Jensen si svegliò di nuovo.

Si svegliò e vide che accovacciato al suo fianco che armeggiava con qualcosa, c’era un ragazzo.

Lo guardò.

Il ragazzo appena vide che aprì gli occhi, sembrò farsi indietro, un po’ intimorito.

“Sono…conciato così male?” chiese Jensen.

“No, affatto…” disse il ragazzo, un po’ più tranquillo.

“Allora perché mi guardi così? Come se stessi per morire?”

“Ti guardo…come uno che ha avuto una crisi di nervi contro il sottoscritto.” ridacchiò Jared, imbarazzato.

“Scusa? Quale crisi di nervi?”

“Aspetta un attimo….ricordi chi sono io?” chiese Jared un po’ perplesso.

“Sssì….il tipo che mi ha raccolto dalle acque di Nettuno, dal quale stavo precipitosamente affogando..”

“Sì, non ricordi nient’altro?”

“Forse che sono svenuto?”

“E dopo?”

“Maledizione, dopo è adesso, o…o no?” chiese Jensen perplesso.

Jared sospirò. “No, amico..dopo ti sei svegliato, mi hai trovato qui…vicino a te, come ora, e hai cominciato a gridare che dovevo starti lontano…”

“Non è vero….”

“Ti assicuro che è così…mi hai fatto paura…”

“Non hai…tentato di baciarmi o qualcosa di simile, vero?” rise Jensen.

Jared lo guardò male. “Okay, scusa…brutto momento per gli scherzi…comunque non ricordo questo avvenimento…dovevo stare molto male per aver reagito così…sarà stato lo shock, presumo…”

Jared non rispose. Lo guardò. Sembrava sincero.

“Scusa davvero…” gli disse Jensen, addolcendo il tono e sorridendogli.

“Sei…molto scherzoso per essere uno che ha appena rischiato di affogare e che ha avuto una crisi di nervi.” Gli sorrise Jared.

“Già…a questo proposito...chi mi ha messo questa benda sul petto?”

“L’ho fatta io…ho esperienze di pronto soccorso.”

“Tu???”

“Sì…scusa se…ho dovuto levarti la maglietta…avevi un taglio e ho dovuto….”

“Woah, basta che non mi hai levato anche i jeans.” ridacchiò Jensen.

Jared lo guardò sorpreso e arrossì.

“Stavo scherzando, Sammy. Ufff come sei noioso…”

“Come mi hai chiamato?”

“Lascia perdere…una mia vecchia fissa…storia lunga…non mi hai detto il tuo nome.” disse Jensen.

“Io sono Jared…”

“Jensen..”

Si strinsero la mano.

“Non ti sembra che stiamo conversando un po’ troppo tranquillamente per essere due che erano a bordo di una nave che è affondata?” chiese Jared.

Jensen si perse un attimo a pensare.

“Ho detto qualcosa che non va?” chiese Jared.

“Diosanto, io…non ricordo…”

“Non ricordi quando è affondata la nave?” chiese Jared.

“No…no! Io non ricordo…niente!”  disse Jensen, con gli occhi sbarrati.

“Jensen…”

“Non ricordo di esser salito su questa nave, non ricordo perché ci sono salito o dove stavo andando, e non ricordo cosa ho fatto prima di salirci, non ricordo dov’ero prima…non ricordo dove abito e chi sono.” realizzò spaventato.

“Okay, Jensen, calmati adesso…partiamo da quello che ricordi! Concentrati!”

“Il mio nome..è tutto quello che ricordo…”

“E l’ultima cosa che ricordi?”

“Te…te che mi tiri fuori dall’acqua, che mi dici che andrà tutto bene…di non avere paura…”

“E te lo dico ancora…hai avuto un’amnesia…capita quando sei sotto shock…” disse Jared.

“A te non è successo…” disse Jensen.
 

Jared si voltò, seduto per terra, sulla barca, mettendosi le mani sulla testa.

“Ho detto qualcosa che non va? Jared?”

“Non ricordo niente del mio sopralluogo sulla nave, Jensen. Ricordo chi sono, ricordo di esserci salito, ma poi….il vuoto! E stato come se mi fossi addormentato e risvegliato su quella maledetta scialuppa…senza…senza sapere come ci fossi finito!”

“Diosanto, Jared….”