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Autore: Despicable Meggs    08/10/2014    5 recensioni
Tony e Ziva sono sposati. Hanno una bella casa, il lavoro all'NCIS con i loro amici e anche una bella bambina di nome Becky. Tutto procede serenamente nelle loro vite finché un giorno un'oscura presenza dal passato si rifà viva minacciando la loro tranquillità.
Riusciranno i nostri agenti, la nostra squadra, a fermare questa minacciosa presenza? Cosa succederà alla famiglia DiNozzo e ai loro amici?
Ecco la mia nuova storia del mercoledì XD Spero vi piaccia... Anche se leggendo il primo capitolo potreste pensare il contrario, ci sarà molto TIVA! :D Anche perché, ho mai scritto qualcosa che non sia TIVA? XD Attenzione: molto ANGST in vista!! Buona lettura :D
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18

Becky uscì alla velocità della luce, facendo quello che il padre le aveva chiesto.
Doveva andare a casa di McGee senza fermarsi e portargli il messaggio di Tony. In realtà non era un compito difficile, Tim abitava non molto distante da loro e Becky aveva già fatto quella strada mille volte, insieme a suo padre.
Quando era bel tempo andavano in bicicletta fino a casa di McGee, quindi sapeva come comportarsi.

Tuttavia, nonostante la sua buona volontà nel fare come Tony le aveva detto, non si accorse che sulla pista ciclabile che stava percorrendo c'era un buco.
Andava abbastanza veloce, quel tanto che bastò per farle perdere il controllo della bicicletta e cadere.
Si fece male, al braccio e al ginocchio destro. Ma era determinata a fare quello che suo padre le aveva chiesto. Nonostante lui le avesse mentito, Becky non era stupida e aveva capito che fosse una cosa veramente importante.

Quando si rialzò dal pavimento le venne da piangere. Non tanto per il ginocchio che sanguinava, quello era solo un graffio.
Le faceva male il braccio, ci era caduta sopra. Inoltre si accorse che la bicicletta si era rotta. Decise di andare da Tim di corsa, non mancava molto a casa sua.

Ci mise più tempo che con la bicicletta, ma riuscì ad arrivare.
Suonò al campanello e aspettò che McGee aprisse. Tra l'altro iniziava a fare buio e freschino, quindi Becky sperava che McGee fosse in casa o avrebbe avuto paura a tornare indietro da sola.

"Becky?" disse confuso.
"Che ci fai qui? E dov'è papà?" aggiunse.

Becky aveva ancora il fiatone, così prese un bel respiro prima di parlare.

"Papà ha bisogno di te e mi ha detto di chiamarti, così visto che il tuo cellulare è rotto mi ha mandato fino a qui" iniziò.
"Che ha il mio cellulare?" domandò ancora più confuso.
"Lasciami finire, è importate!" lo fermò lei.
"Mi ha detto di correre qui e dirti "Ti piace la pizza?". Dice che tu avresti capito" concluse Becky.

A quelle parole lui capì, gli si gelò il sangue.
Tony aveva qualche problema e probabilmente aveva capito quale. Dovevano sbrigarsi e tornare subito indietro.
Prese Becky per un braccio e la trascinò dentro casa.

"Ahia!" si lamentò lei.
"Ti ho fatto male, amore?" si preoccupò McGee.
"Stavo venendo qui in bici e sono caduta. Ho sbattuto il ginocchio e il braccio" disse indicandosi il graffio che aveva sulla gamba.
"Piccolina... Dov'è la bici ora?" chiese.
"Si è rotta, ho continuato di corsa" rispose lei.

Lui le diede un bacio e la prese in braccio, prima di prendere le chiavi della macchina e il cellulare.
Le tolse il casco e lo lasciò sul suo divano.

"Ora torniamo a casa e sistemiamo tutto, ok?" le disse per tenerla tranquilla.

