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Autore: Elisa286    07/10/2014    3 recensioni
"E per quanto cercasse di negarlo a se stessa, per quanto si sentisse stupida ad aspettare una persona oramai persa, lei lo amava. Lo avrebbe amato anche se fosse stato dall'altra parte del mondo."
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"Lei sapeva di felicità. Di gioie inspiegabili, di quei sorrisi che spuntavano sul volto del riccio senza alcun motivo, grazie a lei. Sapeva di sole in estate, di pioggia in primavera, del fumo di una tazza di tè al limone, di righe in inchiostro nero lette e rilette sulle pagine consumate di un libro ingiallito, di fiori di campo appena raccolti, di zucchero filato e del sapore dell'aria dopo una nevicata."
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"Prometto che ti aggiusterò così come ti ho distrutto."
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"Potrei vivere infinite vite e trovare ogni dannata volta un modo diverso per amarti. [...]"
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"Era la sua piccola porta guai."
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"Ma quella volta lui non era lì a salvarla da quel destino così accanito e persecutore."
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Quando la forza dell'amore rischia di travolgere tutto. Segreti e verità verranno a galla. Sono Clancy ed Harry e sconfiggeranno il mondo pur di avere il loro lieto fine.
Sequel di Red Warrior, che vi consiglio di leggere se vi va di passare qui :)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sometimes I start to wonder, was it just a lie? If what we had was real, how could you be fine? 'Cause I'm not fine at all.
[...] I wish that I  could wake up with amnesia, and forget about the stupid little things. Like the way it felt to fall asleep next to you, and the memories I never can escape. 'Cause I'm not fine at all."
-5 Second Of Summer, Amnesia.


New York, due anni dopo:

-Clancy, almeno fai un tentativo.- Julie era seduta sul pavimento, guardando l'amica comodamente sdraiata sul divano. Aspettavano Calum, che era uscito a prendere del cibo cinese come ogni venerdì sera. -Hood, questa non è una delle tue idee migliori- ribattè la rossa, scuotendo la testa contraria.
-Devi andare avanti, sono passati quasi tre anni- replicò Julie.
Già, tre anni. Tre anni che non avevano minimamente scalfito l'amore verso il riccio. Teneva quel segreto per sè, nessuno osava pronunciare il nome di Harry, perchè pensavano fosse cosa dimenticata. Invece era tutt'altro. E per quanto cercasse di negarlo a se stessa, per quanto si sentisse stupida ad aspettare una persona oramai persa, lei lo amava. Lo avrebbe amato anche se fosse stato dall'altra parte del mondo. E si preoccupava per sè stessa quando si girava nei bar, pensando che lui fosse entrato. Magari con quella camicia a quadri che gli stava così bene. Soffriva e le mancava l'aria nel riconoscere le sue tenere fossette nei visi delicati dei bambini. Nel vedere le sue iridi verdi quando chiudeva gl'occhi per dormire, un verde smeraldo e brillante, come i prati di Central Park. Risentiva la sua risata quando il silenzio della sera calava nella sua camera da letto, e lei sentiva sempre così freddo senza lui a stringerla. Lo rivedeva tra la folla, sui marciapiedi di Wall Street o tra l'odore di fumo a Times Square dopo uno spettacolo pirotecnico.
Clancy spostò lo sguardo dalla televisione all'amica, improvvisamente sopraffatta dai ricordi, e ricomponendosi. -Ma sono cose stupide che fanno i single disperati!- esclamò, non capendo fin dove la ragazza si sarebbe spinta con quella follia. Julie non ebbe il tempo di rispondere che Calum entrò nell'appartamento, portando con sè l'odore del cibo da asporto. Clancy si alzò velocemente dal divano, evitando i borbottii dell'amica, e precipitandosi in cucina. -Sto morendo di fame- dichiarò, salutando Calum con un leggero bacio sulla guancia. Julie li raggiunse e mise le mani sui fianchi. -Cugino, aiutami a far ragionare la piccoletta qui presente- disse, tamburellando con il piede. Calum si bloccò con un sacchetto unto tra le mani, guardando prima la ragazza e poi Clancy. Socchiuse gl'occhi e la guardò diffidente. -Che hai combinato Deaton?- La rossa alzò le spalle innocentemente, addentando del pollo. -Io proprio niente- rispose, continuando a masticare. Calum ritornò a fissare Julie. -Credo che le farebbe bene andare a quell'incontro al Mary's Tavern- spiegò la ragazza. Calum riflettè confuso per qualche secondo, poi scosse la testa divertito, capendo a cosa si stava riferendo Julie.
Era da quasi una settimana che sua cugina tirava fuori quel discorso, e ogni volta la rossa era sempre più decisa a non andare a quell'evento.
-Sinceramente credo che Clancy debba decidere da sola- disse infine. La ragazza fece una linguaccia all'amica, che sospirò. -Ma- continuò, ritornando a fissare la rossa -Sono sicuro che Julie lo fa solo per il tuo bene, e tu dovresti andare. Tanto per provare, sai che puoi chiamarmi in qualsiasi momento e arriverò a prenderti in due minuti.- Julie sorrise soddisfatta, mentre Clancy addentava pensosa un altro boccone di pollo fritto. Alla fine alzò le braccia al cielo esasperata, e le fece ricadere sui fianchi. -Va bene- mormorò, ottenendo da Julie una sfilza di grazie. La ragazza abbracciò la rossa, che contenne l'entusiasmo. L'avrebbe fatto solo per l'amica, sapeva che non sarebbe servito a molto. Non aveva per niente voglia di andare a quello strano incontro, ma Calum riusciva sempre a persuaderla con eleganza, talmente era bravo con le parole. Clancy venne trascinata da Julie in camera, lasciando da solo il ragazzo con i piatti preparati, e l'odore di fritto nell'aria. 


