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Autore: Lost In Donbass    09/10/2014    0 recensioni
A volte finire in punizione può essere un buon modo per conoscere gente. A volte può essere un buon modo per trovare l'anima gemella. A volte puoi trovare persone che ti cambiano qualcosa dentro. E forse, loro sono stati fortunati a finirci, se quella si può chiamare fortuna, ovviamente. Otto ragazzi, otto vite diverse, una città opprimente e misteriosa e dei legami fragili come vetro, ma profondi come radici. Perchè qualcosa è destinato ad accadere. E loro ci sono dentro.
Avranno fatto bene Kate e Zayn a mettersi insieme? Riuscirà Hope a conquistare il cuore del ragazzo che ama? L'amore tra Harry ed Eli è destinato a durare o a naufragare come i due ragazzi? Riuscirà Louis a combattere i demoni interiori e a riemergere? E Niall, coronerà il suo sogno?
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TREDICI : L’EVOLUZIONE DI CALPURNIA
Nelle due settimane successive Eli e Harry accompagnarono quasi sempre Louis all’ospedale. Le condizioni della madre del ragazzo sembravano stazionarie ma negli ultimi giorni il dottore aveva lasciato intendere un cauto ottimismo. A Louis piaceva pensare che era grazie ai suoi amici che sua madre aveva uno sguardo meno vacuo negli occhi quando andava a trovarla. Eli aveva portato un libro di poesie di Roberts Burns, quando aveva capito che sua madre aveva studiato poesia all’università e gliene leggeva un paio ogni volta. Louis e Harry l’avevano guardata sinceramente stupiti la prima volta che si era seduta accanto al letto e aveva tirato fuori il vecchio libro dalla borsa. Lei aveva fatto una smorfia:
-Perché? Anche le cattive ragazze leggono. – aveva sbuffato.
Harry raccontava a ruota libera quello che era successo a scuola la mattina, oppure l’ultimo scherzo che aveva fatto a sua sorella Gemma, o ancora qualche pettegolezzo sulle infermiere. Louis si chiedeva come diavolo facesse a sapere certe cose, ma forse se le inventava di sana pianta.
A volte veniva anche Niall, ormai molto impegnato a far da cavalier servente a Kate. Quando lui e Harry attaccavano a raccontare qualche idiozia c’era da tenersi la pancia dal ridere. E beh, magari sua madre non rideva proprio ma aveva gli occhi vivi e brillanti e questo era già una cosa eccezionale.
Quando uscivano dall’ospedale andavano a trovare Prest al Land’s End e poi andavano a casa. A Louis sembrava di essere stato trasportato in un mondo parallelo e una parte di lui si chiedeva con timore quanto sarebbe durato.
Quella mattina aveva trovato Niall ad aspettarlo all’angolo della strada. Il biondo irlandese aveva in mano l’immancabile sacchetto di patatine e un sorriso radioso stampato in faccia. Louis si chiedeva come diavolo facesse a sorridere alle otto del mattino. Lui aveva sicuramente la solita faccia da zombie. Forse doveva davvero darci un taglio con quell’abitudine di stare davanti ai computers fino a tarda notte … 
-Ehi, Lou! – Niall sventolò il sacchetto quasi vuoto – Come va? Ne vuoi una?
Il ragazzo scosse la testa e si tolse gli occhiali per sfregarsi gli occhi arrossati.
-Ciao, Niall.
-Che faccia, Tommo! Dormi la notte, testone! A meno che tu non debba organizzare una rivoluzione nei registri … beh, in tal caso questa faccia da morto vivente avrebbe una ragione …
L’hacker si strinse nelle spalle e si sbottonò il cappotto. Faceva abbastanza caldo, ormai. Ma l’idea di uscire senza il suo cappotto non gli sorrideva proprio.
-E poi togliti quel cappotto, Lou! Manco mio nonno se lo mette più! – Niall lo abbracciò e lo trascinò verso la scuola.
-Niall … abbi un po’ di pietà. Sono le otto … - si lamentò Louis.
-Se tu dormissi invece di smanettare sempre davanti a quel coso … Va beh, fiato sprecato. Oggi venite agli allenamenti? E’ un po’ che non vi si vede e abbiamo bisogno di incoraggiamento.