Ma una volta saliti in macchina Becky capì che qualcosa non andava.
McGee aveva appena preso in mano il suo cellulare, quello che il padre le aveva detto essere rotto.

"Zio Timmy, perché hai detto una bugia a papà?" gli chiese.
"Cosa, Becky?" rispose confuso.
"Hai detto a papà che il tuo telefono si è rotto perché ti è caduto nel lavandino ma non è vero" spiegò Becky.
"Amore, io non ho mai detto questo a tuo padre" le disse.

Ora Becky era molto confusa e lo fu ancora di più quando McGee chiamo Gibbs e poi avvertì la polizia di andare a casa di Tony.

"Zio Tim, cosa succede?" chiese preoccupata.
"Nulla piccolina, stai tranquilla" le disse.
"Zio Tim, mi fa male il braccio. Voglio il mio papà" si lamentò.

McGee capì che non era più tranquilla, aveva intuito che qualcosa non andava e si stava agitando.

"Si, ci stiamo andando. Tra poco siamo lì" rispose lui sorridendole.
"Agente speciale McGee, perché non mi vuoi dire che cosa sta succedendo" chiese ancora lei imitando Gibbs.
"Becky, non succede nulla. Papà ti ha chiesto di chiamarmi e stiamo andando da lui" insistette Tim.
"Ma tu hai appena chiamato la polizia e anche Gibbs, certo che succede qualcosa" rispose lei.

Non aveva tutti i torti, in più vedere Tim così nervoso là stava facendo agitare ancora di più.

"A cosa serve la polizia se devi solo consigliare papà con il signore che aggiusta i tetti?" aggiunse.
"Becky, tranquilla e basta domande. Dai che siamo quasi da papà" provò a dirle in modo che smettesse di chiedergli cose che non poteva dire.

Quando arrivarono a casa di Becky, Gibbs era appena arrivato e li stava aspettando.
McGee lasciò Becky in macchina mentre andava a parlare con Gibbs.

"Che é successo?" chiese il capo.
"Becky si è presentata a casa mia, Tony deve averla mandata quando si è accorto che qualcosa non andava" spiegò velocemente.
"Resta con lei finché la polizia non arriva, poi raggiungimi. Ho fatto in modo che venisse qui anche Ducky così starà con Becky" comandò Gibbs prima di andare verso la porta di ingresso.

Nel frattempo Becky continuava a bussare contro il finestrino, voleva scendere dalla macchina e andare da suo padre.

"Fammi uscire, voglio papà!" continuava a gridare.

McGee aprì la portiera e la prese in braccio, prima che riuscisse a scappargli via.

"Cosa succede al mio papà, perché non posso vederlo?" chiese piangendo.
"Amore, dobbiamo assicurarci che vada tutto bene in casa. Ora Gibbs controlla" le spiegò.
"C'è una persona cattiva nella nostra casa?" domandò Becky.
"È probabile" le rispose McGee.
"Zio Tim, é l'uomo che ha ucciso la mia mamma?" chiese.
"Non lo so" mentì lui.

Sapeva benissimo che era quell'uomo. Chi altro poteva andare fino a casa di Tony con quelle intenzioni.

"Non voglio che uccida anche il mio papà! Ti prego Timmy, salvalo" lo implorò lei abbracciandolo.
"No, Becky... Andrà tutto bene" la consolò lui.

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Mentre Becky correva da Tim, Tony si preparava ad accogliere in casa il suo ospite.
Corse al piano di sopra a prendere la sua pistola, che teneva sotto chiave dove Becky non potesse prenderla.
Poi tornò in salotto.

Il suo cuore batteva veloce, erano arrivati alla resa dei conti e finalmente poteva avere il suo momento di vendetta.
Sempre che quell'uomo non riuscisse a vendicarsi per primo. In ogni caso avrebbero posto fine a quella storia quel giorno.

"Hassan" disse Tony quando si accorse che l'uomo era entrato.
"Agente speciale DiNozzo, finalmente ci incontriamo" rispose.
"Sono felice che tu abbia deciso di suicidarti, venendo qui" commentò Tony spavaldo.

