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Autore: Eider    07/10/2014    0 recensioni
A cinque anni Allison si era trasferita e aveva incontrato Christopher, colui che sarebbe diventato il suo migliore amico.
A quindici anni Christopher l'aveva lasciata senza nessuna spiegazione, costringendola a dover sopportare Jeko.
Chris era l'unica cosa che li univa, fino a quando non era sparito nel nulla.
Ora Jeko e Allison erano inseparabili, forse troppo, e niente sembrava dover rovinare la loro amicizia, almeno fino a quando uno dei due non avrebbe aperto gli occhi.
E se lui fosse tornato?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Can you keep a secret?
 
Corse in camera e si chiuse la porta alle spalle, vi si appoggiò qualche secondo per riprendere fiato prima di inginocchiarsi vicino al letto e abbassarsi per cercare la scatola.
Quando la trovò l'afferrò con rabbia e tenendola stretta al petto si allontanò dal letto per sedersi a terra.
La aprì scartando subito tutto ciò che in quel momento non le interessava e solo quando trovò quello che stava cercando si calmò.
Osservò le tre facce sorridenti e subito sul suo volto comparve una smorfia.
Le tre persone nella foto erano spensierate, pensavano che nulla li avrebbe mai separati.
C'era una ragazza in mezzo a due ragazzi, che li teneva vicini con le braccia intorno al loro collo.
Girò la foto, non riuscendo più a vedere quelle tre persone così felici e trovò la conferma a tutti i suoi dubbi, c'erano tre nomi e una data, ma la scrittura non era la sua, era frettolosa e riusciva a stento a leggere cosa ci fosse scritto.
Jeko, Alli, Ferb, questi erano i nomi che lo stesso Jeko aveva scritto qualche anno prima e che la ragazza avrebbe tanto voluto fossero diversi.
Se quello che pensava era vero, non riusciva a credere che Jeko le avesse fatto questo, lui proprio!
Presa dalla rabbia la strappò, togliendo la parte di Chris e lasciando solo lei e Jeko. Mise entrambi i pezzi della foto nella scatola e la spinse sotto il letto con calcio, sbuffando e sdraiandosi poi sul pavimento freddo.
Cosa fare?
Da quando era tornata continuava a ripeterselo, e ancora nessuna risposta le era venuta in mente, non poteva evitarlo, ma poteva indagare in qualche modo.
Avrebbe voluto chiamare qualcuno con cui sfogarsi, ma non se la sentiva di mettere in mezzo altre persone, era un loro problema e avrebbe dovuto sbrigarsela da sola.
Mancava poco più di un mese alla fine della scuola, avrebbe dovuto resistere ancora per poco, poi sarebbe andata a L.A.
 
La prima cosa che fece quel lunedì mattina dopo aver sentito il suono irritante della sveglia, fu insultarla e rigirare la testa ignorandola.
Non dovette aspettare molto perché le urla della madre probabilmente ancora a letto le giungessero all'orecchio.
Senza dire una parola e cercando di portare a galla le sue scarsissime doti recitative, scese dal letto come uno zombie, si affacciò sulla stanza dei genitori e con voce lieve annunciò di stare male.
“Sarà stata la fatica di Bologna.” cercò di convincere la donna, che essendo fortunatamente ancora nel mondo dei sogni, borbottò qualcosa che assomigliò ad un consenso.
Felice, la ragazza tornò sotto le coperte, ricordandosi poco dopo di avvisare almeno una persona della sua assenza, scrisse così a Marti, tornando poi a dormire.
Quando si risvegliò per la seconda volta quella giornata, la sveglia segnava le 11 passate e lo stato comatoso in cui si trovava lo confermò.
Attese qualche secondo ancora sotto le coperte, e solo quando si accertò di essere l'unica in quella casa, si
alzò.
Fece tutto molto lentamente, senza neanche rendersi conto di ciò che stava facendo, finì sul divano a guardare qualche programma inutile e con l'iPhone tra le mani.
Due messaggi da parte di Marti.
Nel primo veniva insultata per averla lasciata sola e le chiedeva cosa aveva.
Nel secondo la informava di averla sostituita con Jeko, e le chiedeva se stava veramente male o se il pomeriggio sarebbe uscita anche con le altre.
Ignorò deliberatamente la menzione di Jacopo, rispondendole che aveva solo bisogno di riposo e che quel pomeriggio sarebbe stata libera.
Solo un paio di ore dopo ricevette un messaggio da Jacopo, in cui le chiedeva come stava, cercò di rispondere il più normalmente possibile e sperò di esserci riuscita.
 
