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Autore: MiaBlack    08/10/2014    11 recensioni
Seguito di "Carpe diem tutto accade per una ragione"
La storia si colloca nella seconda stagione, Felicity conosce già Oliver. ma Oliver non se lo ricorda, non ha riconosciuta la bella informatica e lei non si prodiga a farsi riconoscere anzi cercherà di evitare che lui lo scopra, ma Felicity nasconde un segrete un grosso segreto. Cosa accadrà quando il suo segreto sarà sul punto di essere rivelato, quanto sarà disposta a fare perchè Oliver non venga a sapere quello che nasconde.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccoci al settimo capitolo... Allora questo Capitolo lo dedico a Mariarosaria perché su FB è stata vittima di un mio ricatto spudorato! XD quindi mi sembra giusto farmi perdonare così!

 

Capitolo 7

 

La porta si aprì, Hope e Robert erano accanto a Felicity e saltellavano contenti di vedere la madre.

-Zio John! – Robert vide l’uomo appoggiato alla macchina che li aspettava e gli corse in contro, saltò gli ultimi gradini e si lanciò verso di lui, pronto a quello slancio Dig prese il bambino al volo e lo tenne in braccio.

-Ehy, ma quanto sei diventato grande? Tra poco non ti potrò più prendere in braccio! –

-Zio! – anche Hope scese le scale di corsa, ma al contrario del fratello non si lanciò sull’uomo, Hope era più calma e gli ricordava per molti versi Felicity.

-Hope! Come stai? – lasciò scendere Robert e prese in braccio anche la bambina che gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia.

-Beneeee! E tu? –

-Benissimo, mi siete proprio mancati sapete! –

-Forza in macchina che lo zio John deve tornare a lavoro.- i due bambini salirono in macchina urlando e saltando eccitati per quel viaggio su quella lussuosa auto, Felicity prese posto davanti accanto a Dig, salvando così le sue orecchie dagli strilli dei due.

-Non rompete nulla voi due o il Signor Queen vi farà ripagare tutto. – i due si fermarono smisero di saltare su i seggiolini e di fare baccano.

-Sei tremenda. – le disse Dig osservando come i due si erano calmanti e ora fissavano fuori dal finestrino il mondo scorrere.

 

***

 

Il giorno seguente Felicity stava uscendo di casa di corsa con i due pargoli al seguito, anche quel giorno i due avevano deciso di iniziare a far impazzire la madre fin di prima mattina. Felicity era però meno predisposta a sopportare i loro bisticci, il giorno prima aveva lasciato l’auto alla QueenConsolideted, era così sconvolta dall’incontro con Walter che quando Oliver l’aveva rimandata a casa con Dig lei non aveva minimamente pensato al fatto che poi il giorno seguente sarebbe rimasta a piedi.

-Li porto io a scuola, tu vai a lavoro. – Stesy aveva fermato i due bambini sul portone e aveva invitato la figlia ad andare prima che facesse tardi.

-Mamma...-

-Muoviti o farai tardi. -

Usciti dal portone di casa Felicity rimase un attimo ferma a guardare sua madre allontanarsi con i suoi bambini, uno per lato: come due piccoli angeli custodi, avrebbe voluto farlo lei era compito suo accompagnare quelle due pesti a scuola, ma quel giorno proprio non poteva farlo.

La metropolitana era poco distante da lei decise di avviarsi, aveva appena fatto due passi quando vide una macchina arrivare e fermarsi davanti a lei, conosceva quella macchina. Lo sportello posteriore si aprì e Oliver scese appoggiandosi alla portiera.

-Andiamo, sali che se no facciamo tardi.- sentire quelle parole dette da lui la fecero ridere.

-Oliver Queen che si preoccupa di fare tardi a lavoro, questo deve essere una specie di sogno. – commentò salendo in auto facendo ridere Dig.

-Suvvia Felicity non trattarlo male, si è anche preoccupato perché tu eri a piedi, degli tregua almeno per oggi. – intervenne Diggle in soccorso dell’amico.

-Ouh, allora grazie Oliver. –

Dopo l’uscita di Dig i due erano rimasti in silenzio entrambi a disagio per quello che quelle parole sottintendevano. Oliver lanciava fugaci occhiate alla ragazza seduta accanto a lui che però stava guardando fuori.

-Come stai? -

-B... Bene, grazie. –

-Ci fermiamo a prendere un caffè? – propose Diggle osservando i due guardarsi, Felicity era decisamente in imbarazzo doveva trovare un modo per aiutarla altrimenti poi avrebbe trovato lei un modo per vendicarsi, come chiedergli di fare il baby sitter, adorava quei due piccolini, ma erano due pesti perennemente su di giri.

-E’ tardi Dig dovremmo andare in ufficio. – rispose Felicity controllando l’orologio al suo polso, non era poi così tardi ci stava un bel caffè, ma voleva rendere quel tragitto il più breve possibile.

