Film > La Mummia Saga
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Autore: lallipumbaa    09/10/2014    1 recensioni
La sabbia del deserto egiziano scorre come in una clessidra, lenta e inesorabile, legando due epoche lontane.
Londra, 1935. La famiglia O'Connell riabbraccia un membro della famiglia finalmente a casa e Ardeth Bay arriva all'insaputa di tutti sulle tracce di un'antica minaccia.
Due anime legate da un'antica promessa: "Ci rivedremo, Kosey, te lo prometto. Ti aspetterò per l’eternità se necessario, ma staremo insieme nuovamente. Sarà un’altra vita, saranno altri tempi, ma ci ritroveremo. È una promessa."
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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−CAPITOLO 1−

 

La porta della grande dimora si aprì quasi due mesi dopo essere stata chiusa. Fortunatamente avevano qualcuno che li aiutasse: la santa donna delle pulizie che oramai conosceva la famiglia che ci abitava. Sapeva cosa poteva pulire, cosa non dovesse toccare e a non farsi più strane domande riguardo agli strani oggetti antichi che dopo ogni viaggio comparivano misteriosamente. “Finalmente a casa!” esclamò sollevato Rick aprendo la porta dell’enorme casa dove abitava con sua moglie e suo figlio. “Per fortuna in questa spedizione non ci sono state altre belle sorprese riguardanti la vecchia canaglia di Imothep.” “Bè, ha capito che l’amore della sua vita era una stronza egoista!” aveva commentato Alex, il figlio di 10 anni “ALEX!!! Chi ti insegna queste parole?” aveva sbottato Evelyn sconvolta dal linguaggio del figlio mentre prendeva un borsone con i suoi attrezzi portandolo su per le scale “Ehm… lo zio Jonathan!” rispose il bambino sorridendo da angioletto. Erano tornati dall’ennesimo viaggio in Egitto e quella volta si erano tenuti lontani da guai e da ogni possibile coinvolgimento con situazioni sovrannaturali. Solo mummie morte non affette da deliri di onnipotenza e nessuno ci aveva rimesso le penne. O meglio, nessuno della famiglia O’Connell.
Passarono un paio di giorni di pace assoluta a sistemare le cose, con Evelyn che catalogava ogni oggetto trovato nel suo studio. Una sera, con Alex fuori gioco in camera sua, i due si erano sistemati sul divano. La donna, penna e blocco in mano, stava cominciando a buttar giù una prima idea del romanzo che voleva scrivere: le avventure che avevano vissuto potevano essere tranquillamente da romanzo e nessuno avrebbe mai creduto che potessero essere racconti autobiografici. Rick, un bicchiere di cognac in mano, le tirò via il blocco dalle mani “Hai intenzione di ignorarmi questa sera?” “No, sono impegnata in altro!” gli rispose alzando un sopracciglio “Vuoi?” le chiese porgendole il bicchiere “Sai perfettamente che non reggo l’alcool.” “È divertente vederti ubriaca!” “Ahahahah. No, grazie!”. Con la mano libera la tirò a sé “Ti amo, Evie…” “Anche io…” stavano quasi per baciarsi quando il campanello suonò. L’uomo la guardò “Vado alla porta, mando cortesemente a quel paese chiunque ci sia e torno.” “Non credo che tu possa fare qualcosa del genere ‘cortesemente’, Rick!” gli disse mentre lo guardava attraversare il salone “Potresti esserne sorpresa invece!”. Evelyn vide la scena svolgersi in pochi secondi: Rick aprì la porta e la richiuse immediatamente, tornando verso la moglie “Tesoro, chi era?” “Nessuno.” Ricominciarono a bussare alla porta “Se non era nessuno sicuramente non si sarebbero rimessi a bussare ancora!” commentò la donna andando verso la porta “Era… uno che voleva vendermi qualcosa!” “Alle 9 di sera? Oh, Rick, piantala!”