Non appena le altre l'avvisarono di essere sotto casa, Alli si costrinse davanti allo specchio a mettere su un sorriso e si affrettò ad uscire. Una volta arrivata al portone d'ingresso mostrò quel sorriso che sperava sembrasse quantomeno non falso, notò però dai visi preoccupati che qualcosa non andava, ma subito dopo le ragazze ricambiarono quel sorriso, che presero per vero, e le si avvicinarono iniziando a chiacchierare.
Nel mentre Marti tentò di fiondarsi sull'amica, trattenuta in tempo per il polso da Bec.
Marti abbassò lo sguardo e osservò la mano dell'amica che ancora la teneva, strinse gli occhi a due fessure e lanciò saette in direzione di quella mano, che prontamente venne ritirata con rapidità.
Bec abbozzò un sorriso, vedendo però Marti voltarle la testa.
“Stava male.” disse infine Bec muovendo una mano con fare ovvio, riuscendo così a far infuriare Marti che ancora voltata osservava le macchine passare a tutta velocità, rischiando quasi di investire una ragazza.
Noemi e Ro che assistevano alla scena e perfino Alli, la quale aveva trasformato quel finto sorriso in uno ormai sincero, trattenevano a stento strani versi per non scoppiare a ridere, infine la prima a cedere fu Noemi che si lasciò andare ad una forte risata.
“Certo che siete un disastro, ve lo dico con tutto il cuore.” Alli scuoteva la testa mentre quelle parole le uscivano dalle labbra, continuava a sorridere e a ringraziarle per essere con lei, anche se questo probabilmente non l'avrebbero mai saputo.
Marti sentendosi chiamata in causa finalmente tornò ad osservare le amiche, non mancando di lanciare l'ennesima occhiataccia a Bec la quale ormai si era arresa e faceva finta di niente guardandosi in giro, infine mise su il broncio e a braccia conserte disse: “Ce l'hanno tutti con me oggi!”
Rimasero qualche secondo in silenzio, scambiandosi occhiate confuse, fino quando videro solo la schiena di Marti, che si era già diretta alla ricerca di un bar.
“Tutti chi?” chiese innocentemente Noemi, spostando lo sguardo da una ragazza all'altra.
“Lascia perdere.” le rispose battendole una pacca sulla schiena Bec, prima di seguire Marti.
 
