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Autore: Jane Ale    07/10/2014    3 recensioni
L'incomprensibile ironia del globo, ovvero come Evanna perse il senno per colpa di Will
Evanna Dawson vive felice con i genitori e la sorella minore. Ha due migliori amiche che adora, un ragazzo che ammira da lontano perché troppo timida per avvicinarsi, e un cane che non ama particolarmente. Ma poi arriva Will. William Reddington è uno dei tanti teppisti che la madre di Evanna cerca di aiutare. Così la famiglia Dawson si trova ad ospitare il giovane bullo nella loro dimora.
Cosa succederebbe se Evanna e Will fossero così incompatibili da non poter stare nella stessa stanza per più di qualche minuto? E se lei volesse sbattere fuori di casa "un brutto ceffo come lui"? E se lui la rendesse oltremodo acida e scontrsa?
Ma soprattutto, cosa succederebbe se Will non fosse così brutto e Evanna fingesse di essere acida? Strane cose stanno per succedere nella perfetta vita di Evanna Dawson.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L'incomprensibile ironia del globo,

ovvero come Evanna perse il senno per colpa di Will



 

 

 

 

 

 

 




6. Baci e bugie





La macchina parcheggiò davanti a casa mia e il motore si spense.

-Grazie.- dissi sorridendo.

-Grazie a te!- rispose Dean togliendosi la cintura. –Mi fa piacere che tu abbia accettato il mio invito alla fine.-

-Sono stata bene. E il gesso non è stato un problema.- dissi ridendo del mio piede ancora gigantesco. Erano passate due settimane dal piccolo incidente, ma ne sarebbero dovute passare altre due prima che il mio povero piedino potesse tornare a respirare.

-Ti va di andare a mangiare qualcosa sabato prossimo?- mi domandò.

-Certo.- risposi sorridendo. Guardai l’orologio e sospirai. –Io devo andare.-

-Oh sì, non avevo visto l’ora. Ci vediamo domani?-

Annuii, ma non mi mossi. Cosa dovevo fare, salutarlo, scendere, baciarlo? Odiavo la fine degli appuntamenti, mi mettevano in crisi. Quanto cavolo ero imbranata?

-Allora buonanotte!- dissi aprendo lo sportello.

Ma lui mi richiamò. –Eve..-

Non ebbi il tempo di voltarmi completamente nella sua direzione, perché Dean mi afferrò e mi stampò un bacio sulle labbra. L’ennesimo sfioramento di labbra. Sorrisi nel modo più convincente possibile e scesi dall’auto. Camminai fino alla porta, lo salutai con la mano ed entrai.

Camminai zoppicando fino al salotto e quasi mi prese un infarto quando trovai Will disteso sul divano a guardare la televisione insieme a Ross.

-Che ci fate qui?- chiesi a voce troppo alta per quell’ora.

-NBA.- rispose soltanto.

-Oh giusto, il basket notturno.-

-Non lo definirei così.- si intromise Ross ridendo.

-Non mi importa.- dissi andando in cucina.

-Come è andato l’appuntamento?- mi chiese Will senza muoversi dalla sua comoda posizione.

-Bene.-

-Solo “bene”?- sogghignò.

-Bene è bene, cosa dovrei dire?-

-Se fosse andato veramente bene ti risparmieresti le risposte acide.- disse in tono saccente.

Sbuffai ed aprii il frigo. Nemmeno l’ombra di un succo di frutta o di un’aranciata, a cosa serviva avere un frigorifero?

Tornai in salotto e captai una parte di conversazione tra quei due.

-Lasciale stare, Will.-

-Ma quello è un idiota, dice cose…-

Mi intromisi. –Cos’è che dice? Finisci il discorso, forza Will!-

-Niente, non stavo parlando di te.- mi rispose con una smorfia.

-Sarà bene, non sono affari tuoi, ne abbiamo già parlato.- lo fulminai.

