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Autore: Avenue    09/10/2014    1 recensioni
|| Tratto dalla storia. ||
"Questo è il mio destino, è stato scritto milioni di anni fa solo per me. Non posso scegliere, capisci?" - urlò Clarice, piangendo, i capelli bagnati che le ricadevano sugli occhi.
"Sai, a volte il destino può essere cambiato, con un grande sforzo e tanta forza di volontà. E se non ci riuscirai da sola lo cambieremo insieme. Va bene?"
Ormai la pioggia li aveva bagnati da capo a piedi.
"Va bene." - disse infine.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                                  Cap. 5 - We'll be counting stars.

Erano le 20:40 e Clarice aveva appena finito di cenare.
Indossava quella orribile tuta blu che evidenziava tutti i suoi peggiori difetti, e gliene creava perfino altri. Sua madre era ancora in cucina, indaffarata con il lavaggio dei piatti sporchi.
"Fanculo a questi piatti e fanculo a questo mondo." - continuava a ripetere.
La mamma di Clarice lavorava soltanto tre giorni la settimana come commessa in una profumeria vicino casa e guadagnava decisamente poco. Il giusto per non morire, insomma. Nonostante tutti i problemi, però, non accettava che mancasse qualcosa alla figlia. La amava davvero con tutto il suo cuore.
Ad un tratto, suonò il campanello.
"Chi merda é a quest'ora?" - gridó esasperata Fanny, la madre di Clarice.
"Non preoccuparti mamma, vado io." - rispose calma la figlia.
Clarice si alzó, svogliatamente, dal divano e si diresse verso la porta. La aprì, e si trovó davanti un Luke Hemmings in tutta la sua altezza. Richiuse la porta, ma il campanello suonó di nuovo. Una volta. Due volte.
"Apri quella cazzo di porta!" - ringhiò Fanny.
Clarice non aveva paura, era terrorizzata. Ma si ricordó che una volta suo padre le aveva detto: "Il nemico prima o poi va affrontato."
Aprì la porta per la seconda volta. Si aspettava di tutto, che il ragazzo le saltasse addosso, che la picchiasse, o soltanto che le urlasse in faccia, ma Luke non fece nessuna di queste cose e "Ciao." disse.
"Ciao." - rispose titubante Clarice. - "Che ci fai qua?"
"Oh, niente. Passavo di qua. Vieni fuori con me? Ci beviamo qualcosa." - sorrise.
Clarice rimase sbalordita. "Oh, certamente. In fondo prima stavi solo per stuprarmi." - disse seria.
Luke sorrise. "Io stasera ti bacio."
"Non ci conterei." Clarice scosse la testa.
"Dai su, non voglio farti del male. Vieni con me, parliamo un po'."

