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Autore: Leahia    08/10/2014    1 recensioni
AU ElliotxLeo, accenni lievi e trascurabili a varie coppie secondarie
Va bene, va bene. Questa fanfiction è definibile come "la mia mossa finale". Dubito che farò mai più una cosa così astronomicamente stupida. Ebbene, ci troviamo in una Londra (completamente inventata da me vi prego non vi crucciate su distanze e quisquilie simili) nella quale due giovani studenti dai caratteri a dir poco opposti si ritrovano a vivere nello stesso appartamento, il tutto coronato da un'inquietante padrona di casa e una gang di amici abbastanza inusuali. Quali torture potrebbe inventarsi una sadica annoiata (alias me) per questi problematici coinquilini?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville, Lottie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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London’s Problematic Birthday

Era il 6 agosto. Questa semplice informazione potrebbe dare l’idea di Lotty in quel momento. A soli due giorni dal compleanno di Elliot. I ragazzi avrebbero messo la firma senza pensarci a poter riavere la solita vecchia Lotty che entrava venti volte al giorno, piuttosto che la Lotty stabilita ufficialmente a casa loro a parlare di come organizzare il compleanno di Elliot. Elliot soprattutto si sentiva molto imbarazzato. Il compleanno di Leo era stato molto più semplice, perché si erano appena conosciuti, quindi “tanti auguri a te”, torta e qualche regalo. Ma quello di Elliot... era in piena estate, quindi la mente di Lotty fermentava per trovare iniziative divertenti che comprendessero l’indossare circa tre grammi di stoffa, e inoltre il rapporto tra loro tre era molto diverso rispetto a quello che c’era stato il 25 ottobre. Molto, molto diverso. Anche per quello Elliot era abbastanza preoccupato. Comprese però, che rimandare a quel punto era inutile. Cercò almeno di evitare altre persone eccetto loro tre, e lo ottenne, seppur a malincuore, grazie al fantastico intervento di Leo che disse (sarcasticamente) che sarebbe stata ingiusta una festa con tante persone per Elliot quando lui non l’aveva avuta. Lotty però, non molto incline a comprendere quel tipo di sarcasmo, disse che era verissimo e, scusandosi con Elliot, dichiarò di non poter invitare altre persone. Elliot non capiva se Leo l’avesse fatto per aiutarlo o avesse solo fatto una battuta, ciononostante, la cosa non gli dispiaceva affatto. Una preoccupazione in meno. Tuttavia, Lotty era ben ferrata nel voler fare qualcosa di bello anche solo per loro tre. L’unica cosa che consolava i due ragazzi, era che in tre non ci si poteva inventare chissà cosa. O almeno, tutto ciò li consolò fino al 6 agosto, giorno nel quale Lotty ebbe “L’Illuminazione”. Si gettò nel loro salotto.
-RAGAZZI!- esclamò, ansimante. I due sospirarono rassegnati.
-Hai dato fuoco a qualcosa?- domandò Leo.
-No, ma ho avuto un’idea geniale!
-Ovvero?- la incoraggiò Elliot, del tutto disinteressato.
-Andiamo in discoteca!
I ragazzi lentamente spostarono lo sguardo dai loro libri a Lotty, ancora allegrissima. Leo era diventato bianco come un cencio, e Elliot sembrava cercare le parole per esprimere la sua condizione, parole che evidentemente non esistevano, visto che non le trovò in oltre dieci secondi.
-Non siate fastidiosi. È un’idea geniale!- si autocomplimentò Lotty, sorridente e indifferente al silenzio sbigottito dei ragazzi.
-No, non lo è!- rispose Elliot. Lotty parve perdere una parte del suo entusiasmo.
-Non ti piace?- domandò, affranta. Elliot rimase per un secondo in silenzio, confuso dall’atteggiamento quasi remissivo che aveva assunto la ragazza, ma poi si riscosse ricordando che era un suicidio assecondarla.
-No- fece, deciso. Lotty recuperò l’entusiasmo.
-E allora facciamo che è il regalo che ti faccio io! Non si rifiutano i regali, anche se non sono graditi!
-Lotty...- tentò di replicare Elliot, ma la ragazza aveva già deciso. Era tardi. La condanna a morte era stata firmata.