Erano sedute da una manciata di minuti sui tavolini esterni di un bar non lontano da casa dell'americana,bar scelto da Ro e Marti che avevano adocchiato dei baristi carini, e all'accusa di essere impegnate avevano tergiversato su quanto bello fosse stato il posto e qualcosa sull'aria aperta, scuse insomma.
“Io non ho di questi problemi.” disse Noemi fiera di se, e ammirando spudoratamente il fondo schiena del barista che le era appena passato davanti.
“Io non ne sarei così sicura.” mormorò Alli guardandosi intorno come se nulla fosse, mentre le altre iniziavano a guardarla incuriosita.
“Cosa vorresti dire?” la voce di Noemi ora sembrava incerta, quasi fosse stata smascherata, la guardava stringendo impercettibilmente le labbra, cercando di non incrociare lo sguardo incuriosito delle altre.
“Ti ho vista sai?”
Si girò per guardarla direttamente negli occhi e non ottenendo risposta le si avvicinò leggermente quasi sussurrando quelle due parole.
“Con Leo.”
Bastò questo a farla arrossire e ad abbassare lo sguardo sulle mani che continuavano ad intrecciarsi tra di loro.
Quando Alli con un sorriso vittorioso tornò ad appoggiarsi al poggia schiena della poltrona, notò come lo sguardo delle altre intervallasse da lei all'amica che ormai si era nascosta sotto la sua massa di capelli neri, non accennando a riemergerne.
“Cos'è questa storia?” Marti che aveva urlato si sporse dalla sua poltrona, guardò prima Noemi, che ancora non ricambiava lo sguardo, con risentimento per non averle rivelato nulla per poi spostare l'attenzione sulle gemelle le quali alzarono le spalle non sapendo bene cosa fare.
Infine tornò a guardare Alli che sembrava essere l'unica a sapere qualcosa di quella storia.
Alli iniziò a raccontare tutto ciò che era successo in quella giornata, tralasciando ovviamente la spiacevole rivelazione della sera, a fine racconto aveva trovato sul volto delle amiche un sorriso soddisfatto e un espressione felice e anche Noemi che era riemersa dai suoi capelli aveva abbozzato ad un sorriso imbarazzato, guardando a stento le ragazze attorno a se.
“State insieme?”
Ecco la fatidica domanda che uscì dalle labbra della più tranquilla Bec, la quale aveva osservato tutto in silenzio, rimuginando e vedendo molte cose da una prospettiva completamente diversa.
Ogni cosa combaciava.
Noemi sembrò sorpresa da quella domanda, più di quanto avrebbe dovuto, sembrò pensarci per qualche secondo osservando distante le macchine che passavano dall'altra parte della strada. Quando poi sembrò essere giunta ad una risposta, passò in rassegna lo sguardo di ognuna delle sue amiche e sorridendo scosse la testa.
“E' troppo presto.” disse infine annuendo.
“Chi l'avrebbe mai detto che Leo sarebbe riuscito a conquistarti.”
Ro guardò Marti che aveva appena parlato e scoppiò a ridere per l'espressione seria e da persona da vissuta che continuava ad avere.
“Cosa?” urlò quest'ultima, agitando la mano destra mentre finalmente si presentava il barista con i loro ordini.
Alli gli sorrise gentilmente prendendo il suo cappuccino al ginseng e distraendosi subito dopo mentre prendeva lo zucchero e lo versava nella tazza, lo mescolò perdendosi a guardarsi intorno, notando solo di sfuggita qualcuno di famigliare.
Quando tornò a concentrarsi sul cappuccino, trovò davanti a se la mano di Ro muoversi freneticamente cercando di attirare la sua attenzione.
Sbatté le palpebre guardandola curiosa.
“E' un po' di tempo che cerchiamo di attirare la tua attenzione, ma sua maestà era troppo presa da qualcosa per degnarci della sua preziosa attenzione. Volevamo solo dirti che il barista ti faceva gli occhi dolci, ma che tu non hai nemmeno cagato, e seconda cosa... cosa diavolo stavi guardando così assiduamente?”
Jeko, avrebbe voluto rispondere a Ro, perché ora ne era sicura, come era sicura che si stesse dirigendo da quello stronzo di Chris.
Buttò giù in un sorso il cappuccino e senza degnare di una risposta le amiche estrasse dal portafoglio due euro che lasciò sul tavolo.
“Devo scappare.” disse solo guardandole di sfuggita e correndo nella direzione dove aveva visto passare quello che avrebbe dovuto essere il suo ragazzo.
Un paio di minuti dopo in cui aveva vagato tra alcune vie, rischiando di perdersi, l'aveva ritrovato.
Fortunatamente riconosceva la strada e sapeva che la stava portando alla sala giochi dove spesso si erano ritrovati per passare una giornata noiosa o semplicemente saltare scuola
Seguendolo a distanza si sentiva molto la classica spia dei film che aveva visto, si era anche fermata qualche secondo chiedendosi cosa diavolo stesse facendo e se si era veramente ridotta a pedinarlo.
Quando finalmente vide l'insegna della sala giochi, si fermò a debita distanza.
Jeko si fermò davanti l'entrata, più precisamente davanti un ragazzo che stava fumando sulla porta d'entrata, si scambiarono un gesto amichevole e qualche parola, finché non lo vide fare un cenno con il capo al ragazzo ed entrare.
Alli rimase in disparte, non sapendo bene cosa fare, se rimanere ed aspettare di vedere ciò temeva realizzarsi o ignorare tutto e tornare dalle sue amiche inventando una scusa.
