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Autore: Hotaru_Fujimoto    07/10/2014    0 recensioni
questa è una delle mie brevi storie che per prima ho deciso di pubblicare, giusto per farmi un idea di quanto possano piacere ad altri! Magari per qualcuno i nomi di alcuni personaggi risulteranno familiari, ma essi non hanno alcuna correlazione con altri protagonisti di altre storie, sono totalmente inventati dalla sottoscritta (sperando di non aver fatto un bel casino! xD) beh il mio unico scopo è di divertire! quindi buona lettura
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ame stava sulla strada di casa, uno di quei vicoli di Tokyo che già alle 18:30 sono bui come fosse notte tarda. Aveva avuto allenamento fino a tardi quel giorno, al club di atletica, stava solo sperando che sua madre non si arrabbi troppo, aveva lasciato la cura dei suoi fratelli minori a sua sorella. Ad un certo punto sentì dei guaiti, accanto a lui un gatto nerò gli tagliò la strada andando in un vicolo ceco, seguito da tre cani randagi. Senza pensarci Ame gli corse dietro, sentì un gran chiasso, i cani stavano attaccando il gatto, che per quanto si dimenasse, contro tre era improbabile che ce la facesse. Il ragazzo prese un coperchio di un cassonetto e un bastone di metallo, andò incontro ai cani e si mise a far baccano
  • andate via! Via! – il rumore stordì i cani che guaendo scapparono. Ame fece un respiro profondo, poi si voltò indietro, il gattino era accucciato in un angolo e tremava, la sua zampa sinistra anteriore era ferita e perdeva sangue
  • vieni qui… - il gatto soffiò e gli graffiò la mano
  • ahia… su non fare così, sono tuo amico, non ti voglio far male – il ragazzo si levò il cappotto e lo adagiò sul gattino che subito cominciò a dimenarsi e a miagolare, lo prese in braccio il più delicatamente possibile, senza farlo cadere
  • sta buono, sono tuo amico, non voglio farti male – gli fece uscire la testa dal cappotto, tenendo fermi gli arti. Il gatto soffiò
  • vedi, non ti faccio male… sono tuo amico –
il ragazzo prese il gattino e lo portò con se. Dopo qualche isolati, il gatto non si lamentava più, e ormai erano arrivati di fronte a un uscio di una casa piccola, a un piano solo però con un piccolissimo giardino dove c’erano due siepi mal curate.
  • senti gattino, ora ti devi nascondere un attimo finchè non etro in camera mia, mia madre non ne vuole sapere di animali – e gli mise un lato del cappotto sulla testa, il gatto miagolò arrabbiato, poi stette zitto
  • sono a casa! – Ame entrò il più veloce possibile in casa, ma venne fermato dalle urla della madre
  • è questa l’ora di rientrare?? Tua sorella ha dovuto portare i bambini a casa da sola, e che succedeva se incontrava un maleintenzionato? –
  • mamma sono tornati alle quattro del pomeriggio –
  • non fa nulla, sai bene che i bambini sono sotto la tua custodia – in quell’istante dal divano sbucarono due ragazzini, che corsero intorno alla mamma e poi verso il fratello
  • fratelloneeee – dissero in coro abbracciandolo, il ragazzo fece appena in tempo ad alzare il cappotto in cui era avvolto in gatto, per evitare che lo toccassero
  • mamma avevo allenamento, se voglio entrare nella nazionale devo allenarmi –
  • andiamo avanti con questa storia solo perché potresti guadagnare dei bei soldi, ora fila in camera –
  • ragazzi venite con me – bisbigliò Ame, e i due piccoli lo seguirono su per le scale, fino in camera, quando il più grande vide che il cappotto si muoveva
  • il cappotto si muove! –
  • shhhh!! – fece Ame, entrò in camera e chiuse la porta, adagiò il cappotto sul letto, e subito il gatto nero sgusciò fuori, rannicchiandosi e soffiando ai tre visi che lo fissavano
  • wow!!! È un gatto! – fecero in coro i due fratelli, propensi a toccarlo, ma Ame li fermò
  • non gli piace essere toccato, in più è ferito, ha bisogno di essere medicato, mi aiutate no? –
  • si! – fecero i due in coro
  • bene! Kidou, tu hai il compito di sorvegliare la porta, e far si che nessuna femmina entri in camera, ne le nostre sorelle ne la mamma –
  •  ahi! – fece il fratello maggiore, 8 anni con i capelli già lunghi raccolti in coda, e occhi rosso bordeaux
  • Fudou, devi tenere sotto controllo il gatto finchè non trovo qualcosa con cui disinfettarlo e bendargli la zampa –
  • Ahi! – faceva il più piccolo della casa, 6 anni, un ragazzino dagli occhi verde smeraldo, accesi, e capelli castano scuro, un po’ sbarazzini.
