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Autore: Light Clary    09/10/2014    4 recensioni
Violetta si è appena trasferita a Buenos Aires e quando comincia a frequentare i ragazzi del luogo, la sua vita cambia. Scopre di essere destinata a salvare la luce e per farlo dovrà ricorrere ai poteri che non sapeva di possedere.
Riuscirà Violetta a sfuggire al potere dell'oscurità che vuole impossessarsi di lei ad ascoltare il suo cuore che le indicherà la strada da percorrere per capire chi amare?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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MAXI POV
Abbiamo fatto un volo pazzesco! Siamo atterrati in mezzo a dei rovi molto appuntiti e abbiamo perso il contatto con l’aria che ci teneva sollevati. L’enorme essere che sta avanzando verso di noi ha l’aspetto di un troll ma sappiamo entrambi che si tratta di un gigante. Riusciamo a vedere il suo piede, grande quanto un camion. E come esso potrebbe metterci sotto e non farcene uscire vivi: - PRESTO RAGAZZI, SCAPPIAMO! – è buio pesto. La foresta ci avvolge e l’unico che riesco a vedere è Andres, per via del suo portachiavi con attaccato il gioiello luminoso vitale. Lo raggiungo: - Stai bene? – gli chiedo. E mi rendo conto che ha mezzo ginocchio ricoperto di sangue. È atterrato in mezzo a delle pietre e si è ferito: - Ce la fai ad alzarti?
-Penso di sì – mi risponde alzandosi e barcollando.
-RAGAZZI? – li chiamiamo – DOVE SIETE? – accendo una fiaccola e comincio a farla vorticare sopra la mia testa in modo da creare una specie di segnale. E funziona- in breve vedo delle sagome, alcune zoppicanti, venire verso di me. Federico si è fatto male ad un braccio, Camilla ha ancorata al braccio un’edera orticante e gli altri sono solo sporchi. Il piedone si è alzato abbastanza da piombare giù veloce come la pioggia. Non ce la facciamo a rimetterci in volo. Non ci resta che crearci intorno una barriera protettiva che ci tenga al riparo fino a quando non troviamo una soluzione. Per fortuna non restiamo spiaccicati. Per il momento.
FRANCESCA POV
Abbiamo perso di vista le nostre scope io e Camilla. E per invocarle ci vorrebbero dieci minuti all’incirca. Non ci resta che effettuare l’idea che Broadway ha appena specificato. Aspettiamo il tempo necessario che la creatura rialzi il piede per prepararsi ad un nuovo calpestamento e facciamo tutto il più tempestivamente possibile. Mi isso sulle spalle di Marco, Camilla su quelle di Broadway, Andres su quelle di Maxi, e Federico si limita a cercare di sopportare il dolore al braccio per concentrarsi di più sui piedi. Con un balzo ci solleviamo da terra un po’ ondeggianti. Rimango stretta forte alle spalle di Marco un po’ imbarazzata di avere questo calore così stretto con lui. Superiamo i picchi dei pini neri come la notte e sorvoliamo il corpo del gigante che ci ha visualizzati e comincia a muovere le mani pronto a scacciare le “mosche” che gli stanno dando tanto fastidio. Noi che siamo sulle spalle lanciamo incantesimi verso di lui. Palle di fuoco, cerchi d’acqua bollente, fulmini, trombe d’aria che lo spingono via. Ma i nostri sortilegi non sono molto efficaci, visto che ci troviamo nella parte del regno dove diventano meno potenti del solito. Ad ogni modo una biscia solare di Camilla riesce a colpirlo negli occhi e a creare un enorme boato nella foresta che proviene dalle enormi fauci che ora, come il resto della faccia va a fuoco. Ci allontaniamo il più velocemente possibile. Teniamo davanti a noi lanterne di diverso colore per riconoscerci. Io ho il rosso. La testa del gigante ora è una torcia un po’ più grossa, che dura fino a quando essa non cade e si disintegra nella fitta boscaglia. La ricerca del castello è ricominciata. Ho tanta paura perché abbiamo perso del tempo prezioso e non oso immaginare cosa stia succedendo tra le mura di quel luogo infernale.
VIOLETTA POV
Percorro il corridoio fatto di celle, aprendone una dopo l’altra con i poteri che mi sono ritornati. L’ansia di venire scoperta è assai enorme, per questo accelero i tempi. Ma ogni prigione che apro trovo soltanto scheletri incatenati, teschi di animali e segni di un incendio che sembra essere avvenuto solo all’interno di quest’ultima che ho aperto.