Harry si rivestì lentamente, infilandosi i jeans freddi che lo fecero rabbrividire. Jessie dormiva tranquilla nel grande letto matrimoniale, con la trapunta che la copriva fino alle spalle. Si fermò ancora un attimo a guardarla, i capelli tinti di viola risplendevano al buio, anche se non si poteva definire buio, visto che la luce dei lampioni si riversava dalle finestre. Indossò la camicia blu scuro, sistemandosi il colletto e preparandosi all'imminente senso di orrore nei propri confronti.
Era ritornato alle sue vecchie abitudini, e Jessie era la sua 'vittima'. Condividevano l'affitto, oltre che il letto. A lei stava bene così, non era una ragazza seria, e pensava che neanche lui lo fosse. Si divertiva, ecco tutto. Ma non era vero e proprio divertimento, era la breve intensità del momento che stava già andando affievolendosi. Era così da quasi un anno, dopo il suo trasferimento da Holmes Chapel, alla Grande Mela. Incredibilmente era riuscito a diplomarsi per l'orgoglio della sua famiglia, e a seguire corsi di marketing. Pagava le spese grazie al suo discreto stipendio come momentaneo assistente, lavorando in una casa pubblicitaria. Si poteva ancora definire uno stagista, ma la sua vita era in ordine, come aveva desiderato. Aveva finito la scuola, era indipendente, e lavorava. Gemma non si era più fatta sentire e vedere da quel pomeriggio a Austell, che sembrava lontano secoli. Tanto meglio, non voleva pensare alla sorella. Al contrario sua madre Anne, lo chiamava praticamente sei volte al giorno. Anche suo padre gli telefonava, ogni tanto. Da quando era andato a vivere con lui andavano sufficientemente d'accordo, e questo era la cosa più vicina al perdono che in quel momento Harry potesse dare. Ma sapeva che mancava qualcosa, qualcosa di piccolo e grazioso. O meglio, qualcuno di dolce, delicato, con la forza contrastante del rosso e dell'azzurro. Si era ripromesso che non avrebbe rinunciato alla ragazza di Seattle. E non l'avrebbe fatto.
Si mise il pesante cappotto, e dopo essersi infilato gli scarponi, uscì senza far rumore. Richiuse il portone del palazzo, e si imbatté nell'aria gelida di fine novembre. Aveva sentito parlare di un evento al Mary's Tavern ed era diretto lì, per il suo semplice divertimento personale. Ci andava mensilmente, spacciandosi tutte le volte per una persona diversa: un ricco avvocato, un ex marito arrabbiato o un rude barista dei bassifondi. Era esilarante vedere tutte quelle persone che credevano alla sua storia, lo faceva ridere la stupidità umana. Quel luogo era per single disperati, che stonavano non di poco con l'ambiente raffinato del locale. Erano persone squallide, che credevano in una idea tutta loro dell'amore, e pensavano di poterlo trovare attraverso un semplice incontro organizzato. Non ci andava di certo per trovare una possibile anima gemella, anzi tutt'altro. La maggior parte delle ragazze lì dentro segnalavano a distanza l'immaturità più totale.
E poi gl'anni non avevano soppresso i sentimenti verso Clancy, che amava ancora e sempre più profondamente. Forse lei, al contrario, era andata avanti. E la cosa non lo avrebbe stupito. Ma più i mesi passavano, e più si dimenticava i suoi sorrisi. Si scordava della luce che emanavano i suoi occhi azzurri, e dell'effetto che i raggi del sole avevano sui suoi capelli ramati. E la cosa lo spaventava, perchè il ricordo era l'unico filo che lo teneva legato a lei.
Svoltò l'angolo della 1st Avenue, ed entrò dentro al Mary's Tavern. Come al solito c'era la ragazza bionda all'ingresso, quella che secondo il cartellino appuntato alla divisa, si chiamava Sophia. Ogni volta gli porgeva la maschera plastificata per coprire il viso, accompagnando il gesto con un sorriso malizioso e sensuale. Era innegabilmente carina, ma se avesse scoperto chi era e qual'era il suo passatempo preferito, avrebbe trovato la sorpresa più totale, se non il disgusto, in mezzo a quel volto da santarellina. Si diresse senza scomporsi verso i tavoli disposti in mezzo alla sala, avvicinandosi al numero 2 e trovandoci seduta una donna di mezza età. Un sorriso piccolo e sarcastico gli spuntò in volto, pronto a divertirsi ancora e a reinventare la sua vita. 