In realtà era spaventato, l'ultima cosa che voleva era lasciare Becky orfana anche se sapeva che ci sarebbero stare persone in grado di occuparsi di lei.

"Chi ti dice che sarò io a morire oggi?" chiese Hassan.
"Nessuno, ma è quello che sogno da tanto tempo. E leggendo le fiabe di mia figlia mi sono reso conto che i sogni diventano realtà" rispose sarcastico.

In realtà cercava di prendere tempo, sperando che qualcuno arrivasse in suo soccorso.

"Carino, ma questo accade solo nelle fiabe" disse lui.

Hassan camminava verso di lui e Tony notò che non aveva nessuna pistola in mano. Si chiese che intenzioni avesse.

"Ora tu metti giù la pistola o faccio saltare la casa" lo minacciò Hassan.
"Ho messo delle cariche esplosive nelle fondamenta, mentre tu eri al lavoro" aggiunse.

Tony non sapeva se credergli, ma nel dubbio obbedì. Ci teneva ad uscirne vivo o almeno voleva tentare.
Mise giù la pistola lentamente, facendo credere ad Hassan che avrebbe seguito tutto i suoi ordini. Ma dopo averla lasciata cadere per terra si buttò contro di lui, attaccandolo.

Partì uno scontro corpo a corpo, tutto quello che Tony avrebbe voluto evitare. Lui non era così bravo, era Ziva quella capace di uccidere un uomo grosso il doppio di lei solo con una carta di credito.
E infatti si videro subito i risultati.

Tony lo colpiva ma allo stesso tempo incassava molti colpi, molti più di quelli che avesse mai preso in vita sua.
L'unica cosa che gli dava la forza di continuare era pensare che a quel punto sua figlia era già da McGee e che forse gli stavano già andando in contro.
Pensò alla sua bambina e a quanto le volesse bene. Doveva resistere per lei, doveva uccidere quell'uomo per lei.

Hassan lo buttò a terra e iniziò a dargli calci finché Tony quasi non poté respirare dal dolore.
Dopodiché si buttò su di lui e gli strinse le mani al collo.

"Non ti darò un morta rapida e indolore come ho dato a tua moglie" gli disse guardandolo negli occhi.

Fortunatamente in quel preciso istante Gibbs entrò in casa.

"Giù le mani dal mio agente!" gridò entrando.
"Agente Gibbs, ci riuniamo tutti" disse continuando a tenere le mani sulla gola di Tony.
"Allontanati o ti sparo!" lo avvertì di nuovo.

Hassan obbedì, l'ultima cosa che voleva era morire. Lui voleva uccidere tutte quelle persone che gli stavano complicando la vita.
Non appena allentò la prese, Tony iniziò a tossire. Finalmente riusciva a respirare di nuovo.

"DiNozzo, stai bene?" gli chiese Gibbs.
"Sono stato meglio, capo" ammise continuando a rimanere a terra.
"Lei non crederà davvero che me ne andrò senza averlo ucciso" disse Hassan indicando Tony.
"Io credo che se tu lo vuoi uccidere prima devi uccidere me" commentò Gibbs.
"E anche me" disse Tim entrando.

Erano appena arrivati gli altri e lui aveva lasciato Becky con Ducky.

"Sembra che oggi morirai" commentò Tony dal pavimento.
"Lo credo anche io" rispose Tim.

"Siete molto solidali. Ma se mi uccidete ci penseranno i miei uomini ad uccidere voi, non sono solo" ridacchiò lui.

Lo fissarono tutti senza muoversi di un millimetro.
"Va bene, se la mettete così visto che siamo tutti riuniti qui, faccio saltare la casa. Io morirò ma almeno..." aggiunse.

Ma non potè completare la frase, perché partì un colpo di pistola.
Si bloccò per un attimo e poi cadde a terra, morto.

