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Autore: Mel_mel98    08/10/2014    2 recensioni
Quella che ora sta sfrecciando nel cielo non è una stella cometa.
È una aereo.
È partito oggi da Tokyo. New York è la sua meta.
Pieno zeppo, come sempre, ha spiccato il volo alle 16.45 di questo pomeriggio.
Chissà che cosa ci va a fare tutta questa gente in America.
Di tutti quei passeggeri, due sono in viaggio per lavoro.
Lei, guarda fuori dal finestrino, fa finta di dormire.
È un po' lunatica, non ha più voglia di parlare.
Lui, il ragazzo più misterioso di tutta la metal saga, è immerso nei suoi pensieri.
Forse non vorrebbe essere lì, in quel momento.
Sarà un bene o un male che questi due giovani siano stati costretti a lavorare insieme?
Solo leggendo potrete scoprirlo.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tsubasa Otori, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Beccato
 
“E si ricordò che essere capaci di sentire la gioia di qualcun altro è sapere che lo sia ama”
Quattro amiche e un paio di jeans, Ann Brashares
 
“Akane... Akane mi senti?”
L'agente teneva il telefono incollato all'orecchio.
Aveva i nervi a fior di pelle. Erano ore che se ne stava seduta davanti all'accademia, ormai aveva perso il conto. Non faceva assolutamente niente.
Sperava che la spia che la seguiva morisse dalla noia il più presto possibile.
No, morisse no. Non era così crudele.
Le sarebbe bastato che rinunciasse e se ne tornasse da dove era venuto.
E avrebbe giurato di essere vicina a raggiungere il suo intento, a giudicare dagli sbadigli di quest'ultimo.
 
Ma adesso Hikaru usciva fuori con quella chiamata. Perfetto.
Akane sentiva già gli occhi e le orecchie della spia puntati su di lei.
Doveva fare l'indifferente.
 
“Oh, finalmente! Finalmente succede qualcosa! Non credevo che Akane Tategami fosse una persona così noiosa!”
Jay adesso poteva entrare in azione. Più o meno.
Certo non c'è niente di molto attivo nell'ascoltare telefonate altrui, ma meglio che niente...
Tirò fuori il suo palmare per prendere appunti da inviare immediatamente al presidente.
 
“Dimmi”- sibilò.
“Akane, devi tornare immediatamente in Giappone. È importante.”
“Come dire... non sono proprio di strada, ecco”
“Akane, lo so che sei in America, e so anche che sei pedinata da un agente della WBBA, ma devi assolutamente tornare qui in tempo per lo scontro tra i Galassia Gun Gun e gli Zanna Selvaggia. Ormai la loro sfida è stata annunciata ufficialmente!”
Akane sgranò gli occhi.
La squadra di Tsubasa contro quella di suo fratello. Fantastico.
Dopo lo scontro avvenuto tra quei due in Giappone, lei non li avrebbe mai più vedere insieme nello stesso stadio. E adesso...
Ovviamente sapeva bene che l'unico e solo obiettivo di quel fanatico di Kyoya era quello di combattere contro Ginka.
Ma nonostante tutto era comunque un po' agitata per questa sfida imminente.
Hikaru intanto continuò: “Yu mi ha detto che ultimamente ha notato qualche cambiamento nel comportamento di Tsubasa. Dice che è più schivo e solitario del solito, ha un sacco di pensieri per la testa... E poi...”
“Vai avanti”- disse secca Akane.
“L'hai visto combattere, recentemente?”- esclamò la segretaria.
“No, ho... avuto da fare”- disse l'agente esitante.
“È aggressivo, pieno di sé... combatte senza il minimo ritegno e controllo.”- finì l'altra in un fiato.
 
Con chi stava parlando?
Di cosa stava parlando?
Jay si mordicchiava nervosamente le unghie.
Possibile che non riuscisse a trarre nessuna informazione utile da quella telefonata?
 
Akane alzò un sopracciglio, poi si passò una mano sulla frangia.
“Pensa a questa descrizione.”- disse seria- “Chi altro ti viene a mente?”
“Che vuoi dire?”
“Pensa. E mentre pensi, tieni gli occhi aperti. Chiaro?”
La Tategami cercava di parlare il meno possibile.
Non voleva che tutta la WBBA, men che meno il presidente, venisse a sapere i fatti suoi... e di Tsubasa.
“Akane, ma tu allora...”- fece Hikaru, seriamente allarmata.
“Io vengo appena ho fatto. Fidati, ok?”
“Va bene... Fammi sapere, d'accordo?”- disse in un soffio dall'altro capo del telefono.
 