-Lotty, no. No, no e no- fece la voce di Leo, decisa, per uno del colore della neve. Elliot lo fissò, domandandosi se fosse in effetti appropriata quella reazione. Sembrava che Lotty avesse detto che gli era morto un parente. La ragazza lo guardò irritata.
-Come no?
-No! Io non ci vengo!- fece, deciso. Lotty sbuffò.
-Nessuno ti obbliga.
Leo fece per ribattere ma poi tacque. Elliot non sapeva che dire. Leo spostò lo sguardo verso l’amico e poi di nuovo verso la cugina, che assunse un’espressione trionfante. Ma Leo non parlò. Si decise dopo parecchi viaggi di sguardi con uno sbuffo irritato.
-Ovvio che sono obbligato...- sussurrò pianissimo- Mica posso lasciare Elliot da solo con te...
Lotty batté le mani, felice per la vittoria.
-Sarà meglio che scenda subito a cercarne una carina, allora!- cinguettò, e scese le scale quasi fluttuando. Quando la porta si chiuse, nella casa cadde il silenzio.
-Oh, cavolo!- esclamò Elliot, gettando la testa all’indietro.
-In discoteca... ma che ha nella testa...? In discoteca...- borbottava Leo. Elliot moriva dalla voglia di chiedergli come mai non avesse rifiutato e basta, ma non sapeva come farlo. Decise di andare parlando normalmente, come se non ci avesse pensato.
-Ma perché tu hai detto di venire?- domandò, più sereno possibile. Leo arrossì leggermente, ma proprio poco.
-Ma ti prego. Saresti spacciato senza di me- rispose, riassumendo la sua classica colorazione pallida.
-Non è vero!- protestò Elliot, senza infuriarsi per davvero. Adesso non potevano infuriarsi, serviva un piano per rendere sopportabile tutto quello.
-Sai, forse se ci fosse stata altra gente sarebbe stato più facile...- si trovò a dire Elliot, un po’ di tempo dopo che avevano iniziato a parlare di come distrarsi in assenza di forchette con le quali duellare. Leo parve soppesare la situazione.
-Forse... con Lerion e Leahia sarebbe stato più sopportabile...- acconsentì poi. Decisero di andare a chiederlo a Lotty, ma quando glielo dissero lei scoppiò a ridere.
-Ma state scherzando? Sarebbero persino più contrarie di voi due!- disse, ridendo. Elliot e Leo rimasero imbambolati. Ogni altra persona sarebbe stata improponibile. Lotty sembrò preoccuparsi.
-Ma perché? Volevate altre persone? Posso invitare dei miei amici se...
-NO!- la fermarono all’istante i due.
-Volevamo solo sapere di Lerion e Leahia- si spiegò frettolosamente Elliot. Lotty sorrise quasi complice.
-Guardate che sono entrambe fidanzate...- gli ricordò. Elliot arrossì furiosamente e anche Leo si imporporò leggermente.
-Ma cosa vai a pensare!- fece Leo, scuotendo una mano. Lotty sospirò e tornò al computer, nella sua ricerca di una discoteca “decente”. Il 7 agosto passò senza particolari avvenimenti, eccetto l’annuncio di Lotty che aveva trovato finalmente il posto perfetto ma non aveva intenzione di rivelarglielo. Così venne la mattina dell’8 agosto. Elliot si svegliò, confuso come sempre. Si ricordò solo dopo circa cinque secondi che era il suo compleanno.
-Tanti auguri a me...- borbottò, alzandosi. Si diresse, ovviamente senza cambiarsi, in salotto. Appena uscito dalla sua camera, però, vide Leo. Leo addormentato sulla tastiera del pianoforte, vestito di tutto punto. Aveva ancora le mani sui tasti, e Elliot, avvicinandosi, poté leggere lo spartito che aveva davanti. Il titolo era “Hawthorn”. Biancospino. Elliot scorse velocemente la sua lista mentale dei significati dei fiori, e trovò “biancospino”. Dolce speranza. Si sciolse in un sorriso a leggere in un angolino il suo nome. Spostò il suo sguardo di nuovo verso Leo. Avrebbe dovuto svegliarlo. Ma quando dormiva era così carino... Gli accarezzò piano i capelli, attento a non svegliarlo, e abbassò il suo volto per averlo praticamente pari con quello dell’altro. Sospirò leggermente, e scosse dolcemente una spalla al moro.
