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Autore: aki_penn    07/10/2014    2 recensioni
[Camping!AU]
Nico aveva sentito dire che la signora Atena fosse assolutamente contro il sesso prima del matrimonio e lui non vedeva niente di male nel fatto che sua figlia fosse di tutt’altra idea. Sarebbe stato piuttosto carino però se lei e Percy gli avessero chiesto se stesse dormendo, invece che darlo per scontato, prima di darsi alla pazza gioia nel materasso accanto al suo.
Si voltò dall’altra parte fingendo di russare il più rumorosamente possibile, cercando di ignorare mugolii e paroline dolci. Una giornata iniziata male riusciva a finire soltanto peggio.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Naturale Convivenza
Capitolo Due
 

“Davvero, non pensavo che fosse la lingua. Avevo paura che la pallonata di Leo ti avesse rotto un dente” disse Percy, corrucciato, mentre, in attesa della cena, stavano seduti su un tronco. Il fuoco lo aveva acceso Leo, pareva che la cosa gli piacesse davvero molto, quindi era stato nominato fuochista ufficiale, per quello che valeva. Nico scosse la testa, niente dente rotto, gli sembrava già abbastanza una cosa da sfigato essere stato colpito in faccia da una pallonata dopo i primi dieci minuti al campo, ci mancava solo che riuscisse a rompersi anche qualche cosa in quel poco tempo.
“Me lo fai rivedere?” domandò poi l’amico, avvicinandosi un po’ a lui, strizzando gli occhi. Nico sospirò e alzò gli occhi al cielo, si sentiva un fenomeno da baraccone, poi –di mala voglia- tirò fuori la lingua.
“Diamine, la tua lingua è una cosa aliena! Sei sicuro che sia tutto a posto?” domandò, tirandosi indietro, vagamente spaventato.
Nico aggrottò le sopracciglia “È normale che si gonfi, smettila!” biascicò, risentito.
“Sei sicuro? Io ho sentito dire che il piercing alla lingua è particolarmente pericoloso. Con un’infezione non curata si rischia anche la morte” commentò Annabeth, che sedeva accanto a Percy, sul tronco dove stavano lui e Nico. Il ragazzo si guardò in giro alla ricerca di un pezzo di ferro da toccare. Non era superstizioso, ma non si era mai abbastanza sicuri. Ci mancava solo Annabeth che prediceva il futuro. A parer suo, bastava e avanzava Rachel Dare con la sua fissa per gli oroscopi. Proprio in quel momento, la rossa, stava leggendo a Silena il suo. A giudicare dall’espressione della ragazza, erano belle notizie.
“Davvero, quella lingua è davvero gigante. Mia cugina non ce l’aveva mica così. Comunque è sopravvissuta, se lo vuoi sapere” aggiunse poi. Talia fece loro la linguaccia dall’altra parte del fuoco e poi si rimise a mangiare la bistecca che Leo le aveva consegnato.
Beckendorf, che era stato nominato cuoco, portò a ognuno una bistecca messa su piatti di plastica, subito prima di prenderne una per sé e per Leo (aiuto cuoco) e mettersi a mangiarla accanto a Silena. A quanto aveva detto Percy, lui e Silena erano un’altra delle coppiette vittima del club dell’Amore. Annabeth e Percy si appoggiarono il piatto sulle gambe mentre, a qualche tronco di distanza, Grover si lamentava del fatto che fosse inconcepibile di come, durante un camping di avvicinamento alla natura,si usassero piatti di plastica usa e getta. “Qualche screanzato li butterà perfino in mezzo all’erba, invece che nel bidone della raccolta differenziata” aggiunse la sua ragazza, indignata.
Nico fissò la propria bistecca, cercando di capire se fosse mangiabile o meno, mentre Percy scambiava qualche battuta con un ragazzo seduto poco più in là e Annabeth assaggiava la sua.
Fece un sospiro e si disse che una bistecca non lo avrebbe ammazzato, ne tagliò un pezzo e se lo mise in bocca.
Percy fu richiamato da un rumore simile a quello che le aragoste producono quando vengono messe in pentola, solo che quel rumore era prodotto da Nico, seduto proprio accanto a lui. Lo guardò stupito, indeciso su cosa fare, non riusciva a capire se stesse ballando o avendo le convulsioni.
