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Autore: LemiraB    07/10/2014    0 recensioni
Era iniziato tutto da una cosa così futile in confronto all'insieme: da decenni il governo dittatoriale che governava su Naker stava distruggendo la vita di molti, con la paura e la violenza. Ma Andrew, anni 25, non si occupava di quello: con la rivolta, molti poliziotti si erano schierati dalla parte del popolo, allora il governo aveva dovuto trovare delle sostituzioni e così nacquero gli androidi: robot con sembianze umane obbedienti solo a chi li creava. Ecco, Andrew, ragazzo bello e moro, con delle lentiggini sulle guance e un sorriso angelico che non mostrava mai a nessuno, la sera usciva di casa e andava a caccia di androidi col suo fucile ultra tecnologico.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Che è successo al tuo braccio?!” l' uomo comparve alla luce fioca di una lampada su di una scrivania piena di attrezzi 
“Calibro 34, un fucile non in commercio, probabilmente costruito manualmente” il computer nella testa di Lemira rispose 
“Capisco, sono i cacciatori di androidi... non li hanno ancora presi... non so se è un sollievo oppure no” sotto la voce cacciatori di androidi il suo computer trovò non molto.
“Per il resto stai bene?” l' uomo le sorrise e lei ricambiò
“Sento qualcosa... qui, qualcosa... non se ne va” non riusciva a spiegare quell' oppressione sgradevole nel petto
“Quella è paura, piccola mia, una sensazione umana. La provi perchè ti ho costruito in modo che tu potessi essere come noi uomini: che tu potessi soffrire, piangere, ridere. Per questo ti ho dato un nome” 
“Quindi che devo fare?”
“Vivere, Lem. Ora però parlami della persona che ti ha aggredito”
“Era un uomo, sui 25 anni, capelli neri e occhi scuri, lentiggini sulle guance, muscoloso, alto...”
“Come ti è sembrato?”
“Mi piaceva guardarlo... che significa?”
“Che è un bell' uomo. Che ha detto?”
“Io... gli ho chiesto se ha paura della morte”
“Perchè mai?” 
“Perchè... perchè stamani l' ho sentito dire ad una donna”
“Racconta tutto”

Il caos generale della guerra civile non lo capiva; nella sua prima mattina da androide operativo Lemira non aveva fatto altro che venire sbattuta da una parte all'altra dagli altri robot.
Uccidere i rivoltosi 
L' unico comando che aveva.
“Perchè?” chiedeva, ma nessuno le dava retta, così lei si rigirava senza ottenere risposta.
Spintonò una donna che correva verso una zona più quieta, quella urlò e si mise le mani nei capelli, piegò le ginocchia
“Non uccidermi! Ho paura! Ho paura della morte!”
“Che vuol dire?” ma la donna non la sentiva, era troppo terrorizzata, non ragionava
“Non uccidermi!” disse un' ultima volta prima che un' altro androide le sparasse e la uccidesse; quasi come fosse un riflesso, Lemira urlò e atterrò il robot con un calcio e gli sparò senza indugio
“Perchè questo?” chiese alla carcassa della macchina e di nuovo, nessuno le rispose.

“Io non so perchè ho sparato a quell' androide” suo padre la guardava con dolcezza e a lei piaceva quello sguardo, le accarezzò i capelli color carota
“Rabbia, hai ritenuto che fosse inutile uccidere quella donna, era innocente ma qualcuno l' ha fatto e tu non l' hai accettato”
“Ma erano gli ordini” Lemira non capiva, il suo computer non riusciva a capire 
“Ti ho dato la possibilità di scelta, Lem. Tu puoi decidere di non obbedire a seconda dei tuoi sentimenti”
“Non capisco!” si prese la testa fra le mani, aveva alzato di molto la voce, l' abbraccio di suo padre la riprese 
“Lo so, lo so... ma capirai. Tu sei il mio successo Lemira, anche io faccio fatica a provare sentimenti per te, perchè non sei che una mia invenzione, per ora, ma io voglio trattarti come una figlia e volerti bene”
“Io...”
“Lo so, non capisci ma, ti ripeto, capirai. Vieni, ti devo riparare il braccio”
Lemira annuì e lo seguì, cercando di interrompere la linea dei suoi pensieri. Aveva capito che suo padre era una persona a cui dire tutto e provava un affetto incondizionato nei suoi confronti. Che fosse imposto dai suoi circuiti? Poco importava.