-Leo... Sveglia, Leo...- sussurrò. Leo si riscosse e aprì gli occhi.
-Eh? Cosa...? Oddio, Elliot! Che giorno è?- domandò, raddrizzandosi. Elliot scosse le mani.
-Tanti auguri a me!- fece. Leo ridacchiò.
-Scusa, mi ero addormentato sul pianofo... fo... fo... rte...- sbadigliò Leo. Elliot, suo malgrado, sorrise.
-Come mai?- domandò. Leo lo guardò con un mezzo sorriso complice.
-Lo sai. Ormai l’hai visto...- rispose, e prese il pezzo dietro di sé. Lo consegnò all’amico e poi scosse le mani come Elliot prima di lui- Tanti auguri a te!
-Grazie... ma non dovevi farmi un regalo...- rispose Elliot, leggendo la musica. Era un bel pezzo, certamente. Sembrava molto armonico. E poi l’aveva scritto Leo, quindi era bello per forza. Il moro si strinse nelle spalle.
-Non ho speso nemmeno un centesimo, dopotutto...- disse.
-Perché “Hawthorn”? Non trovi che “Mayflower” suoni meglio?- chiese Elliot. Leo sorrise saccente.
-Letteralmente “mayflower” è “fiore di maggio”, e mi sembra sciocco, visto che tu sei nato ad agosto...
Elliot non poté che acconsentire mentalmente.
-Fino a quando sei rimasto sveglio?- domandò Elliot, andando verso il tavolo e mettendosi a sedere. Leo lo raggiunse.
-Fino a circa...- controllò l’orologio- Due ore e mezzo fa.
Elliot spalancò gli occhi.
-Ma sei matto? Quella squinternata di tua cugina stasera chissà quanto ci fa rimanere svegli! Dovevi dormire!- lo rimproverò. Leo sospirò.
-Che ti importa...
Elliot avrebbe voluto ribattere, ma non poteva. Non ne aveva nemmeno tanta voglia. Mangiarono lentamente la loro colazione, e poi andarono a cambiarsi. Appena Elliot ebbe finito e si lanciò sul divano, Lotty piombò in casa.
-Elliot!- squittì, gioiosa, andando ad abbracciarlo- Tanti auguri!
Elliot non ricambiò l’abbraccio, ma neppure tentò di allontanarla. Almeno in quel momento doveva lasciarle fare tutto quello che voleva. Lotty gli dette un pacchettino incartato, sorridendo.
-Per te!- disse. Elliot afferrò il pacchetto e la guardò stupita.
-Ma il tuo “regalo” non doveva essere la discoteca?
Lotty scosse la testa.
-No, quella non conta.
Elliot la ringraziò e aprì il regalo. Un libro, prevedibilmente. Il libro che voleva da una vita, meno prevedibilmente.
-Leo!- chiamò l’amico, che lo raggiunse.
-Che vuoi? Ah, buongiorno, Lotty.
-Lotty mi ha regalato il 23 di Holy Knight!- fece Elliot. Leo si illuminò e si sedette vicino a lui.
-Davvero? Grande Lotty!
Lotty era abbastanza imbarazzata dall’accoglienza più che calorosa riservata al libro, e i due le assicurarono che come regalo quello era pienamente sufficiente, e che non avrebbe avuto senso anche la discoteca. Senza successo.  Anzi, la ragazza annunciò che sarebbero andati al mare.
-Al mare?- domandò Elliot. Lotty annuì.
-Visto che la nostra cara discoteca è vicina al mare, andiamo al mare. Ci vorrà un po’, quindi svelti!
Gli lanciò dei costumi e gli ordinò di cambiarsi in fretta. I due non ebbero il tempo di ribattere che la ragazza era già uscita. Si guardarono negli occhi, abbastanza per decidere che ribattere era inutile. Scesero poco dopo, e trovarono Lotty già pronta. Indossava un prendisole bianco praticamente trasparente, e sotto un costume piccolo in maniera scandalosa rosso fuoco. Sui capelli era calcato un grosso cappello bianco e portava degli occhiali da sole e una borsa da mare rossa.