. Aprì la porta e si mise le mani sulla bocca, trattenendo un urlo di gioia per poi abbracciare stretta la persona davanti a lei. “Oh che bello rivederti tesoro!” “Anche per me è bello rivedervi, Evie! Lo so che vi sto capitando in casa tra capo e collo, ma è un problema se sto da voi per qualche giorno?” dall’interno della casa arrivò la risposta dell’uomo “NO!!!” “Che domande! Certo! Sei della famiglia e una camera per te c’è sempre!” “Grazie mille … anche se non credo sia un piacere per mio fratello.” “Oh, lascia stare quella pentola di fagioli! Entra! Rick!! Da’ una mano a tua sorella a portare dentro i bagagli!!” “Devo proprio?” si lamentò lui, le braccia incrociate “E io che pensavo avessi preso un po’ della gentilezza inglese a furia di vivere qui… invece rimani sempre un dannato americano!” commentò la donna, un borsone in spalla e un paio di valigie dietro di sè. La porta non fece in tempo a chiudersi che il ragazzino biondo si affacciò dalla ringhiera del primo piano urlando “Zia Breanne!!”. Scese a rotta di collo le scale, correndola ad abbracciare “Ouch!! Ciao Alex! … Per gli dei sei cresciuto tantissimo!” commentò scompigliandogli i capelli. A vederli l’uno davanti all’altro potevano essere tranquillamente madre e figlio dal tanto si assomigliavano: Breanne era la sorella minore di Richard, avevano poco meno di dieci anni di differenza, e non avevano passato molto tempo insieme mentre crescevano. Nonostante fosse vestita molto femminile non bisognava soffermarsi all’aspetto per inquadrarla: lei era di tutt’altra pasta- Era abbastanza alta, aveva gli stessi capelli biondi del nipote, gli occhi azzurri, il sorriso e la sfacciataggine tipici degli O’Connell. Era sempre in giro per il mondo: era un’archeologa, un’esploratrice e quando si trattava di tenere in mano un fucile era un cecchino. “Ah, aspetta, ho qualcosa per te!” disse aprendo il borsone prendendo un oggetto lungo e stretto con un piumaggio colorato alla fine. Osservò lo sguardo del nipote che si illuminava prima di spiegargli cosa fosse “Cerbottana, direttamente dalla foresta amazzonica.” “Oh, ma io ti adoro zia!!” guardò la cognata che già si stava accigliando “Tranquilla, il massimo che può sparare sono palline di carta. Non gli ho portato le munizioni.” “Ci manca solo quello!” “Allora, come sono andati gli ultimi viaggi in Egitto?” “Oh, te ne dobbiamo raccontare di cose!!”. Notando l’espressione di Alex alzò lo sguardo verso i due adulti “Non mi dite… Imothep?” “Esatto! Ma prima sistemati comoda. È una lunga storia!”.
Tutti seduti in salotto le raccontarono dell’ultima avventura con Imothep: dalla scoperta della sua mummia da parte di una società segreta con a capo Baltus Hafez, il curatore del British Museum “Ecco perché non lo trovavo più in ufficio!”, al fatto che erano entrati in casa minacciando Jonathan pensando fosse Rick, al fatto che Alex non si era fatto i fatti suoi mettendosi un bracciale ritrovato nella spedizione in Egitto che conduceva alla piramide del Re Scorpione, nascosta nell’oasi di Ahm Shere. Le raccontarono di come si erano trovati Ardeth Bay a casa “Chi?” “Il Medjai dell’ultima volta!” “Ah giusto!”, di come avevano salvato Evie per la seconda volta dall’essere presa e sacrificata, di come Alex, rapito dalla setta, lasciava indizi al gruppo che lo seguiva, fino all’oasi. Le raccontarono tutto, anche come Anck-Su-Namun aveva ucciso Evie e Alex e Jonathan l’avevano riportata in vita usando il Libro dei Morti e di come Evelyn fosse la reincarnazione della Principessa Nefertiri, figlia di Seti I, che Rick fosse un discendente dei Medjai e che con Alex, la Via, erano i tre punti della piramide. “Fantastico! Manchiamo Jonathan e io ora!” scherzò Breanne mentre Alex mimava la corsa verso l’interno della piramide per evitare che il bracciale lo risucchiasse. Alla fine Evelyn mandò a letto Alex che salutò la zia facendole promettere che ci sarebbe stata anche la mattina dopo “Promessa.” gli disse stringendogli il mignolo prima che salisse sulle scale per andare verso camera sua.
