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Autore: darkronin    07/10/2014    1 recensioni
Terza e ultima parte (spero) della saga 'L'ira degli Eroi'
Scopriremo, finalmente, come sono connessi tra loro Loki, Thanos e i potenti della Terra e cosa ciascuno di essi nasconda o desideri. Vedremo come i nostri eroi, finalmente riunitisi, finiranno nei guai e cercheranno di uscirne.
- - - - - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - Altri personaggi secondari aggiuntivi rispetto alla fic precedente: I nuovi personaggi introdotti in quest'ultima parte, per ora, sono solo l'agente 13 Sharon Carter, i gemelli Fenris, Ercole, Sersi, Ares, Danny Rand e Luke Cage, Polaris, Havoc, Ciclope, Sole Ardente, Cable (in minima parte).
+ Riferimenti a World War Hulk, Age of Apocalypse, Secret Invasion, House of M
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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23. X-Factor






Il mattino dopo, di buon'ora e dopo una sostanziosa colazione, gli ospiti alla Stark Tower si erano divisi nuovamente in due squadre. Una, composta dagli agenti S.H.I.E.L.D. sopraggiunti il giorno prima, impegnata nell'assistenza delle vittime di Osborne; l'altra diretta a Westchester che riaccompagnava a casa il nutrito gruppo di mutanti, preoccupati per lo strano silenzio radar da parte dei leader dei due movimenti contrapposti come di tutti loro studenti e accoliti.
“Ripetimi perché state venendo anche tutti quanti voi, in pompa magna” Piagnucolò Wade, legato come un salame sul fondo del QuinJet, quasi fosse l'unico autorizzato a essere incluso nel gruppo mutante.
“E diglielo, Nat...” gli fece eco l'agente Barton che non ne poteva più delle insistenze del mercenario.
“Va bene, Wade...” ghignò la rossa sporgendosi sadica verso il canadese chiacchierone “Veniamo tutti perché non abbiamo assolutamente di meglio da fare. Ti va bene come risposta?”
“A parte gli scherzi...” cominciò Logan squadrando il piangente Wade tra il divertito e l'irritato “...non c'era bisogno...”
“Io dico di sì...” intervenne Steve Rogers, avanzando tranquillo nel corridoio dell'aereo senza servirsi delle apposite maniglie per mantenere l'equilibrio. “La cosa è sospetta...”
“Disse lo stratega...” commentò Iron Man prima di rituffarsi nel suo sacchetto di carta.
“E tu perché non voli all'esterno, visto che stai tanto male a viaggiare chiuso in una scatola come questa?” domandò petulante Pietro, come sempre facilmente irritabile.
“Non volevo perdermi i pettegolezzi...” replicò sarcastico il magnate prima di lanciare un'occhiataccia al fondo del velivolo dove la sua armatura giaceva immota in autoriparazione, accoppiata a una Visione apparentemente ibernata che ne controllava i sistemi operativi. Chi l'avrebbe mai detto che i ruoli si sarebbero invertiti a quel modo?
“Come dicevo...” continuò Rogers, folgorando Tony con lo sguardo, il quale gli rispose con un sorrisino innocente “E' sospetto che non risponda proprio nessuno... E la dottoressa Cooper non ha ancora dato sue notizie...”
-Preparatevi all'atterraggio- comunicò Kurt, dall'altra parte del velivolo tramite l'interfono.
“La scuola c'è ancora?” domandò Rogue al fratello, urlando dal fondo della carlinga.
“E tu perché non sei fuori in ricognizione? Così lo sapresti e non assorderesti tutti coi tuoi modi da grezza contadina del sud...” replicò ancora Pietro.
Rogue tirò un gran respiro prima di rivolgersi al figlio di Magneto “Non so se meriti risposta... e non credo tuo padre ti abbia educato così...”
“Infatti...” rispose ancora lui, polemico “Se n'è ben lavato le mani, il grand'uomo...”
“Pietro!” lo riprese Mystica assumendo l'aspetto dell'uomo in questione “Basta così!”
Pur sapendo di aver a che fare con la mutaforma, Pietro calò immediatamente le penne.