-Come sta il tuo piede?- mi domandò Ross per smorzare la discussione che sarebbe sicuramente nata.

-Meglio, grazie. Sembro un elefante che cammina, ma almeno non sono costretta a stare a letto.- risposi stringendomi nelle spalle.

-Ma di cosa ti preoccupi Enny! Un elefante lo sembravi già prima, non c’è bisogno che ti giustifichi.- sghignazzò Will passandosi una mano tra i capelli.

Ross alzò gli occhi al cielo. –Will, dai...-

-Tranquillo Ross, non è colpa tua se è un coglione.- gli dissi sorridendo. Poi mi voltai verso il cretino che viveva in casa mia e gli mostrai un dito medio. –Lo vedi questo?- chiesi. –Beh, è il fratello di questo!- sbraitai mostrando entrambe le dita.

Lui scoppiò a ridere. –Non prendertela Enny, dai!-

Lo ignorai. –Buonanotte Ross, mi ha fatto piacere rivederti.- lo salutai sorridendo.

Poi, senza degnare Will di uno sguardo, zampettai fino alle scale, le salii e mi chiusi nella mia stanza.

Quanto poteva essere imbecille? Impiccione ed imbecille. A volte era simpatico, però. No, col cavolo, nessuna simpatia, ricordavo ancora quella sottospecie di bacio nell’ascensore. Argh… Me le avrebbe pagate tutte, prima o poi!

 

Quando, verso le due, uscii dalla mia stanza per andare a fare pipì, trovai il bagno occupato. Qualche minuto dopo ne uscì William con un asciugamano in mano e un semplice paio di pantaloncini sportivi addosso.

E basta! Capelli bagnati, niente maglia, niente scarpe, niente…beh, non sapevo cos’altro poteva mancargli, ma non ci tenevo a scoprirlo.

Bugiarda!

Zittii la voce nella mia testa e lo guardai in faccia per evitare di fissare qualsiasi parte del suo corpo.

-Oh Enny, cosa fai?- mi chiese appena mi vide.

-Devo usare il bagno.-

-Sì, certo. Se aspetti tolgo le mie cose.-

-Non importa, faccio veloce.- risposi chiudendo la porta.

Quando uscii era ancora lì fuori. –Buonanotte.- gli dissi freddamente.

-Enny, senti…-

-Cosa?-

-Mi dispiace per prima, non volevo prenderti in giro.- si scusò.

-Peccato che tu non riesca a fare altro se non prendermi in giro o farti gli affari miei. Dovresti seriamente pensare ad un modo per smetterla, è irritante.- ammisi.

-Scusa.- disse ancora.

-Ho capito.-

-Non vuoi accettare le mie scuse.- e non era una domanda. –Perché?-

-Ti sei scusato per cavolate, ma hai tralasciato un fatto che richiederebbe davvero il mio perdono.- dissi suonando fin troppo tragica. Ah, io e la mia drammaticità del cavolo!

Alzò gli occhi al cielo per poi fissarmi intensamente. –Cosa avrei combinato di così grave?-

Bene, le opzioni erano due: o soffriva di un disturbo bipolare che gli impediva di ricordare alcuni momenti della sua vita, o mi stava prendendo in giro. Soppesai le alternative e decisi di non lasciarmi imbambolare, aveva sicuramente capito, così non risposi e mi limitai ad alzare le sopracciglia.

-Da quando un bacio necessita di perdono?- domandò capendo a cosa mi riferissi.

-Da quando non è richiesto!-

-Non ti sei nemmeno tirata indietro! E poi siamo sinceri, non era neppure un bacio, è stata la svista di un momento.- disse per poi passarsi una mano sugli occhi.

-Messa così fa sicuramente un altro effetto, molto raffinata come cosa. Una svista!- borbottai arrabbiata mentre gesticolavo frenetica.

-Oh Cristo, Enny, ma non ti va bene niente! Se ti dico che ti ho baciata, vuoi che implori il tuo perdono, ma se dico che non era un bacio vero ti offendi, qual è il tuo problema?- chiese esasperato.

