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Autore: Tresor    09/10/2014    2 recensioni
[Coppia Daniel Feuerriegel/Pana Hema Taylor]
Com’è cominciata quella strana telefonata?
Un nome sul display dello smartphone.
Quattro lettere.
Un nome semplice eppure insolito.
Un saluto altrettanto semplice…
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

 

 

Hema gli cade addosso, dimentico che avrebbe voluto scostarsi, allontanarsi prima che fosse stato troppo tardi.

Prima di venire in quel modo tanto indecente, disdicevole, favoloso, incredibile!

Daniel lo accoglie tra le braccia e con una spinta si rimette in piedi, accompagna la sua testa molle contro la propria spalle e vi poggia la guancia.

È una sensazione morbida e tenera quella che prova in quel momento.

Che per un istante sovrasta e mette in ombra l'eccitazione e il desiderio null'affatto sopiti nel sangue, che ancora gli scorre rapido nelle vene.

Istintivamente gli posa un bacio sulla tempia, sorridendo.

Poi si gira e lo adagia di traverso sul letto.

Lo guarda che socchiude le labbra per incanalare un po’ di ossigeno nei polmoni, lo stomaco che si contrae al ritmo dell'orgasmo non del tutto scemato, abbandonato sulle lenzuola, gli occhi chiusi, le gambe e le braccia mollemente adagiate.

Sembra così indifeso, piccolo, sconvolto, perduto.

È bellissimo!

Da mangiare.

Assaggiare.

Divorare di baci.

Non resiste: lo vuole!

Ancora.

Più di prima se possibile.

Con più determinazione.

 

Gli si stende accanto, lascia scivolare una gamba tra le sue, che non gli oppongono alcuna resistenza.

Mette le braccia ai lati della sua testa senza tuttavia gravargli addosso e si china.

Il fiato caldo e agitato che esce dalla sua bocca tremante gli riscalda il volto.

Rimane a fissarlo affascinato, gli occhi che seguono i contorni delle labbra e il suo delizioso contenuto che, inconsapevole, in un gesto istintivo, le lambisce per umettarle.

Vorace cala su di esse e cattura la sua lingua, invadendolo con la propria.

Hema sgrana gli occhi, colto di sorpresa, ma non ha tempo di formulare alcun pensiero, che viene trascinato via dalla danza ipnotica e insistente che ingaggiano.

Cosi dimentica di ritornare in sé.

Dimentica che è sbagliato.
Tutto quel che sta accadendo.

E’ tutto sbagliato!

Dimentica chi è.

Dimentica.

 

Daniel gli prende la testa e gliela tiene ferma mentre lo esplora, lento, famelico, incalzandolo, senza concedergli tregua, sempre più ingolosito, affamato di lui e del suo sapore.

Il ragazzo si muove sotto di lui, si contorce nel poco spazio che ha tra sé e il corpo bollente che lo sovrasta.

Agita le gambe, mandandole a sfregare contro quelle di Daniel, che lo avvolgono, insinuandosi tra esse, i piedi che lo sfiorano e scivolano sulle lenzuola.

Muove il bacino ansioso, non sa neppure lui di cosa, e così facendo comprime il proprio sesso ancora semi eretto contro la stoffa morbida del pigiama che avvolge la coscia dell'uomo.

Una scossa potente gli si scatena, propagandosi in ogni recesso.

Sobbalza, dolorosamente sferzato.

Mugola e geme nella sua bocca, ma Daniel non lo libera.

Anzi, lo tiene più fermo, gli artiglia i capelli e affonda ancor più, imprigionandogli la lingua tra i denti e suggendola prepotente.

Cielo!

E’ una sensazione così assurda e fantastica che gli dà alla testa come se improvvisamente fosse ubriaco.

Non capisce più niente.

In risposta artiglia l'aria intorno che gli manca con le mani che cominciano a vagare sulla sua schiena tesa e morbida.

In una di esse, stretta a pugno, tiene ancora il flaconcino di cristallo.

Non osa lasciarlo andare, anche se aveva dimenticato anche quello fino a un momento prima.

Poi finalmente Daniel gli consente di riprendere fiato, liberandolo dal proprio assalto.

I loro respiri mescolati e frenetici gli unici suoni che rotolano tra le pareti della camera.

Gli bacia la guancia, il mento, lascia una scia umida di saliva con la lingua mentre gli ridisegna la linea del collo.

Prende morbidamente tra i denti un lembo di pelle e lo succhia forte, arrossandolo.

