Capitolo
6
Hema
gli cade addosso, dimentico
che avrebbe voluto scostarsi, allontanarsi prima che fosse stato troppo
tardi.
Prima
di venire in quel modo tanto
indecente, disdicevole, favoloso, incredibile!
Daniel
lo accoglie tra le braccia e
con una spinta si rimette in piedi, accompagna la sua testa molle
contro la
propria spalle e vi poggia la guancia.
È
una sensazione morbida e tenera
quella che prova in quel momento.
Che
per un istante sovrasta e mette
in ombra l'eccitazione e il desiderio null'affatto sopiti nel sangue,
che
ancora gli scorre rapido nelle vene.
Istintivamente
gli posa un bacio
sulla tempia, sorridendo.
Poi
si gira e lo adagia di traverso
sul letto.
Lo
guarda che socchiude le labbra
per incanalare un po’ di ossigeno nei polmoni, lo stomaco che si
contrae al
ritmo dell'orgasmo non del tutto scemato, abbandonato sulle lenzuola,
gli occhi
chiusi, le gambe e le braccia mollemente adagiate.
Sembra
così indifeso, piccolo,
sconvolto, perduto.
È
bellissimo!
Da
mangiare.
Assaggiare.
Divorare
di baci.
Non
resiste: lo vuole!
Ancora.
Più
di prima se possibile.
Con
più determinazione.
Gli
si stende accanto, lascia
scivolare una gamba tra le sue, che non gli oppongono alcuna resistenza.
Mette
le braccia ai lati della sua
testa senza tuttavia gravargli addosso e si china.
Il
fiato caldo e agitato che esce
dalla sua bocca tremante gli riscalda il volto.
Rimane
a fissarlo affascinato, gli
occhi che seguono i contorni delle labbra e il suo delizioso contenuto
che,
inconsapevole, in un gesto istintivo, le lambisce per umettarle.
Vorace
cala su di esse e cattura la
sua lingua, invadendolo con la propria.
Hema
sgrana gli occhi, colto di
sorpresa, ma non ha tempo di formulare alcun pensiero, che viene
trascinato via
dalla danza ipnotica e insistente che ingaggiano.
Cosi
dimentica di ritornare in sé.
Dimentica
che è sbagliato.
Tutto quel che sta accadendo.
E’
tutto sbagliato!
Dimentica
chi è.
Dimentica.
Daniel
gli prende la testa e gliela
tiene ferma mentre lo esplora, lento, famelico, incalzandolo, senza
concedergli
tregua, sempre più ingolosito, affamato di lui e del suo sapore.
Il
ragazzo si muove sotto di lui,
si contorce nel poco spazio che ha tra sé e il corpo bollente che lo
sovrasta.
Agita
le gambe, mandandole a
sfregare contro quelle di Daniel, che lo avvolgono, insinuandosi tra
esse, i
piedi che lo sfiorano e scivolano sulle lenzuola.
Muove
il bacino ansioso, non sa
neppure lui di cosa, e così facendo comprime il proprio sesso ancora
semi
eretto contro la stoffa morbida del pigiama che avvolge la coscia
dell'uomo.
Una
scossa potente gli si scatena,
propagandosi in ogni recesso.
Sobbalza,
dolorosamente sferzato.
Mugola
e geme nella sua bocca, ma
Daniel non lo libera.
Anzi,
lo tiene più fermo, gli
artiglia i capelli e affonda ancor più, imprigionandogli la lingua tra
i denti
e suggendola prepotente.
Cielo!
E’
una sensazione così assurda e
fantastica che gli dà alla testa come se improvvisamente fosse ubriaco.
Non
capisce più niente.
In
risposta artiglia l'aria intorno
che gli manca con le mani che cominciano a vagare sulla sua schiena
tesa e
morbida.
In
una di esse, stretta a pugno,
tiene ancora il flaconcino di cristallo.
Non
osa lasciarlo andare, anche se
aveva dimenticato anche quello fino a un momento prima.
Poi
finalmente Daniel gli consente
di riprendere fiato, liberandolo dal proprio assalto.