-Ma vi vestirete così anche per il vostro matrimonio?- domandò stizzita Lotty, facendo inaspettatamente arrossire entrambi i ragazzi. Comunque, entrarono in macchina e poche ore dopo erano sulla spiaggia. Lotty adorava il mare, era evidente, e la giornata era delle migliori. Calda, come una giornata d’agosto che si rispetti, ma non afosa. Trovarono un bagno praticamente vuoto e Lotty si gettò subito in acqua, chiamando gli altri due. Leo guardò Elliot.
-Che fai, entri?- domandò, indicando il mare con un cenno del capo. Elliot scosse la testa e si mise sulla sdraio.
-No, rimango qui sotto l’ombrellone a leggere... tu vai pure.
Leo annuì e lentamente si diresse in acqua a raggiungere la cugina. Elliot li osservò. Leo entrò in acqua lentamente, tenendo alzate le braccia, mentre Lotty gli girava intorno. Ad un certo punto si sollevò e lo schizzò, al che Leo si arrese e si gettò in acqua, per riemergere poco dopo. Elliot sorrise, prese il libro che gli aveva regalato Lotty ed iniziò a leggere. Mezz’ora dopo venne distratto. Gli altri due erano usciti. Elliot si soffermò un secondo di troppo a osservare i capelli bagnati di Leo. Come sempre, da mesi, ogni volta che il moro usciva dalla doccia.
-Tranquillo- lo rassicurò Lotty- Tra un po’ rientriamo. E anche tu- gli fece, indicandolo. Elliot sospirò.
-E va bene, anche io...- acconsentì. Lotty sorrise.
-Ma perché prima ci guardavi? Ti sei innamorato di me?- domandò. Elliot arrossì.
-No! Ma smettila di pensare a certe cose!- le fece Elliot. Leo annuì.
-In questi giorni sei un po’ fissata, Lotty...- le fece notare. Lotty fece un versetto irritato e si voltò. I tre rimasero per un po’ a giocare sulla spiaggia con le bocce, e dopo circa un’ora rientrarono tutti e tre in acqua. Essendo tutti e tre, nel giro di due minuti iniziò una gara generale di affogamento e schizzi versione deluxe (la versione deluxe era dovuta al fatto che il partecipante più giovane aveva diciannove anni). Quando un’ora e quaranta minuti dopo uscirono dall’acqua, erano completamente sfiniti. Lotty si appropriò della sedia, e Elliot e Leo si scambiarono uno sguardo di sfida per decidere chi si sarebbe dovuto appropriare della sdraio. Elliot scattò, ma anche Leo si mosse e bloccò l’amico.
-Non ci provare...-  gli sibilò. Elliot tentò di divincolarsi, e santo cielo che forza aveva in quelle braccette rachitiche quel figliolo!
-È il mio compleanno, voglio stendermi su quella sdraio!- gli ricordò Elliot, riuscendo a liberarsi. Ma Leo scattò in avanti e si mise sulla sdraio un frazione di secondo prima di Elliot, che rimase in piedi. Fece scrocchiare le dita e i un secondo buttò giù Leo dalla sdraio, insabbiandolo dalla testa ai piedi e prendendo il suo posto. Leo si rialzò, arrabbiato.
-Ma cosa cavolo fai?!- esclamò, tentando di scrollarsi la sabbia di dosso.
-Così impari a disobbedire al festeggiato!- lo rimbeccò Elliot. Lotty sbuffò.
-Vi state comportando come se aveste due anni. Prendete un’altra sdraio dall’ombrellone qui accanto, non c’è nessuno...- sospirò, chiudendo gli occhi.
-Assolutamente no!- fece tassativo Elliot.
-Ormai è una questione di orgoglio!- rincarò Leo, guardando con sfida l’amico. Lotty borbottò qualcosa tipo “maschi...” e poi si addormentò. Elliot e Leo erano però entrati una gara all’ultimo sguardo, e nessuno dei due aveva intenzione di cedere. Leo provò a buttare giù Elliot dalla sdraio, ma senza successo. Elliot rise. Leo rimase talmente sorpreso da quella risata che non si mosse.
-Ma allora sai ridere...- disse piano, fintamente stupito. Elliot assunse di nuovo l’espressione truce che abitava spesso il suo viso.
-Sei uno scemo...- gli rispose. Leo sospirò, ed Elliot ebbe quasi l’impressione che il moro avrebbe preferito che avesse continuato a ridere.