 
 
Hikaru posò il telefono sul tavolo.
Sospirò, pensando al giro di problemi e pensieri in cui si era ritrovata da quando era amica di Akane.
Ma non poteva farci niente.
Sentiva le preoccupazioni dell'agente come fossero sue.
Forse era proprio questo il significato della parola amicizia.
Aveva sempre creduto che amicizia volesse dire fare tutto insieme, pensarla allo stesso modo, volersi bene.
Ma forse in un certo senso si sbagliava.
Essere amiche vuol dire essere insieme anche quando non lo si è fisicamente. Provando lo stesso dolore, le stesse paure, le stesse gioie.
E alla fine non era importante vedere le cose alla stessa maniera.
Bastava avere il coraggio di ammettere che entrambi i punti di vista erano validi.
 
“Hikaru”- Ryo entrò senza bussare nella stanza- “Forza, sbrigati. Abbiamo da fare un sacco di cose in quanto organizzatori del Big Bang Bladers!”
“Che c'è adesso?!”- disse- “Sono giorni che contatto sponsor, avverto giornalisti, chiamo addetti alla manutenzione... Mi fumano le orecchie da quanto tempo passo al telefono”
“Hikaru non hai capito! Oggi dobbiamo fare qualcosa di molto più importante che chiamare sponsor!”- esclamò il direttore.
La segretaria alzò un sopracciglio, perplessa.
Non ne poteva veramente più di Ryo e delle sue idee strampalate.
“Cosa le è venuto in mente adesso?! Non le bastano i fuochi d'artificio all'apertura, gli spogliatoi ristrutturati e gli striscioni all'entrata dello stadio? Cos'altro ancora? Rischiamo di diventare ridicoli!”
Il padre di Ginka si sedette e cominciò a spiegarsi meglio: “No, non hai capito. Non c'entra niente lo stadio questa volta. Sai che cosa ci sarà domani?”
“No, non lo so e non ho idea di dove voglia andare a parare.”
“Hikaru, domani ci sarà l'intervista pre- gara!”- Ryo si lasciò prendere dall'eccitazione.
“Ah già...”- si limitò a dire lei.
Stette qualche attimo a riflettere, poi alzò lo sguardo verso il suo interlocutore.
“Nell'ultimo loro scontro gli Zanna Selvaggia non hanno partecipato all'intervista... hanno mandato Benkey che ha reso il tutto abbastanza imbarazzante”
Ryo si alzò in piedi: “Infatti! È questo che dobbiamo fare oggi! Convincere Kyoya a partecipare.”
Hikaru era seriamente perplessa.
“Ehm, signor direttore...”- iniziò, ma venne subito interrotta.
“Lo sai che non mi piace questo appellativo. E dammi del tu, per favore, mi fai sentire vecchio.”
“D'accordo... Stavo dicendo che, dato che Kyoya a stento ti sopporta, hai bassissime possibilità di riuscire nel tuo intento.”- finì schietta la segretaria.
Ryo stette un attimo in silenzio, spiazzato.
“Sì, potresti avere ragione. Quindi... dovresti andarci tu, non ti pare?”- rispose alla fine Ryo con un sorriso a trentadue denti.
Hikaru rimase a bocca aperta.
No, Kyoya proprio non lo sopportava.
Ma perché le rifilava sempre compiti del genere?!
 