Non ebbe neppure il tempo di decidere, che Jeko seguito da un ragazzo incappucciato erano usciti e si stavano allontanando.
Senza pensarci due volte proseguì il pedinamento che la condusse nel parchetto vicino casa di Jeko, in cui avevano passato la loro infanzia.
Che stronzo, pensò rivolta questa volta a Jeko.
Ancora non riusciva a credere che non le avesse detto niente, se almeno lo avesse fatto forse non avrebbe potuto accettarlo e si sarebbe comunque arrabbiata, ma sarebbe stato diverso. Così si sentiva tradita e presa in giro.
Cercò di avvicinarsi abbastanza da sentire almeno qualcosa, perciò si nascose dietro l'alta siepe vicino alla panchina dove si erano seduti.
“Perché non la lasci? Non l'hai vista? Ci sono ragazze molto più fighe di lei. Te ne presento io qualcuna, anzi so già chi, Elena mi ha chiesto di te. La conosci no? Quella alta, mora e con due tette enormi.”
Non li poteva vedere in faccia, ma si immaginava la faccia da sberle che aveva in mente Chris.
“Finiscila.” si limitò a dire Jeko duramente.
Solo finiscila? Dopo che praticamente le aveva dato della cessa?
Se solo avesse potuto uscire allo scoperto, lo avrebbe insultato e gli avrebbe fatto del male, ad entrambi.
“Davvero non capisco perché state ancora insieme. Anzi come hai fatto a mettertici?!”
Se non la smetteva, l'avrebbe picchiato, e pure Jeko perché non la stava neanche difendendo.
“Ti ho detto di finirla. Non sono affari tuoi, se vuoi che usciamo insieme per me va bene, ma ti ho detto che non voglio parlare di lei.”
Non riuscì ad ascoltare oltre e sempre stando attenta a non farsi vedere, se ne andò.
Iniziò a vagare, non facendo a caso a dove stesse andando, sentendo solo il dolore che piano piano si stava iniziando ad espandere.
Avrebbe voluto piangere, era più forte di lei, ma Allison King non piangeva per cose così stupide.
Non avrebbe fatto come ogni ragazza che piangeva per le pene d'amore, aveva passato anni a deriderle e ora non sarebbe stata una di loro, nonostante il dolore fosse piuttosto fastidioso e gli occhi le pizzicavano.
Poteva parlarne con le sue amiche, ma sarebbe diventato vero e avrebbe solo complicato le cose.
Doveva lasciarlo oppure fingere di non aver visto niente?
Conoscendosi però sapeva di non poter fingere, e lui purtroppo la conosceva anche troppo bene.
Doveva solo resistere fino alla fine della scuola e poi non l'avrebbe visto almeno per tre mesi.
Quando smise di camminare si ritrovò a guardarsi intorno e a cercare di capire dove diavolo fosse finita.
Fortunatamente riconobbe il luogo sentendosi un po' più sollevata, ma quando estrasse il telefono e lesse l'ora, sbarrò gli occhi.
Erano le 7 di sera passate ed era uscita di casa da ore ormai.
Leah l'avrebbe uccisa.
Infatti oltre a numerosi messaggi da parte della amiche, che le chiedevano cosa le fosse preso, c'erano un paio di chiamate della madre, che era sicuramente molto arrabbiata.
Le mandò un messaggio dicendole che stava tornando e nel momento in cui bloccò il cellulare, questo si illuminò nuovamente con la foto di Jeko in una espressione stupida.
Sapeva che prima o poi l'avrebbe chiamata e che con la sua solita sfiga sarebbe successo proprio in quel momento.
Si concesse qualche secondo prima di rispondere poi premette l'indice sul pallino verde.
Han, stai meglio?”
No, sto una merda per colpa tua, ma grazie per avermelo chiesto.
“Tutto bene sì.”
“Bene perché ero preoccupato... Domani ci sei?”
Ho visto come ti sei preoccupato.
“Sì certo, non posso saltare altre spiegazioni, ho già perso troppi appunti.”
“Da quando pensi solo agli appunti e non al fatto che mi hai abbandonato tutto solo?” il tono di voce che aveva usato era ironico e sapeva che Jeko stava solo cercando di fare una battuta, ma Alli non riuscì a non irritarti, finendo per stringere i denti per evitare di rispondergli.
“Certo...”
“Ti va di scendere? Sono sotto casa tua.”
Shit.
Indietreggiò velocemente mentre lo rivedeva giocare con le scarpe mentre con il cellulare all'orecchio lanciava occhiate al portone d'entrata.
“Ehm no. I'm just.. mi sto facendo una doccia!” quando si innervosiva tendeva a parlare in inglese, questo lui lo sapeva.
“Una doccia eh.. Alli Kelly?”
“Dimmi.”
“Non sento il rumore dell'acqua, anzi...”
In quel momento una macchina le sfrecciò davanti, spaventandola con il rumore assordante che sentì anche Jeko, cercò in tutti modi di coprire il rumore appoggiando l' iPhone sulla maglia.
“Cos'era?” ed ecco che Jeko iniziò a guardarsi attorno sospettoso.
“Senti ci vediamo domani okay? Sì, ciao!”
Non gli diede il tempo di rispondere che aveva già terminato la chiamata, lo vide muovere le labbra probabilmente rispondendole per poi guardare lo schermo e mormorare altro.
Si guardò intorno e infine decise di sedersi sul muretto per la felicità della ragazza
E adesso lei come tornava a casa?
Passarono almeno dieci minuti finché lui si stufasse e lei poté finalmente rientrare in casa, subendosi le lamentele e urla della madre.
 