Louis annuì, sfilandosi la sciarpa. Faceva davvero dannatamente caldo. Avrebbe dovuto cercare qualcosa di più leggero …
-Kate e le ragazze stanno facendo delle grandi cose! – Niall sospirò e guardò il cielo azzurro con aria sognante –Guarda, Lou! Il cielo ha lo stesso colore degli occhi della mia Kate!
-Non ti facevo così romantico, Horan – Louis fece un ghigno.
-Ma Kate è la mia principessa! – Niall prese l’amico per le braccia e lo costrinse a un giro di valzer in mezzo alla strada. L’hacker si scostò con un’espressione inorridita sul bel volto pallido e Niall scoppiò a ridere.
-Non sei un granchè come ballerino, Lou …
-Fottiti, Horan.
-Piuttosto … a proposito di ragazze, come va con Eli?
Louis fu preso da un attacco di tosse. –In che senso, scusa? – fece poi con voce strozzata.
-Beh … glielo hai detto che la ami da … beh, da quando quella sua adorabile faccina da irlandese selvatica ti è apparsa davanti agli occhi?
-Niall … - gemette il ragazzo – Piantala. Siamo amici. Punto.
Gli occhi azzurri di Niall assunsero un’espressione tra l’ironico e l’incredulo.
-Amici?
Louis si richiuse il cappotto e si calcò il berretto in testa.
-Amici. – bofonchiò. Al diavolo, Horan.
-Dai, Lou. Lo so io, lo sa Harry … lo sanno tutti. Lo sa anche lei. Sta solo aspettando che tu le faccia un cenno. – Niall gli strappò il berretto dalla testa e scartò di lato per evitare di essere acchiappato. Ma beh, tra lui e il suo amico hacker non c’era storia.
-Farvi gli affari vostri, no, eh? – Louis tentò senza successo di riprendersi il berretto.
-Ehi, bros! Come butta?
La voce allegra di Styles li fece voltare. Ecco, pensò Louis. Adesso sono a posto.
-Stavo cercando di convincere il Tommo a dichiararsi una buona volta! E anche a togliersi questa roba … ormai fa caldo!
-Lodevole intento, Horan! – Harry gli sfilò la sciarpa con una movimento rapido.
-Al diavolo, Harry. –Louis si piantò in mezzo alla strada. Poi sbuffò e si tolse il cappotto.
-Contenti, adesso? Siete due rompiballe.
In quel momento arrivarono Hope e Liam che li salutarono allegramente.
-Avete visto che belle giornate? – Hope sorrideva giuliva.-Finalmente è davvero primavera! Oh, bravo Louis! Finalmente ti sei tolto l’armatura!
L’hacker scosse la testa. Ecco, appunto. Ma perché non si facevano gli affari loro? Lui mica andava in giro a dire alla gente come doveva vestirsi!
Entrarono nel cortile e poco dopo furono raggiunti da Zayn, impeccabile come al solito. Il ragazzo sollevò gli occhiali da sole e baciò Hope con trasporto.
-Buongiorno, tesoro! Mi dispiace non aver fatto in tempo a passare a prenderti …
I due si appartarono in un angolo nell’attesa di dover entrare nelle aule. Proprio mentre suonava la campanella di ingresso arrivò una trafelata Kate che saltò al collo di Niall ansando.
-Sto morendo … quella disgraziata di Sophie ha disattivato la sveglia … l’avrei uccisa! Dio, non mi sono potuta nemmeno truccare!
-Ma dai che sei uno splendore lo stesso! – Niall la abbracciò e la baciò. Poi la prese in braccio e proclamò: -Ti porto io, mia adorata donzella!
I due sparirono inghiottiti dalla fiumana di studenti.
Harry aveva adocchiato le gemelle Hashmi, diede una pacca sulla spalla di Lou e fece per avviarsi. Poi però si voltò, gli occhi verdi interrogativi:
-Dov’è Eli? Ne sai qualcosa?
Louis scosse la testa. Già, strano. Di solito la ragazza era piuttosto mattiniera.
-No. Forse oggi ha deciso di farsi un giro …
Harry gli strizzò l’occhio e corse dietro alle gemelle urlando:
-Ci vediamo dopo!
Mentre entrava con Liam, l’hacker non potè evitare di provare un po’ di preoccupazione. Se Eli avesse davvero deciso di marinare glielo avrebbe detto. Beh, a lui o a Harry … Forse.