-C’è tempo, fermati nel solito posto Dig. –

-Bene. –

-Oliver… - provò a ribattere Felicity, lui le posò la mano sulla spalla come era solito fare e lei si zittì, amava e odiava quando lui faceva quel gesto, la sua mano così grande era calda e rassicurante, si sentiva protetta, bastava che lui la sfiorasse o che la guardasse con quei due bellissimi occhi blu perché la paura di essere abbandonata sparisse dalla sua testa e soprattutto dal suo cuore, ma allo stesso tempo quel gesto così semplice le faceva male, le ricordava che lei era solo la sua partner, il suo braccio destro, ma niente di più, lui non si ricordava di lei e questo la feriva profondamente.

-Come vuoi, ma se Isabel inizia ad urlare te la mando in ufficio… -

-Okay, ci penso io a lei. – sorrise in quel suo modo divertito e leggermente beffardo, come se la paura che Felicity provava per quella donna fosse infondata, c’era però qualcosa di inquietante in quella donna e nell’odio che provava verso Felicity.

-Voi rimanete qui, vado io a prendere il caffè.- Diggle accostò e scese.

-Sei sicura di stare bene? Potevi prendere un altro giorno. –

-Tranquillo Oliver, sto bene, stasera torno anche al covo.-

-Non c’è bisogno di strafare. –

-Oliver, sto bene, e poi dove pensi di andare senza di me che ti trovo le informazioni? – la tensione che si era creata si sciolse.

-Senza di te andrei poco lontano lo so, ci abbiamo già provato a mandare avanti la baracca senza te, ma non è stato un gran successo. – ammise Oliver ripensando al periodo aveva iniziato il suo lavoro di vigilante, si era promesso di non coinvolgere nessuno ma ancora prima di coinvolgere Diggle era andato da Felicity per il computer e dopo quella volta erano seguite molte altre accampando scuse idiote su scuse idiote, aveva bisogno di lei, del suo talento al computer, ma soprattutto aveva bisogno di lei per non perdersi: era solo grazie a lei se era riuscito a capire che c'era un altro modo per salvare la città oltre a trasformarsi in un assassino, lei era la ragione per cui non uccideva più.

-Tu non dovrai mai fare a meno di me, ricordatelo.- Felicity gli posò la mano nella sua, un gesto inconscio ma pieno di significato, lei non lo avrebbe lasciato solo.

-La stessa cosa vale per te, non mi perderai mai, qualunque cosa accada. – lei sorrise, il gusto amaro delle bugie le risalì in bocca, le menzogne avevano il gusto della bile, una volta finita tutta quella storia gli avrebbe rivelato anche la verità su Robert e Hope e a quel punto lui l’avrebbe odiata, gli stava negando il piacere di essere padre, stava negando ai suoi stessi figli, ai suoi due angeli, il piacere di conoscere l’uomo stupendo che loro padre era diventato, ma come lui stesso aveva detto: per colpa della vita che conduceva, non poteva stare con qualcuno a cui teneva veramente, come poteva dirgli che aveva due figli, sarebbe stata un incosciente, Oliver avrebbe capito o almeno lo sperava.

-Ehy, che c’è?-

-Nulla. Promettimelo. – era una richiesta stupida e infantile, ci mancava solo che gli chiedesse di fare il giuramento dei mignoli e poi avrebbe raggiunto la vetta della stupidità. Oliver la studiò per qualche istante, poi sorrise e annui.

-Te lo prometto, sei più tranquilla? –

-Si. -

Diggle rientro in macchina con i due caffè.

-Tieni Oliver il tuo caffè nero e per te Felicity un caffè macchiato senza schiuma. –

-Con… -

-La cannella, si, me lo ricordo, tieni. –

-Grazie. -

-Pronti ad andare a lavorare? -

-No! - rispose subito Felicity.

-Andiamo non puoi avere paura di Isabel, che vuoi che ti faccia? - chiese sarcastico, Felicity aveva mille paure una più assurda della precedente, quella di Isabel fra tutte forse era quella più sensata.

-Potrebbe mettersi a urlare! Secondo me la sua voce potrebbe fare concorrenza a quegli aggeggi che lancia Sara. - i due uomini scoppiarono a ridere facendo arrossire Felicity.

 

La mattinata a lavoro scorreva pacifica tra le occhiate di Isabel e i sorrisi divertiti di Oliver, Felicity si sentiva l’epicentro del terremoto che a breve avrebbe causato il collasso dell'edificio dove era situata la Queen Consolidated, in poche parole, Isabel avrebbe raso al suolo quel posto scaraventando su di lei la sua ira.

 

L'orologio segnava quasi le una, tra poco sarebbe iniziata la pausa pranzo e questa volta era più che intenzionata a lasciare l'edificio e andare a mangiare qualcosa da qualche parte, aveva bisogno di una boccata d'aria fresca e un momento di pausa da tutto.

Il telefono sulla scrivania di Felicity decise di squillare proprio mentre lei stava prendendo la borsa per andare a pranzo, scocciata rispose.