Quella mattina decise di dormire di più e farsi accompagnare a scuola dal padre, aveva intenzione di passare meno tempo possibile con chiunque, in particolare Jeko.
Aveva controllato il cellulare più volte a colazione, infatti trovò messaggi insultati da parte delle amiche, che si chiedevano se aveva intenzione di saltare scuola nuovamente, Alli si era limitata a rispondere di essersi svegliata tardi.
Jeko stranamente non le aveva scritto nulla, stava sicuramente sospettando qualcosa.
Scese dall'auto dando un bacio sulla guancia al padre e si indirizzò verso l'entrata, dove guardandosi intorno notò molti studenti che si affrettavano a finire la sigaretta, sotto le grida della vicepreside.
Entrò in classe nello stesso momento in cui stava suonando la campanella e corse al suo posto sotto lo sguardo omicida di Martina.
“Volevi darci buca di nuovo, ammettilo stronzetta.” mentre sussurrava quelle parole a denti stretti, Martina osservava la prof di Ginnastica fare l'appello, essendo infatti lei tra i primi.
“Te l'ho già detto, mi sono addormenta. Sorry.”
“Si, si, certo.” concluse così il discorso, alzando la mano e sorridendo alla donna.
Alli allora si tranquillizzò, sapeva che non se l'era presa, ma voleva comunque riservarsi il diritto di farle la paternale come al solito. Appoggiò il mento sulle mani che aveva incrociato sopra al banco e guardò i suoi compagni mentre discutevano concitatamente incuranti della professoressa che cercava di fare l'appello. Quando questa chiamò il suo nome, Alli si limitò a un mormorio, che fece fortunatamente sorridere quella santa donna.
“Ragazzi! Vi ricordate la classe con cui abbiamo fatto la partita di pallavolo l'ultima volta?”
Il mormorio come si era interrotto quando aveva iniziato a parlare, riprese più concitato di prima, con varie lamentele.
“Prof! Come possiamo dimenticarceli! E' stato terribile, un disastro.” urlò una ragazza, piuttosto risentita.
La professoressa sorrise mentre altri esprimevano il loro disprezzo.
“Sono contenta che la pensiate così, perché oggi faranno ginnastica con noi.”
Ed ecco che quella donna non fu più una santa.
Martina voltò di scatto la testa in direzione della compagna, con un'espressione scioccata a incorniciarle il volto.
“No... non ci credo. Non è possibile!”
Alli scoppiò a ridere raddrizzandosi e consolandola con una carezza sul braccio.
“Ci sarà il tuo amore.” disse l'americana divertita, ottenendo uno schiaffo da parte dell'amica. Per “amore” purtroppo non intendeva Lorenzo, ma un ragazzo di cui solo poco tempo prima si erano accorte fissare Martina.
“Ti prego non iniziare.” il tono con cui lo disse fu abbastanza convincente da farla allontanare almeno un po' e cercare di non ridere in faccia.
Nel frattempo la prof si era alzata e stava incitando la classe, molto restia, ad alzarsi e raggiungere l'altra classe in palestra.
Martina raggiunse velocemente le gemelle, cercando di sfogarsi senza essere derisa almeno da loro, cosa che non successe.
Allison invece con cautela si alzò in piedi, si mise lo zaino in spalla e avanzò verso la bancata di Jeko, dove lui stava ancora comodamente seduto a chiacchierare con Andrea e Leonardo, anche se quest'ultimo non aveva occhi che per qualcun altro.
Andrea alzando lo sguardo incrociò quella della ragazza e con nonchalance raggiunse i compagni sulla porta della classe.
Jeko avendo notato la direzione cui verteva lo sguardo dell'amico, si voltò trovandosi una Allison palesemente in imbarazzo.
Sapeva che qualcosa non andava, ma non riusciva a capire cosa. Decise perciò di lasciar perdere e aspettare che lei facesse la prima mossa, se doveva dirgli qualcosa era sicuro che prima o tardi l'avrebbe fatto.
“Ehi.”