Ame uscì dalla camera in silenzio e andò in bagno, aprì la porta e vide sua sorella, nuda nella vasca
  • Ameeee!!! Esci subito da…- il ragazzo gli tappò la bocca
  • Sssh!! Non essere ridicola è da quando ero piccolo che ti vedo nuda, adesso è una missione urgente – gli lasciò la bocca, si chinò sotto il lavandino e prese dalla cassetta del pronto soccorso una benda e dell’alcol etilico.
Si affacciò all’uscio, per assicurarsi che non ci fosse la madre nei paraggi, poi Kidou gli fece cenno di venire, e scattò veloce in camera. Fudou stava vicino al gatto, che ogni tanto miagolava e metteva le orecchie indietro se si avvicinava troppo
  • fudou non avvicinarti così tanto –
  • ma è una gatta! – il ragazzo lo guardò sbalordito
  • come fai a dirlo –
  • si vede dagli occhi! – fece innocente il bambino, e poi si mise a fissare quegli enormi occhi gialli, brillanti come diamanti, accesi come topazi purissimi. Anche Ame rimase un attimo incantato, il suo sguardo, oltre che bellissimo, era truce. Però non aveva mai visto un gatto dagli occhi così belli
  • gli possiamo dare un nome? – fece Kidou, entrando in camera, assicurandosi che nessuno lo vedesse
  • no, fuori discussione, non possiamo tenerla… - Ame aprì l’alcol e cercò di avvicinarsi alla gatta, Fudou si avvicinò con lui
  • no, stai indietro…. Vieni qui… vogliamo solo aiutarti – la gatta cominciò a saltare sulle mensole, facendo cadere oggetti che i ragazzini cercarono di prendere prima possibile, per evitare troppo rumore, velocemente il ragazzo la prese al volo, cercando di non farsi graffiare, la gatta miagolò ferocemente
  • ti prego sta buona, Kidou l’alcol! – il ragazzino in men che non si dica prese la bottiglia e liela mise in mano, e facendo un po’ di pasticci, Ame riuscù a spruzzare il liquido sulla zampa della gatta. Un miagolio sofferto risuonò nella stanza, si dimenò tantissimo ma poi cominciò a calmarsi, era stanca
  • Fudou un fazzoletto, e poi le bende per favore – il bimbo, aiutato dal fartello, prese tutto l’occorrente, mentre Ame si sedeva sul letto, con la gatta in braccio che si accasciava sempre di più
  • Fratellone sta bene? – fece Fudou preoccupato
  • Sta tranquillo, è solo molto stanca – con delicatezza asciugò la ferita, e poi gliela bendò con dolcezza, la fermò con dolcezza e poi lasciò la presa, la gatta subito si levò dalle sue ginocchia per andare a stendersi sul letto, poco più avanti
  • Ecco fatto… ora starà meglio – il ragazzo sorrise, la porta si spalancò di colpo, Kidou si gettò sulla porta per tenerla, con poco successo, mentre Fudou si mise di fronte alla gatta
  • Ragazzi… Kidou ma che state facendo – fece Fuyuka, la sorella minore, 15 anni come Ame… ma non erano gemelli
  • Eh nulla yuka-chan… Kidou levati dalla porta – fece il ragazzo nervoso
  • È da prima che sei strano, che state combinando? –
  • Niente! – fecero in coro i tre maschietti, la ragazza li guardò uno a uno, poi sospirò
  • È pronto in tavola, venite a mangiare -.
  • Ahi! – la ragazza chiuse la porta dietro di se, tirarono un sospiro
  • Bene ragazzi, andiamo a mangiare –
  • E neko-chan? – fece Fudou, Ame gli scompigliò i capelli più di quanto erano prima
  • Lasciamola riposare qui, di certo sarà stanca anche lei no? A mangiare –
Quella sera riso col pollo, Kidou fece una smorfia, quella era la 5 volta in una settimana che mangiavano la stessa cosa, ma non si potevano permettere di più. La loro vita era difficile. A tavola c’erano Fudou e Kidou, sono gli ultimi figli di Junko, 47 anni, con un uomo che per un po’ era vissuto in quella casa, morto sul lavoro. Non si era mai curato di nulla, come d’altronde tutti gli altri. Ame era figlio di Junko e di Tokou, l’uomo più ricco con cui la donna era mai stata, era un professore di storia, fu ucciso dalla mafia, perché la sua donna precedente, figlia di un boss, era rimasta incinta di Fuyuka, che appena nata mollò al padre. Ame nacque appena 2 mesi dopo la sorella. Junko, morto l’uomo, si ritrovò con Ame, suo figlio, e con Fuyuka, che con lei proprio non centrava nulla. Ma se ne prese cura lo stesso, per amore dell’unico uomo che aveva veramente amato.
