendo in mano il primo indumento della pila: una maglietta a collo alto, verde. La indosso sopra l'intimo e faccio lo stesso con il paio di jeans chiari. Le scarpe, bianche, mi calzano a pennello.

Niente più vestiti da Abnegante o da Intrepida.

Niente più colori identificativi.

Niente più Fazioni.

Sotto il tessuto della maglietta sento il mio tatuaggio bruciare.

Da oggi ricomincio a vivere anche io.


 

* * *
 


Mi chiudo la porta alle spalle e rivolgo la mia attenzione alla figura che mi aspetta, a braccia incrociate, poggiato al muro con un piede.

Guardo Tobias con gli occhi lucidi e, con un gesto involontario, mi porto dietro un orecchio una ciocca di capelli fin troppo lunga.

Non so perché, ma il pensiero di mia madre che mi taglia i capelli mi balena in mente come un fulmine a ciel sereno.

Lui sembra accorgersi del guizzo nei miei occhi, perché si avvicina e senza dire niente mi stringe fra le sue braccia forti, cullandomi come se non fosse accaduto nulla.

Come se fossimo ancora nel suo rifugio, al covo degli Intrepidi.

Ed è proprio con la consapevolezza che nulla è cambiato fra me e lui che lo stringo con quanta forza ho in corpo, affondando il viso nel suo petto ampio e accogliente. Mi posa un bacio fra i capelli e lo sento sospirare, mentre fa scorrere una mano sulla mia schiena.

Stiamo così senza parlare, senza guardarci negli occhi. Stiamo semplicemente abbracciati, lasciando che tutto il dolore passato scompaia. Stretti l'uno nell'altra come a ridarci vita a vicenda.

Come a ridarci ossigeno a vicenda.

Perché lui non lo sa, ma mi è mancato come l'aria.


 

* * *
 


Stringo la mano di Tobias e lo seguo lungo il corridoio illuminato in cui stiamo camminando. Urto contro la sua spalla quando si ferma improvvisamente davanti una porta di legno bianco.

Si volta verso di me, accigliato « Tutto okay? ». Annuisco.

Sopra la superficie lucida spicca il numero "4" e non posso fare a meno di farmi sfuggire uno sbuffo divertito, inarcando il sopracciglio destro « Quattro? », gli domando.

Neanche si gira, troppo impegnato ad infilare una chiave argentata nella serratura, ma dalla posizione in cui sono riesco benissimo a vedere le guance che si stendono a causa del sorriso. « Non dire niente, è del tutto casuale e nessuno, a parte te, Chris e pochi eletti, trovano la cosa così divertente » afferma, mentre apre la porta e si fa da parte per lasciarmi entrare.
Davanti a me si apre un'ampia stanza illuminata da numerosi faretti sul tetto, mentre parte della nuova città in costruzione si affaccia dalle immense vetrate che percorrono la stanza.

Mi volto verso di lui come una bambina che ha appena fatto una nuova scoperta e sbatto più volte gli occhi. « Ma è.. è.. » lui annuisce, continuando la frase al mio posto. « Bellissimo, lo so. »

Stendo le labbra in un sorriso e continuo ad osservarlo, mentre cerco di formulare nella mia mente la domanda successiva.
Tobias però mi anticipa e prima ancora che io apra bocca, mi poggia una mano ruvida sulla guancia. « Sì, è nostra. La nostra nuova casa ».


 

* * *



Stretta fra le braccia di Tobias, non ho paura di lasciare libera la mia mente. Alcuni punti interrogativi mi sfiorano subito i pensieri.

Caleb è in cima ad essi. Dov'è? Perché non era lì al mio risveglio?

Tobias mi ha detto che Christina sarebbe tornata il giorno dopo, non poteva di certo sapere che oggi sarei stata io a tornare.
Ma su Caleb non ha proferito parola.

Sospiro e sfrego la guancia contro il suo petto, ormai abituata all'idea di essere nello stesso letto insieme a lui.

Se me lo avessero detto soltanto qualche tempo prima sarei avvampata e poi avrei detto chiaramente "NO!", ma il tempo passato da sola in quella simulazione ha rivoluzionato tutto.

Il mio modo di pensare a Tobias e di approcciarmi con lui.

Può sembrare strano, non si può cambiare idea così velocemente, ma ciò che ho realizzato dopo qualche tempo mi ha permesso di riflettere. "Aspettare", ma cosa? Cosa c'è di male a voler condividere con la persona che si ama anche l'intimità?
Forse la mia mentalità da Abnegante non mi permetteva di vedere oltre, ma vivere come ho vissuto io fino a ieri sì.

« Sei sveglia? » la voce di Tobias mi strappa ai miei pensieri e così annuisco « Hm-hm».

« Non hai sonno? » di nuovo, la sua voce mi arriva calda e profonda alle orecchie. Questa volta mi poggio con il mento sul suo petto e, approfittando della luce che entra dai finestroni che si estendono anche nella camera da letto, scuoto la testa. « No, tu? ».

Scuote la testa anche lui e mi sorride, alzando l'angolo destro della bocca. Non so cosa mi porti a desiderarlo così tanto, ma mi sporgo verso di lui e gli rubo un bacio. Lui continua a guardarmi.

« Tris.. » sfiata, deglutendo rumorosamente.

Ripoggio le labbra sulle sue, questa volta prolungando il bacio, e lui mi allontana dolcemente sfiorandomi una guancia con i polpastrelli caldi. « Tris.. » ripete.

Punto gli occhi nei suoi e, parlando ad un millimetro dalle sue labbra carnose, ribatto con convinzione « Zitto e baciami ».

 
   
 
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