“Ehi.” disse lui scrutandola attentamente dalla testa ai piedi.
“Stai bene?” continuò poi vedendola sempre più impacciata.
Alli si limitò ad annuire, poi vedendo i compagni allontanarsi dall'aula, gli porse la mano, che lui afferrò prontamente.
Sorridendo Jeko si alzò in piedi con in una mano lo zaino e l'altra intrecciata a quella della ragazza.
“Com'è che fai ad avere sempre le mani così fredde?” domandò osservando la mano di Alli, mentre si affrettavano a seguire gli altri.
Alli osservò la sua mano per poi guardare Jeko.
I have no idea.” disse sorridendo, per poi senza alcuna ragione alzarsi sulle punte e baciarlo.
Inizialmente Jeko non ricambiò il bacio, sorpreso dal gesto e non sicuramente perché erano nel corridoio assieme ai compagni e professori, pensava fosse arrabbiata per qualcosa, ma quel bacio gli confermò, o almeno così pensava, che andava tutto bene.
E infatti senza pensarci di volte si bloccò e mollando lo zaino, l'attirò a se per un bacio più sentito, la sentì ridere sulle sue labbra mentre anche lei si lasciava andare.
Il bacio però non durò molto perché le urla di qualcuno li costrinsero a staccarsi ansanti e smarriti.
“Lupo! King!” una donna minuta stava correndo nella loro direzione, bloccando tutti i presenti che non si erano accorti di nulla.
“Cosa pensavate di fare in una scuola?!”
La donna in questione era la bidella più dolce della scuola, l'unica probabilmente, le altre sembravano sempre irritate. Era piccolina e corpulenta, ma si ricordava i nomi di tutti gli studenti che le stavano a cuore, tra cui in particolare Jeko e di conseguenza Alli.
Jeko infatti aveva passato ore a ridere e scherzare con lei, soprattutto quando veniva cacciato dall'aula.
Vicina ai due, Jeko le mise un braccio intorno alle spalle non curandosi dell'attenzione attirata dagli altri.
“Sei gelosa Molly?” le disse sorridendo maliziosamente e stringendola sempre di più, mentre questa cercava invano di allontanarsi.
“Lupo! Allontanati subito!” sbraitò tutta rossa, sbattendo i piedi e facendo scoppiare i due a ridere, lanciò poi uno sguardo deluso alla ragazza.
“Allison, da te non me lo sarei mai aspettata. Una ragazza così per bene con un mascalzone!”
L'americana cercò di non scoppiare a ridere sentendo l'ennesima storpiatura del suo nome, in particolare con l'accento meridionale di Molly.
“Cosa ci vuoi fare se sono così affascinante.”
Sia Alli che Molly si limitarono a guardarlo senza dire nulla.
“Che Dio ci salvi. Non fatelo più, mi raccomando.”
“Sì mio amore.”
“Lupo!”
“Aaarg!”
Molly sbarrò gli occhi e senza pensarci due volte gli lasciò un ceffone sul braccio, poi spaventata controllò che nessuno l'avesse vista.
“Mo' me ne vado. Sparite.”
Molly mosse le mani cacciandoli verso l'uscita, aspettò finché non li vide muoversi e raggiungere una volta per tutte la loro classe.
Passarono per l'atrio dove si trovano le macchinette ed essendo i due nuovamente per mano, attirarono gli sguardi di alcune ragazzine che sbavarono alla vista di Jeko, come darle torto infondo.
Essendo Jeko una persona molto simpatica , si sporse in avanti verso le ragazze salutandole e facendole l'occhiolino, queste sconvolte rimasero impalate con le bocche aperte ad osservare Alli e Jeko che sparivano dalla loro vista ridendosela.
“Certo che sei crudele a dare delle false speranze a quelle povere ragazze. Magari adesso penseranno di avere qualche possibilità.”
“Lo sai che ci sei solo tu.”
Alli non riuscì a non arrossire, abbassò il capo e sorrise proseguendo la strada, sentendo la risata del ragazzo nel vederla in imbarazzo.
Nonostante fosse ancora incazzata per tutta la storia di Ferb, quando era con lui quasi se ne dimenticava, infondo ne era innamorata.
Ormai era chiaro.
 