-Sai, forse se ti fai un po’ il là c’entriamo entrambi...- osservò Leo dopo un paio di secondi. Elliot si spostò fino al limite estremo della sdraio, e Leo si stese accanto a lui, provocandogli parecchio rossore. Il Nightray si voltò dall’altra parte e iniziò a giocare con la sabbia.
-C’entri?- domandò, imbarazzato.
-Mh-mh...- rispose l’altro. Sembrava imbarazzato a sua volta.
-Allora che ne dici di dormire, visto che stanotte non hai praticamente chiuso occhio?- propose Elliot a bassa voce. Leo mugolò il suo consenso e Elliot lo sentì sistemarsi il più distante possibile da lui. Lui stesso sentiva di avere le palpebre pesanti, e si rilassò, per quanto l’imbarazzo glielo permettesse, e si addormentò. Fece sogni tranquilli, tipo di dormire. Era il suo sogno preferito, lo trovava altamente riposante. Quando si svegliò si accorse del calore intorno a lui e si ricordò di essere in spiaggia, steso su un lettino insieme a Leo. Di tutto il calore che aveva intorno la maggior parte veniva da dietro di lui. Mosse lentamente la testa e vide Leo addormentato con la schiena aderente alla sua. Arrossì e guardò verso Lotty, che stava ancora dormendo. Non voleva svegliare Leo, sarebbe stato crudele, visto che quella notte era rimasto sveglio per comporre il suo regalo di compleanno, quindi si voltò di nuovo e ricominciò a giocare con la sabbia. Lo imbarazzava essere così vicino a Leo, ma la cosa non gli dispiaceva. Ad un tratto sentì scomparire il calore dalla propria schiena, e comprese che l’amico doveva essersi svegliato.
-Sei sveglio?- sentì infatti chiedere dalla voce di Leo.
-Sono sveglio- confermò. Nessuno dei due si mosse. Dopo un po’ Elliot parlò, giusto per dire qualcosa.
-Senti...- esordì- Ma come mai hai deciso di regalarmi una... canzone?
-Bè- replicò Leo. Elliot non vedeva il suo volto, quindi non poteva azzardare considerazioni sul suo umore- Non avevo altro in mente. Non sapevo cosa comprarti, ma so che ti piace suonare, quindi... ma perché? Non ti piace?
-Figurati! Non vedo l’ora di suonarlo!- si affrettò a dire Elliot, arrossendo- E perché hai messo un titolo così.. come dire, poetico?
-Hawthorn?- domandò Leo, confuso- Biancospino? Non ci vedo nulla di così...
-Intendo- lo interruppe Elliot- Che come probabilmente sai, biancospino vuol dire “dolce speranza” nel linguaggio dei fiori.
Leo a quel punto si voltò. Elliot lo sentì muovere sul lettino, e sentì gli occhi scuri e penetranti dell’amico sulla sua nuca.
-Anche tu conosci il linguaggio dei fiori?- domandò. Elliot annuì- Ma lo sai che è una cosa da effemminati?
-Ma se hai appena ammesso di conoscerlo anche tu!- sbottò Elliot, voltandosi a sedere e guardando Leo in viso. Brutta scelta. Arrossì di scatto, a vedere il volto pallidissimo o bruciato dal sole di Leo e gli occhi profondi e indagatori, così belli, così strani, che quasi brillavano sul resto del viso. E della spiaggia, pensò il Nightray. Leo sospirò, e in quel momento Lotty si svegliò.
-Oh! Scusate, mi ero addormentata...- si scusò la ragazza. Elliot si strinse nelle spalle.
-Ah, anche noi ci siamo svegliati da poco...- la tranquillizzò. A quel punto gli balenò in mente che Leo non aveva risposto alla sua domanda, ma il moro si era già alzato, quindi ormai era tardi. Il resto del pomeriggio fu tranquillo, molto più di quanto Elliot si aspettasse, a dirla tutta, ma verso sera Lotty iniziò ad agitarsi. Fu verso le dieci, dopo che avevano cenato e passeggiato, che praticamente esplose.
-Bene! Adesso arriva la parte migliore della tua festa!- canticchiò battendo le mani.
-Ma guarda, va benissimo così!- tentò di fermarla Elliot- Davvero, è stato un compleanno meraviglioso, ti prego, non fare altro...