Nel silenzio del ventre dell'aereo, cullati solo dal rombo dei motori, la suoneria di un cellulare squillò prepotente e inopportuna.
“E' mio, scusate, scusate...” disse Tony, riemergendo dal suo sacchetto. “Vivavoce, grazie.” disse sfilandoselo appena dalla tasca dei pantaloni.
-Tony, dove diavolo sei?- sibilò la voce di Pepper, chiaramente alterata.
“Ehm.... sono a prendere una boccata d'aria...”
- Con l'armatura? Proprio quella distrutta?-
“Senti, Peps...”
- No, non voglio sentire le tue scuse...- lo zittì lei -Tanto sarebbero patetiche bugie... Piuttosto, voglio che tu mi spieghi che cos'è quest'odore di bruciato che impregna ogni stanza dell'attico. Che cavolo hai combinato, 'sta volta? Il laboratorio è più in basso...-
“Ehm... Pep... come? Non ti sento...” disse mordendosi le labbra “Non c'è..... ampo. La ...inea è dis...bata. De... anda... Ciao.”
“Patetico” commentò Natasha quando Tony ebbe riagganciato
“Avevi idee migliori?” replicò lui folgorandola con lo sguardo e tornando a nascondere il viso nel suo amato sacchetto.
“Non trovo corretto mentire così alla propria compagna”
“Ha parlato la regina della trasparenza” replicò quello, la voce ovattata. Natasha gli scoccò un'occhiata glaciale ma non replicò.
Un silenzio teso e nervoso calò nuovamente nella stiva.
Pochi minuti dopo, il suono tipico del cellulare per i messaggi in entrata riecheggiò allegro e quantomai fuori luogo.
“Non sono io!” ringhiò Tony, sentendosi gli sguardi dei compagni puntati addosso.
Invece, la maggior parte dei presenti, incuriositi, stavano osservando la sua vicina che si stava affaccendando sul suo dispositivo portatile con dita leggere che volavano veloci sul piccolo monitor.
“Tony...” mugugnò Janet poco dopo, richiamando l'attenzione del magnate. Quello levò appena lo sguardo dal suo sacchetto e a lei, che pure non lo guardava, bastò come dimostrazione di interesse “Hai presente Simon? Quello che solo ieri ci ha dato uno strappo a casa a L.A.?” Senza aspettare una vera risposta, la signora Pym continuò per la sua strada “Beh, mi ha appena scritto che un nostro amico comune, Marc Spector, quello che non riuscivo a raggiungere al telefono, è rientrato dai suoi viaggi... sai che lo dava per disperso e si stava preoccupando?” ancora una volta, Janet non diede nemmeno il tempo a Tony di elaborare un qualunque pensiero e continuò “...Vorrebbe mandarlo in terapia... da noi... 'che siamo esperti di cose strane. Dice che è ritornato... eccentrico. Più del solito. Blatera qualcosa al riguardo di Lune ed Egitto... ti pare abbia senso?” domandò infine, poggiando il telefono sulle gambe con fare seccato.
“La risposta è: Sailor Moon!” cinguettò Deadpool
“Taci, una buona volta!” ringhiò Clint, ormai al limite della sopportazione, tentando di rifilargli un calcio nel costato.
“Egitto non mi dice nulla...” replicò a stento Iron Man.
“A te, Clint...?” domandò Janet avendo notato come l'arciere si fosse irrigidito e fatto nervoso.
Quello sbuffò e si volse a fissarla “Non c'entra nulla...”
“Ne sei sicuro?” domandò ancora la donna, ora più curiosa.
“Scusate...di cosa parlate?” domandò Thor dopo aver levato educatamente la mano.
Janet lanciò un'occhiata sbieca all'arciere che restò ostinatamente muto, quindi a Natasha che, anche lei, taceva noncurante. Quindi appuntò lo sguardo su Wade che rotolava per terra, isterico ed euforico al contempo. “La moglie di Clint è morta in Egitto, in una delle basi S.H.I.E.L.D. ancora diversi anni fa...”
