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Autore: softkitty    08/10/2014    1 recensioni
La protagonista di questa storia è Nicky, neolaureata in lettere e barista per necessità.
Accanto a lei vedremo Noah, il suo fidanzato dalla famiglia ingombrante, Diane, la sua amica di una vita e Oneweek, metodico giovane incontrato in metro.
Attorno a loro ruoteranno vari personaggi, dalla ex fidanzata decisamente poco "ex" alla suocera molto "suocera", passando per genitori amorevoli e amici privi di tatto.
SOSPESA.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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In metro con amore

 

Capitolo 2

 

«Parker, ci vuoi dire cos'è questo muso lungo?».

Noah posò il bicchiere e fulminò Cal, uno dei suoi due migliori amici. «Ho litigato con mia madre per Nicky». Riprese in mano il bicchiere per finire il suo cocktail. «E ho litigato con Nicky per mia madre».

Vincent, l'altro amico, aggrottò le sopracciglia. «Com'è possibile?»

«Lo sai – Noah sbuffò, prima di riprendere a parlare – Nicky non sopporta i miei genitori, ma è disposta a subire le loro angherie piuttosto di reagire».

Cal lo guardò stupito: «Questo non dovrebbe essere un bene? Insomma, così non ti pianta delle grane».

Vincent, al suo fianco, inclinò il capo. «O forse no. Vorresti fosse lei a mandare al diavolo i tuoi genitori al tuo posto! Non hai le palle?»

«Non...». Noah si alzò dal tavolo. «Al diavolo voi due! Vado a prendere una boccata d'aria».

Mentre Noah si allontanava dai suoi amici, Nicky era intenta a ballare e ridere con Diane.

«Hai adocchiato qualcuno, D?»

«Non mi sembra il caso di rimorchiare qualcuno in settimana, domani ho il turno di mattina, sarebbe controproducente». Le fece un sorriso carico di sottintesi. «Però qualcuno sembra aver puntato te»

«Scusa?»

«C'è un ragazzo che continua a fissarti. Ha un'aria familiare»

«L'hai visto da Missy. Quello è Oneweek. Solo che senza occhiali e completo, probabilmente non l'hai riconosciuto».

Diane strizzò gli occhi per focalizzarlo meglio. «In effetti, non ci sarei mai arrivata»

«Se è per quello, non ci è arrivato neppure lui. Prima si è presentato, ma non mi ha riconosciuta»

«Si è presentato? E io dov'ero?»

«A prendere da bere. Mi ha invitata, ma...»

«Non ci credo! Ti ha offerto da bere e hai rifiutato?»

«D, ti devo ricordare che sono impegnata?».

Diane sbuffò. «Dettagli! Con un bel manzo come quello tradire non sarebbe un reato!». Nicky scoppiò a ridere per evitare di annuire e dire qualcosa di compromettente. Quello era decisamente un gran bel pezzo di manzo.

«Io quella ragazza l'ho già vista».

Colin e Finn aggrottarono le sopracciglia. «Quale ragazza?»

«Quella con il vestito grigio che sta ballando proprio...». Si voltò. «Era lì un secondo fa!».

Colin gli batté una mano sulla spalla. «Abbiamo capito che è ora che tu rientri sul mercato, giovanotto. Devi trovare una toppa dove infilare la tua chiave»

«Chiave? Toppa?». Daniel lo fissò senza parole. «Colin, tu e le tue metafore!»

«Preferisci che parliamo di uccelli e nidi? Biscotti e cappuccini? Wurstel e...».

Daniel lo interruppe. «Ho capito il concetto! E comunque non mi sono sognato la ragazza».

Colin e Finn si scambiarono uno sguardo eloquente. «Va bene, avvocato, come preferisci». Il giovane si alzò dal tavolo e decise di sgranchirsi un po' le gambe, anche (o meglio soprattutto) per prendersi una pausa dai vaneggiamenti dei suoi due amici. Voleva loro molto bene, ma a volte erano un po' invadenti.