Clancy si pentì immediatamente di essere lì, non appena varcò la soglia del locale. Era tutto sommato carino, con le pareti murate e il parquet lucido e nuovo. I tavolini erano disposti in tre file, ognuna composta da quattro tavoli dalla forma quadrata e coperti da una tovaglia bordeaux. Una candela accesa era l'unico accessorio posto al centro. Ma non era per l'ambiente che le venne voglia di scappare, bensì per il brusio concitato di voci. La sala era quasi piena, e altre persone aspettavano di entrare.
Si rigirò tra le mani la maschera argentata che le aveva dato la biondina all'ingresso, e la legò dietro le orecchie. Era lì, tanto valeva rendersi ridicola fino in fondo. Gli incontri erano anonimi, e ringraziò segretamente qualsiasi persona lassù volesse il suo bene, così non avrebbe corso il rischio piuttosto imbarazzante di riconoscere alcuni uomini per strada. Si sedé in fondo, il tavolo 10 semi nascosto era perfetto.
Quando tutte le persone presero posto, una signora in tailleur fece risuonare fastidiosamente i tacchi al di sopra del chiacchiericcio. Si fermò al centro della stanza, richiamando l'attenzione con un piccolo battito di mani. Nella sala calò il silenzio. -Buonasera e benvenuti. Per chi non sapesse in cosa consiste quest'evento, glielo spiegherò in poche e semplici parole. Gli uomini devono girare a turno per i tavoli e hanno a disposizione dieci minuti. Quest'ultimi verranno contanti grazie ad un timer, e allo scadere del tempo sentirete una campanella. Ringraziamo come sempre il Mary's Tavern che ospita tutti i mesi questa serata. Spero che possiate incontrare l'amore, via!- concluse, finendo con un'assordante esclamazione e premendo il meccanismo che calcolava i minuti.
Il primo uomo che si sedé di fronte a lei era sulla trentina, decisamente troppo grande per Clancy. Era calvo, ma la barbetta rossa sul mento faceva intendere l'originale colore di capelli. Si salutarono educatamente, e lui prese a parlare di politica e commercio. Clancy appoggiò i gomiti sul tavolo e aspettò lo scadere del tempo, cercando di apparire interessata e ricordandosi di sbattere le ciglia, qualche volta. Ma non fu il peggio. Dopo di lui le toccarono due uomini sempre più giovani di lei, uno più noioso dell'altro. Un certo Steve, la annoiava con il suo tono di voce lento e strascicato. Lasciava silenzi imbarazzanti che non sapeva come colmare. Avrebbe voluto strozzare Julie, e fu tentata di chiamare Calum una quindicina di volte. Il tintinnio della campanella era la sua salvezza da quella estenuante tortura. Il penultimo uomo arrivò e lei pregò di non addormentarsi. Ma non doveva preoccuparsi visto che Tom, il nuovo anonimo, era logorroico e dalla parlantina veloce, tanto che ad un certo punto si perse e si limitò a fissarlo distratta, mantenendo un sorriso gentile. Il timer segnò la fine dell'ennesimo incontro e lei sospirò di sollievo, stringendo la mano a Tom come segno di saluto. Estrasse dalla borsa il telefono e inviò un messaggio a Julie, premendo furiosa sulla tastiera:


"La prossima volta che mi fai fare una cosa del genere sei morta."

Attese qualche secondo, ricevendo uno squillo di risposta. 

"Come la fai tragica"

Clancy scosse la testa, infastidita.

"Allora la prossima volta mi accompagni Hood"

Il trillio del timer le fece rimettere velocemente il cellulare nella borsa. Si preparò all'ennesimo anonimo che avrebbe reso eterni quei dieci minuti. Si passò le mani sull'aderente vestito grigio perlaceo che Julie aveva insistito nel farle mettere. La fasciava in modo quasi esagerato e risaltava le curve che durante l'adolescenza si erano accentuate di poco. Ma sopratutto era ritornata al suo solito peso, grazie all'insistenza di Calum che si assicurava in modo ossessivo che mangiasse ad ogni pasto.
-Ciao, comincio subito a darti del tu, va bene?- chiese un voce sopra di lei. Sussultò, non aveva neanche sentito dei passi avvicinarsi. Il ragazzo si sedette aggrazziato, scivolando sulla sedia.
Clancy si paralizzò, sentì il cuore creparsi, fermarsi, oppresso da un peso che non avrebbe saputo quantificare. Il respiro si fece accelerato, e mantenne lo sguardo basso, sistemandosi la maschera. Avrebbe riconosciuto la sua voce ovunque, e per quanto l'avesse sognata e desiderata nei momenti più difficili, anche se una parte di lei urlava di scappare lontano, rimaneva il suono più meraviglioso e perfetto che avesse mai sentito. Non rispose, non voleva farsi riconoscere. -Lo prendo come un sì- continuò lui. Impedì a se stessa di guardarlo, immaginando quelle bellissime fossette che probabilmente gli erano appena spuntate in volto. -Sono Harry- aggiunse. Sapeva benissimo come si chiamava, eccome se lo sapeva. La sua voce era leggermente cambiata, le sembrava più profonda e graffiata. -E tu sei?- chiese, riempendo momenti vuoti e di silenzio. Era più bravo di lei nel mettere a loro agio le persone, come in molte altre cose. Ma non poteva di certo fare scena muta, così si schiarì la gola e pensò al primo nome che le venne in mente. -Farrah- disse, con una voce nasale e talmente orribile che lei stessa faticò a rimanere seria. Harry era visibilmente sorpreso dal suo finto modo di parlare. -Di dove sei Farrah?- chiese, tanto per fare conversazione. La stava prendendo in giro; sapeva che quando usava quel timbro seducente stava chiaramente giocando. E forse aveva illuso molte altre donne lì dentro. -Ehm, Ohio- rispose. 'Sei una vera idiota Deaton' pensò. Era davvero al limite del ridicolo. -Raccontami di te- insisté lui, fintamente interessato.