E quella sera parlarono, sì. Erano seduti ad un piccolo tavolo in un pub della zona. Convincere Fanny a far uscire la figlia non fu difficile. Le regole però erano ben chiare: niente superalcolici e si torna a casa prima delle 1:00. E mentre parlavano e parlavano otto bottiglie di birra finirono velocemente. Forse troppo.
"Ti facevo, ti facevo una persona diversa Hemmings." - affermó Clarice, mentre rideva come una pazza.
"Clarice sei ubriaca marcia, non dire cose di cui potresti pentirti." Luke aveva bevuto poco, non più di una birra, e poteva considerarsi ancora mentalmente stabile. In quel momento il suo obiettivo era uno, conquistare quella ragazza, e ce l'avrebbe fatta.
"Io non mi pentirei mai di niente!" - urló Clarice, alzando in alto l'ennesimo bicchiere di birra.
Quella sera aveva deciso di non legarsi i capelli. I lievi riccioli le ricadevano sulle spalle, increspandosi per il sudore e l'aria pesante del pub. Aveva addosso un maglione bianco e dei jeans neri.
"Che ne dici, usciamo?" - domandò il ragazzo, sperando che il volume della sua voce sovrastasse quello della musica. Clarice lo sentì e annuì con la testa, poi lo seguì fuori dal locale, non prima di aver sborsato €23 euro al barista.
L'aria di inizió settembre graffiava la pelle del viso di Clarice. La ragazza si stringeva nel suo maglione, evidentmente troppo leggero per ripararla dal fresco di fine estate.
Luke inizió a camminare. Si fermó vicino ad un semaforo e si sedette su di un muretto. Clarice lo imitó, sedendosi vicino a lui. I ragazzi stavano in silenzio, guardando ognuno davanti a sé.
"Cosa ci trovi di tanto interessante in quel ragazzo?" - domandó Luke, rompendo il ghiaccio. - "Michael, intendo."
"É un ragazzo migliore di quanto tu possa mai immaginare." - rispose Clarice a voce bassa. - "Comunque lo conosco solo da due giorni. Per descrizioni più dettagliate aspettare la prossima settimana, prego."
Luke ridacchió. "Cosa nascondi sotto quella corazza Clar?"
Clarice si distese sul muretto, a pancia in su. Guardava le stelle, sembrava contarle e studiarle una per una. "Amore." - rispose, poi inizió a canticchiare. - "Lately, I've been, I've been losing sleep, dreaming about the things that we could be, but baby I've been, I've been praying hard, say no more counting dollars we'll be counting stars."
Clarice odiava la notte. Così scura e rumorosa, così silenziosa e accogliente. La faceva sentire piccola e insignificante ed allo stesso tempo regina del mondo. L'alcol iniziava lentamente a svanire e la testa di Clarice iniziava a smettere di pulsare.
"I see this life, like a swinging vine, swing my heart across the line and in my face is flashing signs, seek it out and you shall find."
Clarice si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduta e si rimise a sedere. L'eye-liner nero le era colato sotto l'occhio, formando una specie di occhiaia scura, mentre il rossetto color mattone era sempre al suo posto.
"Conosci questa canzone?" - chiese stupita.
"Old, but I'm not that old." - si limitó a rispondere il ragazzo.
Clarice si avvicinó a lui e poggiò la testa sopra la sua spalla. "Young, but I'm not that bold."
"And I don’t think the world is sold, I’m just doing what we’re told." - dissero lentamente i ragazzi, insieme.
Le luci della cittadina illuminavano loro il viso e il rumore delle rare macchine che passavano incorniciava quel quadretto perfetto. I ragazzi erano tornati a guardare ognuno davanti a sè, in silenzio.
"Luke." - chiamò Clarice.
"Mh?' - rispose lui.
"Cosa guardi?"
"Il niente." - disse calmo il ragazzo. - "E tu?"
"Il niente." - affermó Clarice. - "Luke."
"Mh?" - rispose.
"Me lo dai un bacio?"
Il ragazzo si giró, lentamente. Guardó Clarice dritto negli occhi e le prese il viso tra le mani. Le accarezzó una guancia e si avvicinó, piano piano, fino a quando la distanza tra loro due finalmente si esaurì, e le loro labbra si toccarono.
Il loro bacio non fu uno di quelli appassionati e pornografici in cui i ragazzi sembrano mangiarsi a vicenda. Loro si baciarono dolcemente, come un petalo di rosa bacia per l'ultima volta il suo fiore prima di essere portato via dal vento.
Erano soli, in quella strada, con tutte le macchine che viaggiavano intorno a loro.

Era mezzanotte e le campane di una chiesa là vicino iniziarono a suonare. Clarice si staccó dall'abbraccio in cui Luke l'aveva avvolta. "Scusami, devo scappare." - piagnucoló.
"Ti accompagno?" - chiese il ragazzo.
"No, non preoccuparti. Vado da sola." E detto questo si incamminó verso casa.

Clarice fu svegliata dal rumore di sua madre in cucina. Era ancora vestita come la sera precedente ma aveva molta difficoltà a ricordare quello che era successo. Si alzò dal letto mugolando, i capelli le si erano increspati e la testa le pulsava in un modo assurdo. Per sua fortuna, prima di stendersi sul letto ed addormentarsi, aveva avuto la buona idea di togliersi le scarpe. Corse in bagno. Prese lo spazzolino e alzó la testa sullo specchio. Per poco l'oggetto non le cadde di mano. Quello che vide fu a dir poco qualcosa di mostruoso. Adesso si ricordava tutto, perfettamente. "Che cosa ho fatto." - disse.

                                                                                                                                                ***

Spazio autrice.
Quanto odio la scuola lo so solo io. Okay, forse lo sapete anche voi ahah :) Comuuuunque, eccomi tornata con un nuovo capitolo! Se vi devo proprio dire tutta la verità, non è uno dei capitoli migliori, ma per il resto lascio a voi il giudizio finale. Non commento la storia altrimenti poi vi vengo a noia. Mi scuso ancora per gli eventuali errori nel testo e ringrazio infinitamente tutte le lettrici (e i lettori, se ci sono) e in particolare Ilovepizzaaw che mi ha recensito gli ultimi due capitoli e che ha iniziato una bellissima fanfiction <3 Detto questo vi lascio, ovviamente tra tipo due minuti, quando avrò finito di editare il capitolo, mi verranno in mente altre migliaia di cose che avrei voluto dirvi ma, fa niente, ve le dirò prossimamente ahah Un bacio,
Giulia <3
P.S. Come sempre ringrazio Giulia, Camilla e Fabiola che mi stanno aiutando tantissimo e che sono delle fangirls (?) assurde, vi amo regà :'), e la mia professoressa di italiano, che mi sta motivando sempre di più a fare quello che mi piace fare.

   
 
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