“Janis, ti senti meglio?” Andrew le porse una tazza di tè, con un sorriso rassicurante sul volto. Erano nella camera della donna, che soffriva per la botta subita.
“Sì, grazie” rispose prendendo la tazza
“Certo che quel coso era forte” continuò, massaggiandosi la schiena con la mano
“Era intelligente, non più forte degli altri”
“Forse è questo il cambio di modello. Siamo nella merda”
“No, non è questo, gli altri non hanno avuto lo stesso problema. La differenza di modello è trascurabile per questa volta.” Andrew era perplesso e frustrato. Lui nel gruppo era il più forte, il più veloce, quello con la mira migliore... quel fottuto androide era il primo a fregarlo; non gli andava giù.
“Era telecomandato allora. Stanno migliorando” commentò Janis, lui si limitò ad assentire col capo e mugolare un 'mh-mh' ma non era d' accordo, quel robot era troppo veloce per essere telecomandato, i riflessi erano troppo rapidi, impossibile reagire così con un telecomando o qualunque altra cosa. Quello era un androide anomalo. Andrew bramava già vendetta, avrebbe braccato solo lei o meglio... quella cosa, la sera successiva. Dette un bacio a Janis ed uscì dalla stanza, non aspettò il sole per tornarsene a casa.

“Lemira, svegliati” qualcuno la riscosse dal sonno in cui era caduta, aprì i suoi occhi neri e vide suo padre sorriderle 
“Ti devi alzare, devi andare” le disse
Uccidere i rivoltosi 
“No... non voglio andare” la vista del sangue del giorno prima la aveva turbata molto, non voleva tornare lì, spinse il viso contro il cuscino, mugolando
“Lem, ascolta, hai un GPS che non posso disattivare senza danneggiarti. Se scoprono che sei qui sospetteranno”
“Dì che sono un esperimento in corso”
“Non posso, ti ho attivato o non saresti potuta uscire di qui”
Uccidere i rivoltosi
“Ti prego... io là non ci posso tornare...” suo padre sospirò 
“Va bene, solo per stamattina, se dovessero venire qui dirò che sei in riparazione”
“Grazie” si sentì meglio, il petto che prima sentiva oppresso, era ora libero da sensazioni spiacevoli. Durò poco
Uccidere i rivoltosi
“Stanotte vuoi uscire?” sentì la voce dell' uomo distorta, l' ordine le martellava nel cervello, il suo computer tentava di forzarla ad obbedire ma lei contrasse le braccia, urlando, volevano muoversi come dettava il computer, lo stesso per le gambe... ovunque. Urlò ancora, lo scienziato la bloccò, aveva capito 
“Resisti!” urlò, l' androide ansimava, non voleva tornarci, là, si sentiva male là
“Non ci volgio tornare...” mugolò, dopo qualche attimo sembrò rilassarsi. Aveva represso l' ordine per il momento.
“Ti senti meglio?”
“Sì”
“Bene. Voglio parlarti, approfittiamo di questa mattina per capire che ne pensi del mondo”.
Erano seduti di fronte, Lemira tamburellava le dita sul tavolo che li divideva, suo padre sembrava tranquillo
“Cerca 'Guerra civile di Naker' sul tuo computer, per favore” in pochi istanti lesse milioni di articoli e fatti a riguardo, fece una smorfia di disgusto
“Non ti piace la situazione, quindi” dedusse lui
“Dice che i rivoltosi vogliono rovesciare un governo sulla via della ripresa economica” l' uomo sbuffò alla risposta
“Cosa ne pensi tu?”
“Io... io credo che il paese ce l' avrebbe fatta se non fosse iniziata la guerra civile”
“Fammi capire da che parte stai”
“Per colpa dei rivoltosi quella donna è morta, ieri, per colpa loro tutti muoiono”
“Perchè credi che lo facciano?”
“Pura voglia di violenza, non sanno quello che fanno” Lemira ripetè la frase di un articolo
“Capisco, grazie” si alzò e le sorrise 
“Sei così interessante, sai? Una vera donna. Sei splendida” Lemira sorrise
“Vuoi uscire stasera?” continuò
“Sì, certo”
“Devi stare attenta ai cacciatori di andoridi, ok?”
“Quello che mi ha aggredito ieri?”
“Non è solo, è un po' che li studio, dovrebbero essere sei o sette, non sono sicuro”
“Loro combattono contro il governo?”
“Credo che se non ci fossero loro, la rivolta in città sarebbe stata sedata col sangue da tutti gli androidi già da tempo”
“Allora li cercherò e parlerò loro”
“No, Lemira! Quelli là sono bravi! Perchè mai vuoi cercarli?”
“Voglio sapere perchè fanno tutto questo”
“Perchè?”
“Perchè qualcosa, in tutto il mio corpo vuole sapere!” scattò in piedi, si accorse di aver urlato e si scusò con suo padre. Lo scienziato le sorrise e le disse che aveva da fare e sarebbe tornato subito. Appena fu lontano da lei sospirò
“L' ho fatta proprio simile a me. È così curiosa...” poi si mise le mani nei capelli, sospirò
“Fino a che punto è arrivata la censura in questo fottuto paese?” 
  
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