Ma Lotty era irremovibile. Li trascinò fino alla spiaggia. Elliot non voleva per nulla fare ciò che Lotty voleva fargli fare. Ma non aveva moltissima scelta, pur essendo il festeggiato. Man mano che si avvicinavano alla spiaggia si iniziò a sentire una musica tipo “tunz, tunz, tunz” assordante, che aumentava notevolmente di volume ad ogni centimetro percorso. Raggiunsero la spiaggia, e videro un grandissimo “recinto” pieno di ragazzi e ragazze che si contorcevano compulsivamente senza seguire minimamente il ritmo (che pure era abbastanza percepibile) della musica che li opprimeva, più che circondava. Elliot e Leo fecero automaticamente tre passi indietro alla vista di tutte quelle persone. Lotty stava già iniziando a muoversi a ritmo di quel frastuono assordante.
-Oh, no!- gridò Elliot per superare il volume dell’infernale stereo che diffondeva il suo verbo- Io lì non ci metto piede!
-Più che d’accordo!- fece Leo, e insieme all’amico si voltò per andarsene, ma Lotty li riafferrò.
-Non se ne parla!- gridò a sua volta- È un posto mega esclusivo, ho pagato una follia per entrarci!
Non ci fu nulla da fare. La ragazza li portò dentro, e Elliot non poteva picchiarla o stordirla perché, bè, era una ragazza ed era la sua padrona di casa. Quindi, non poté evitare la condanna. Sebbene non ci fossero pareti se non delle canne alte ma rade, la musica all’interno di quello spazio irregolare raggiungeva livelli disumani. Elliot e Leo si attaccarono alle canne e non mossero un passo. Leo si mise le mani sulla orecchie.
-Dio, non la immaginavo così!- strillò. Elliot voleva rispondere che probabilmente quel posto gli faceva quell’effetto solo perché essendo “mega esclusivo” la musica aveva il superpotere di essere così forte da trapanare i timpani, far tremare i denti, le gambe e portarti ad istinti violenti contro te stesso e contro il prossimo, ma valutò che quella sola frase gli sarebbe costata più fiato di quanto ne avesse mai accumulato in vita sua, quindi si limitò ad annuire. Lotty li raggiunse. Lei si trovava perfettamente a suo agio.
-Ragazzi!- trillò- Che fate, non venite a ballare?
-Meglio la morte!- dichiarò risoluto Elliot, voltandosi contro la canne e valutando se i trenta centimetri di spazio che separavano una dall’altra sarebbero stati sufficienti a farlo fuggire velocemente. Lotty non era d’accordo, e lo prese per un polso trascinandolo al centro della pista. Elliot lanciò un ultimo sguardo disperato a Leo, e lo vide staccarsi dalle canne per camminare esitante verso di lui, ma la sua figura familiare fu presto coperta da un essere inquietante che si muoveva spasmodico. Elliot riconosceva solo Lotty, in quel momento, e si aggrappò a lei, facendola in qualche modo arrossire. Poi però a quanto pareva vide qualcuno ce salutò con una mano. Una figura si fece strada tra tutte le altre. Un ragazzino basso, con i capelli biondi e un improbabile ciuffo a banana. Oz Vessalius.
-Lotty! Elliot!- li salutò felice- Che sorpresa!
-Oz!- rispose con entusiasmo Lotty, scuotendo il braccio di Elliot perché salutasse a sua volta. Elliot non salutò. Lotty e Oz cominciarono a comunicare. Elliot stava pensando a come sarebbe potuta andare peggio di così. In quel momento una familiare figura li raggiunse.
-Leo!- sospirò sollevato Elliot. Leo annuì. Oz salutò anche il moro con egual entusiasmo, e il moro rispose, seppur privo di entusiasmo.
-EHI DJ!- strillò Lotty- È IL COMPLEANNO DEL MIO AMICO QUI, METTI QUALCOSA DI ALLEGRO!
-AI SUOI ORDINI, SIGNORINA!- sentirono rispondere. Erano evidentemente vicini al dj, che mise una musica forse leggermente più armonica, ma della quale l’armonia era presto soffocata dal “tunz” incessante. A Elliot venne da domandarsi se “tunz” non fosse in realtà una parola che mirava al controllo mentale forzato, vista la potenza con la quale si diffondeva. Lotty iniziò a ballare a ritmo, facendo probabilmente molta invidia a tutti quelli intorno, e Oz con lei.