-Io ho storia adesso, e tu?  Cristo, mi sa che mi interroga oggi.– stava dicendo Liam.
-Matematica. Buona fortuna, Payno.
-Grazie. – il ragazzo fece per andarsene ma si fermò: -Ehi, aspetta un attimo, Louis. Eli sta bene? No, perché stamattina mi è sembrato di vederla salire su un’ambulanza.
-Cosa?!
Liam si strinse nelle spalle. –Non sono sicuro .. ero lontano. Ma capelli come i suoi sono rari. Dunque… Però stava salendo da sola, come se .. accompagnasse qualcuno, voglio dire.
-Ah. Ok. Grazie di avermelo detto, Li. Ci si vede – e Louis si affrettò a raggiungere l’aula dove si sedette all’ultimo banco e tirò fuori velocemente il portatile. Douglas avrebbe risolto il mistero.
***
Eli, i gemelli Jaime e Murdo Iain e Douglas passeggiavano nervosamente nella sala d’aspetto del pronto soccorso. Archie e Hector erano dovuti andare al lavoro ma ogni tanto mandavano messaggi preoccupati.
La ragazza si asciugò gli occhi e i suoi fratelli la abbracciarono. Anche loro avevano gli occhi lucidi, comunque.
Il vecchio signor O’Hara aveva avuto un infarto durante la notte. Eli, che tutte le mattine passava a portargli il latte, aveva bussato inutilmente per un po’. Allora aveva tirato fuori il coltello e aveva fatto saltare la serratura. Non che ci volesse molto, in effetti. Aveva trovato il vecchietto riverso sul letto che respirava a fatica. Durante la notte si era sporcato e nella stanza c’era un odore acre. Aveva chiamato l’ambulanza ed era corsa in casa ad avvertire i suoi fratelli. Si erano dati da fare per cercare di pulire il vecchio. Sapevano quanto fosse ordinato e preciso e quanto avrebbe sofferto nel farsi trovare in quelle condizioni da degli estranei. Erano tutti e sei sconvolti. In fondo, il vecchio per loro era diventato l’unica famiglia che possedessero e pensare di perderlo era intollerabile.
Un dottore dalla faccia stanca si affacciò sulla soglia e gli fece un cenno. I quattro si precipitarono verso di lui, i visi segnati dall’angoscia.
-Se la caverà. Ha una fibra eccezionale …- iniziò l’uomo.
Venne interrotto da una serie di grida di giubilo che gli strapparono un sorriso.
-Però lo terremo in rianimazione per almeno due giorni. E probabilmente si dovrà pensare ad un pace-maker. Ma sono certo che supererà tutto agevolmente. Potete andare a salutarlo. Ma uno alla volta per qualche minuto. L’infermiera al piano vi darà i camici, le cuffie, le mascherine e le sovrascarpe.
Eli abbracciò il dottore di slancio. –Grazie! – esclamò stampandogli un bacio sulla guancia. Il medico le sorrise.
-Tuo nonno è una roccia, signorina.
Quando uscì dalla stanza dove il vecchio signor O’Hara stava riposando, Dougie le fece vedere il tablet.
-Ehi, Callie. Lou sta venendo qui. Gli è preso un colpo, povero ragazzo. Uno dei vostri amici ti ha visto salire sull’ambulanza stamattina …
La ragazza arrossì. Si rese improvvisamente conto che in effetti in quel momento la cosa che desiderava di più era rifugiarsi nell’abbraccio di Louis. Anche se, beh … da quel punto di vista era davvero disastroso.
-Callie … - Douglas sorrise divertito –Sei arrossita. Credo sia la prima volta che ti vedo arrossire per un ragazzo.
-Vai al diavolo, fratello – borbottò lei.
-Dai, banshee. Lo sai che saremmo tutti contenti …
-E dacci un taglio, Dougie! Lo shock ti ha bruciato quel poco di cervello che hai?- la ragazza si agitò. Non si era accorta che erano arrivati anche i gemelli.
-E piantala, Callie! – Murdo Iain alzò gli occhi al cielo. –Siamo i tuoi fratelli! Con noi non devi mica continuare a fare la scena della dura, spietata, granitica Eli O’Shaughnessy che gli uomini se li divora a colazione e poi sputa le ossa nel cesso…
-Guarda che lo ha capito anche Mr. Hyde che ti sei innamorata … - Jaime si tenne pronto alla fuga in caso di un probabile attacco da parte della sorella.
