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Autore: Karan Haynes    09/10/2014    1 recensioni
Dopo essere entrato con la mia borsa e le gambe gelatinose nella cabina, ricordo una luce chiara.
Una luce che mi attraversò il corpo rubandomi le energie e, se la stanza era illuminata da poche luci, ora vedo solo il buio più totale.
― tratto dal secondo capitolo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Second Chapter

 




Non avevo passato molto tempo in quella casa, ma il tutto fu molto intenso che non mi accorsi dell’arredamento od altro e l’eccitazione era a mille. Uscendo e vagando sulla via del ritorno, entrai involontariamente al Cafe 1001, mi sedetti al solito posto e poco dopo una mano sulla spalla mi fece rinvenire.
«Sei in ritardo Kibum-ssi! Hai già pranzato?» il ragazzo che mi diede la pacca si mise seduto di fronte a me, con estrema disinvoltura.
«Oh, scusa me n’ero dimenticato. Sai ho anche altro da fare, io».
Usai un tono freddo, sapevo che a lui dava fastidio. Poco dopo lo vidi contrarre le labbra in una smorfia alterata.
«Se devi comportarti così potevi anche non venire, no?», e alla fine finisce per fare l’offeso.
«Ma tu sai che sono così, è colpa tua che mi parli… Tralasciando tutto questo, mi avevi chiamato per dirmi una cosa, dimmi!», nemmeno il tempo di rispondere che Clara venne al tavolo, stava per chiederci l’ordinazione.
«Oggi vorrei cambiare piatto, stupiscimi!» esclamai rivolgendogli un sorriso. Minho, dall’altro lato del tavolo chiese il solito e la congedò gentilmente.
«Come mai hai voluto cambiare? Non è da te… sai, oggi mi sembri strano!»
«Cambiare qualche volta non fa male, invece di cambiare discorso dimmi quella cosa».
Non sopportavo quando mi faceva aspettare per dirmi una cosa o cambiava discorso. Poi mi esporrà una futile paura o chissà cosa, me lo sento.
«Ti ricordi di quel ragazzo del terzo anno, quello che fa recitazione?» annui, per farlo continuare.
«Lui ha una casa abbastanza grande e domani sera dà una festa, mi ha invitato e mi ha detto che posso portare chiunque». Prima che potevo aprire bocca, Clara portò le consumazioni.
«Tagliolini con zucchine e gamberi, stupito?»
«Direi di sì», mi rispose con un sorriso per poi andarsene via.
«E perché lo chiedi a me? Hai paura ad andarci da solo?», presi una forchettata e me la misi in bocca.
La rana – chiamato così dagli amici per i suoi occhi grandi e tondi – aveva già preso un boccone e stava per parlare con la bocca piena.
«Se provi ad aprire e dire qualcosa con la bocca piena ti soffoco con la coscetta di pollo».
Si limitò ad annuire. Mandato giù il boccone − a fatica − aprì bocca.
«Non ho paura, è solo che… in mezzo a gente di un certo tipo, potrei essere fuori luogo».
«A che ora?»
«Verso le undici!», lentamente alzai lo sguardo.
«No, ho altro da fare per quell’ora».
«Del tipo? Hai un appuntamento?»
Mi misi del cibo in bocca e finsi di leggere la prima pagina del quotidiano che qualcuno lascio sul tavolo.
«Ho delle cose da fare, ma visto che sono una brava persona, alle dieci ti accompagnerò!»
«Alle dieci? Ma se vado prima dovrò aspettare fuori».
«Puoi sempre chiedergli se puoi andare prima, non vedo dove sia il problema. Anzi in questo modo puoi prendere più confidenza con lui e forse anche con gli invitati in anticipo», mi guardò con quei occhi da rana e il suo sguardo stava cominciando a darmi fastidio, sembrava volesse sondarmi.
«Non mi ringrazi?», lo guardo acidamente.
«Non è una cattiva idea, grazie per il consiglio. Perché non mi dici dove vai, è un segreto?»
« È una questione personale, e non vedo il motivo di stare qui a spiegartela…», e borbottando piano «tanto non capiresti!»
Finito il pasto, misi i soldi del mio pranzo sul tavolo.
«Ora vado, ho delle cose da fare», mi alzai e uscì dal locale, senza dargli tempo di dire niente.


*****



Per tutta la sera del giorno prima, non feci niente di particolare – se non fare zapping non trovando nulla da vedere – e anche se il mio cuore scoppiava, da fuori sarei sembrato tremendamente annoiato. Non feci niente neanche il giorno seguente, se non di scegliere i vestiti.
Nell’intento di farmi un bagno mi venne in mente che dovevo accompagnare quella stupidissima rana a quella stupidissima festa e, con molta probabilità dovrò pure stare lì, magari mi chiederà di tenergli la mano.
Quando uscì dal bagno, mi infilai i miei abiti sobri – nemmeno lui poteva capacitarsi di tale cosa – e nemmeno il tempo di mettermi a posto i capelli che qualcuno era già sul tasto del mio campanello.
«Kibum-ssi!! Fammi entrare!».
Non mi capaciterò mai della sua scarsa intelligenza, d’altronde come potrei farlo?
Solo pochi passi dalla porta e lui si riattacca al tasto maledetto di quel campanello, altrettanto maledetto.
«Se non te la pianti i vicini si arrabbieranno con me, anzi, la prossima volta evita di suonarlo».
«Allora perché hai messo il campanello? Sai, in parte faccio fatica a capirti».
«Ti rimembro che le persone normali suonano il campanello una volta e poi aspettano, mica ci rimangono attaccate con la colla, e per favore, non sforzare il tuo unico neurone per capirmi», il tono acido venne fuori da sé. Non seppi proprio trattenerlo o forse era proprio quello che volevo.
«Va bene, scusa…», mi girai verso di lui incuriosito dalla sua reazione.
«Solitamente sei infastidito dal mio atteggiamento acido, come mai oggi sei così pacifico?»
«Mi avevi detto che eri impegnato però mi accompagni lo stesso, quindi… grazie!»
Mi girai e sorrisi senza farmi vedere, non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi felice per la sua premura.
«Sei pronto?!»
«Se qualcuno non mi avesse disturbato, ora sarei già pronto; finisco di mettermi a posto i capelli!»
Mi girai di scatto e con passi ampi mi diressi in bagno, finì di sistemarmi facendo con comodo. Minho avrebbe dovuto aspettarmi, oh, è bello far aspettare le persone.
«Veloce, veloce! Usciamo da qua, su, forza!», dissi con troppa enfasi. «Non c’è bisogno, lo so che dobbiamo sbrigarci… detesto quando fai così!»
Lo spintonai di fuori e mi richiusi la porta alle spalle.