Tony aveva approfittato del momento di distrazione di Hassan e aveva afferrato la sua pistola. Poi, senza pensarci un attimo gli aveva sparato alla testa uccidendolo sul colpo.

Nel momento in cui Becky udì lo sparo perse quel poco di controllo che le era rimasto.
Tim l'aveva lasciata a Ducky, in lacrime e dolorante per la caduta. Se prima piangeva mentre era in braccio a Tim, ora si disperava.
Voleva suo padre e vedere anche Tim sparire dentro quella casa la fece impazzire.

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Ducky faceva del suo meglio per farla smettere di piangere e in più voleva vedere cosa si fosse fatta cadendo dalla bici.
Fortunatamente sul posto era arrivata anche un'ambulanza, così salì con la bambina e la fece sedere sulla barella.

"Forza Becky, fai vedere a questa simpatica signora il tuo braccio e il tuo ginocchio" la incoraggiò il medico.
"No, portami dal mio papà ti prego" disse lei.
"Papà arriva tra poco, ma ora è importante che tu lasci che questa signora guardi cosa ti sei fatta" insistette Ducky.
"Io voglio solo il mio papà. E anche il mio nonno... Ducky voglio la mia mamma" si disperò lei abbracciando il medico.

La ragazza dell'ambulanza la lasciò abbracciata a Ducky, mentre lui cercava di consolarla, e ne approfittò per guardarle il braccio.
Aveva già notato che il ginocchio aveva solo un graffio, ma il braccio sembrava gonfio e le faceva male a toccarlo.

Stava per dire che il braccio della bambina sembrava rotto quando si udì chiaramente uno sparo.

"Papà!" gridò lei.
"Abba! Papà, voglio andare da mio padre" continuò piangendo.

La potevano udire anche i poliziotti fuori dall'ambulanza e pregarono tutti che non fosse stato per Tony quel colpo di pistola.

"Becky, respira" le disse Ducky.
"No! Portami da papà adesso" rispose lei gridando ancora più forte.
"Non si può, tra poco uscirà lui" le disse sperando con tutto il cuore che uscisse sulle sue gambe e non in un sacco per cadaveri.
"Tu non mi vuoi portare da lui perché è morto, vero? Come la mia mamma" pianse lei.
"Tesoro, no. Vedrai che sta bene, vedrai che arriva da te ora" cercò di calmarla il medico.

Ma lei non si calmava, i suoi urli disperati si sentivano fin dentro casa.
Sia Gibbs che Tony che McGee riuscirono a sentirla.

Tony era ancora disteso a terra, non capiva nemmeno lui cosa fosse successo. Si rese conto che Gibbs aveva ragione.
Hassan era morto e lui non provava nulla, se non il dolore per i colpi ricevuti.
Ma in quel momento non pensò a sé stesso, gli interessava solo di correre dalla figlia e abbracciarla.

"Aiutatemi ad alzarmi, devo andare dalla mia bambina" disse.
"No. Devi restare seduto e facciamo entrare una barella" rispose Gibbs.
"Così pensa che sia morto e le prende un attacco di panico. Non la sentite urlare?" ribatté Tony.
"Forza, mi aiutate o devo fare da solo?" aggiunse.

Decisero di aiutarlo ad uscire e raggiungere la figlia.
Sarebbe salito sull'ambulanza in ogni caso e siccome era cosciente non credevano di causargli chissà quali danni facendolo camminare per pochi metri.

Una volto fuori dalla casa gli urli di Becky divennero ancora più chiari e il cuore di Tony si spezzò. Poteva sentirla chiedere se suo padre fosse morto.

"Becky, principessa. Non sono morto" disse andandole incontro.
"Abba! Sei vivo! Papà" rispose allungando le braccia per farsi prendere.

Gibbs sorresse Tony mentre prendeva in braccio la figlia, aveva faticato a camminare e pensava che non riuscisse a tenerla.
Nonostante tutto invece la prese con facilità e la strinse a sé mentre la bambina piangeva disperata.