-Io non mi sono innamorata! – strillò lei rendendosi conto da sola che la sua voce suonava piuttosto isterica. –E lascia fuori il mio gatto! Lui è l’unico intelligente in   casa nostra!
In quel momento la voce di Louis risuonò nella stanza.
-Oh, siete qui! Come sta il vecchio?
Se aveva sentito la conversazione, non lo diede a vedere. Aveva le guance arrossate e i capelli spettinati. Forse aveva corso. Eli notò che non aveva il cappotto e nemmeno sciarpa e berretto ma solo una vecchia felpa.
Doug si avvicinò all’amico, gli diede il cinque e lo abbracciò, seguito dai gemelli.
-Se la caverà. Grazie di essere venuto, Lou. Ma adesso possiamo andare a casa. Possiamo venire a trovarlo domani. – Doug e i gemelli lanciarono un’occhiataccia alla sorella che era rimasta zitta e immobile. –Ehi, Callie. Noi torniamo all’università. Ci vediamo a pranzo.
-Ok. – Beh, almeno la voce era tornata quella di prima pensò lei facendo un cenno vago con la mano. Louis le si era avvicinato. Sembrava ancora più magro senza il cappottone.
-Come … come stai?
Eli scosse la testa. Ma perché doveva sempre fare tutto da sola? Lo abbracciò e gli prese le braccia per stringersele attorno. Poi, quando sentì che lui finalmente la stava abbracciando, gli posò la testa sulla spalla. E senza che nemmeno se ne rendesse conto scoppiò in lacrime. Forse era la paura di aver potuto perdere il vecchio, forse tutta la tensione che aveva accumulato in tutti quegli anni, forse la paura di riconoscere che era davvero senza difese davanti al ragazzo che la stava abbracciando con qualche difficoltà. Immaginò che Louis dovesse essere sotto shock. Avere una ragazza piangente tra le braccia doveva essere la cosa più terribile mai capitatagli … ma poi sentì una mano di lui salire ad accarezzarle i capelli e la sua voce gentile che le sussurrava.
-E’ tutto a posto, il nonno starà bene.
Lei tirò sul col naso e annuì, senza staccare la testa dall’incavo del suo collo. Non voleva guardarlo. Non voleva fare nulla che non fosse stare lì, con gli occhi ben stretti e il profumo di lui nelle narici. Sospirò, forse  essere Eli era più stancante di quanto avesse pensato.
Fu la voce di un’infermiera a farla staccare dall’abbraccio di Louis. I due ragazzi guardarono imbarazzati la donna e uscirono in silenzio.
-Come hai fatto a venire? – chiese lei mentre camminavano senza meta – Cosa hai detto?
-Che mia madre stava male. A scuola lo sanno … di lei, voglio dire.
-Grazie. Io … beh, davvero. Grazie, di tutto.
Camminavano uno accanto all’altra, le braccia che si sfioravano appena. Eli avrebbe voluto che lui la fermasse e la baciasse lì in mezzo alla strada ma sapeva che sarebbe stato impensabile. Avrebbe potuto farlo lei, ovviamente. Ma qualcosa la tratteneva. Paura? Probabile. Non aveva mai avuto difficoltà con i ragazzi. Se uno le piaceva non aveva mai avuto nessun problema a farglielo capire e a divertirsi, con buona pace degli assurdi romanticismi delle altre ragazze. Ma con lui si sentiva come una bimbetta alle prime armi.
-Beh, ormai non è il caso di tornare a scuola. Vuoi venire con me in cima all’Arthur’s Seat? – la voce del ragazzo la fece trasalire.
-Certo! – esclamò. Uhm … troppo entusiasmo. Datti una calmata, Callie. Dopotutto hai una reputazione da difendere, si disse.
Si avviarono di buon passo verso la collina scabra che a entrambi piaceva molto. Era come un pezzo di Highland trapiantato nel cuore della città. Un luogo perfetto per sognare e isolarsi ma anche per giocare da bambini o per divertirsi da grandi.
Non parlarono molto ma il silenzio tra di loro era sereno, un bel silenzio. Quando arrivarono in cima scoprirono che condividevano lo stesso anfratto in uno dei roccioni come luogo preferito.