“Janet!” intimò il biondo. Il ricordo era ancora doloroso, nonostante non l'amasse più -o non l'avesse mai amata-. Bobbi era morta in modo stupido. Stupido per un agente abituato a tutto. Per qualche strano motivo ci si aspetta che agenti ed eroi andassero per forza in contro a morti eroiche ed onorevoli. Ma Bobbi era stata colpita alle spalle da agenti HYDRA infiltrati nella base egiziana sotterranea, nascosta tra le dune del deserto e invisibile anche ai radar. Era da quel momento che lo S.H.I.E.L.D. aveva abbandonato definitivamente le basi terrestri, preferendo singoli velivoli grandi come città volanti ma inespugnabili in quanto, seppur in piena vista ed isolate, come roccaforti medievali, dominavano l'orizzonte e ogni attaccante sarebbe stato prontamente neutralizzato.
L'attacco era stato portato in un momento di calma relativa, quando i migliori agenti erano impegnati altrove, a Parigi, nel tentativo di impedire ad HYDRA, in possesso delle avanzate tecnologie della MARS Industries, di radere al suolo mezza Europa. Teatro dello scontro principale, nonché epicentro della tentata annichilazione europea prima e globale poi, Parigi e il suo simbolo, la Torre Eiffel. Era in quell'occasione che Natasha e Wade avevano collaborato l'ultima volta: impedire la letterale corrosione del simbolo della Francia ad opera di nanomacchine divoratrici di sostanze ferrose.
Il QuinJet atterrò delicatamente e distolse gli interessati dai loro pensieri e dai loro cupi ricordi. Uno dopo l'altro, Vendicatori e X-men scesero alla spicciolata e si allargarono a ventaglio sotto il muso del velivolo.
“Beh?” domandò Logan, risentito
“Beh, cosa, nanerottolo?” replicò Pietro
“Chiamami ancora così, Speedy Gonzales, e, quant'è vero Dio, ti faccio ingoiare tutti i denti...” ringhiò quello di rimando
“Devi prima riuscire a prendermi...” replicò quello
“Fatela finita tutti e due...” tuonò stanco il Dottor Strange che non era voluto tornare al suo attico a Greenwich Village in nome dell'amicizia con Xavier. “Dicevi, Logan?”
“Nessun missile, nessuna bomba... nessuna imboscata... è strano!” commentò Ororo, anticipando l'artigliato.
“Scusa... ma che razza di scuola lancerebbe razzi?” domandò stordito e inorridito Cap.
La mutante stirò un sorriso mesto ma orgoglioso al contempo “Beh, sai, siamo abituati a essere temuti e odiati. Ci proteggiamo, semplicemente. Soprattutto da attacchi aerei.”
“Anche le scuole del Wakanda hanno simili sistemi difensivi...” minimizzò anche T'Challa, contribuendo, però, a dipingere un quadro di stranezze moderne che il capitano faticava a metabolizzare.
Rogers avrebbe voluto replicare ancora ma il rombo di un motore lontano lo trattene. Si era abituato a tutto, ormai. Ma che una scuola per gente diversa dovesse adottare quel genere di misure cautelative gli sembrava decisamente eccessivo.
Il rombo di un'auto sportiva crebbe con il profilarsi all'orizzonte del mezzo governativo, nero e scintillante: uno strano contrasto tra la rumorosità delle prestazioni e l'anonimato della carenatura.
Il gruppo di Vendicatori non si mosse da sotto il QuinJet. Era una posizione che dava loro un'istintiva sensazione di sicurezza: in caso d'attacco, prima sarebbe stato colpito l'aereo.
L'auto dai finestrini scuri inchiodò davanti alla punta del jet, quasi volesse sfidare il mostro d'acciaio con il suo rostro corazzato.
Dal mezzo ne discese una donna, altrettanto anonima, vestita di anonimi abiti neri, il cui volto era celato da anonimi e banali occhiali da sole dalla foggia tutt'altro che innovativa. Una serpentina ritorta, incapsulata in una guaina di gomma, faceva capolino all'altezza della basetta sinistra per poi scomparire all'interno del padiglione auricolare.
