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Autore: aki_penn    05/10/2014    2 recensioni
[Camping!AU]
Nico aveva sentito dire che la signora Atena fosse assolutamente contro il sesso prima del matrimonio e lui non vedeva niente di male nel fatto che sua figlia fosse di tutt’altra idea. Sarebbe stato piuttosto carino però se lei e Percy gli avessero chiesto se stesse dormendo, invece che darlo per scontato, prima di darsi alla pazza gioia nel materasso accanto al suo.
Si voltò dall’altra parte fingendo di russare il più rumorosamente possibile, cercando di ignorare mugolii e paroline dolci. Una giornata iniziata male riusciva a finire soltanto peggio.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Aki_Penn parla a vanvera: Salve a tutti, sono nuova in questo fandom anche se è da un po’ che pensavo di voler scrivere qualche cosa su Percy e co. Spero davvero che i personaggi non siano OOC, cerco sempre di stare molto attenta, ma può sempre darsi che io abbia una visione un po’ distorta di loro. Quindi ditemi che vostre opinioni e sgridatemi se pensate che ce ne sia bisogno.
Tanto perché siate avvertiti: non è una storia impegnata, ma si parla di una banda di ragazzini con gli ormoni mossi che bevono, fumano e si fanno i piercing. Giusto perché sappiate a che cosa stiate andando incontro. >.> Si parla abbastanza di sesso, ma non credo che ce ne sarà di esplicito, quindi credo che per ora basti il rating arancione, ma potrei sempre decidere di cambiarlo in futuro.
L’intro è tratto dal secondo capitolo, non sentitevi ingannati!
Buona lettura, nel caso decidiate di continuare, grazie per avermi dato una possibilità.
(Odio questo titolo, ultimamente non me ne vengono in mente di decenti, tenete conto che se fossi colpita da un’idea geniale, potrei decidere di cambiarlo!)
 