Non posso urlare. Però ho così tanta voglia di chiamarlo: “Leon! Dove sei, amore? Ti prego rispondimi! Dimmi che stai bene!” supero una vecchia armatura arrugginita e mi preparo a svoltare in una nuova parte del corridoio. Però all’improvviso sento qualcosa di freddo cingermi il polso. Mi volto e sussulto. L’armatura vuota all’interno, sembra avere qualcuno invisibile che la comandasse. Perché mi sta cingendo il braccio e non sembra deciso a mollarlo: - Ei, lasciami! – lo avverto cominciando a tirarmi il gomito. Ma più cerco di opporre resistenza, più mi sento diventar rossa per lo sforzo. Accade una cosa che mi lascia ancora più stranita. Dall’elmo proviene una voce metallica: “Evaso! Evaso! Evaso!” che aumenta sempre di più i toni. Mi rendo quindi conto che questo cavaliere di latta è una sentinella! Devo farlo tacere! Per questo creo nel mio braccio una grande temperatura che dà fastidio pure a me. Scotta. Ma devo resistere perché sta lentamente dissolvendo la presa. Ora che sono quasi mezza libera, mi do uno strattone all’indietro e uso la mano finalmente mollata e ancora abbastanza calda per dare un pugno all’elmo dell’armatura che si liquefa piano, piano smettendo finalmente di urlare. Mi massaggio il polso un po’ segnato dalla stretta della presa. Devo stare attenta se non voglio farmi catturare. Faccio per voltarmi e continuare la ricerca, ma la sagoma di una ragazza che mi guarda con sopracciglia inarcate e braccia conserte sbarrandomi il passaggio, mi gela il cuore.
DIEGO POV
Root ci è completamente addosso. Ha lanciato varie piante che abbiamo fortunatamente schivato. Abbiamo provato a difenderci usando delle lame infilate nel petto di tre scheletri che dovevano essere qui dentro da chissà quanto. Grazie ad esse riusciamo a tagliare i rovi con cui il demone ci vuole imprigionare. Ma non durerà per sempre. E non basteranno semplici ferite come quelle che gli siamo infliggendo in varie parti del corpo per ucciderlo. Cos’ha la meglio sulla terra? L’acqua. Ma dannatamente noi non ne possediamo neanche un po’ qui! Prendiamo tempo. Magari riusciamo a usare i suoi attacchi per colpire i muri e demolirli. Intanto però anche noi siamo feriti. Leon ha la maglietta strappata. Lo stesso vale per i suoi pantaloni. Io invece sono stato colpito dai canini di una pianta carnivora alla spalla che ancora sanguina. Ora questa pianta giace a terra mozzata. Non so quanto resisteremo. Ma spero che Violetta stia bene.
NATA POV
Sono uscita dalla mia stanza. In mano tenevo il libro degli incantesimi oscuri. Non l’ho letto, ma se avrei incontrato uno degli altri almeno avrei avuto una scusa plausibile. Non mi avrebbero perdonato una bella ramanzina se avessi detto la verità. Stavo usando lo specchio dell’animo. O almeno ci stavo provando. Esso ti dimostra chi sei realmente. Il tuo vero io. Ma funziona solo con le anime pure. E la mia di sicuro non lo è. Per questo ho rinunciato. Sono andata dentro la sala principale e ciò che ho visto mi ha fatta rimanere allibita. Invece di ritrovarmi gli sguardi arrabbiati dei miei compagni che si chiedono che fine avessi fatto, ho visto Peter e Ludmilla che bevevano un vino verde e brindavano al “successo”
Mi sono avvicinata:  - Ragazzi, state bene?
Ludmilla mi ha guardata. Ride: - Oh, Nati, sei tu – e ha fatto comparire dal nulla un altro calice colmo di vino, che mi ha offerto: - Vieni a sederti e brinda con noi.
-Oookeeey – ho balbettato ancora confusa. Ho comunque sollevato il bicchiere e fatto cin cin con gli altri. Poi ho bevuto avidamente senza rendermi conto di quanto fossi assetata. Ma solo alla fine ho avuto la forza di chiedere: - A cosa … si brinda?
-Al successo, mia cara – ha detto Peter.
-Sì, fin qui c’ero arrivata … ma … a quale successo?
-Al successo della vittoria, insignificante stronzetta! – ha detto Ludmi guardandomi con una smorfia.
-Ehm … perdonatemi … ma ancora … non credo di …
-Ah, che idiota che sei! – ha urlato la mia amica alzandosi e facendo rovesciare per terra il mio calice – Possibile che non ci arrivi da sola? – ho deglutito – Li abbiamo presi! Imprigionati! Rinchiusi! Sono in mano nostra!
-Ma di chi … stai …
-Di quella “fra non molto più” lucente di Violetta, del suo amichetto da strapazzo Leon e di quel traditore di Diego!
-Davvero? – ho esclamato ancora più scioccata di prima – Li avete … rapiti?