- Cristo, sei così dolce! - Impreca, incredulo.

Semina piccoli baci sul suo petto, devia a sinistra fino a incontrare la punta turgida e scura del capezzolo.

Lo prende delicatamente tra i denti e piano lo tira.

Hema grida e si inarca violentemente, cozzando contro il suo torace, un muro d'acciaio ustionante che lo stordisce.

Daniel sorride esaltato e il giovane lo sente distintamente contro la pelle.

Inghiotte un grumo denso di desiderio e di impazienza, e lo lascia andare.

Con la punta della lingua lecca la piccola punta ipersensibile una, due, tre volte, mandandogli una cascata di brividi terribili in ogni dove, sbriciolandogli il fiato in minuscole, tragiche convulsioni, intanto raggiunge l'altro capezzolo, lo prende tra le dita, lo stringe e lo tende.

Per l'ennesima volta Hema si contorce contro di lui, piega la schiena all'indietro come a voler sfuggire a quell'eccesso di piacere che non sa come gestire, che lo scombussola e lo confonde.

Ansima e singhiozza senza sosta, fuori controllo.

Gli sembra di impazzire.

Di voluttà.

Di gioia.

Di dolore.

Di disperazione.

È tutto così nuovo e meraviglioso.

Così dolce e brusco al tempo stesso.

 

Gli poggia la mano libera su un fianco e la lascia scivolare in una carezza languida, inseguendo il sangue che gli si scioglie dentro come cioccolato fuso dal calore intossicante in cui è avvolto.

Lo sente liscio e soffice come seta sotto le dita.

Piacevole e invitante.

E una parte, minuscola ed esterrefatta, della propria coscienza lo trova così incredibile: non avrebbe mai pensato che il corpo di un uomo potesse esserlo.

Ma lui lo è e questo gli soffonde il cuore di felicità e di languore.

 

- Cos'hai qui? -

La voce un po' ansante di Daniel all'improvviso lo strappa alle sue precarie riflessioni.

Gli ha preso la mano sinistra nella sua, spasmodicamente rimasta chiusa a pugno per tutto quel tempo, feroce custode del suo segreto, e la ruota quel poco per scorgere le dita ostinatamente serrate.

Ma lui non se ne è accorto.

Fino a quel momento.

 

Il panico.

 

Lo coglie all'istante, freddandolo e facendolo riemergere dal suo sogno erotico.

Schiude gli occhi e invece di guardare il suo interlocutore, fissa la propria mano con il respiro che gli si incastra in gola.

Daniel attende che lui la apra, ma Hema neppure ci pensa.

Così afferra le sue dita e, attento, ma determinato, gliele distende una per una finché ricompare il palmo, segnato dalle unghie che hanno lasciato cicatrici, tanto si sono conficcate nella pelle, e.... il suo contenuto.

- Che cos'è? -  Chiede di nuovo, incuriosito dal cilindro di vetro trasparente, avvolto in un'etichetta elegante di color argento.

- Niente! - È la prima, stupida, istintiva risposta che gli sale alle labbra riarse.

Daniel aggrotta la fronte un po’ disorientato.

Nota che Hema non ha il coraggio di guardarlo, come se fosse improvvisamente in forte imbarazzo.

È la cosa lo fa sorridere: cosa può imbarazzarlo più di quel che è appena accaduto?

Sta per prendere il flaconcino, ma Hema di scatto sottrae la mano bruscamente e fa per girarsi su un fianco e darsi alla fuga.

Ma lui reagisce più velocemente e lo blocca sotto di sé.

- Hey, piccolo, calmati! - Cerca di blandirlo, la voce bassa, dolce, per non spaventarlo.

Perché Hema improvvisamente si inquieta e non ha a che fare con l'eccitazione di un attimo prima.

Vede che continua a sottrarsi alla sua attenzione.

Che lo sguardo vaga in ogni dove tranne che su di lui.

Non lo può sopportare.

Li vuole su di sé quegli occhi scuri tormentati e ancora illanguiditi dal piacere che gli ha saputo dare.

E soprattutto gli manda una fitta al cuore la sua improvvisa angoscia.

Cauto porta una mano lieve sulla sua guancia e fa pressione perché si volti verso di lui.

Hema dapprima gli oppone resistenza, il cuore a mille e una paura fottuta di dover spiegare l'inspiegabile.

Si maledice per la propria vigliaccheria.

E maledice Katrin per averlo messo in quella situazione del cazzo.