Non appena Alex fu fuori portata d’orecchio Rick guardò la sorella “Come mai a Londra? Sono quasi due anni che non ci punti piede.” “Lo so, ma ho bisogno dell’archivio del British e soprattutto ho bisogno di una bibliotecaria.” Disse guardando la cognata che, incuriosita, si inclinò verso di lei “Di cosa si tratta??” “Vi racconterò tutto non appena tornerò dal British domani. Devo presentarmi al nuovo curatore dopotutto!” “Dovrai minacciarlo?” “Non uso il metodo O’Connell sempre! Sono una signora… lo uso solo ed esclusivamente quando mi tirano fuori dai gangheri! … praticamente l’80% delle volte!”.

Il giorno dopo, vestita e truccata come compiaceva ad una signorina per bene degli anni ’30, si diresse verso il British Museum. Si presentò al nuovo curatore, gli mostrò cosa nascondeva nella cappelliera rigida che si era portata dietro e, grazie al suo cognome e al piccolo tesoro che stava donando al museo, ebbe l’accesso all’intera documentazione del British. Cercò qualsiasi cosa si fosse segnata, appuntandoselo su un blocco, ma erano informazioni molto rade. Le storie su quello che cercava sembravano quasi essere state cancellate, come se qualcuno volesse far togliere ogni traccia di quello che era successo a quella famiglia. L’autista era rimasto fuori ad aspettarla, quando uscì dal museo era già buio. Infilandosi il pesante cappotto scese oltre il portico giù per la scalinata marmorea, finendo in cortile. Non appena infilò la strada a ciottoli per il cancello avvertì di essere seguita. Si fermò, le mani strette leggermente l’una nell’altra, senza nemmeno voltarsi “Buonasera signori, perché dovrei avervi trai piedi anche quando sono in vacanza?” una voce maschile le rispose, mentre due figure nere le si paravano davanti “La motivazione la sai. Il nostro padrone non ama aspettare, e ha già aspettato abbastanza… per più di 5000 anni.” “Bè, se ha aspettato così tanto potrà aspettare anche oltre. Signori, buona serata.” Li congedò Breanne con un cenno della testa, passando oltre. Fece per salire in macchina quando sentì nuovamente la voce dell’uomo in nero “Ti avverto. Non aspetterà ancora per molto!” non rispose neanche, ma chiuse la portiera. “Tutto a posto, signorina O’Connell?” le chiese l’autista guardandola sospirare dallo specchietto retrovisore “Sì, tutto a posto.” Gli rispose sorridendogli “Mi porti a casa, per favore.”
Rientrando in casa non trovò nessuno e cominciò seriamente ad andare nel panico “C’è nessuno? … Rick? … Evelyn? … Alex?” salì le scale, il cuore in gola “ALEX? EVIE??? RICK??” giurò mentalmente che se solo avevano osato torcere un capello alla sua famiglia sarebbe andata davvero da colui che la cercava. Ma per farlo fuori. Una porta si aprì, facendo uscire una Evelyn con sguardo preoccupato “Breanne, che succede? Tutto a posto?” “Evie!! Sì! Tutto a posto… è solo che non ho visto nessuno e mi sono preoccupata!” “Vuoi che ti prepari un bagno caldo?” le chiese guardandola, poco convinta della spiegazione “Lo farò volentieri, ma non preoccuparti, lo preparo io…”. L’acqua calda, il silenzio della stanza, l’atmosfera data dal fuoco delle candele. Si rilassò quando il calore dell’acqua entrò a contatto con la pelle. Appoggiò la testa al bordo vasca e lasciò andare i pensieri. Tutto quello che aveva trovato oggi al British le diceva poco, solo Evelyn avrebbe potuto aiutarla… e se nemmeno lei sapeva qualcosa era persa. Il suo sogno ricorrente le venne in mente. Stava scappando su un meraviglioso cavallo nero, ma non era sola. C’era qualcuno con lei. Non la stava rapendo però… la stava portando in salvo. Si sentiva protetta, al sicuro. Poi un dolore lancinante al fianco le fece aprire gli occhi di scatto. Una promessa le suonò nelle orecchie mentre controllava la pelle dove oramai quasi ogni notte si sentiva trafiggere, non trovando nulla come al solito. “Non ce la faccio più…” commentò passandosi una mano sul viso. Sentì un movimento nell’ombra e i suoi sensi si acuirono. Sorrise. Non era sola.