Si voltò verso Annabeth, spaesato, con uno sguardo che chiedeva devo chiamare l’ambulanza o un esorcista?
Annabeth guardò Percy, poi Nico e poi di nuovo Percy, prima di dire lentamente e un pochino angustiata “C’è il pepe, sulla bistecca”
*
Reyna aveva spodestato Dakota dall’inizio del campeggio, facendo scambio con lui per dormire nella tenda di Jason. Era abbastanza sicura che a Gwen, in teoria la sua compagna di tenda, non avrebbe fatto piacere ritrovarsi Dakota accanto, ma era anche convinta che fosse abbastanza grande e vaccinata per ridurlo alla calma a suon di calci.
Per evitare ogni problema, Octavian era stato direttamente isolato in una tenda singola, dato che parlava pure nel sonno e nessuno aveva voglia di sorbirsi il suo chiacchiericcio anche di notte. Octavian si era un po’ offeso, ma aveva subito riempito il vuoto con una marea di peluche, cosa che Reyna trovava un po’ inquietante, a dire il vero, ma l’aveva tenuto per sé.
Di certo, Octavian non era il suo problema più grosso. Il suo problema più grosso era altrettanto biondo, ma decisamente più piacente e si fingeva morto da  quando condividevano la tenda.
Quella sera, però, si stava decisamente esagerando. “Cos’è quella cosa che hai sulla faccia?” domandò, un po’ scocciata.
“Una mascherina per dormire, mi dà fastidio la luce” disse Jason, infilato nel sacco a pelo, con le mani incrociate sul petto. Sembrava la mummia di un faraone.
“Già, ho visto. È di raso e c’è scritto Sailor Jupiter con gli strass” fece notare. “È di mia sorella” disse lui, con una prontezza impressionante.
Sarebbe stata una scusa molto sensata, se Reyna non avesse conosciuto la sorella di Jason e fosse certa che l’unica persona alla quale quella mascherina potesse stare peggio che a Jason fosse Talia Grace. Si mise su un fianco avvicinandosi a lui e gli appoggiò la mano sul petto.
“Questo sono io. Cosa stai cercando? I fazzoletti da naso sono nella tasca sulla sinistra della tenda” disse lui, distaccato e super accorto, come suo solito. Reyna alzò gli occhi al cielo, Jason, con gli occhi coperti, non la vide. “Sto toccando esattamente dove voglio toccare” sentenziò. Probabilmente per quanto fosse geniale a scuola e nello sport, nei rapporti umani non era proprio un fulmine. La risposta si fece un po’ attendere.
“Mi fai il solletico” sentenziò poi, con voce atona, prima di mettersi a russare nel modo più finto che Reyna avesse mai sentito.
La ragazza sbuffò e si girò dall’altra parte, raggomitolandosi nel suo sacco a pelo: quello era decisamente un no.
*
“Che fine ha fatto la tua mascherina per dormire?” chiese Annabeth, mentre lei e Piper si mettevano a letto nella loro tenda sopraelevata. Le tende erano tutte da due, il coach Hedge si era premurato che le femmine stessero con le femmine e i maschi coi maschi, ma poi, dopo la ronda delle undici e mezza se ne andava a guardare le partite di baseball nella su tenda -Leo gli aveva installato una parabola-, così Annabeth era sempre sgattaiolata nella tenda di Percy senza che nessuno la vedesse.
Piper sbuffò “L’ho buttata, era brutta. Non so mia madre cosa pensasse quando me l’ha regalata”
“Effettivamente” concordò l’amica, infilandosi i pantaloncini con i quali dormiva e sfilandosi il reggiseno da sotto la canottiera.
“Certe volte è davvero imbarazzante. Ha insistito per farmi lei la valigia e l’ha riempita di cose inutili: crema idratante, vestiti eleganti, un set di trucchi che farebbe impallidire un truccatore e nemmeno un paio di scarpe da trekking. Siamo in montagna, santo cielo!” sbottò. Annabeth la guardò comprensiva. “Dai su, non fare così, fa del suo meglio…” cercò di indorarle la pillola.