«Ya!! Perché non vuoi dirmi quanto manca?!»
«Perché siamo arrivati!», poco più il là c’era una villetta, bianca, e a mio avviso, troppo grande.
«Oh, quindi questo ragazzo è piazzato be-»
«Jinki-ssi è una persona dolce, disponibile, ed è altruista. Non parlare di lui come se fosse un riccone che sperpera i suoi soldi senza un criterio!», mi guardò con uno sguardo truce e per Dio!, non immaginavo potesse rispondere in questo modo.
«Ci tieni a lui o dovrei dire… ti sei preso una cotta?»
Non rispose apertamente alla mia domanda, ma dal suo verso, che poteva essere simile ad un “um”, si capì benissimo. «Andiamo!»
Arrivati davanti alla porta, lo spilungone suonò il campanello e sul volto gli si era stampato un sorriso idiota. Gli diedi una gomitata, dicendogli di non sembrare scemo.
Alla porta comparve un ragazzo poco più basso di me; capelli lunghi di un color castano chiaro dai riflessi rossicci e i suoi occhi erano due fessure strette, ad occhio e croce ricordavano un bancomat; sorrideva tutto felice e i denti davanti sembravano quelli di un coniglietto.
«Sono felice di vedervi… questo dovrebbe essere Kibum, giusto?» «Sì, sono io! Spero che il mio amico non ti abbia importunato con le sue gesta sportive, sai, a volte esagera», mi uscì una risata forzata, anche se, con tutta franchezza questo coniglio non se n’è accorto nemmeno. In poco tempo il baldo giovane si abituò presto alla compagnia del suo “amichetto” e degli altri invitanti, che man mano erano sempre di più.
Non sapendo cosa fare, feci una perlustrazione della casa e notai che in vari punti c’erano degli oggettini di valore, potrebbero essere falsi, ma con una villetta simile non mi sorprenderebbe fossero autentici.
Finito il mio giretto mi sistemai sul divano e m’incantai nel contemplare il nulla.

Tic tac, il tempo batteva ed ora giunto il momento di andarmene. Mi alzai e cercai Minho che si trovava in compagnia di Jinki.
«Minho, io devo andare, ma vedo che sei in ottime mani», gli diedi una pacca d’incoraggiamento alla spalla, feci l’occhiolino all’altro e, dopo essere uscito presi il primo bus disponibile.


*****



Mi avvicinai a passi rapidi all’edificio, che nella notte risultava più tetro.
Cercai di non pensare a nulla e di avviarmi per l’appartamento di Cedric e, scalino dopo scalino arrivai davanti alla sua porta. Le mani incominciarono a sudarmi ed esitai per un momento. Non ebbi il tempo di bussare che la porta si aprì, con il viso di Cedric a poco dal mio.
«Eccoti! Entra e siediti», richiusi la porta alle mie spalle e mi sedetti sul divano posto a lato, adiacente al muro e aspettai.
«Scusa per averti fatto aspettare, vediamo… Ti sei portato un borsa?»
«Sì, e anche dei soldi».
«Come sai non è stata provata, quindi non so come potrebbe andare, ma certamente stancherai il tuo corpo, quindi tieni queste bustine di zucchero», mi allungò tre o quattro bustine, poi continuò «Intorno alla cabina dovrebbe esserci un Motel, ma non ne sono del tutto sicuro e poi…»
«E poi come faccio a tornare indietro?»
«Dovresti ritornare nella cabina prima delle settanta ore, al momento non sto a spiegarti il perché, sarebbe troppo lungo e forse non capiresti nemmeno».
C’è la possibilità di non poter tornare indietro, di non poter vedere Minho, i miei genitori, ma sono deciso, voglio buttarmi in questa impresa folle.
«Va bene, sono deciso a farlo!»

Dopo essere entrato con la mia borsa e le gambe gelatinose nella cabina, ricordo una luce chiara.
Una luce che mi attraversò il corpo rubandomi le energie e, se la stanza era illuminata da poche luci, ora vedo solo il buio più totale.
Non vedo le figure fuori, solo qualche fioca luce e, ad essere onesti, non ho la forza di guardare o di fare altro. Mi accascio nella cabina e chiudo gli occhi.


**********



Angolo Autrice: Pensavo di riuscire ad aggiornare prima questa storia (perché era da un po' che mi ero detta "posta"), ma ho avuto poco tempo per mettermici e postare (colpa delle scan)... ma alla fine eccomi qua~
Inoltre per quanto strano sia, sono andata avanti con una os (di poco), chissà... magari riprendo a scrivere e finisco la raccolta OnHo o la os yuri! Spero di riuscirci, chissà... ho tanto di quella roba arretrata! Vi lascio con questo capitolo bruttino e... a presto~
   
 
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