"Faccia attenzione al braccio" le disse il paramedico.
"Che ha fatto?" chiese Tony.

In quel momento non gli interessava di assicurarsi che i colpi che Hassan gli aveva dato potessero avergli provocato un'emorragia interna. Voleva solo sapere che sua figlia stesse bene.

"È caduta mentre veniva in bici da me, Tony" disse Tim.
"E forse il braccio è rotto, nulla di grave" aggiunse Ducky.
"Papà scusa, ho rotto la bici" aggiunse lei.

Tony sorrise quasi piangendo per la gioia di avere la figlia in braccio.

"Non fa nulla amore, papà te ne compra una nuova" disse.
"Mi hai appena salvato la vita, Becky" aggiunse.

"Ora salite in ambulanza, forza" li incoraggiò Ducky.
"Becky tu ti siedi vicino a papà e lui lo facciamo distendere?" disse il paramedico.
"No voglio stare in braccio a lui" rispose la bambina.
"Tesoro, non si può. E poi devo visitare il tuo papà... Ma tu puoi tenergli la mano" spiegò il paramedico.
"Forza principessa, fai vedere quanto sei coraggiosa" le disse Tony sorridendo.
"Noi vi seguiamo in macchina, ci vediamo in ospedale" concluse Gibbs.

Durante il viaggio in ambulanza Becky non fece altro che stringere la mano a suo padre e tentare si sdraiarsi accanto a lui sulla barella.
Piangeva ancora e non riusciva a calmarsi. Tony era preoccupato, sapeva che avrebbe rischiato di sentirsi male e in più aveva paura che le prendesse il panico quando li avrebbero separati per visitarli.
Così la preparò.

"Piccolina, quando arriviamo in ospedale papà andrà in una stanza e tu in un'altra" iniziò.
"No, perché?" rispose agitandosi ancora di più.
"I dottori ci devono visitare. Ma non ti preoccupare lo zio Tim sarà con te tutto il tempo" le spiegò.
"No, abba. Voglio stare solo con te, non lasciarmi sola" disse tentando di abbracciarlo ancora una volta.

E di nuovo il paramedico la fece sedere, non voleva si facesse male se l'autista avesse frenato bruscamente.

"Becky, fai la brava. Appena hai fatto Tim ti riporterà da me e non succederà nulla. Ora basta piangere, papà vuole vedere un bel sorriso" le disse Tony.
"Abba... Sono spaventata" si lamentò lei appoggiando la testa sulla spalla di Tony.

Questa volta la lasciarono tutti fare, non potevano negarle anche questo.
Quando l'ambulanza arrivò Tim era già lì ad aspettare Becky e nonostante la resistenza iniziale alla fine Becky si lasciò prendere e portare dal medico.

Nel frattempo anche Tony fu portato in una sala dove lo visitarono attentamente. Gibbs seguiva i medici insieme a Ducky, assicurandosi che tutto fosse fatto nel migliore dei modi.
Decisero di fargli una Tac, per togliersi ogni dubbio anche se avevano già visto che erano solo lividi quelli che Tony aveva sul corpo, nulla di grave.

"Il vostro agente ha solo qualche costola incrinata e molti lividi. Lo tengo in osservazione stanotte solo perché ha qualche difficoltà a respirare e sapendo che ha avuto la peste voglio essere sicuro che stia bene" disse il medico a Gibbs e Ducky.
"Ora lo porteranno in stanza e voi potrete entrare da lui tranquillamente" aggiunse.
"Ok, grazie. E, un'altra cosa. Lui ha una figlia che sicuramente vorrà stare qui stanotte. La possiamo lasciare dormire in stanza con lui?" chiese Gibbs.
"Non ha nessuno con cui stare?" domandò il dottore.
"In realtà tutti noi. Ma ha perso la madre da poco e oggi è stata una brutta giornata, vorrei che potesse stare con il padre. Anche Tony ne ha bisogno in realtà" spiegò Gibbs.
"Faremo uno strappo alla regola per stanotte" acconsentì il medico.