Piper sbuffò più sonoramente e si voltò sulla pancia, guardando l’amica negli occhi “Quando le telefono mi aggiorna sempre sulle sue stramaledette telenovele, sai Carlos ha finalmente fatto colpo si Adelina…”
“Chi cacchio sono Carlos e Adelina?”domandò Annabeth, che stava perdendo il filo del discorso.
“Non ne ho idea!” sbottò l’amica “I protagonisti di una delle sue soap opere, suppongo. E poi mi ha chiesto di te e Percy, lo sai che dice che siete tanto carini e sono anni che spera che vi mettiate insieme? Ti pare normale? Ha anche voluto sapere di Chris e Clarisse. Questo è un po’ imbarazzante, lo sai che, da giovani, mia madre e suo padre se la intendevano? È una cosa che mi fa quasi paura!” buttò fuori, tutto d’un fiato. Annabeth annuì, comprensiva e decisamente turbata da che razza di telefonate Piper si dovesse sorbire.
“Nemmeno una domanda su come sto io in campeggio, se mi piace il posto o se ci sono troppe zanzare” fece un sospiro e affondò la faccia nel sacco a pelo. Dopo essersi sfogata stava un po’ meglio. Sapeva che anche Annabeth aveva i suoi problemi con i genitori, ma aveva davvero bisogno di lamentasi un po’.
Quando rialzò la testa, l’amica stava sdraiata sulla schiena e guardava fuori dalla tenda aperta con aria assente.
“Questa sera vai da Percy?” domandò. La ragazza annuì, distratta. “Anche se c’è Nico?” aggiunse. Annabeth annuì di nuovo e la guardò negli occhi, grattandosi la testa. “Sì, credo che questa sera potremmo fare due chiacchiere tutti insieme. Mi fa piacere chiacchierare un po’ anche con Nico”
“Vuoi venire anche tu?” domandò.
“No, questa sera passo. Verrò a fare baldoria un'altra volta” ridacchiò. Annabeth le sorrise di rimando.
*
Nico fu il primo a salire sulla tenda-palafitta che divideva con Percy. Per arrampicarcisi sopra era stata messa a disposizione una scala a pioli  fatta di pezzi di legno assicurati con della corda annodata stretta. Inizialmente era un po’ scettico, ma la struttura sembrava reggere. Fece giusto in tempo a mettersi il pigiama che Percy apparve dal buco della tenda.
“Ehi!” esclamò, allegro. Nico gli fece un sorrisetto un po’ impacciato e si infilò dentro il proprio sacco a pelo.
Percy gli sorrise ancora e si arrampicò al suo posto, togliendosi la maglietta a voltandosi di spalle per cercare il suo pigiama. La tenda era un casino, quando Nico c’era entrato. Non ci voleva un genio per capire che Annabeth aveva tentato di sistemare, ma il casino di Percy si era espanso senza tregua per tutta la tenda. Nico aveva semplicemente spostato tutte le magliette e le cose di Percy sul suo sacco a pelo e, avendo così ripulito il proprio spazio, ci aveva steso il proprio e messo il temibile trolley zebrato. Per fortuna, Percy non sembrava aver notato il cattivo gusto che quella valigia emanava.
Si voltò dall’altra parte, ma poi si rivoltò di nuovo a guardare la schiena dell’amico.
Aveva tatuato un tridente dietro al collo, Nico poteva vederlo mentre si deformava mentre il ragazzo spostava la testa a destra e a sinistra, alla ricerca del proprio pigiama.
Nico lo seguì con lo sguardo mentre si alzava e si rimetteva seduto, alzando il sacco a pelo per vedere se qualcosa era finito sotto. Sul polpaccio ne aveva un altro, a forma di civetta stilizzata. Nico avrebbe potuto scommettere un occhio (o magari la lingua, perché no? Tanto ormai era inutilizzabile) che fosse un preciso richiamo ad Annabeth. Chissà se lei lo sapeva e approvava.
Da quella posizione non lo poteva vedere, ma sapeva che ne aveva anche un altro su un fianco, a forma di pegaso rampante, particolarmente tamarro, per i suoi gusti. Mise la testa sulle mani e si mise a guardare la tela verde della tenda.