-Strano – fece lei, sedendosi nella conca erbosa –Non ti ho mai visto qui.
Lui la guardò con una strana espressione. Sembrava triste.
-Beh .. io sì. Ti ho vista qui spesse volte. Con i tuoi amici. A volte da sola.
La ragazza si sentì arrossire. L’aveva vista con i suoi amici … cioè, tradotto in parole povere, con i suoi occasionali ragazzi … improvvisamente si sentì nauseata. Come doveva considerarla? Una specie di …
-Quando eri sola, avrei voluto venire a parlarti.
Eli lo guardò negli occhi troppo blu. E perché non lo hai mai fatto, idiota … pensò.
-Ma .. non ci sono mai riuscito. – Louis le prese timidamente una mano. –Eri … sei così … bella.
Ecco, lo aveva detto. E ora? Dio, che patetico, stupido, inetto …
-Louis. Devo dirti una cosa …
-Che ti chiami Calpurnia? – oh, dannazione! Ma cosa diavolo gli era saltato in testa di dire una cosa simile?!
Ma lei rise. –Sì. Anche … però se proprio devi, chiamami Callie …. Calpurnia è orrendo.
Poi divenne seria.
-Louis . – ripetè piano. E gli tolse gli occhiali. –Hai gli occhi come l’oceano che vedevamo dalla finestra di casa, in Connemara. – sussurò. E baciami, idiota, pensò. Non voglio essere io a farlo per prima … non con te. Non questa volta.
Louis rimase immobile, sbattendo solo un paio di volte le palpebre. Bene. Adesso o mai più. In fondo .. beh, non doveva essere così difficile, no? No? Oh, dannazione, sì, invece! Lei teneva i suoi occhiali in grembo e lo guardava con quei suoi grandi occhi da cerbiatta, verdi come le foglie delle betulle in primavera, le labbra leggermente socchiuse. In attesa. Cosa aveva detto, Harry? Che avrebbe saputo lei cosa fare? E allora perché stava lì ferma? Eppure l’aveva vista, proprio lì, darsi più che da fare con … l’improvvisa visione di lei arruffata e accaldata tra le braccia del tizio di turno lo scosse come un terremoto. La prese per la spalle e la baciò. Forse con un po’ troppa irruenza ma erano … tipo, secoli che voleva farlo, no? Quando la lasciò andare era rosso e incredulo. Aveva appena baciato una ragazza! No, non una ragazza … Callie O’Shaughnessy!
La rossa lo guardò con una dolcezza che gli scaldò il cuore. Poi gli prese il viso tra le mani e lo baciò. All’inizio con calma, dolcemente ma man mano che le loro labbra si abituavano le une alle altre e le loro lingue prendevano confidenza, con passione sempre crescente. Continuarono a baciarsi per un bel po’ di tempo. Lei gli si era seduta in braccio, con le gambe che gli cingevano i fianchi e aveva affondato le mani tra i suoi capelli.
-Callie … - gli piaceva mormorare il vero nome della ragazza. –Vuoi … essere la mia ragazza?
Lei sorrise. Sembra strano ma aveva il sorriso più dolce del mondo. Ed era solo per lui. Nessuno, ne era certo, aveva mai visto quel sorriso.
-Sì. – Callie lo baciò sulla punta del naso e sugli occhi e sulla bocca. –Sì! La tua. Solo tua.
Louis Tomlison, nuova stella nascente degli hacker del Regno Unito, sorrise a trentadue denti. Non era mai stato così felice in vita sua. In un impeto di entusiasmo saltò in piedi, trascinandola su con lui, e urlò nel vento che li sferzava:
-Callie O’Shaughnessy è mia! Tutta mia!
La rossa rideva e urlava: -Giù le mani dal mio Tommo!
Si calmarono e mentre scendevano verso casa tenendosi per mano, Louis la guardò negli occhi, togliendosi gli occhiali e disse sorridendo fiducioso:
-Ti amo, Callie. Non sai da quanto tempo volevo dirtelo.
-E non sai da quanto ti aspetto …
 
 
E finalmente i due tormentati di turno si sono decisi a mettersi insieme levandoci dalle grane una volta per tutte. sfortunatamente (ma meno male direte voi) la storia st giungendo alla sua naturale conclusione. Ancora un epilogo e poi liberi tutti. 
  
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