Una volta cambiati in abiti più comodi si ritrovarono tutti quanti nella grande palestra della loro scuola.
Non mancarono ovviamente sguardi di sfida tra le due classi e insulti velati.
Non era un mistero che non si sopportassero. Tutto a causa di una stupida partita di pallavolo che aveva causato forte rivalità.
A Jeko invece sembrava non interessare questo problema, parlava infatti tranquillamente con alcune ragazze e ragazzi dell'altra classe, ottenendo non poche occhiate assassine dai suoi compagni.
“Cosa diavolo sta facendo. Non vede che sono i nemici?”
Martina a braccia conserte continuava a borbottare in direzione del ragazzo, accompagnata da Leo, che sembrava invece scimmiottarla.
Noemi e Bec stavano invece ascoltando la discussione tra le due professoresse, cercando di captare alcune parole per poter capire se si trattava nuovamente di una partita di pallavolo, se così fosse stato, sarebbe stata una strage.
“Quanto scommetti che ci farà fare i soliti esercizi imbarazzanti.” disse Alli sistemandosi una ciocca di capelli che era uscita dalla coda. Ro annuì dispiaciuta, immaginando le risate che si sarebbe fatta l'altra classe, composta principalmente da ragazzi.
“Ragazzi!”
Il silenzio calò lentamente e tutti quanti si voltarono per ascoltare.
“Allora per prima cosa voglio 10 minuti di riscaldamento, tutti insieme, poi facciamo un po' di esercizi di coordinazione e infine partita di pallavolo.”
“Te pareva.” mormorò Alli imbronciata, accompagnata da Ro.
Ci furono molte lamentele, che cessarono non appena fischiarono il fischietto, che diede via al riscaldamento.
Corsero senza apparenti problemi, chiacchierano tranquillamente e studiandosi tra di loro.
Anche durante gli esercizi sembrò andare tutto bene, nonostante le scontate risatine da parte dei ragazzi, anche quelli della loro classe, solo che loro non vennero risparmiati dai colpi delle loro compagne.
Il problema arrivò nel momento in cui iniziò la partita, l'unica nota positiva è che non tutti erano obbligati a prendere parte al gioco.
Alli infatti assieme a Bec e altre ragazze decise di rimanere in panchina a fare il tifo, più o meno.
Le sembrò di assistere ad un bagno di sangue, gente che si buttava sulla rete cercando di far cadere quello o quella dall'altra parte, assieme a svariati insulti di ogni genere.
“Hai visto l'amore di Marti?” chiese Bec dopo una mezz'ora intesa di partita.
Alli spostò lo sguardo sul ragazzo che in campo guardava imbambolato Martina che saltando per prendere la palla faceva alzare la maglietta per mostrare la pancia piatta.
Proprio la palla che lanciò la ragazza colpì in piena faccia il povero ragazzo, che tramortito cadde a terra.
Inizialmente qualcuno scoppiò a ridere, trattenendosi a fatica, ma dopo qualche secondo i compagni di squadra e anche Martina preoccupati si precipitarono in suo soccorso.
Il ragazzo vedendola rimase a terra fingendo chissà quale problema, forse sperava in una respirazione bocca a bocca, illuso.
Quando anche le prof accorse constatarono non fosse nulla di grave, venne spedito in spogliatoio con un pacco di ghiaccio sulla faccia.
“Certo che hai fatto colpo!” urlò qualcuno a Martina, che imbarazzata lo mandò a quel paese.
La partita finì in un pareggio, e così anche la loro carriera insieme.
Finalmente la prof sembrava convinta a non volerli fare più giocare insieme.
Poco prima di entrare nello spogliatoio, Alli venne bloccata dalle braccia di Jeko che le avvolsero la vita.
“Hai visto come la biondina ci stava provando con me?” le sussurrò sul collo, lasciandole poi un bacio frettoloso.
“Certo.”
“Non sei gelosa, han?”
Alli si voltò per vederlo in faccia, sorrise vedendolo con quell'espressione che secondo lui doveva essere irresistibile.
“Perché dovrei?”
Jeko scosse la testa e si allontanò di qualche centimetro per rigirarla e fronteggiarla.
“Certo che sei la ragazza perfetta, what would i do without you my dear?”
You would die alone.”
Il ragazzo scoppiò a ridere stringendola a se per poi cercare di palparle il sedere, cosa che non riuscì perché Alli lo allontanò di scatto lasciandoli un pizzicotto sul fianco.
“Idiota!”
“E dai, io ci ho provato!” disse allargando le braccia, facendole ricadere subito dopo mentre Alli si allontanava per entrare nello spogliatoio.
 