E di nuovo impreca contro se stesso per essersi lasciato convincere dalle sue teorie.

Poi si rende conto che Daniel non lo lascerà andare così facilmente e si arrende.

Alza lo sguardo e incontra il sorriso incoraggiante sul suo volto.

Non vede ironia.

Nessuna espressione divertita o sarcastica.

Soltanto il suo bellissimo sorriso e una luce gentile negli occhi che d'un tratto gli riscaldano l'anima.

- Va tutto bene! -

Il suo sussurro gli sfiora le orecchie ed è un balsamo lenitivo che gli dà un poco di forza.

- È un olio essenziale. - Mormora.

E non sa se le ha pronunciate quelle parole o le ha solo pensate.

Daniel coglie a malapena il significato e si avvicina di più a lui per riuscire a sentirlo.

- Cosa? -

Hema sospira, colmo di vergogna: si può sprofondare attraverso il materasso e scomparire?

Si?

Si può?

Si domanda disperato, facendo appello a qualunque entità superiore lo stia ascoltando, pregandola di esaudire il suo unico desiderio.

Il particolare, null'affatto trascurabile, che tutto il corpo di Daniel prema contro proprio, completamente nudo, non gli è certamente di aiuto.

- Me... lo ha dato un'amica...  - Aggiunge, cercando di alzare la voce.

Inutilmente.

Daniel annuisce per incoraggiarlo a proseguire.

E per trarlo d''impaccio piega la testa accanto alla sua, gli sfiora la tempia con un bacio e lo accarezza con la guancia dolcemente, evitando di fissarlo, offrendogli così l'orecchio.

Il ragazzo trasale, ma comprende e un moto di gratitudine gli soffonde il cuore di gioia.

Forse così, senza i suoi occhi chiari che lo scrutano fin dentro, riuscirà a parlargli senza voler desiderare di sparire.

Non tanto.

 

... Almeno!!

 

Deglutisce e riprende fiato.

C'è la può fare.

Dice a se stesso.

Dopo quello che è successo tra loro pochi minuti prima.

Dopo “quello” … !!!

Non c’è niente altro che non può fare.

Se lo ripete.

 

Niente affatto convinto.

 

Però!!

 

Apre la bocca, ma non produce alcun suono.

Le parole non escono.

Non si formano, quasi nemmeno nella sua testa.

Come può dire ad alta voce certe cose?

Non è riuscito ad assimilarle lui stesso, come può tradurle in suoni, dandogli così corpo, facendoli diventare realtà?

Dopo non potrà più tornare indietro.

Mai più.

 

-          Hey, calmati, così ti scoppia il cuore! – Daniel ritorna da lui e stavolta lo guarda dritto negli occhi, mentre gli poggia una mano sul petto all’altezza del cuore, che batte all’impazzata e corre impazzito.

Si china su di lui e lo bacia lieve, sfiorandogli appena le labbra esangui.

-          Non è necessario che mi spieghi niente se non te la senti, qualunque cosa sia! – Gli sussurra dolcemente.

Hema rilascia il fiato che ha trattenuto per l’ennesima volta e scuote la testa.

-          Che… stiamo facendo? – Chiede.

-          Niente che tu non voglia. –

-          Daniel…? –

-          Si, piccolo?  -

Una piega contrariata gli si forma in mezzo alla fronte.

-          Non chiamarmi “piccolo”! – Lo redarguisce a denti stretti.

Daniel vorrebbe sorridere, ma si trattiene: non sa come ci riesce, ma sente che se lo fa, potrebbe provocare in lui qualche reazione spiacevole, e non vuole.

Hema è così teso.

Spaurito.

Continua a tremargli tra le braccia e ha paura che di questo passo possa perdere il controllo.

-          Scusami! ... Vuoi che ci fermiamo qui? -          

-          NO!! – La risposta è una protesta imprevista, colma di rabbia e di ansia.

Si spinge verso di lui nel dirlo, disperato.

L’uomo lo fissa sorpreso, e lui si rende conto da solo della propria reazione esagerata.

-          No… no, per favore! – Bisbiglia e distoglie lo sguardo.

Si gira appena nel suo abbraccio e corre a nascondere il volto nella sua spalla.

Si rannicchia tutto contro di lui e per lunghi istanti appena respira, combattuto dalle sue mille angosce.

Daniel non gli dice niente, disorientato.

Lo stringe un po’ di più tra le proprie braccia e aspetta.

Gli fa male vederlo in quello stato.

Vorrebbe sollevarlo in qualche modo.