Il pegaso e il tridente erano per suo padre, gli aveva spiegato una volta Percy, a quanto pareva, il suo padre biologico, non Paul, il marito di sua madre, gestiva un agriturismo sul mare con stalla annessa e organizzava cavalcate sulla spiaggia e uscite di pesca in barca. Nico trovava che il padre di Percy avesse un lavoro davvero interessante, di certo dire che il proprio padre gestiva un agriturismo con maneggio era molto più bello che spiegare che tuo padre ha un impresa di pompe funebri, per quanto remunerativa la cosa potesse essere.
“Anche con le crisi economiche noi abbiamo sempre da lavorare! La gente mica smette di morire” diceva spesso suo padre. Sua moglie era d’accordo, ma si guardava bene dall’unirsi al lavoro. Preferiva stare in giardino a curare i propri fiori, e Nico un po’ la capiva.
I due non si odiavano, ma nemmeno andavano troppo d’accordo. I loro dissapori venivano, per la maggior parte, dal fatto che Nico continuasse a pestarle i suoi fiori. Questo non sarebbe successo se lei si fosse limitata a piantarne nelle aiuole e non sul vialetto ma, a quanto pareva, era una questione difficile da risolvere.
Nonostante, in gioventù, suo padre avesse seminato figli a destra e a manca, l’unico che doveva sopportare la convivenza con Persefone era proprio Nico, da quando sua madre e sua sorella erano morte in un incidente d’auto. Nonostante questo, c’era da aspettarsi che presto anche Hazel si sarebbe unita alla famiglia. Era abbastanza convinto che Marie Levesque sarebbe stata arrestata piuttosto presto. A quanto aveva capito, vendeva unguenti magici e filtri d’amore. Quando aveva chiesto ad Hazel se quella non fosse definibile come truffa, lei aveva alzato le mani e scosso la testa, come per dire “Non so e non voglio sapere”.
Mentre Nico ripensava a Bianca, Percy si sdraiò sulla pancia in posizione contraria a quella dell’amico, con la testa fuori dalla tenda. Il ragazzo si rimise a sedere a gambe incrociate, capendo che non era ancora tempo di dormire. Alzò un sopracciglio mentre l’amico si rollava una sigaretta.
“Che fai?” biascicò a fatica, gattonando in avanti per raggiungerlo. Percy si girò un poco per guardarlo ridacchiando, il muscoli della schiena si mossero nella penombra, mentre il tatuaggio che aveva sul collo si deformava un po’.
“Dai, su, non siamo mica in un monastero e poi il coach ha già finito la sua ronda” disse, leccando il bordo della cartina, per chiuderla “E poi è solo salvia” precisò.
“Ti fumi la salvia?” domandò Nico. Tutto quello che usciva dalla sua bocca aveva un suono ridicolo, ma cercò di non pensarci. Percy sembrava non farci caso. Il ragazzo alzò le spalle e ridacchiò “Siamo a un camping di avvicinamento alla natura, no? Se vuoi qualche cosa che ti sballi devi chiedere a Grover, ma sappi che prima ti darà una dettagliata lezione sui molteplici utilizzi della canapa. Lui non fuma, ma sta cercando di farsi un paio di pantaloni, con quella roba. L’ultima volta che me ne ha parlato era un po’ in difficoltà” spiegò, accendendosi la sigaretta di salvia con un fiammifero.
Sbuffò fumo e poi guardò l’amico “Vuoi provare?” chiese. Nico scosse la testa e guardò in basso. Percy era appoggiato con i gomiti sulla struttura in legno della palafitta, era ovvio che non avesse trovato la maglietta del suo pigiama, dato che era ancora mezzo nudo e il suo angolo di tenda era un inferno. Si guardarono di nuovo. “Sei sicuro?” chiese con le sopracciglia aggrottate.
Nico sbuffò “Fammi provare” disse infine, prendendo la sigaretta dell’amico. Si mise a tossire subito e si sentì un’idiota, mentre Percy, accanto a lui, ridacchiava e si riprendeva la sigaretta.
“Non morire” gli chiese, faticando per non ridere.
“Bleah!” fece, tirando fuori la lingua, schifato. Percy la indicò, prendendo una boccata di fumo “A cosa devi stare attento con quella?” domandò. Nico fece una smorfia, cercando di guardarsi la lingua, cosa ovviamente impossibile, anche incrociando gli occhi.