Clancy rise sotto i baffi, quando un'idea folle le attraversò chiara la mente. -Ho ventisei anni, ma ho già due matrimoni alle spalle e tre bambini. Sono rimasta incinta di mio figlio Tyler a sedici anni e un anno dopo aspettavo Beth, la mia secondogenita. Mi sono sposata di fretta a Las Vegas con il mio primo marito, ma dopo tre anni abbiamo divorziato.- Fece una risatina, non riuscendo a trattenersi, e alzò lo sguardo sul viso di Harry che era decisamente sconvolto. Si sentì più sicura, così continuò. -Paul era il mio psicanalista, e ci siamo sposati pochi mesi dopo il mio precedente matrimonio. In meno di un anno è nato Mark, il più piccolo tra i miei figli. Purtroppo scoprii che Paul mi tradiva con Lizzie, mia sorella. Così ora sto aspettando il divorzio ufficiale, sono una madre single, con una scarsa fiducia negli uomini e nel genere umano in generale. Sto cercando qualcuno per divertirmi, quindi se sei disposto anche tu, ti lascio il mio numero.- Non sapeva dove voleva arrivare con quella pazzia, ma era divertente. E ancora più divertente era la faccia di Harry, che aveva gl'occhi spalancati e la bocca socchiusa per lo stupore. -E tu Harry?- domandò Clancy, mantenendo la sua finta voce e incitandolo. Harry si ricompose e le sorrise nervosamente. -Vengo da Holmes Chapel, Cheshire. Vivo in America da un po', e mi sono diplomato da poco.- Clancy si trattenne dal portarsi una mano alla bocca. Harry aveva finito il liceo, ma come e quando? Sorrise debolmente, non potendo nascondere una parte di orgoglio che la stava invadendo. -Mi piace il mio attuale lavoro, ehm...- Harry tentennò, non sapeva cosa dire.
Quella sera si era spacciato per molte persone diverse, ma con la ragazza davanti a lui non poteva reggere il confronto. La sua storia era decisamente peggiore, per non dire falsa. Aveva il vago sospetto che stesse facendo il suo stesso gioco. E ciò era strano, visto che non se lo sarebbe aspettato da una ragazza come lei, che non dimostrava per niente i suo improbabili ventisei anni. -Non ho idea di cosa io ci faccia qui, visto che amo ancora una ragazza che conobbi all'incirca tre anni fa. E' tutta una finzione, non cerco nessuno. Sono un'emerito idiota, e non riesco a stare senza di lei. Ho bisogno di andarmene, scusa. Buona fortuna con i tuoi figli.- Si alzò e si avviò a grandi passi verso l'uscita, lasciando Clancy confusa, vuota e stordita, assordata dalla campanella che segnava la fine dei dieci minuti.



Sono tornataa! <3
Allora, che ve ne pare di questo nuovo prologo? Si parte subito con un incontro casuale tra i nostri Clarry. Harry non ha capito che davanti a lui c'è Clancy, ma la nostra rossa sì. Inoltre tutti e due criticavano quell'incontro, definendolo entrambi per single disperati ahahah
Alcuni dettagli, come l'ambientazione a New York e la presenza di Calum e Julie nonostante il trasferimento di Clancy alla Grande Mela, lo spiegherò nei prossimi capitoli. E poi c'è la coinquilina di Harry, Jessie... ne vedremo tante! 
Speravo in qualcun'altro che commentasse l'ultimo capitolo di Red Warrior (grazie comunque a chi ha recensito), però mi farebbe piacere se ci fosse qualcuno che si fermasse a questo prologo un po' lungo ahah
Scusate ma sono di fretta, vi lascio la foto di Jessie, un bacione! :*



Jessie.


 
  
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