I
loro respiri mescolati e
frenetici gli unici suoni che rotolano tra le pareti della camera.
Gli
bacia la guancia, il mento, lascia
una scia umida di saliva con la lingua mentre gli ridisegna la linea
del collo.
Prende
morbidamente tra i denti un
lembo di pelle e lo succhia forte, arrossandolo.
-
Cristo, sei così dolce! - Impreca,
incredulo.
Semina
piccoli baci sul suo petto,
devia a sinistra fino a incontrare la punta turgida e scura del
capezzolo.
Lo
prende delicatamente tra i denti
e piano lo tira.
Hema
grida e si inarca
violentemente, cozzando contro il suo torace, un muro d'acciaio
ustionante che
lo stordisce.
Daniel
sorride esaltato e il
giovane lo sente distintamente contro la pelle.
Inghiotte
un grumo denso di
desiderio e di impazienza, e lo lascia andare.
Con
la punta della lingua lecca la
piccola punta ipersensibile una, due, tre volte, mandandogli una
cascata di
brividi terribili in ogni dove, sbriciolandogli il fiato in minuscole,
tragiche
convulsioni, intanto raggiunge l'altro capezzolo, lo prende tra le
dita, lo
stringe e lo tende.
Per
l'ennesima volta Hema si
contorce contro di lui, piega la schiena all'indietro come a voler
sfuggire a
quell'eccesso di piacere che non sa come gestire, che lo scombussola e
lo
confonde.
Ansima
e singhiozza senza sosta,
fuori controllo.
Gli
sembra di impazzire.
Di
voluttà.
Di
gioia.
Di
dolore.
Di
disperazione.
È
tutto così nuovo e meraviglioso.
Così
dolce e brusco al tempo
stesso.
Gli
poggia la mano libera su un
fianco e la lascia scivolare in una carezza languida, inseguendo il
sangue che
gli si scioglie dentro come cioccolato fuso dal calore intossicante in
cui è
avvolto.
Lo
sente liscio e soffice come seta
sotto le dita.
Piacevole
e invitante.
E
una parte, minuscola ed
esterrefatta, della propria coscienza lo trova così incredibile: non
avrebbe
mai pensato che il corpo di un uomo potesse esserlo.
Ma
lui lo è e questo gli soffonde il
cuore di felicità e di languore.
-
Cos'hai qui? -
La
voce un po' ansante di Daniel
all'improvviso lo strappa alle sue precarie riflessioni.
Gli
ha preso la mano sinistra nella
sua, spasmodicamente rimasta chiusa a pugno per tutto quel tempo,
feroce custode
del suo segreto, e la ruota quel poco per scorgere le dita
ostinatamente
serrate.
Ma
lui non se ne è accorto.
Fino
a quel momento.
Il
panico.
Lo
coglie all'istante, freddandolo
e facendolo riemergere dal suo sogno erotico.
Schiude
gli occhi e invece di
guardare il suo interlocutore, fissa la propria mano con il respiro che
gli si incastra
in gola.
Daniel
attende che lui la apra, ma
Hema neppure ci pensa.
Così
afferra le sue dita e,
attento, ma determinato, gliele distende una per una finché ricompare
il palmo,
segnato dalle unghie che hanno lasciato cicatrici, tanto si sono
conficcate
nella pelle, e.... il suo contenuto.
-
Che cos'è? - Chiede
di nuovo, incuriosito dal cilindro di
vetro trasparente, avvolto in un'etichetta elegante di color argento.
-
Niente! - È la prima, stupida,
istintiva risposta che gli sale alle labbra riarse.
Daniel
aggrotta la fronte un po’
disorientato.
Nota
che Hema non ha il coraggio di
guardarlo, come se fosse improvvisamente in forte imbarazzo.
È
la cosa lo fa sorridere: cosa può
imbarazzarlo più di quel che è appena accaduto?
Sta
per prendere il flaconcino, ma
Hema di scatto sottrae la mano bruscamente e fa per girarsi su un
fianco e
darsi alla fuga.
Ma
lui reagisce più velocemente e
lo blocca sotto di sé.