“Valerie Cooper, Dipartimento Affari Mutanti” si annunciò con professionalità stringendo l'anonima ventiquattrore nera in pugno a cui era legata da un paio di manette, come se da quella cartella dipendessero le sorti mondiali. Data la sua serietà -e gli uomini, armati fino ai denti, che erano scesi dall'auto a proteggerla- sicuramente lei riteneva fosse davvero così. “Il nostro gruppo di analisti, X-factor, come l'agente Carter vi avrà già informato, ha il compito di monitorare le attività mutanti sospette, stilare profili e delineare possibili scenari futuri: in pratica, antiterrorismo. Nulla di più e nulla di meno di quello che fanno altri enti in modo molto più capillare e quotidiano. Chiarito questo dettaglio, così che non corriate subito a protestare dai vostri avvocati per intentarmi causa per razzismo o specismo o qualunque altra puttanata vi salti in testa, passo a fornirLe i dati raccolti.” disse fissando Capitan America. “Lei solo ha l'autorizzazione per consultarli.”
“Come se poi non li condividesse con tutti noi...” farfugliò Stark indispettito.
Valerie lo squadrò con un'occhiata glaciale, tipica delle donne come lei. La battuta, ammesso che volesse essere tale, non era divertente.
C'erano due tipi di donne, nella mente di Anthony Stark: quelle che possono essere conquistate, più o meno agevolmente, per fini più o meno ludici, gretti e opportunisti e quelle che, invece, belle o brutte che fossero, erano dotate di un'autostima così forte o di una sicurezza così salda in loro stesse che nessuna lusinga le avrebbe mai piegate. C'era da dire che tante, che apparentemente sembravano appartenere alla seconda categoria, erano quelle che, invece, si piegavano più facilmente di tutte le altre, vinte da un complimento mai ricevuto o frainteso, pur se oggettivamente stupende, brillanti, interessanti e simpatiche. Valerie apparteneva sicuramente alla seconda categoria. E non perché fosse fresca di divorzio consensuale che l'aveva lasciata in ottimi rapporti con l'ex marito, di cui la fede al collo era un chiaro segnale. Semplicemente, non era il tipo di donna che avrebbe mai preso sul serio (o anche solo in considerazione) una persona frivola come lui.
La dottoressa Cooper consegnò la valigetta, da cui non intendeva separarsi, al capitano Rogers che si spostò sul cofano della macchina ancora caldo per consultare le carte con una certa agevolezza.
“Ci farebbero proprio comodo dei giovani come voi...” disse a un certo punto la donna, spostando lo sguardo tra Rogue e Pietro che si guardarono perplessi “Nel nostro gruppo, intendo. Qualche mutante che sappia leggere i comportamenti dei suoi simili...”
“Non siamo traditori della nostra razza!” sibilò Pietro.
Valerie assottigliò lo sguardo, divertita “No, certo. Ma avete contatti, seppur indiretti quando non proprio privilegiati, con le persone più potenti se non pericolose di questo mondo. Nathaniel Essex, Eric Lensherr... Charles Xavier... solo per citarne alcuni.” scandì appuntando lo sguardo su ciascuno di loro. “E tutti possono diventare un problema per i loro simili... figurarsi le figure che emergono nel panorama attuale. Lo sapevate che esistono dei protocolli, scritti in lingua Shi'ar, che descrivono nel dettaglio la strategia da adottare per annientare i poteri di qualunque mutante sia noto al professor X? Ma, la domanda più ficcante è: chi controlla il controllore? Esiste una strategia per fermare anche l'ideatore dei protocolli X, Charles Xavier?”
“Senti bella, son stato a sentirti anche troppo... Chuck non farebbe mai una cosa del genere!” tagliò corto Logan, infastidito.
“Non mi sorprende che tu sia stato tenuto all'oscuro di tutto dato che sei quello di cui si fida di meno...” replicò la bionda zittendolo e tornando a concentrarsi sui più giovani. “Allora? Che ne dite? Avreste un vostro ruolo sociale, coordinereste altri come voi... Per non parlare delle agevolazioni di cui godreste...”
“Io... io devo pensarci...” bofonchiò Pietro, le cui parole scatenarono le ire della sorella
“Tradiresti tutti noi?” tuonò Wanda, i capelli neri improvvisamente elettrici.
“Proteggerei tutti noi...” replicò quello nel tentativo di calmarla “Pensaci... potrei tenere d'occhio questi burocrati senza che nemmeno se ne accorgano. E papà sarebbe finalmente fiero di me...”