Rassicurarlo che davvero va tutto bene.

Qualunque cosa sarà di quella strana notte.

Ma cosa può dirgli che possa strapparlo al suo terrore?

O fare?

Il suo desiderio di lui gli tiene stretto le viscere in un maglio d’acciaio, e non si allenta.

Anzi, più il tempo passa, più lo sente così vicino, più si acuisce.

Ha i muscoli tesi e indolenziti dalla smania di toccarlo.

La bocca riarsa dalla voglia di affondare di nuovo nella sua.

Assaggiarla ancora all’infinito.

Bere il suo sapore.

Il corpo gli pulsa dolorosamente contro la sua pelle nuda, divisi soltanto dalla stoffa leggera dei proprio pantaloni.

Sta cercando di dominare i propri impulsi.

E non è mai stato così difficile.

 

Ma come può cercare il proprio appagamento, egoista e sferzante, infischiandosene della lotta interiore che sta divorando il ragazzo che tiene tra le proprie braccia?

Ancor più perché capisce perfettamente il suo stato d’animo.

Lo sa che cosa sta provando.

Lui stesso avverte il medesimo smarrimento per quella situazione inedita e imprevista.

E l’unica ragione per cui riesce a tenerlo a bada, a rimanere sordo ai segnali che riemergono a ondate dalla sua coscienza, è proprio lo sgomento di Hema.

Se si lasciasse andare che ne sarebbe del precario equilibrio in cui si sta dibattendo?

Non lo può abbandonare a se stesso.

 

 

Hema si gira di nuovo nel suo abbraccio strappandolo alle sue elucubrazioni.

- Hey! -  Lo accoglie con un sorriso appena accennato.

Il ragazzo rimane con il capo appoggiato alla sua spalla accogliente, e solleva tra sé e il torace di Daniel la mano, custode della preziosa e misteriosa ampolla.

Ispira, profondamente, e rilascia il fiato, riscaldandogli la pelle chiara.

L'uomo avverte un piacevole e insistente rimescolamento nello stomaco e ispira a sua volta.

Respirarlo è una sensazione così elettrizzante!

Ma non aggiunge altro, attendendo da lui qualche segnale.

- Ha voluto che lo portassi con me... - Comincia Hema, a bassa voce, appena udibile, evitando di guardarlo. - ... Perché dice che... noi non siamo come loro... -

"Loro" chi?”

Si chiede Daniel automaticamente, cercando di seguirlo in un discorso di cui ancora non riesce a comprendere il senso.

- Loro, le donne! - Specifica il ragazzo, rispondendo al suo muto interrogativo, quasi gli avesse letto nel pensiero. - ... Ho cercato di farla smettere, ma non ha sentito ragioni. Ha insistito che ... ci sarebbe stato utile quando... Ecco quando.... Insomma... -

Agita la mano chiusa come se bastasse a chiarire il misterioso concetto che non riesce a tradurre in parole.

E d'un tratto Daniel viene colto da un'illuminazione.

Improvvisa.

Rivelatrice.

Che gli fa intuire il significato delle sue parole smozzicate, aprendogli sorprendentemente un mondo.

- Oddio! – Esclama, incapace di trattenersi.

Hema sussulta e finalmente trova il coraggio di guardarlo in faccia, incapace di interpretare la sua uscita.

S'incupisce all'istante, diviso tra paura e indignazione.

- Se solo osi ridere di me per questa cosa, giuro che ti butto giù dal letto e ti ammazzo di botte, hai capito?! - 

La minaccia furibonda gli esce dalle labbra tutta d'un fiato.

E l'adrenalina gli si scatena nelle vene all'istante, infiammandolo e facendolo agitare sotto di lui.

Daniel lo trattiene e scuote il capo.

- No, no, calma!!... Ho capito a cosa serve... Credo che dovresti ringraziare questa tua amica invece di essere arrabbiato con lei. -

- Cosa? -

- Sa di noi, allora... Come? Le hai parlato... -

- L'ha capito prima ancora che me ne rendessi conto io stesso. -

- Davvero? - Daniel è stupito.

- È stata lei a costringermi ad ammetterlo... A .... a parlarne! -

- E.... come ha fatto? -

- Dice che... era talmente evidente che ci fosse qualcosa tra noi che... solo due cretini come me e te potevano metterci tutto questo tempo per rendersene conto! -

- Hey, come si permette questa? Neanche la conosco e ... -

- Si che la conosci, e anche lei conosce te! -

   
 
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