 
La Naturale Convivenza
Capitolo Uno
 
Nico era abbastanza sicuro che il camping di avvicinamento alla natura fosse una boiata. Un’orda di ragazzini che vanno in campeggio insieme a cercar funghi (ma era stagione, poi?) e giocare ad acchiappa la coda, scortati da un omuncolo rissoso, somigliante a una capra in modo decisamente inquietante.
Era un’iniziativa di tutte le scuole della città e la moglie di suo padre aveva insistito perché si iscrivesse, anche se lui avrebbe preferito di gran lunga rimanere a casa a mangiare pop-corn e guardare film horror con la tapparella abbassata, come se fosse notte. Caso aveva voluto che la scuola di sua sorella si fosse organizzata per campeggiare poco più in là rispetto alla sua, ma comunque troppo lontana perché lui e Hazel potessero davvero passare del tempo insieme.
Come se tutto ciò non fosse bastato, si era anche beccato la varicella e aveva passato la prima settimana di vacanza a letto, mentre gli altri lo precedevano in campeggio e facevano amicizia, lasciandolo, come di consueto, escluso. Presentarsi con un trolley verde zebrato non l’avrebbe di certo aiutato a fare nuovi amici, perciò, mentre guardava l’accampamento, si era posizionato il più lontano possibile dalla propria valigia.
Suo padre e sua moglie se ne erano andati in vacanza portandosi via tutte le valigie monocolore che avevano a casa, lasciando a lui quella che il signor Dioniso aveva regalato per natale alla famiglia. Un uomo dai gusti discutibili, il signor Dioniso.
Probabilmente non ci sarebbe stato nulla di più imbarazzante di quel trolley, se solo, il giorno prima, sentendosi meglio e volendo approfittare dell’assenza di suo padre, non fosse andato a farsi bucare la lingua. Sul momento non aveva fatto male, ma dopo poco la lingua gli si era gonfiata a dismisura, rendendo difficile qualsiasi dialogo. Era stato faticosissimo spiegare al bigliettaio della stazione quale fosse la sua destinazione. La stessa scena si era ripresentata quando aveva dovuto spiegare al taxista, che aveva fermato alla stazione, dove voleva che lo portasse, con la doppia difficoltà data dal fatto che il luogo di ritrovo era disperso tra le colline e non aveva un vero e proprio nome. Con la scusa della perdita di tempo, gli aveva spillato un sacco di soldi extra.
Di certo, oltre che inimicarsi i taxisti, parlare come un demente non l’avrebbe aiutato a farsi nuovi amici.
Afferrò il trolley per il manico e avanzò un poco verso le tende, per poi fermarsi e allontanarsi di un paio di metri dalla propria valigia, sperando di non essere visto e riconosciuto come proprietario.
L’accampamento era stato scelto in discesa, decisione geniale, a parere suo, perciò le tende erano state montate su una struttura di tronchi a palafitta che permetteva di dormire in una comoda posizione orizzontale e di non rotolare a valle nel sonno. Lavoro che avrebbe potuto essere evitato tranquillamente se si fosse scelto un campo base piano, come avevano fatto quelli della scuola di sua sorella, gente più seria, probabilmente.
Percy, a metà settimana, lo aveva chiamato a casa, utilizzando la sua telefonata quotidiana destinata ai genitori per informarlo sulla situazione del campeggio. Sally Jackson non se la sarebbe presa a male, lo aveva rassicurato. Pareva che il coach Hedge li avesse fatti sgobbare parecchio con quella storia delle palafitte, Annabeth e Leo, come era sospettabile, si erano dati un sacco da fare. Percy non capiva molto il loro entusiasmo, ma si era adeguato.
La tenda di Leo aveva anche un lampione semovente incorporato che si spostava guidato da dei sensori di movimento. Forse era una tecnologia un po’ troppo avanzata per un campeggio di avvicinamento alla natura, che godeva a fatica di un gabinetto chimico, ma nessuno aveva avuto il cuore di dirglielo.
Aveva ricevuto una telefonata anche da Hazel, che campeggiava con la sua scuola, di fatto, qualche centinaio di metri più in là, sul piano. A quanto pareva, per loro, la costruzione era stata decisamente più facile. Avevano picchettato le tende e nessuno aveva sentito il bisogno di costruire stupide palafitte.
In ogni modo, non era stato difficile capire perché l’iniziativa scolastica avesse avuto così tante aderenze tra gli studenti: tutti speravano di approfittare delle notti fuori casa, senza avere i genitori intorno, e fare quello che pareva loro. O almeno, quello era assolutamente l’obiettivo di Percy e Annabeth agli inizi, Percy glielo aveva raccontato per telefono.
A quanto pareva, il piano era quello di passare del tempo insieme ad Annabeth, dato che a casa era impossibile avere un po’ di privacy, per colpa delle rispettive famiglie (in particolare si vociferava che Atena fosse una fautrice del niente sesso prima del matrimonio), e quella era già un’informazione della quale Nico avrebbe volentieri fatto a meno, ma Percy aveva poi aggiunto che il club dell’Amore, composto nella sua maggioranza dalle sorelle di Silena, aveva bucato tutti i preservativi del campeggio, apparentemente senza motivo, altra cosa che a Nico interessava molto poco, così, alla fine, Annabeth si era infilata di nascosto nella tenda di Percy e avevano finito per limitarsi a mettersi le mani nelle mutande, cosa che Nico avrebbe voluto tassativamente non sapere. Era una fortuna che Percy non avesse potuto vedere la sua faccia al telefono, perché sarebbe stata tutt’altro che accattivante.
Percy Jackson era una pettegola, di questo Nico ne poteva essere certo, dopo il dettagliato resoconto che gli era stato fatto della vita del campeggio, dentro e fuori le mutande di Annabeth.
Insomma, nulla di quel posto lo spingeva a voler restare, quella giornata era già uno schifo anche prima che una pallonata lo colpisse dritto in faccia e lo facesse cadere nel vialetto polveroso.
“Scusa bello, mi è scappata!” strillò Leo, dall’altra parte dell’accampamento.
Davvero, davvero una giornata del cavolo.
 
   
 
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