 
Aspettò da sola nella hall dell'hotel dove era alloggiata la squadra africana per oltre mezz'ora.
Poi, finalmente, vide sbucare da dietro l'angolo l'inconfondibile ciuffo verde del capitano.
“Era ora”- sibilò Hikaru.
“Avevo da fare”- rispose l'altro senza scomporsi- “Che vuoi da me?”
“Domani c'è l'intervista pre- partita. Voglio solo la conferma della tua presenza.”- disse Hikaru fredda.
“Vengo... se ne ho voglia. E se non ho niente di meglio da fare, cosa che sinceramente dubito.”
La stava sfidando con gli occhi.
“Devi venire. Sei il capitano della squadra avversaria e sei giapponese. Il pubblico aspetta solo te. Non puoi mancare.”- disse lei, cercando di mostrarsi calma.
A quelle parole Kyoya, che era rimasto in piedi fino ad allora, si sedette sul bracciolo del divanetto al fianco della segretaria. Avvicinò pericolosamente il suo volto a quello della ragazza.
“Ascoltami bene, Hikaru. Non mi sei mai piaciuta, men che meno adesso che fai la leccapiedi di Ryo...”
“Io non sono la leccapiedi di nessuno!”- sbottò la ragazza con un gesto di stizza.
“Ah no, ma davvero? E allora che ci fai qui? Perché non è venuto lui?”
Rimasero entrambi in silenzio, continuando a guardarsi negli occhi in cagnesco.
“Non farò quello che vuoi tu solo perché sei amica di mia sorella.”- disse alla fine il possessore di Leone, per poi distogliere lo sguardo.
Hikaru strinse istintivamente i pugni, pensando ad Akane.
Kyoya notò subito quel gesto fulmineo.
“È nei guai, vero?”
“Akane è sempre nei guai”- rispose l'altra rassegnata.
“Dov'è adesso?”
“Sei suo fratello, dovresti saperlo meglio di me”- disse secca lei.
“Sì, il fratello che l'ha abbandonata. Sicuramente non li racconta a me i suoi problemi.”- ribatté Kyoya.
“Se è per questo nemmeno a me li racconta...”
“Però tu sai. O sbaglio?”
Hikaru cercò gli occhi azzurri del blader.
“Cosa vuoi Kyoya?”- chiese, stanca.
Lui esitò un istante. Sembrava stesse pensando ad una proposta. Ed infatti...
“Io domani porto la mia squadra al completo all'intervista e vedo di tenere a bada Benkey, perché non faccia lo stupido.Ma tu in cambio mi dici cosa diavolo sta facendo quella pazza di mia sorella. Che ne dici, accetti?”- e, contrariamente ad ogni aspettativa, le allungò la mano.
“Accetto”- rispose con un mezzo sorriso Hikaru, ricambiando il gesto.
***
 
Jay, inutile dirlo, era punto e a capo.
Non aveva capito niente, neppure con chi stesse parlando l'agente.
Furba, la Tategami.
Ma quel Tieni gli occhi aperti e Vengo appena ho fatto lo portavano a penare fosse in procinto di tornare in Giappone.
“Ma siamo qui, davanti all'accademia HD, da oltre un giorno e ancora non è successo niente di particolarmente rilevante”- pensò tra sé la spia- “Qualcosa dovrà pur fare prima di tornare a casa, no?”
Sì, ma cosa?
 
Era l'ora.
Doveva sbrigarsi ed entrare in azione al più presto.
E se il novellino che le stava alle calcagna non mollava, lo avrebbe fatto mollare lei.
 
La vide alzarsi da terra, ed una strana energia invase tutto il suo corpo.
Akane mosse qualche passo avanti, e lui con lei.
Era tutto così dannatamente eccitante!
Finalmente poteva fare il suo lavoro. Avrebbe dimostrato a tutti chi era Jay Kisosawa.
Non sarebbe più stato un semplice ragazzino negato nella suola come nella vita.
Sarebbe diventato l'agente Kisosawa.
E in barba alla Tategami (che a pensarci bene per adesso a lui non aveva fatto niente di male), lui avrebbe preso il suo posto nella WBBA.
A questo e molto altro pensava il ragazzo in quel momento.
Perso nelle sue fantasie, non si era reso conto che Akane si era voltata ed aveva piantato le sue iridi azzurre su di lui.
 
Avrebbe voluto gridargli contro le più svariate offese a quella sottospecie di spia che aveva avuto il coraggio di seguire lei, una delle migliori e temute agenti della società.
Avrebbe potuto sfogare un po' della sua rabbia su di lui.
Oppure avrebbe potuto lanciare il suo bey , sapendo per certo chi sarebbe risultato vincitore.
Ma per adesso lasciava Cancer nella cintura che aveva ai fianchi.
Non poteva ancora usarlo.
Fin quando non avesse scoperto il segreto della ruota di fusione si era ripromessa di non toccarlo.
E poi... a guardarlo bene, quello era solo un ragazzino.
Aveva sicuramente meno anni di lei.
Come minimo era alla sua prima missione.
Le sembrava di ricordare quella faccia, magari lo aveva intravisto nella palestra ad allenarsi.
Non doveva essere particolarmente bravo.
Così, semplicemente aspettò che Jay si accorgesse di lei.
Lo guardò fisso negli occhi e pronunciò la sola parola che una spia non vorrebbe mai sentire.
 
“Beccato”
 
 
 
Angolo dell’autrice
Salve a tutti! Che piacere riuscire a pubblicare!
Direi… che sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo. Quindi non ho molto da dire.
Forse è un po’ cortino, ma vedrò di compensare con il prossimo. ;)
Perciò… a presto, miei cari!
Ci vediamo nelle recensioni!
Mel
   
 
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