“Senti, tua sorella mi preoccupa.” Commentò Evelyn guardando il marito che stava pulendo le sue armi “Io te lo dico da più di dieci anni che non è a posto, ma non mi dai mai retta.” “Non in quel senso Rick! Dovevi vedere con che espressione si stava guardando in giro quando è arrivata in casa e non ha trovato nessuno. Era in panico, aveva gli occhi sbarrati, quasi sudava freddo! Le è successo qualcosa, me lo sento! Probabilmente c’entra la motivazione per cui è tornata a Londra.” “Evie, ti preoccupi troppo. Lo sai com’è fatta. Ha abbastanza palle per cavarsela da sola.” La rassicurò Rick sistemando il fucile. “Non questa volta. Ha bisogno d’aiuto. E tu sei suo fratello. Va’ a parlarle…” “Lo sai che non sono bravo in queste cose.” “Richard O’Connell se-” “Va bene! Va bene! Appena esce dal bagno vado a parlarle!” si arrese visto il cipiglio della moglie. Rumore di vetri rotti. “Ma che diavolo…?” uscirono dallo studio pensando fosse Alex, ma anche il bambino si stava chiedendo che fosse successo. Si girarono dall’altra parte del corridoio trovandosi una vecchia conoscenza davanti agli occhi. “Che diavolo ci fai qui?” gli chiese Rick guardandolo storto. Ardeth Bay, una sciabola in mano, era in piedi davanti a loro “Credo ci sia un intruso in casa tua.” “Oltre a te?”. La voce della sorella fu inconfondibile “CREPA, FIGLIO DI PUTTANA!!” “Bree!!”. Corsero in bagno trovando la porta chiusa a chiave. I due uomini la sfondarono a spallate, trovando un uomo a terra senza sensi e uno che con un labbro spaccato che stava minacciando la donna con un coltello in mano. Breanne, vestita come il giorno della sua nascita, brandiva in posizione di guardia un oggetto non identificato. Notò un momento di distrazione dell’uomo dato dall’entrata repentina del gruppo e fece roteare l’oggetto che aveva in mano prendendolo in pieno stomaco e poi sulla mascella, quasi mettendolo KO a terra. Ardeth corse verso di lei mettendole il mantello sulle spalle, coprendola. Lei lo guardò stranita alzando lo sguardo verso gli occhi neri dell’uomo. Successe tutto in meno di un secondo: un senso di vertigine, il suono degli zoccoli di un cavallo in corsa, la promessa le risuonò nelle orecchie più forte del solito e il dolore lancinante al fianco arrivò talmente improvviso da farla piegare. Guardò l’aggressore con rabbia “E ora prendi il tuo amichetto svenuto e vattene da questa casa. Vai dal tuo padrone e riferiscigli la mia risposta che è uguale a quella di ogni dannata volta.” L’aggressore si rialzò da terra a fatica, ridacchiando e sputando il sangue che gli occupava la bocca, parlando in egiziano antico. Breanne si impettì, rispondendogli a tono nello stesso idioma. L’uomo prese il suo compagno e se ne andò dalla finestra, scomparendo nell’ombra proprio come era comparso. Il dolore al fianco si fece persistente, si toccò la pelle e trovò qualcosa di caldo e bagnato. Sentì su per il corpo un senso di intorpidimento, cominciò a vedere blu: sapeva che stava per perdere i sensi. Si appoggiò all’uomo di fianco a lei che la sorresse “Cosa succede?” le chiese Rick guardandola seriamente preoccupato “Non lo so…” fece in tempo a rispondere prima di crollare, debole e bianca come un lenzuolo, tra le braccia di Ardeth.

 


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Eeeed ecco il primo capitolo della storia! :)
Breanne O'Connell me la sono immaginata come una versione femminile di Rick. In pratica... una donna con le palle, abbastanza avanti per gli anni '30, ma molto amorevole e che proteggerebbe la famiglia a costo della vita. E poi diciamocelo: chiunque vorrebbe un nipote come Alex!!
Spero sinceramente che vi piaccia... sono molto fiera di come la mia piccola creatura stia procedendo ( *detto con accento tedesco* mi zento un poco il doktor Frankestein) e spero che la possiate apprezzare anche voi!
Come al solito aspetto i vostri commenti :) positivi, negativi... se vi viene voglia di prendervi a schiaffi dal tanto è brutta potete anche dirmelo XD continuerò a postare i capitoli nella speranza che migliori in caso! E ringrazio ripetutamente (sto diventando noiosa) anche chi spende qualche minuto del suo tempo per leggere le mie elucubrazioni mentali! Un bacione e alla prossima, Lalli :3
   
 
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