Ringraziarono il medico e andarono ad aspettare Tony.
Nel frattempo Becky era insieme a McGee. Il medico le aveva fatto una lastra al braccio e ora aspettavano il risultato.
Lei era in braccio a Tim e iniziava solo ora a calmarsi, più per sfinimento che per altro.

"Becky, inizia a pensare ad un bel regalo che vorresti, che lo zio Tim te lo compra" le disse mentre la coccolava un po'.
"Perché?" chiese confusa.
"Perché sei stata tanto coraggiosa oggi" le rispose.
"Anche se ho pianto?" domandò.
"Si amore, anche se hai pianto" le disse dandole un bacio.

Quando il medico rientrò con la lastra, Tim fece sedere Becky sul lettino.

"Il tuo braccio è rotto piccolina. Perciò ora vorrei che mi dicessi il tuo colore preferito, così potrai avere un gesso bello colorato" le disse il medico.

Lei guardò Tim, un po' spaventata.

"Tranquilla, non fa male. E dopo io ti farò un autografo sopra" la incoraggiò.
"Ok... Allora lo vorrei rosa" rispose.
"Rosa è il colore più bello" commentò il medico.

Ci volle un po', ma alla fine Becky uscì dalla sala con il suo gesso rosa e un lecca lecca.

"E ora come promesso ti porto dal tuo papà" le disse Tim prendendole la mano.

Becky sorrise per la prima volta dopo ore di pianto, era felice di andare da suo padre. Era l'unica cosa che voleva.
Tony stava scambiando due parole con Ducky e Gibbs quando Becky arrivò. Nonostante non volesse darlo a vedere era molto scosso e Gibbs cercava di tenerlo rilassato.

"Abba" disse Becky entrando.

Era per mano a Tim e sembrava titubante, come se avesse paura che qualcosa in Tony non andasse.
Era spaventata nel vederlo in un letto di ospedale, non lo aveva mai visto stare male.

"Becky, eccoti finalmente. Vieni qui tesorino" le disse facendole cenno di salire sul letto.

McGee la fece sedere accanto a Tony e la prima cosa che lei fece fu sdraiarsi e abbracciarlo.
Videro tutto Tony stringere i denti per il male, Becky lo abbracciava e non poteva sapere che i lividi gli davano fastidio.

"Hey Becky, non stritolare il tuo papà o gli farai male" le disse Gibbs in tono leggero.
"Il braccio è rotto, principessa?" le chiese Tony accarezzandole i capelli.
"Si, sono caduta dalla bici" disse lei iniziando a piangere.
"Shh, non c'è bisogno di piangere. E poi guarda che bel colore, quasi quasi lo voglio anche io" le disse Tony per calmarla.
"Rosa papà? Il rosa è da femmine" chiese lei ridacchiando un po'.
"Forse papà è una femmina?" le disse.
"No" rispose divertita.

Vedendo che se la stavano cavando bene, decisero tutti di lasciare la stanza e farli stare da soli.
Salutarono e Gibbs disse che il mattino seguente sarebbe passato per riportarli a casa.

"Fa ancora male il braccio, Becky?" le chiese Tony una volta rimasti soli.
"Un pochino, ma il dottore ha detto che mi passa presto" rispose lei.
"Allora appoggialo sulla mia pancia, così stai comoda" le disse sistemandole il braccio.

"Hey, sei stata molto brava oggi" le disse lui.
"Grazie, ma non ho fatto nulla" rispose.
"Si invece, hai fatto tutto quello che ti ho detto. Mi dispiace che ti sei fatta male, però" le disse Tony.

Becky rimase in silenzio per un po'.