“Niente cibi speziati, niente fumo, niente alcol e niente fluidi corporei…” disse Nico, appoggiando il viso sulla mano a coppa, un po’ abbacchiato. I capelli gli erano finiti davanti agli occhi, a forza di tossire. Percy soffocò una risata con un grugnito e appoggiò la fronte sulla struttura in legno, scosso dalle risa. Nico poteva vedere le sue spalle tremare. Quando si rialzò era rosso in viso e prese un'altra boccata di sigaretta. “Il cibo speziato l’hai già mangiato, la salvia l’hai fumata e, se non sbaglio, Clarisse nasconde nella sua tenda una discreta quantità di birre calde, se vuoi possiamo andarle a chiedere una lattina. Però gliela devi chiedere tu, noi non andiamo molto d’accordo” propose, divertito. Nico lo guardò con aria esasperata. “Poi sono certo che, nei prossimi giorni, troverai qualche ragazza pronta a scambiare fluidi corporei con te” assicurò l’amico.
“Non credo” sbuffò Nico, mettendosi a guardare il cielo. Percy gli diede una gomitata complice nelle costole, poi spense la sigaretta con due dita e la lasciò cadere per terra. “Non ti interessa nessuna?” domandò. Percy Jackson era una pettegola, Nico ne era sempre più sicuro.
“Nah, non mi interessa nessuna ragazza” rispose, un po’ scocciato. L’amico si strinse nelle spalle e disse, vago “Vedremo. Andiamo a dormire?”
Nico annuì ed entrambi rientrarono nella tenda, lasciando la cerniera aperta. Nico si infilò nel suo sacco a pelo e chiuse gli occhi, mentre Percy trovava finalmente la sua maglia e si metteva a dormire al suo posto, completamente scoperto.
Ci volle poco meno di un minuto perché il respiro del ragazzo si facesse più pesante e regolare. Nico avrebbe dato qualsiasi cosa per potersi addormentare così in fretta. La lingua gli dava fastidio e il sapore di bruciato che aveva in bocca lo irritava. Si rigirò un po’ finché non trovò una posizione comoda per aspettare che il sonno arrivasse anche per lui.
Per un secondo gli sembrò quasi di essersi addormentato, non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato quando sentì la fessura della tenda fare il suo rumore viscido di nylon che sbatte contro nylon. Una figura familiare entrò a gattoni nella tenda, andandosi a mettere addosso a Percy, che mugugnò, un po’ indispettito e forse non del tutto sveglio.
Nico si sentiva fin troppo sveglio, era bastato un solo secondo perché il suo  cervello tornasse tristemente allo stato di veglia. Anche se aveva gli occhi spalancati, nella penombra non poteva essere visto.
“Percy?” chiamò la voce di Annabeth, in un sussurrò. Percy, sotto di lei, cercò di stiracchiarsi come poteva. I capelli della ragazza erano sciolti e Nico poteva vederla bene, con la luce della luna che entrava dalla fessura della tenda lasciata aperta che batteva sulla sua schiena.
Lei si allungò e gli diede un bacio a stampo sulle labbra mentre lui apriva gli occhi e la guardava assonnato.
“Annabeth” constatò, biascicando, più  meno come Nico, ma per colpa del sonno, non di un piercing.
“Ti eri addormentato?” chiese lei, sempre a bassa voce, ma con aria un po’ irritata. Percy mugugnò “Pensavo non saresti venuta” si scusò con la voce ancora assonnata ma, a giudicare dalla mano sul sedere di Annabeth, non doveva essere più tanto addormentato.
Annabeth gli diede un bacio decisamente più appassionato del precedente e Nico chiuse gli occhi per non vedere, ma i rumori umidi e i mugolii non poté evitarli.
Li riaprì istintivamente quando sentì Annabeth reprimere un urletto. La mano di Percy si era infilata dentro ai suoi pantaloni e l’altra le accarezzava la schiena.
“Non possiamo: c’è Nico. Andiamo fuori” disse lei, concitata e con la voce un po’ affannata. Percy, per tutta risposta, le stava un po’ sollevando la maglietta.
Nico chiuse gli occhi e sospirò profondamente.