-Lotty, sembri una cubista- le ricordò Leo, ma la cugina pareva non sentirlo.
-Noi andiamo al bar- dichiarò Elliot, e si diresse a passo sicuro dove aveva scorto il piccolo distributore di bevande. Come si aspettava, Leo lo seguì. Si sedettero sugli sgabelli, senza chiedere nulla.
-Vessalius- scandì Elliot. Lì la musica arrivava leggermente più ovattata. Cioè, era ancora fortissima, ma dopo quello che aveva sentito pochi secondi prima era decisamente sopportabile- Vessalius! Ma perché, dico io! Era stato un bel compleanno!
Leo gli batté una mano sulla spalla con aria compassionevole, e Elliot lo fulminò con lo sguardo.
-Compleanno?- sentì dire. Quando si voltò vide una ragazza che lo fissava. Aveva i capelli rosa e neri, a spunzoni sulla testa, il trucco scuro e pesante e una serie di piercing da aver paura dei magneti- È il tuo compleanno, cocco?
Elliot si allontanò leggermente alla vista della ragazza che invece si avvicinava pericolosamente.
-Che ti importa?- la fulminò Leo. La ragazza lo guardò divertita.
-Chi è questo tipo? Il tuo fratellino?- domandò ad Elliot, che boccheggiò. Non aveva idea di cosa rispondere. Si sentiva molto in imbarazzo. La ragazza sospirò, prese un bicchiere dal bancone e glielo porse.
-Questo è un regalo di compleanno per un belloccio come te- fece, e gli allungò il bicchiere. Elliot fece per allontanare la ragazza, ma quella insisteva. Alla fine, con uno scatto a dir poco felino, il liquido gli fu infilato a forza in gola. Elliot vide bruscamente il mondo annebbiarsi e iniziare a girare. Gli arrivavano delle voci, ma erano più o meno ovattate. Poi tutto iniziò a vorticare freneticamente e sentì una specie di strano calore invadergli le membra e si sentì capace di fare il giro del mondo a nuoto in tre secondi e mezzo e iniziò a tremare e-
 
Si accorse di avere gli occhi chiusi. Si accorse che la testa gli pulsava in modo indicibile. Che dolore atroce! Contrasse il viso in una smorfia di dolore e gemette. Si accorse che c’era una musica leggera solo quando smise di sentirla. Alle orecchie gli giunse una voce che ben conosceva.
-Elliot?
Ovviamente. Aprì lentamente gli occhi e vide il viso di Leo sopra al suo.
-Leo...?- domandò con voce roca e flebile. Leo ridacchiò.
-Bentornato tra gli umani, bello addormentato!
Elliot non se la sentiva di ribattergli. Si mise a sedere e mise a fuoco la stanza. Era nel salotto di casa sua, sul divano di casa sua. Ma come mai? Provò a revocare i ricordi della sera prima ma quando tentò la testa lo bloccò con una fitta lancinante che lo fece gemere di nuovo lo costrinse a reggersi il capo con una mano.
-Cosa...- sussurrò. Si schiarì la voce- Cosa è successo?
-Bè...- iniziò Leo, misurando le parole- allora, ieri sera siamo stati in questo carcere infernale altrimenti noto come discoteca e una strana ragazza dalla capigliatura notevole ti ha infilato in gola una sostanza allucinogena ed eccitante, motivo per cui io, Lotty ed Oz siamo stati oggetto di improbabili discorsi e gesti da parte tua.
-Eh?- domandò Elliot. Stava troppo male per estrapolare qualcosa da quel discorso. Leo sospirò.
-Una tipa ti ha drogato e tu hai molestato me, Lotty e Oz.
-COSA CAVOLO AVREI FATTO?- gridò il Nightray, sgranando gli occhi. Leo annuì, tentando di apparire grave anche con un sorrisino stampato in faccia.
-Ciò che ho detto- ripeté il moro. Elliot si prese la testa con entrambe le mani e la scosse, poi prese le spalle dell’amico.
-Nulla di irreversibile, vero?- domandò teso- Nulla per il quale delle scuse non siano sufficienti, vero?
Leo ridacchiò e scostò gentilmente le mani del ragazzo dalle proprie spalle per appoggiarle sul divano.