-
Hey, piccolo, calmati! - Cerca di
blandirlo, la voce bassa, dolce, per non spaventarlo.
Perché
Hema improvvisamente si
inquieta e non ha a che fare con l'eccitazione di un attimo prima.
Vede
che continua a sottrarsi alla
sua attenzione.
Che
lo sguardo vaga in ogni dove
tranne che su di lui.
Non
lo può sopportare.
Li
vuole su di sé quegli occhi
scuri tormentati e ancora illanguiditi dal piacere che gli ha saputo
dare.
E
soprattutto gli manda una fitta
al cuore la sua improvvisa angoscia.
Cauto
porta una mano lieve sulla sua
guancia e fa pressione perché si volti verso di lui.
Hema
dapprima gli oppone
resistenza, il cuore a mille e una paura fottuta di dover spiegare
l'inspiegabile.
Si
maledice per la propria
vigliaccheria.
E
maledice Katrin per averlo messo
in quella situazione del cazzo.
E
di nuovo impreca contro se stesso
per essersi lasciato convincere dalle sue teorie.
Poi
si rende conto che Daniel non
lo lascerà andare così facilmente e si arrende.
Alza
lo sguardo e incontra il
sorriso incoraggiante sul suo volto.
Non
vede ironia.
Nessuna
espressione divertita o
sarcastica.
Soltanto
il suo bellissimo sorriso
e una luce gentile negli occhi che d'un tratto gli riscaldano l'anima.
-
Va tutto bene! -
Il
suo sussurro gli sfiora le
orecchie ed è un balsamo lenitivo che gli dà un poco di forza.
-
È un olio essenziale. - Mormora.
E
non sa se le ha pronunciate
quelle parole o le ha solo pensate.
Daniel
coglie a malapena il
significato e si avvicina di più a lui per riuscire a sentirlo.
-
Cosa? -
Hema
sospira, colmo di vergogna: si
può sprofondare attraverso il materasso e scomparire?
Si?
Si
può?
Si
domanda disperato, facendo
appello a qualunque entità superiore lo stia ascoltando, pregandola di
esaudire
il suo unico desiderio.
Il
particolare, null'affatto
trascurabile, che tutto il corpo di Daniel prema contro proprio,
completamente
nudo, non gli è certamente di aiuto.
-
Me... lo ha dato un'amica... -
Aggiunge, cercando di alzare la voce.
Inutilmente.
Daniel
annuisce per incoraggiarlo a
proseguire.
E
per trarlo d''impaccio piega la
testa accanto alla sua, gli sfiora la tempia con un bacio e lo
accarezza con la
guancia dolcemente, evitando di fissarlo, offrendogli così l'orecchio.
Il
ragazzo trasale, ma comprende e
un moto di gratitudine gli soffonde il cuore di gioia.
Forse
così, senza i suoi occhi
chiari che lo scrutano fin dentro, riuscirà a parlargli senza voler
desiderare
di sparire.
Non
tanto.
...
Almeno!!
Deglutisce
e riprende fiato.
C'è
la può fare.
Dice
a se stesso.
Dopo
quello che è successo tra loro
pochi minuti prima.
Dopo
“quello” … !!!
Non
c’è niente altro che non può
fare.
Se
lo ripete.
Niente
affatto convinto.
Però!!
Apre
la bocca, ma non produce alcun
suono.
Le
parole non escono.
Non
si formano, quasi nemmeno nella
sua testa.
Come
può dire ad alta voce certe
cose?
Non
è riuscito ad assimilarle lui
stesso, come può tradurle in suoni, dandogli così corpo, facendoli
diventare
realtà?
Dopo
non potrà più tornare
indietro.
Mai
più.
-
Hey,
calmati, così ti scoppia il
cuore! – Daniel ritorna da lui e stavolta lo guarda dritto negli occhi,
mentre
gli poggia una mano sul petto all’altezza del cuore, che batte
all’impazzata e
corre impazzito.
Si
china su di lui e lo bacia
lieve, sfiorandogli appena le labbra esangui.