A ricreazione come al solito la prima cosa che Alli fece fu scappare in bagno, ormai nessuno ci faceva caso.
Quando però raggiungendo gli amici alle macchinette, arrivò nell'altro si ritrovò davanti a una scena a cui non seppe reagire.
Trovò Jeko e terra con una scarpa in mano, circondato dagli amici che non sapevano cosa fare.
Alli rimase in piedi ad osservarlo, mentre cercava invano di rialzarsi, bloccato con quella scarpa in mano.
“Alli Kelly, my dear, mi daresti una mano.” chiese Jeko implorante, vedendo che nessuno sembrava volerlo aiutare.
“Non ci credo... Come hai fatto?” domandò allungando una mano per aiutarlo a rialzarsi, nel farlo quasi cadde pure lei.
In piedi Jeko insultò gli amici e mettendo un braccio introno alle spalle della ragazza, si incamminò verso il giardino trionfante con la scarpa alzata.
“E' una lunga storia.”
Come era finita a stare insieme ad un personaggio del genere?
 
 
 
Ehm....
Ciao? (si nasconde)
Non so davvero cosa dire.
Non è mai successo che passasse così tanto tempo, ma per qualche motivo non riuscivo a scrivere. Scrivevo due frasi e le cancellavo, oppure andavo avanti ad una frase per volta.
Sono davvero in imbarazzo, e purtroppo non posso promettervi che passerà poco tempo, perché non so neppure io come andranno le cose.
Mi scusa ancora e spero che ci sia ancora qualcuno che legga di Alli e Jeko, perché mi erano mancati. 
Forgive me!
Ellie.

 
 
 
 
 
 
 
 

 

   
 
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