“Io ci sto...” disse Mystica infilandosi nel discorso.
“Non farci ridere Raven...” replicò Logan “Sei l'ultima persona di cui il governo potrebbe fidarsi. E non sei giovane...”
“Effettivamente il tuo passato ti precede ma saresti davvero un'ottima talpa.” concordò Valerie.
“Ma per favore! Allora io sono uno dei più potenti eroi della Terra...” replicò ancora Logan
“Onestamente... sì. Sei praticamente immortale e, Magneto a parte, nessuno può fermarti... credo che saresti stato utile contro l'orda di alieni spaziali che si è abbattuta su New York qualche tempo fa”
“Ma sentite che stronzate!”
“A questo punto è ovvio che Rogue sarebbe una raccomandata!” scherzò Pietro, già immaginandosi in una scintillante uniforme austera e intimidatoria “Con mammina superspia e papino brutale vendicatore, non poteva venire fuori nulla di meglio...”
“Tappati quella bocca” replicò la Bella del Sud.
“Altrimenti cosa?” la sfidò ancora Pietro, impertinente.
“Però devi dargliene atto, zucchina...” concordò Logan che se la stava rideva di gusto “Sei brutale quanto me... e puoi ottenere le stesse informazioni di Raven. Se non anche di più. Io ci farei un pensierino...”
“Già, così cambio aria, conosco nuova gente... e magari mi tolgo anche un certo Cajun dalla testa, vero? Hai dimenticato un dettaglio: non posso!” sbottò nevrastenica la mutante indicandosi gli occhi completamente neri con la mano da cui guizzava incontrollato il potere cinetico del ladro.
Logan e Mystica non si lasciarono impressionare e, con un'alzata di spalle, risposero in sincrono “L'hai detto tu...”
“Io dico solo che devi pensare prima di tutto a te stessa...” commentò Logan “Se cambiare aria ti facesse stare semplicemente un po' meglio, allora fallo!”
“Se abbiamo finito con le riunioni familiari...” tossì Valerie, per richiamare l'attenzione di tutti, avendo notato come Cap fosse alla fine dei suoi documenti. Si frugò nella tasca interna della giacca e ne estrasse dei sobri biglietti da visita governativi e li porse ai mutanti. “Nel caso cambiaste idea...” aggiunse mentre Roger si rimetteva in piedi e riconsegnava gli incartamenti alla legittima proprietaria e custode. Il capitano salutò cordialmente con una salda stretta di mano la dottoressa, ringraziandola della gentile condivisione.
Stark, dal suo cantuccetto, ancora una volta, faceva loro il verso, scatenando ilari reazioni tra gli agenti S.H.I.E.L.D. più sfaticati e genuini del gruppo, rimasti con lui nelle retrovie, e domandandosi dove potesse essere nascosta la gentilezza in quella dannata sanguisuga governativa che tutta si credeva.
Valerie e i suoi uomini risalirono in macchina e, con una violenta accelerata, così come erano arrivati, altrettanto rapidamente, se ne andarono.
Quando la nube sollevata dal passaggio dell'auto si fu depositata nuovamente al suolo, Cap si rivolse a tutti con aria solenne. In quelle carte aveva trovato qualcosa di terrificante che necessitava dell'attenzione di tutti e di menti diversamente abili.


AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV


Raga, poco da dire sto giro.
Sto soffrendo quanto basta per l'estrazione di un dente del giudizio e non ce la faccio a connettere. Soprattutto sono di nuovo con la connessione 56k in quanto, col fratello, non si sa come, abbiamo esaurito il traffico a disposizione...vabbé capita.
Solo una cosa su Barbara-Bobbi-Mimo- Morse. Non mi è mai piaciuta. Mai. E mai ho capito cosa ci trovasse Clint in una zitella simile. Cmq. A parte questo, voglio ricordarvi che tutta la storia della morte di Barbara (e della storia Egitto/Parigi/MARS industries) l'avevo presa volontariamente come crossover con il primo film dei G.I. Joe. Riguardatevi i primissimi capitoli e capirete.
Tutto qui
Ci sentiamo decentemente quanto prima. ;)
   
 
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