Si mosse tra la gente evitando di essere calpestato, fino a che qualcosa non lo urtò.

«Scusami!».

Daniel abbassò lo sguardo e si trovò di fronte Nicky, la ragazza che aveva incontrato poco prima. «Non fa nulla, stai bene?». Aveva il volto arrossato e i capelli un poco arruffati.

«Sì sì, è stato un idiota a spintonarmi». Parlava ad alta voce per sovrastare la musica e Daniel si chinò d'istinto verso di lei per evitarle di urlare. Le passò una mano sul fianco per avvicinarla ulteriormente.

«Io ti ho già vista da qualche parte».

La ragazza si strinse nelle spalle e cercò di allontanarsi un po'. «Può darsi»

«Ti va di ballare?».

La giovane si scostò da lui e fece un passo indietro, per riprendere le distanze. «No, non è il caso! Ci vediamo!».

I due ignorarono lo sguardo indagatore che si era posato su di loro e che, in quel preciso istante, si era fossilizzato su Daniel, nella speranza che quest'ultimo prendesse fuoco. Come si permetteva quell'idiota di mettere le mani addosso alla sua Nicky?

Noah si schiarì la voce, ben deciso ad alzarsi e farsi valere, ma lo sguardo interrogativo di Cal lo fece desistere. Dopotutto, Nicky non gli aveva dato motivo di dubitare di lei. Prendere a pugni quell'idiota sarebbe servito solo a farsi buttare fuori dal locale.

Si risedette e si mise a cercare la sua ragazza tra la folla, senza però trovarla.

Nicky infatti era uscita per trovare Diane che si era allontanata per parlare con una sua compagna di corsi.

«Diane! Finalmente ti ho trovata! Ciao Joey, come stai?»

«Io bene e tu? È da un po' che non ci vediamo!». Le tre chiacchierarono tranquillamente, mentre all'interno Noah si prendeva una piccola rivincita su quell'idiota.

Accidentalmente infatti, il contenuto del suo bicchiere finì, per una serie di sfortunati eventi che in alcun modo lo vedevano coinvolto, sulla camicia di Daniel.

«Oh, mi dispiace!».

L'avvocato inarcò le sopracciglia e lo fissò per un istante. Non era mai stato una persona maleducata, ma quel tipo, benché non l'avesse mai visto prima, lo indisponeva a pelle. «Non dispiacerti. Probabilmente il tuo cocktail ha preferito suicidarsi sulla mia camicia, piuttosto che finire nel tuo stomaco». Gli fece un mezzo sorriso. «Lo capisco». Detto ciò gli diede una spallata ed uscì dal locale, mentre Colin e Finn ridevano a crepapelle. Ma, purtroppo per lui, di Nicky nessuna traccia.

***

Giovedì mattina Nicky prese la metro come al solito, ma di Oneweek o Daniel che fosse, non c'era nessuna traccia. Esattamente come di Noah, che non aveva chiamato, non aveva scritto e non si era fatto vedere.

Entrò da Missy e se lo trovò di fronte. «Sono passato da te, ma eri già uscita».

Nicky lo guardò seria e irritata. Se c'era una cosa che non sopportava, era quel genere di sorprese. Preferiva che le questioni private rimanessero tali e che quindi venissero risolte tra di loro e non sul lavoro. «Cosa ci fai qui? Devo lavorare»

«Possiamo parlare un secondo?»

«Possiamo parlare quando stacco? Il bar è pieno e Benny non c'è»

«Certamente. Passo a prenderti dopo, buona giornata, Nicky»

«Anche a te». Lo vide uscire serio e composto come sempre, ma senza il sorriso sulle labbra. Non era quello il momento adatto per intavolare una discussione di quella portata. E soprattutto, il locale di Missy non era il luogo migliore.

E ovviamente, Missy non era il pubblico adatto. Avrebbe sicuramente cercato di farle capire il punto di vista di Noah, per aiutarla, ma quella sua strenua difesa nei suoi confronti non faceva altro che indisporla maggiormente.

«Buongiorno, Nicky».