“Nico sta dormendo. Non gli diamo fastidio. Possiamo stare qui piuttosto che andarci a nascondere nei cespugli come i conigli. ” disse, con aria divertita, la sua voce sembrava un po’ più profonda del solito. Nico non lo poteva vedere, ma sapeva che stava sorridendo. Annabeth si mise a cavalcioni su di lui e guardò Nico. “Non è irrispettoso?” domandò. Percy scrollò le spalle “Sta dormendo, cosa vuoi che gli importi” rispose lui, mettendole una mano sul fianco. Annabeth si grattò la testa, per un attimo dubbiosa, poi sospirò e si levò la canottiera larga che usava per dormire. Nico aggrottò le sopracciglia, era la prima volta che vedeva il seno di una ragazza e non sapeva bene cosa pensare. Si sentiva un po’ imbarazzato, a quella scena non avrebbe nemmeno dovuto essere presente.
L’occhio gli cadde poi sulla parte bassa della schiena di Annabeth. Quando si era chiesto se Annabeth approvasse la civetta che Percy aveva sul polpaccio, la risposta era probabilmente sì, dato che tra le sue fossette di venere c’era disegnato un tridente. Il disegno doveva essere nuovo, dato che intorno al segno dell’inchiostro erano presenti le croste della ferita. Si rivoltò sulla pancia e appoggiò la testa sul braccio, chiudendo gli occhi e cercando di costringersi a dormire. Annabeth lo guardò ancora, preoccupata, coprendosi il seno. “Percy, sei sicu…” non finì la frase perché il suo ragazzo le mise una mano dietro al collo e se la trascinò addosso.
Dopo meno di un minuto, Nico aveva riaperto gli occhi. Aprì la bocca per parlare, per dire che era sveglio e chiedere se, che cavolo, potevano lasciarlo dormire, ma si fermò, preso dall’imbarazzo.
Annabeth si era rialzata e Percy aveva la maglietta sollevata fin sul petto. Se ne stava sdraiato, appoggiato sui gomiti, mentre la ragazza gli sfilava i pantaloni. Nico chiuse di nuovo gli occhi prima che Annabeth lo liberasse anche delle mutande: l’ultima cosa che avrebbe voluto vedere in quel momento era Percy nudo. Era la situazione più imbarazzante di sempre. Avrebbe voluto essere a dormire in tenda con Hazel, lì, almeno, sarebbe stato tranquillo. Strizzò gli occhi così tanto che le palpebre gli fecero male.
Quando sentì Percy iniziare ad ansimare piano si mise un braccio sull’orecchio scoperto, mentre l’altro stava premuto sul cuscino.
Nico aveva sentito dire che la signora Atena fosse assolutamente contro il sesso prima del matrimonio e lui non vedeva niente di male nel fatto che sua figlia fosse di tutt’altra idea. Sarebbe stato piuttosto carino però se lei e Percy gli avessero chiesto se stesse dormendo, invece che darlo per scontato, prima di darsi alla pazza gioia nel materasso accanto al suo.
Si voltò dall’altra parte fingendo di russare il più rumorosamente possibile, cercando di ignorare i mugolii e le paroline dolci. Una giornata iniziata male riusciva a finire soltanto peggio.
 
Aki_Penn parla a vanvera: Sì, lo so che sarete tutti a leggere BoO (o almeno, questo è ciò che stanno facendo i miei contatti di Facebook), ma io avevo voglia di pubblicare anche se non ho ancora finito di scrivere il terzo capitolo, ma tanto, una volta che mi inguaio con qualche cosa, posso farlo anche per bene. XD Spero che i personaggi non siano sembrati un’armata di acidi, ma sono circondati da dementi, poveracci, hanno bisogno di arrabbiarsi.
In particolare, spero che Jason e Reyna non siano sembrati troppo OOC, io me li sono sempre immaginati così, in un loro possibile incontro after Piper. >.>
Mi ero scordata di avvertirvi sui tatuaggi. Mi sento un po’ un’idiota ad aver tatuato Percy e Annabeth, ma mi piacevano e quindi… Nuove gioie per Nico, ovviamente.
Ultima cosa: ho aggiunto adesso la voce slash perché non voglio andare incontro a delle lamentele, ma sappiate, voi che avete aperto questa storia aspettando virili omaccioni che si danno alla pazza gioia, sappiate che avrete delle delusioni. U.U
   
 
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