  • mamma, dov’è la sorellona? – fece Fudou, a tavola mancava la sorella più grande di tutti, Nastumi, figlia del primo uomo di Junko,  un alcolizzato che la abbandonò quando la bambina aveva 6 anni.
  • Natsumi farà tardi, ha trovato lavoro in un cafè – fece la madre orgogliosa che finalmente ci fosse un'altra entrata di soldi, portare avanti 5 figli da sola non è stato certo facile con un lavoro da impiegata nelle poste.
La cena finì presto, i ragazzi si misero a correre per strada perché non volevano andarsi a lavare i denti, Ame li prese poi in braccio tutti e due. La vita era difficile, ma sebbene nessuno di loro era fratello o sorella pura dell’altro, erano tutti molto uniti. Lavati i denti, i ragazzi ritornarono nella loro camera
  • fuyuka! – urlarono i ragazzi in coro, vedendola seduta sul letto, a fissare la gatta che riposava
  • se mamma vi scopre… - Fudou le corse in braccio
  • ti prego non lo dire alla mamma! – piagnucolando
  • dai smettila Fudou, fai l’uomo – lo rimprovera Kidou,  Fuyuka guardò Ame, poi sorrise
  • come la chiamiamo? – i ragazzini esultarono, Ame sorrise ma poi scosse la testa
  • non possiamo tenerla, Natsumi non sarebbe d’accordo e lo direbbe a mamma, e poi non è un gatto da casa, si vede che vuole vivere libera… -  guardò la gatta che aveva aperto gli occhi, e lo guardava di sbiego; Fuyuka fece il broncio
  • oook!! Tutti a nanna adesso!! – prese Kidou e se lo mise sulla spalla e gli fece fare la giravolta, anche Fudou esultava intorno e voleva il suo turno, Fuyuka sorrise e augurò buonanotte ai ragazzi, ritirandosi nella sua camera; Ame mise nel letto a castello i due fratellini, e gli rimboccò le coperte
  • dormite ragazzi –
  • e per neko-chan? – fece Kidou
  • domani vedremo, ok? – sorrise poi spense la luce. Il suo letto,  appena sotto la finestra, era illuminato dalla luna, che aveva fatto capolino dai nuvoloni di pioggia, la gatta si era girata e lo fissava negli occhi, con le orecchie rilassate stavolta. Ame provò ad alzare le lenzuola piano, per vedere la reazione della gatta, che prese e si alzò, per scendere dal letto
  • aspetta, non scendere – fece il giro del letto e aprì il cassetto dei vestiti, accanto al letto
  • ecco mettiti qui, è caldo e comodo – la gatta lo fissò per un attimo, poi fece un balzo e si accomodò tra i vestiti dei ragazzi, Ame sorrise, e si mise nel letto. Addormentandosi come un sasso.
4:00 del mattino. Tutto taceva, la gatta stava riposando tranquillamente, come non faceva da tempo, ad un tratto si svegliò di colpo sentendo dei passi, si trovò di fronte gli occhi grandi di Fudou che la fissavano, mise indietro le orecchie e mugulò
  • no! Non avere paura neko-chan! Ti ho portato un regalo – il bambino tirò fuori dalla manica un pezzo di salmone
  • l’ho preso dal frigo, speriamo che mamma non se ne accorge, era l’ultimo pezzo che conservavamo per una domenica, ma è meglio che lo mangi tu! Avrai tanta fame – il bambino poggiò il pezzetto di salmone sul bordo nel cassetto e sorrise al gatto, che lo fissò con occhi increduli per la gentilezza di quel piccolo umano, che a malapena lo conosceva
  • il fratellone ha detto che tu non rimarrai qua, che non ti piace, ti capisco… la nostra famiglia è complicata, però ci vogliamo bene, e di sicuro vorremmo bene anche a te, saresti parte della famiglia – il gatto ascoltava, e lo guardava, il bimbo gli fece un gran sorriso
  • buonanotte neko-chan – e andò a letto.
Il gatto lo seguì con lo sguardo, poi fissò il pezzo di salmone, sembrava con i suoi occhi dorati che si interrogasse sul significato delle parole del ragazzino. Mangiò il salmone, non sembrava gradirlo molto, poi fece un salto sul ripiano alto del cassettone, con la zampa sana aprì la finestra e sgusciò via.
 
   
 
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