"Papà, avevo tanta paura che tu fossi morto. Tu non puoi morire, io con chi sto dopo?" gli disse.
"Ma sto bene, tesoro. Non vado da nessuna parte, non ti agitare" le rispose accarezzandole i capelli.
"Hai preso l'uomo che ha fatto male alla mamma vero?" chiese Becky.
"Si, ora non farà più male a nessuno tesoro" rispose lui quasi sollevato della cosa.

Becky sollevò leggermente il volto e diede un bacio al padre.

"Sei il mio eroe, abba. E sei anche l'eroe della mamma, sono sicura" gli disse.
"E tu sei il mio angelo, mi hai salvato oggi amore" rispose lui stringendole e ignorando il dolore che gli provocava.

Continuò a coccolarla, la sentiva così tesa e nervosa e non sapeva cosa fare.

"Abba, ora come faccio a scrivere? Mi si è rotto il braccio" chiese preoccupata.
"Papà scrive al posto tuo" le disse.
"Oppure puoi imparare a scrivere con la mano sinistra così poi se capace di usare entrambe" aggiunse.

"Abba sei sicuro che stai bene, vero?" chiese ancora.
"Si amore, sto bene. Tu invece stai bene?" rispose Tony.
"No... Sono spaventata e mi fa anche male lo stomaco" disse sinceramente Becky.

E questo commentò spaventò Tony, se lo ammetteva così facilmente doveva davvero stare male.

"Non mi meraviglio, hai pianto per quasi due ore piccolina" commentò lui massaggiandole lo stomaco.
"Vuoi bere un po' d'acqua?" aggiunse.
"Si, grazie" rispose Becky.

Le diede il bicchiere d'acqua che aveva sul tavolino accanto al letto e l'aiutò a bere.

"Piccoli sorsi, tesoro" le disse.
"E poi stai male anche perché stasera non hai mangiato nulla" aggiunse.
"Ma non ho fame" rispose lei.
"Lo so, ma hai nausea anche perché hai la pancia vuota" le spiegò.
"Sicura che non vuoi provare a mangiare qualcosa?" le chiese.
"No, non mi va. Non ce la faccio" rispose.

Tony lasciò perdere, voleva evitare di farla stare peggio.

"Allora cosa ne dici se proviamo a fare la nanna? Scommetto che sei tanto stanca" le propose.
"Si, molto papà" disse lei.
"Anche io lo sono. Ora togli le scarpine e torna ad abbracciare papà" le rispose.

Lei obbedì e tornò ad appoggiarsi a Tony.

"Papà, ti voglio tanto bene" gli disse.
"Anche io, principessa. Ora chiudi gli occhi e fai la nanna" rispose Tony dandole un bacio.
"E svegliami per qualsiasi cosa" aggiunse.
"Ok. Anche tu papà puoi svegliarmi se hai bisogno" rispose lei.
"Grazie Becky, buona notte" concluse Tony.
"Laila Tov, abba" rispose lei chiudendo gli occhi.

Tony rimase sveglio per un po' aspettando che la figlia si addormentasse.
Pensò a tutto quello che era successo quel giorno e ringraziò Dio di essere vivo. Tuttavia era troppo stanco e provato e senza nemmeno accorgersene si addormentò a sua volta.








Note dell'autrice:

Uhm, sinceramente non so se scappare e non farmi più vedere o correre il rischio e restare qui ad aspettare voi con il forcone LOL

Guardiamo il lato positivo, Tony ha ucciso il tipo! Anche se il tipo ha fatto la minaccia che ci sono i suoi uomini in giro... Sarà vero o no?
Diciamo che per ora Tony non sembra aver afferrato la cosa... Quindi mi sa che toccherà a Gibbs farglielo presente nel prossimo capitolo XD ahahahah Come anche il fatto che la casa potrebbe saltare in aria... Tony è sotto shock per ora nn ci ha ancora pensato XD

Vi avverto già da ora che nel prossimo capitolo avremo una parte che è il seguito di questa e poi un salto temporale XD eh eh

Comunque spero vi sia piaciuto, a venerdì! XD

Baci, Meggie. 
  
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