Abbassai lo sguardo. –Spiegami perché mi hai baciata, ma non proprio.-

-Eh?- domandò non capendo il mio discorso.

-Perché mi hai baciata? E perché non l’hai fatto per bene?- chiesi guardandolo negli occhi con il desiderio, però, di sotterrarmi.

Lui spalancò gli occhi. –Allora è questo il problema? Volevi che ti baciassi davvero?-

-No!- dissi arrossendo. –Cioè sì, ma non per quello. Con tutte quelli che puoi sbaciucchiarti dovevi dare noia proprio a me? Non ha senso questa cosa. E poi, se proprio devi farmi un dispetto, fallo per bene, non trattarmi come se non fossi neppure degna di essere presa in considerazione!-

-Credi che fosse tutto uno scherzo?-

-Sì, ne sono sicura.- risposi.

-E credi anche che non ti abbia baciata perché non mi piaci?- domandò ancora.

-Certo, altrimenti non avresti messo in scena tutto quel teatrino. So che sono uno dei tuoi bersagli preferiti, ma non sempre i tuoi scherzi sono divertenti.-

Lo guardai e non potei fare a meno di notare la sua espressione sorpresa. Poi socchiuse gli occhi e parlò. –Hai ragone, Enny.-

Feci per dire qualcosa, ma mi interruppe. –Hai ragione, ho sbagliato a trattarti in quel modo. Permettimi di rimediare adesso.-

Non capii e, vi giuro, se solo avessi immaginato cosa intendeva con quelle parole, non sarei rimasta immobile come un pezzo di marmo mentre lui si avvicinava, mi spingeva al muro tenendomi per i fianchi e si chinava a baciarmi.  Quando sentii le sue labbra a contatto con le mie, quando mi resi conto del vero significato della sua frase era ormai troppo tardi: non riuscivo a muovermi, era come i miei arti si fossero improvvisamente paralizzati.

Poi, però, si staccò. –Avevi ragione, ci sono cose che devono essere fatte per bene.- mi sussurrò quasi sulle labbra. Ebbi all’incirca tre secondi per realizzare che mi avrebbe baciata davvero, così alzai il viso nella sua direzione e feci scontrare le nostre bocche.

Mi sembrava di vivere la scena dall’esterno: le nostre lingue si scontravano e si rincorrevano freneticamente, le sue mani erano poggiate delicatamente sui miei fianchi, mentre le mie erano artigliate alla sua maglietta. Spostai le mani tra i suoi capelli mettendomi in punta di piedi e lo strinsi ancora di più a me. Mi sentivo come una quindicenne alla sua prima pomiciata, ma cosa importava? Era solo un bacio, uno sfizio che mi dovevo togliere per stare meglio.

Ma l’idillio fu interrotto dall’aprirsi di una porta al piano di sopra.

-Eve, sei tu?- chiese mia madre dalle scale.

Non riuscivo a muovermi, ma pregai che almeno la mia voce riuscisse ad uscire. –Sì, scusa mamma, non volevo svegliarti.-

-Con chi stavi parlando?-

-Nessuno.- risposi troppo velocemente. –Cioè io…-

-Con me.- esordì Will togliendomi dall’imbarazzo (e togliendomi pure le mani di dosso).

-Will? Cosa ci fai alzato?- domandò lei sorpresa.

-Ci siamo incontrati davanti al bagno e abbiamo avuto una discussione su chi dovesse andare per primo.- raccontò con naturalezza. Perché non sapevo dire le bugie come lui?

Mia madre sbuffò. –Siete impossibili voi due insieme! Adesso andate a letto però. Buonanotte!- ci salutò.

Sentii la porta chiudersi e tirai un sospiro di sollievo. Cosa sarebbe successo se mia madre ci avesse visti? Accidenti, non si poteva nemmeno fare esperimenti sociologici in santa pace! Che poi proprio un esperimento sociologico non lo era, si trattava più di una specie di scherzo, una presa in giro. Chi non aveva mai baciato qualcuno per gioco?