-Non ce n’è stato bisogno!  - ha detto Peter- Loro sono venuti da noi! Ora si trovano nelle segrete. Violetta ne uscirà giovedì mentre gli altri due, temo proprio che ci rimarranno fino al termine della loro esistenza – ha riso di nuovo.
-Non ci credo!- ho detto. E non mi riferisco al fatto che Diego ci abbia traditi. Era una cosa che avevo intuito ingenuamente da parecchio tempo – Quindi … abbiamo vinto?
-Certamente! Nulla può fermarci adesso!
-Dobbiamo pazientare ancora tre giorni! E poi avremo il potere supremo! – ha detto Ludmilla ridendo nel suo modo inquietante.
Sono rimasta a guardarli gioire, finché uno sbalzo alle nostre spalle non ci ha fatto voltare e trasalire. Il camino si è acceso e le fiamme sembravano impazzite visto che crepitavano rumorosamente.
Peter si è avvicinato più di noi due e chiudendo gli occhi per cinque minuti è stato in grado di spegnerlo. Poi si è voltato e ci ha guardato. Ma non sembrava preoccupato: - Il signore delle tenebre non è tanto sicuro che la ragazza sia abbastanza segregata!
-Gli hai spiegato che l’ho ammanettata?
-Sì ma non si sente tranquillo! Ci ha ordinato di andare a controllarla.
-Vacci tu!
-No, Ludmilla non posso! Devo radunare l’esercito che è passato dalla nostra parte. Sono più di quanti pensassimo e radunarli tutto il giorno prima di giovedì significherebbe tardare i preparativi. Comincerò subito! – ed è sparito.
-Vai tu Nata! – mi ha urlato allora Ludmilla.
-Perché? – ho domandato.
-Perché abbiamo fatto noi il lavoro pesante mentre tu ti dedicavi ai tuoi sciocchi incantesimi!!- mi ha preso il libro che tenevo sottobraccio e lo ha scaraventato lontano – Non mi sembra chiederti molto! La cella di Violetta è la trecentoventi! Vai a controllare cosa sta facendo e se noti qualcosa di insolito, incatenale il corpo!
-Ma Ludmi … - ma non ho potuto fermarla perché anche lei si è teletrasportata altrove. Non mi è rimasto altro da fare che obbedire.
Sono scesa nei sotterranei sprecando venti minuti della mia eternità per superare i diecimila scalini. Ma mentre superavo il ventesimo. Perché ho sentito una voce … metallica. Che diventava sempre più forte. L’ho seguita fino ad arrivare al penultimo corridoio che mi separava dall’ultima fila di celle. E dopo aver notato che questa voce è stata susseguita da una più umana, ho aumentato il passo e ho allargato gli occhi il più possibile perché mi sono ritrovata ad osservare Violetta che scioglieva un cavaliere guardiano con un solo tocco di mano.
Ed è qui che mi trovo adesso. La figlia di Maria mi sta guardando tremendamente impallidita e io la sto osservando come a dirle “Vai in giro a distruggere le sentinelle adesso?”
VIOLETTA POV
Chissà perché ritrovarmi di fronte Nata non mi mette paura. Non quanta ne avrei se avessi visto Ludmilla o Peter. Invece è solo lei. Nata. La timida ragazzina della mia classe che sembra essere il braccio destro di Ludmilla. Non si è messa a urlare per dare l’allarme della mia fuga. Non mi ha scagliato contro un incantesimo che mi immobilizzasse. Sono passati già cinque minuti ma entrambe siamo ferme come ci siamo trovate. Ma non è escluso che alla prima parola potrebbe rivelare il suo lato oscuro. Per questo alzo le braccia e le porto di fronte la bocca: - Ti prego Nata … non chiamare gli altri … ti prego … resta zitta! – il terrore di ciò che potrebbe farmi ora che ho osato ordinargli qualcosa mi ferma la circolazione. Non sento più il cuore in petto. Batte così forte che sembra essere l’unico rumore a parte i miei respiri affannati. Invece continua a starsene lì impalata a guardarmi e a sbattere le ciglia. Visto che non ha accennato nessuna reazione, riesco ad avere la forza di continuare a parlare: - Ti prego! Lasciami passare! Devo andare da Leon! Potrebbe essere in pericolo – risento di nuovo le lacrime salirmi – Non posso vivere con il pensiero che possa succedergli qualcosa Nata! Ti scongiuro! Permettimi di salvarlo!
Lei sbatte le palpebre più di una volta e finalmente si decide a parlare: - Perché sei così decisa a rischiare la vita per gli altri?