Quella voce la distolse dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo e si trovò di fronte Oneweek, con il suo completo del giovedì e i suoi occhiali neri. «Buongiorno Daniel».

Le lanciò un sorriso divertito. «Non ci conoscevamo, vero?».

Nicky si strinse nelle spalle. «Era buio». Gli sorrise, cordiale. «Cosa ti do oggi?»

«Stupiscimi». Quelle parole, sussurrate guardandola negli occhi, la fecero arrossire. Nicky annuì e gli diede le spalle, per preparare l'ordine, mentre Daniel continuava ad osservarla.

Ancora si chiedeva come avesse fatto a non riconoscerla. Ok, sul lavoro aveva i capelli raccolti e nessun ciuffo ne fuoriusciva, il trucco era leggerissimo, ma quegli occhi... E quel fondoschiena!

«Ecco, tieni». Gli pose davanti la tazza ed il piattino.

Il giovane assaggiò prima la bevanda e poi morse la brioche. «Mh, cappuccino aromatizzato al caramello e... brioche integrale con crema pasticcera, sensazionale»

«Grazie»

«Posso offrirti un caffè, un giorno di questi?». Di nuovo, quel sorriso strafottente.

«Non credo sia il caso»

«Se non bevi il caffè...»

«Sono fidanzata».

Daniel ridacchiò. «È solo un caffè».

Gli lanciò uno sguardo inquisitorio. «Vuoi essere mio amico?»

«No, è da quando sono entrato che muoio dalla voglia di scioglierti i capelli e baciarti».

Nicky cercò di non arrossire, con scarsi risultati. «Un motivo in più per non accettare, mi dispiace».

Il giovane assorbì in quel momento l'informazione. «Aspetta, tu hai un ragazzo?»

«Sì»

«E la sera lavori qui?»

«Sì, a volte, faccio i turni»

«Idiota».

Nicky si indignò. «Hey! Come ti permetti!»

«Beh, ti lascia qui, la sera, a fare la cameriera in mezzo ad un sacco di marpioni che ti sbavano addosso»

«Sbavare? Non lavoro in un canile. E poi è giusto così, che dovrebbe stare qui a fare?»

«Se fossi mia non ti lascerei qui da sola. Chissà quanti imbecilli ci proverebbero con te, per portarti via da me»

«Fammi capire, se la tua ragazza lavorasse in un pub le staresti addosso sempre per paura di perderla?»

«Precisamente»

«Allora per fortuna non sono la tua ragazza. Saresti soffocante»

«Farei in modo che tu non potessi vivere un solo secondo lontana da me». Abbassò la voce, rendendola più sensuale. «Saresti tu a pregarmi di stare qui con te, per poterti stringere a me in ogni secondo libero»

Nicky arrossì lievemente per il tono che Daniel aveva usato, ma non si lasciò convincere: «Non credo sia sano un rapporto di tale dipendenza»

«Perché non hai mai conosciuto l'amore»

Si spazientì, ma cercò di controllarsi: «Normalmente sono i baristi che illuminano le vite dei clienti con meravigliose perle di saggezza, non il contrario».

«Sei divertente». Detto questo, lasciò una banconota sul bancone ed uscì. Nicky afferrò la tazza ormai vuota e il piattino e si mise a lavarli continuando a borbottare come una caffettiera.

Missy, che aveva ascoltato tutto, ridacchiava. «Ti ha colpita, eh?»

«Assolutamente no. Avrei preferito colpirlo io. Con la tazzina. In testa. Non sopporto le persone troppo piene di sé». Ed era vero. Quel sorriso tronfio proprio non riusciva a digerirlo.

***

Daniel uscì dal bar, senza smettere di sorridere. Quella ragazza era davvero sorprendente, oltre che molto bella. E brava a fare i cappuccini. Non era mai stato una persona così sfacciata, ma quella ragazza accendeva il suo lato più istintivo e strafottente.

Moriva dalla voglia di conoscerla. E non solo platonicamente.