Sì, stavo blaterando, ma la mia mente non riusciva ad elaborare. Guardai Will e lo trovai a fissarmi.

-Cosa pensi?- mi chiese.

-Sai dire bugie molto convincenti.- dissi.

-Questione di abitudine.- replicò.

-Non ne dubito. Bene, credo che andrò a letto adesso.-

-Hai avuto il bacio della buonanotte e te la svigni così?- chiese con una strana nota nella voce.

-Che significa?-

-Spero che tu sia contenta adesso che hai avuto il tuo bacio.- Sembrava quasi…cattivo.

-Will, chiariamo una cosa, si è trattato di un bacio a conclusione dello stupido scherzo che avevi iniziato nell’ascensore. L’hai detto anche tu, non vedo dove sia il problema.- dissi.

-Perché hai voluto che ti baciassi, Enny?-

-Non l’ho voluto io, sei stato tu a dire…- ma non mi fece finire.

-Sii sincera!- tuonò.

Mi sentii così piccola ed infantile: avevo voluto che mi baciasse, era vero, ma al tempo stesso ero arrabbiata perché lo aveva fatto. Cosa potevo dirgli? “Scusa, sono confusa perché i miei ormoni sono impazziti e non sanno quello che vogliono”?

-Non volevo che tu pensassi a me come una che non può essere baciata.- ammisi.

-Che vuol dire? Una che non può essere baciata?- domandò confuso.

-Avevo paura che ti facesse schifo baciarmi, volevo la conferma al fatto che nell’ascensore non ti fossi trattenuto per questo. Pensavo l’avessi capito.-

-Quindi non ti piaccio?-

La sua domanda mi colpì: cosa intendeva? Aveva pensato che mi fossi presa una sbandata per lui? Sì, ero attratta da lui, non negavo di avere la bava alla bocca ogni volta che era senza maglietta, ma non mi piaceva. Almeno non nel senso in cui poteva intere lui, non come mi piaceva Dean.

Quel pensiero mi bloccò. Dean.

Io uscivo con lui, era lui che avrei dovuto baciare. Come cavolo avevo fatto a dimenticarmene? Mi trattenni dallo sbattere la testa nel muro e risposi a Will.

-No Will, tu non mi piaci. Non in quel senso perlomeno. Io esco con Dean, è lui il ragazzo che mi piace da anni. Non nego di essere stata attratta da te, ma si è trattato solo di un bacio; te l’ho detto, non volevo sentirmi in quel modo. Tutto qui.- spiegai sperando che fosse d’accordo con me.

-Tutto qui.- ripeté.

-Già. Ma è tutto ok, vero?- chiesi.

Lui mi guardò dritto negli occhi. –Perché non dovrebbe essere tutto ok? Volevamo toglierci questa soddisfazione e ci siamo baciati. A dirla tutta è stato abbastanza imbarazzante, quindi basta. Storia chiusa.- concluse con un sorriso tirato.

Feci una risatina. –Sì, è vero, piuttosto imbarazzante. Non proprio un bacio da manuale, ecco.-

-Buonanotte allora.- mi disse prima di dirigersi verso la sua stanza.

-Buonanotte.-

Quando mi distesi sul letto, però, un pensiero che mi balenava in testa da qualche minuto, prese il sopravvento sugli altri ed esplose nel mio cervello: “Non proprio un bacio da manuale? Hai ingerito una dose di deficienza per sbaglio?”

In effetti non sapevo perché lo avevo detto, forse in risposta al suo commento sul fatto che fosse stato imbarazzante. Eppure io avevo creduto che quel bacio fosse stato…wow! Beh, forse non il più bel bacio della storia, ma almeno della mia vita. Evidentemente per lui non era stato così, forse facevo schifo davvero!