-Ufficio dell'amministratore delegato Oliver Queen, chi parla? -

-Ciao Felicity Smoak. -

-Chi...- chiese lei, non riusciva a capire chi fosse al telefono, la voce aveva un che di velenoso, unto come se cercasse di scivolare per infiltrasi da qualche parte, in poche parole quella voce le stava mettendo la pelle d'oca.

-Andiamo Smoak, non mi dire che non hai capito chi sono. - aggiunse con lo stesso tono.

-McOrner... - ammise infine, sapeva che non poteva scappare da lui, il fatto che stesse provando a entrare in rapporti con la Queen Consolidated avrebbe portato altri incontri con Oliver e di conseguenza altre occasioni per lei di vederlo.

-Perfetto vedo che finalmente hai capito. Stai per uscire per la pausa pranzo vero? Pranziamo inseme. -

-Scordatelo. - rispose decisa, non avrebbe mai consumato un pasto con lui, non si sarebbe abbassata a mangiare con uno che la stava ricattando.

-La mia non era una domanda. Sono qui fuori dalla Queen Consolidated, o scendi e vieni a pranzo con me, o io e Oliver avremmo una lunga conversazione su una morettina diventata bionda. -

-Arrivo. - chiuse il telefono e prese nuovamente la borsa che aveva posato sul tavolo, ora poteva dire addio al suo pranzo pacifico e rilassante, avvertì Oliver e uscì sotto il suo sguardo sospettoso.

Ferma davanti all'entrata della QC c'era parcheggiata una macchina nera con i vetri oscurati, un uomo vestito di scuro con un paio di occhiali da sole, che ovviamente non dava nemmeno nell'occhio, era fermo accanto alla portiera e fissava dritto davanti a se.

-Signorina Smoak, salga prego.- le aprì la portiera come il miglior gentiluomo, cercò sul viso un indizio di cosa l'aspettasse, ma quell'uomo era una maschera di indifferenza, era immobile al di la della portiera e la stava fissando attraverso le lenti scusa, ma avrebbe potuto scommettere la sua stessa vita che lui nemmeno la stesse vedendo, prese coraggio e salì in auto trovandosi accanto a Walter.

-Saggia scelta la tua Felicity, che dici possiamo chiamarci per nome, Felicity? -

-Preferirei di no, McOrner. - rispose lei, la macchina si era iniziata a muovere verso una destinazione a lei sconosciuta, lanciò un occhiata verso la strada cercando di capire dove stessero andando.

-Come preferisci Smoak. - c'era qualcosa in quell'uomo che non andava, le ricordava un serpente che subdolamente strisciava per avvicinarsi per poi uccidere col suo veleno.

-Allora? Mi vuoi dire cosa vuoi da me? - chiese lei sulla difensiva, dove voleva arrivare? Quale era il suo scopo? Walter si prese il suo tempo, la studiò per alcuni minuti facendole perdere la pazienza, alla fine con estrema lentezza si decise a rivelare cosa volesse da lei.

-Voglio che tu mi passi i file delle vostre prossime acquisizioni. -

-Tu sei matto!- esclamò in un attimo di coraggio, non poteva farlo non era stupida sapeva che le loro società erano rivali, rivelare a quali aziende stesse puntando la QC e le strategie intenzionati ad utilizzare gli avrebbero portati alla bancarotta, non si era buttata da quel maledetto aereo per riportare Oliver a casa per pugnalarlo alle spalle.

-Matto, non credo. Quindi? - Walter era una maschera di inespressività, parlava sempre con lo stesso tono di voce calmo e inespressivo.

-No. - decisa, risoluta, irremovibile, non avrebbe ceduto.

-Ci batterai sul tempo e ci ruberai tutte le prossime acquisizioni, così falliremo!- aggiunse.

-Fallimento che brutta parola, vi acquisteremo per poco più di cinque dollari, quando non varrete più nulla allora io vi incorporerò alla mia società.- lo scintillio di follia nei suoi occhi la spaventò, quel ragazzo era pazzo e avrebbe fatto di tutto per far fallire Oliver.

-Non ci penso neanche! -

-Scegli o così o probabilmente Oliver si ricorderà di quella ragazzina che gli ha dato ripetizioni. E magari dibatteremo su come è carino, tuo figlio o figlia? -

-Non sono affari che ti riguardano. -

-Voglio tutte le informazioni sulla vostra prossima acquisizione. –

continua...

 

Eccoci qua, Oliver ha finalmente scoperto dove abita Felicity e per poco incrocia anche i bambini, è andata bene a Felicity!
Oliver e Felicity che si promettono che ci saranno sempre l'uno per l'altro *me si asciuga le lacrime* che scena dolciosa!
Ora passiamo alla parte dolente... Walter.. finalmente ha svelato il mistero e ci ha rivelato cosa vuole per tenere la bocca chiusa: informazioni, cosa farà Felicity?

14 recensioni! IO IO IO! VI AMO!!! xD *me nuota in mezzo alle recensioni stile Papero de Peperoni* è una sensazione troppo bella, spero che continuerete a recensire tutti anche i prossimi capitoli!
Un bacione a Mercoledì

Mia Black

   
 
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