Aveva sempre riscosso un certo successo con il genere femminile e aveva avuto almeno un paio di relazioni durature, ma visto come si era conclusa l'ultima, aveva preferito prendersi una pausa. Almeno finché non aveva conosciuto Nicky. Aveva cercato di ignorarla, ma da quando l'aveva afferrata per evitarle di attraversare la strada e poi l'aveva vista in quel locale, qualcosa era scattato. L'aveva vista davvero. La voleva.

La sua storia con Lindsay era finita qualche mese prima, ma da allora Daniel aveva deciso di stare un per un po' alla larga dal genere femminile. Lindsay infatti, sembrava più interessata a ciò che una relazione con un giovane come Daniel comportava, piuttosto che a Daniel stesso. Inizialmente, forse per stupidità o forse per comodità, il giovane avvocato non se ne era reso conto. Con il passare delle settimane, però, il reale oggetto dell'interesse di Lindsay fu più che evidente e la fine della loro storia fu più che scontata.

Non che Daniel si fosse realmente innamorato di lei, o che il suo cuore fosse spezzato. Semplicemente, non sentiva la necessità di rimettersi in gioco. Forse perché fino a quel momento, nessuna lo aveva colpito particolarmente.

Almeno fino a Nicky.

La bella cameriera che, per pura educazione, gli dava del lei. La stessa che, con ogni probabilità, non conosceva il suo cognome.

Per fortuna.

***

«Ciao». Nicky uscì dal locale e trovò Noah ad attenderla. «Com'è andata oggi?»

«Bene, grazie, tu?»

«Bene». Sospirò. «Senti... Mi dispiace per quello che ti ho detto ieri, io...». Si bloccò. «Mi dispiace»

«Sai cosa mi fa più incazzare? Avrei preferito che mi dicessi di farmi i cazzi miei, che quelli erano i tuoi genitori ed erano affari tuoi. Invece sei stato talmente gentile che mi hai rinfacciato, come se fosse una colpa, che i miei genitori sono morti»

«Te l'ho detto, mi dispiace. È solo che tu sei sempre così... irritantemente corretta!».

Nicky si spazientì. «Cosa dovrei fare? Dirti che tua madre è una stronza? Lo sai già. Dirti che tuo padre è una merda e non vede l'ora che tu mi scarichi? Non c'è bisogno di fartelo sapere. Dirti che dovresti mandarli al diavolo per me? Scordatelo, non lo farò mai»

«No, non... non lo so cosa voglio. So solo che tu continui a difenderli, nonostante loro ti odino»

«E mi dispiace, ma non mi schiererò mai contro di loro. Non voglio metterti nella posizione di dover scegliere tra loro e me».

Noah la prese tra le braccia. «Mi dispiace».

Nicky si lasciò abbracciare, ma non ricambiò. «Anche a me, per come ti sei comportato»

«Dimmi che posso rimediare»

«Io...».

Noah si staccò bruscamente da lei. «Ero arrabbiato! Ho detto delle cose che non pensavo». La guardò tristemente. «Ma se...». Sospirò. «Ti chiamo per domenica, va bene? Anzi, se preferisci passare al golf club, mi faresti un enorme onore, ti prego. Nonostante quello che pensano i miei genitori, io vorrei averti al mio fianco»

«Ci penserò. Prima dovrei lavorare, non so a che ora finisco, né se sarò stanca o meno». Noah annuì e le diede un leggero bacio sulle labbra, che Nicky non approfondì.

«Ciao Nicky».

 

Il mio angolo.

Buonasera sparuti lettori, come va?

Come sempre, sono di frettissima, ma ci tenevo a postare il capitolo.

Spero che non ci siano errori e che qualche anima pia abbia qualche secondo da spendere per farmi sapere cosa pensa della storia. Solo una piccola precisazione: i nomi dei due amici di Daniel (Colin e Finn) sono presi da "Una mamma per amica", come dimenticare i due pazzi amici di Logan? XD

Ringrazio tutti i coraggiosi che continuano a leggere.

Abraçada,

Softkitty

  
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