Il panico mi assalì, ma l’arrivo di un messaggio sul mio cellulare mi distrasse.

Penso a te, non riesco a dormire.

Oh merda! Dean. Cosa potevo rispondere?

Io, invece, mi intrattengo pomiciando con il mio coinquilino. Sicuramente sarebbe stato un messaggio sincero, ma lui non avrebbe apprezzato, così decisi di non rispondere fingendo di dormire.

Un bel modo di iniziare un rapporto con una persona!

 

Il mattino successivo sembravo uno zombie a scuola: occhiaie per le mancate ore di sonno, nervosismo per il mio aspetto e ansia per i mille pensieri.

Come potevo alternare momenti di calma assoluta a giorni di caos perenne nella mia vita? Non era una cosa equilibrata!

-Eve, cos’hai fatto? Sembri morta!-

-Troppo gentile, Lis!- risposi sarcastica.

-No, davvero, ma ti sei vista?- rincarò la dose con il suo solito tatto.

-Sì, faccio paura, lo so! Non ho chiuso occhio, mi sento una merda  e sarei rimasta volentieri nel mio letto!- sbottai affondando il volto tra le mani.

Jean mi massaggiò delicatamente la schiena. –Vuoi raccontarci cosa è successo?-

Scossi la testa. –Troppo complicato.-

-Dean bacia male?- chiese Lisa. Drizzai la testa di scatto: come faceva ad andare così vicina alla realtà ogni volta?

-Ho indovinato?- si esaltò vedendo la mia reazione.

-No, è Will che non bacia male.- ammisi mugolando.

Due brevi istanti di silenzio e la bomba Lisa esplose. –Cosa hai detto? Lo sapevo, lo sapevo! Sono un genio, ce ne avete messo di tempo però. Mi devi raccontare tutto.-

Scossi la testa. Era completamente pazza! Raccontai loro tutta la storia, dall’ascensore, all’appuntamento con Dean, fino al bacio tra me e Will. Quando ebbi concluso, però, Lisa non parlò.

-Oddio..- fu tutto quello che Jean riuscì a dire.

-Già, sono brava a combinare casini.- confermai.

-No, io intendevo un altro tipo di oddio.-

La guardai senza capire.

-Il suo era un “oddio, ma quanto state male!”- mi illuminò Lisa.

-Non sono io quella che sta male!- mi difesi.

-Sì, invece. Non hai capito che Will è cotto di te?-

Scoppiai a ridere senza ritegno. –Voi pensate questo? Ma cosa avete in testa?-

-No, cos’hai tu in testa! Sei stupida, Eve!- mi gridò Lisa.

-Lisa, calmati.- l’ammonì Jean. –Non sei stupida, però vedi solo quello che vuoi vedere, Eve.- mi disse.

-Non è vero. A Will non piaccio e lui non piace a me, gliel’ho anche detto.-

-E anche lui te lo ha confermato?- domandò Lisa.

-No, però il concetto era quello.- dissi non troppo convinta.

Lei scosse la testa. –Eve…-

-No ragazze, ascoltatemi bene, io non gli piaccio. Era un semplice scherzo che è degenerato! Può essere stata l’attrazione del momento, ma niente di più, ne sono certa.- confermai.

-Quindi la reazione di Will dopo il bacio ti è sembrata normale?- mi incalzò Lis.

-No, però…-

-Lisa ha ragione.- intervenne Jean. –Potrebbe provare qualcosa per te.-

Mi rifiutai di ascoltarle. –No, vi sbagliate e ve lo dimostrerò.-

Mi alzai dal tavolo a cui eravamo sedute e mi recai a cercare Will ignorando le mie amiche che mi chiamavano. Non capivo perché non si limitavano a guardare i fatti piuttosto che arrampicarsi a storie senza senso.

Camminai fino al cortile dove pranzava sempre con i suoi nuovi amici e notai il suo cappellino rosso fuoco vicino ad un albero. Cercai di raggiungerlo velocemente, ma quando fui abbastanza vicina, mi accorsi che non era solo. Anzi, era fin troppo in compagnia.