NATA POV
Perché le ho fatto questa domanda? Violetta mi guarda con gli occhi colmi di lacrime. Mi ha implorato di lasciarla passare per andare a cercare la cella di Leon e liberarlo. E poi sarebbero scappati. Non posso permettere che scappi ora che ce l’abbiamo in pugno e siamo ad un passo dalla vittoria. Però vedere quanto sia determinata a trovare il suo ragazzo, invece che teletrasportarsi immediatamente via da qui, mi ha messo un dubbio in testa. Perché rischiare la propria vita per gli altri? Non sembra spaventata. E mi risponde a piccoli singhiozzi: - Perché … non voglio che venga fatto del male a nessuno – tira su col naso – se la gente deve soffrire per causa mia, preferisco morire! –ritorna a guardarmi. Senza più lacrimare ma con gli occhi così lucidi che posso specchiarmi – Ti prego Nata! Fammi andare da lui!
Non mi muovo di un passo: - Perché dovrei farlo?
-Perché … - sospira lei – tu non sei come gli altri oscuri!
Queste parole … mi fanno tornare in mente … l’incontro con Maxi. La sua frase, che mi ha tenuto pensierosa per parecchi giorni … mi ha fatto riflettere. Secondo loro perché io sono diversa? Perché non mi riesce fare gli incantesimi come Ludmilla e Peter? Perché non ho lo spirito cattivo che loro possiedono? Perché in questo momento non sto attaccando la ragazza che ci farà arrivare al potere? Perché non m’importa nulla della forza suprema?
Oh, cacchiolina! Non … me ne importa nulla! Ragionando, se ora addormentassi Violetta, la riportassi in cella e aspetterei che giovedì sera s’inchini al signore delle tenebre, poi io Ludmilla e Peter dovremo seguirli in lungo e in largo per tutto il regno a distruggere tutto quello che troviamo. E per quanto durerà questa cosa? Per tutta l’eternità? Dovrei sprecare una vita che non avrà mai fine solo per portare distruzione nel mondo? L’idea non mi attira affatto. Ma … prendendo un’altra opzione … che non ho mai afferrato … quella di avere altri piani della mia vita. Andarmene. Abbandonare le persone con cui ho vissuto da sempre e che fin da piccola mi hanno trattata come uno straccio vecchio. E ancora le cose non sono cambiate. Abbiamo provato affetto gli uni verso gli altri, ma mai profondo da definirci amici. Perché sono nata in questo mondo? Peter mi ha raccontato che sono nata dal gambo di un girasole appassito che ha trovato nel mezzo di una palude. Da lì ho cominciato a definirmi futile. I miei poteri in confronto agli altri erano scarsi e per quanto ancora m’impegni non riesco a definirmi cattiva. Ho appreso le arti oscure. Le ho applicate nel corso degli anni, però mai alla perfezione. E ancora oggi mi ritrovo a dovermi rinchiudere nella mia stanza con dei libri di stregoneria in mano, decisa a diventare molto dotata. Ma per cosa? Per uccidere delle persone? Il motivo? Divertimento. Abbiamo fatto prigionieri molti esseri lucenti negli ultimi anni, ma vedere i miei compagni maltrattarli, non è stato eccitante per me come lo è stato per loro. Anzi provavo disgusto. Solamente disgusto. Ma finora mi è risultata soltanto confusione. Invece ora che Violetta è stata la seconda persona a dirmi che non è il mio cervello, ma sono solo io che non voglio fare quello che gli altri farebbero … mi rendo conto … che ha ragione. Sì, anche Maxi aveva ragione. Io sono diversa dagli altri oscuri. Ma non perché sono una nullità. Perché non sono come loro. E non lo sarò mai. Voglio cambiare. Voglio migliorare. E comincerò da adesso. Se devo morire per questo tradimento, tanto vale farlo dopo aver compiuto un’azione che ritengo sia giusta. Afferro il braccio di Violetta con delicatezza e senza farla parlare la conduco qualche passo più avanti. Dopodiché sollevo una scarpa e la riabbasso su una mattonella con una forza davvero estrema. In questo modo ho rotto la botola che dà sul passaggio segreto che conduce ad altre prigioni. Le più nascoste e tenebrose: - Leon e Diego sono rinchiusi là dentro – spiego a Violetta che mi guarda con occhi increduli.
-Mi stai … aiutando? – non sembra molto sicura.
-Non ti fidi? Non hai altra scelta se vuoi ritrovarlo – le riprendo il braccio e mi tuffo nel buco trascinandola con me. Precipitiamo nel vuoto per qualche secondo. Nessuno delle due urla. Perché questa piccola caduta non mette terrore. Atterriamo lentamente su delle pietre. Un corridoio fatto di pietre. Non c’è una continuazione. Sono solo tre porte chiuse in mezzo a due muri sbarrati. L’unica via d’uscita è la botola dalla quale siamo scese. Un rumore strano ci fa voltare verso la seconda porta. È simile ad un urlo.
-LEON!- grida Violetta – E’ LA SUA VOCE!
  
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