-Stai tranquillo. Oz ha liquidato tutto e Lotty è ancora in ritiro mistico per quanto le dispiace. L’unico per cui devi preoccuparti sono io.
Elliot guardò quel volto sereno ed angelico sgretolarsi lentamente per svelare un tremendo mostro assassino.
-Cosa ti ho fatto?- si volle informare, flebilmente. Leo si appoggiò un indice sul mento.
-Hai minacciato esplicitamente di molestarmi sessualmente e ci sei andato parecchio, ma parecchio vicino.
-Esattamente... cosa ti ho fatto?- domandò apprensivo il Nightray, maledicendosi.
-Non vuoi saperlo- fece deciso il moro, guardandolo con improvvisa serietà e, possibile?, una punta di rossore.
-No, voglio davvero...
-Ho detto che non vuoi saperlo.
-...hai ragione.
Elliot si coprì il volto avvampante con le mani.
-Mi dispiace così tanto...- sussurrò. Non era per niente da lui scusarsi in quel modo, ma questa era una situazione di massima allerta. Aveva molestato la persona che gli piaceva. Ma si poteva essere così dementi?- Scusa... ti prego, scusa...
Quando sentì di nuovo la risatina di Leo tolse timidamente le mani dal viso. Il moro sospirò.
-Tranquillo, ti ho detto. Per la prima ed unica volta nella vita, scuserò qualcuno senza chiedere nulla in cambio. In fondo, non è stata proprio tutta colpa tua- fece, stringendosi nelle spalle. Elliot fece un sorriso mesto e si alzò traballante, sorretto da Leo.
-Mi ripeti cosa sta facendo Lotty?- domandò Elliot, tentando di restare in equilibrio sulle gambe poco collaborative.
-Si è reclusa nella sua casa dispiacendosi a morte per quello che ha causato- ripeté Leo.
-Dovrò andare a farmi scusare...- borbottò il Nightray.
-Dopo- fece Leo- Adesso riposati. Magari vieni a sentirmi suonare Hawthorn, non l’hai mai sentita, no?
Elliot annuì e si avvicinò al pianoforte. Leo si sedette sul panchetto e iniziò a suonare. La musica era semplice, bella, elegante. Si rese conto di averla già sentita. Nei sogni. Probabilmente il suo cervello, anche se lui stava dormendo, percepiva la musica proveniente dal salotto. Quando lo spartito finì Elliot batté le mani.
-È la musica dei miei sogni- scherzò, spiegando la cosa a Leo.
-Oh, accidenti. Speravo che fosse una sorpresa...- si lamentò il moro.
-Che sorpresa vuoi farmi? Viviamo in tre metri quadrati di spazio!- gli ricordò Elliot. Leo concordò che in effetti era vero. Scesero da Lotty e la trovarono in lacrime, disperata, che si scusava insistentemente con Elliot, quasi inginocchiandosi, e gli prometteva che non avrebbe mai più interferito con la sua vita (cosa alla quale ovviamente non credettero né lui né Leo). Tornati in casa loro, Elliot volle provare a suonare il suo regalo di compleanno. Mentre suonava si rese conto che in fondo, per quanto fosse stato un poco imprevedibile, il suo era stato un compleanno migliore di quello che poteva aspettarsi.






The Corner of the Mad Lady
Buonasera, miei sparuti lettori! Ho aggiornato in ritardo, lo so, ma di giorno non posso mai neppure sfiorare il computer e la sera c’era Sherlock alla TV e... bè, non ho resistito. Comunque, ci stiamo avvicinando pericolosamente alla fine di questa “cosa”, e ammetto che ciò mi provoca una tristezza enorme. Questo fa un po’ da capitolo “cuscinetto”, perché il prossimo sarà diciamo... piuttosto importante, quindi serve qualcosa di brutto, scritto coi piedi e totalmente e fastidiosamente OOC per prepararvi. Via, vi dico solo che tra poco è finita. Goodciao!
PS: non ho nulla contro la discoteca o simili, dato che non ci sono mai stata, ma mi ha divertito molto scrivere quella parte.
PPS: non dirò cosa Elliot ha fatto a Leo. Lascio tutto all’immaginazione.
PPPS: EFP mi odia. Mette i capitoli in modo assurdo. Domando perdono.
  
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