Le braccia di Pearl gli avvolgevano la vita, mentre lui le palpava il sedere con grazia. Probabilmente si sarebbero anche baciati se lei non mi avesse vista.

-Scusa, c’è qualcosa che non va?- mi chiese.

-Io no…cioè…-

-Evanna! Cosa ci fai qui?-

La prima cosa che pensai quando Will pronunciò quella frase fu che aveva usato il mio nome intero; la seconda fu che non era contento di vedermi.

-Ti stavo cercando.- dissi in imbarazzo.

-Cosa è successo?- domandò.

-Volevo chiederti una cosa, ma ho trovato la risposta, quindi è inutile. Grazie comunque.-

Mi voltai per andarmene, ma mi richiamò.

-Sicura che sia tutto ok?- mi chiese.

-Certo.- risposi accennando un sorriso e tornando sui miei passi.

“Visto amiche mie? Ve l’avevo detto.”

Perché i “te lo avevo detto” fanno sempre male, anche quando ce li diciamo da soli? Eppure non avevo ragione per stare male, anzi la mia teoria era stata confermata e le mie preoccupazioni avrebbero dovuto prendere il volo.

Ma come da copione, non mi sentivo affatto meglio.

Decisi di tornare dalle mie amiche, ma prima mi fermai davanti al mio armadietto. Lo aprii e posai lo zaino. Presi il cellulare dalla tasca interna e notai che avevo ricevuto un messaggio. Lo aprii.

Ciao Eve, sono Ross. Come stai?

Ross? L’amico di Will? Come aveva avuto il mio numero?

Domanda sciocca, doveva essere stato il cretino per forza. Ma perché mai mi aveva cercata?

Salvai il numero e digitai velocemente una risposta.

Ross, ciao! Io tutto bene, tu?

Mi infilai il cellulare in tasca e mi avviai verso la mensa. Ero stanca di pensare e farmi problemi inutili: piacevo a Will? Perché Dean non mi aveva ancora baciata? Perché Will lo aveva fatto? E io perché lo avevo fatto? E adesso cosa voleva Ross? Forse Will gli aveva detto del bacio?

Il cellulare vibrò. Lo tirai fuori e lessi la risposta di Ross.

Tutto bene. Stasera Will mi ha invitato a cena da voi, volevo sapere se a te andava bene. Non volevo presentarmi senza prima consultarti, non voglio essere una presenza sgradita. :)

Sorrisi. Che carino!

Mi farebbe molto piacere invece! :) A stasera!

Perché mai continuavo a farmi così tanti complessi? Il mondo andava avanti anche senza tutti i miei problemi, perché non riuscivo a farmi scivolare le cose di dosso?

Sospirai e continuai a zampettare lungo il corridoio. Un giorno, forse non troppo lontano, avrei capito come mai il destino continuava a mettermi alla prova in quel modo dandomi troppe cose a cui pensare.

C’è sempre un motivo per cui la vita di ciascuno di noi va in una determinata direzione, magari non lo capiamo subito, ma a momento debito tutto viene sempre rivelato. L’importante è continuare a camminare.

 

 

 

 

 

 



Note dell’autrice:

Salve a tutti!

Eccomi con un nuovo capitolo! :)

Spero che sia di vostro gradimento, anche se il grado di pazzia raggiunto dalla mia mente sfiora l’inverosimile. Cosa dire? Evanna è molto confusa, non capisce bene cosa sta succedendo dentro di sé, figuriamoci se comprende i comportamenti di Will! Will, invece, l’ha baciata…però ha quasi baciato anche Pearl! Che sia confuso anche lui? :P

Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite e anche coloro che hanno dedicato un po’ del loro tempo alla recensione dei capitoli. Grazie davvero!

Spero di riuscire ad aggiornare abbastanza velocemente.

Un bacione,

Jane

 

 

  
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