-
Non
è necessario che mi spieghi
niente se non te la senti, qualunque cosa sia! – Gli sussurra
dolcemente.
Hema
rilascia il fiato che ha
trattenuto per l’ennesima volta e scuote la testa.
-
Che…
stiamo facendo? – Chiede.
-
Niente
che tu non voglia. –
-
Daniel…?
–
-
Si,
piccolo? -
Una
piega contrariata gli si forma
in mezzo alla fronte.
-
Non
chiamarmi “piccolo”! – Lo
redarguisce a denti stretti.
Daniel
vorrebbe sorridere, ma si
trattiene: non sa come ci riesce, ma sente che se lo fa, potrebbe
provocare in
lui qualche reazione spiacevole, e non vuole.
Hema
è così teso.
Spaurito.
Continua
a tremargli tra le braccia
e ha paura che di questo passo possa perdere il controllo.
-
Scusami!
... Vuoi che ci fermiamo
qui? -
-
NO!!
– La risposta è una protesta
imprevista, colma di rabbia e di ansia.
Si
spinge verso di lui nel dirlo,
disperato.
L’uomo
lo fissa sorpreso, e lui si
rende conto da solo della propria reazione esagerata.
-
No…
no, per favore! – Bisbiglia e
distoglie lo sguardo.
Si
gira appena nel suo abbraccio e
corre a nascondere il volto nella sua spalla.
Si
rannicchia tutto contro di lui e
per lunghi istanti appena respira, combattuto dalle sue mille angosce.
Daniel
non gli dice niente,
disorientato.
Lo
stringe un po’ di più tra le proprie
braccia e aspetta.
Gli
fa male vederlo in quello
stato.
Vorrebbe
sollevarlo in qualche
modo.
Rassicurarlo
che davvero va tutto
bene.
Qualunque
cosa sarà di quella
strana notte.
Ma
cosa può dirgli che possa
strapparlo al suo terrore?
O
fare?
Il
suo desiderio di lui gli tiene
stretto le viscere in un maglio d’acciaio, e non si allenta.
Anzi,
più il tempo passa, più lo
sente così vicino, più si acuisce.
Ha
i muscoli tesi e indolenziti
dalla smania di toccarlo.
La
bocca riarsa dalla voglia di
affondare di nuovo nella sua.
Assaggiarla
ancora all’infinito.
Bere
il suo sapore.
Il
corpo gli pulsa dolorosamente
contro la sua pelle nuda, divisi soltanto dalla stoffa leggera dei
proprio
pantaloni.
Sta
cercando di dominare i propri
impulsi.
E
non è mai stato così difficile.
Ma
come può cercare il proprio
appagamento, egoista e sferzante, infischiandosene della lotta
interiore che
sta divorando il ragazzo che tiene tra le proprie braccia?
Ancor
più perché capisce
perfettamente il suo stato d’animo.
Lo
sa che cosa sta provando.
Lui
stesso avverte il medesimo
smarrimento per quella situazione inedita e imprevista.
E
l’unica ragione per cui riesce a
tenerlo a bada, a rimanere sordo ai segnali che riemergono a ondate
dalla sua
coscienza, è proprio lo sgomento di Hema.
Se
si lasciasse andare che ne
sarebbe del precario equilibrio in cui si sta dibattendo?
Non
lo può abbandonare a se stesso.
Hema
si gira di nuovo nel suo
abbraccio strappandolo alle sue elucubrazioni.
-
Hey! - Lo accoglie
con un sorriso appena accennato.
Il
ragazzo rimane con il capo
appoggiato alla sua spalla accogliente, e solleva tra sé e il torace di
Daniel
la mano, custode della preziosa e misteriosa ampolla.
Ispira,
profondamente, e rilascia
il fiato, riscaldandogli la pelle chiara.
L'uomo
avverte un piacevole e
insistente rimescolamento nello stomaco e ispira a sua volta.
Respirarlo
è una sensazione così elettrizzante!
Ma
non aggiunge altro, attendendo
da lui qualche segnale.
-
Ha voluto che lo portassi con
me... - Comincia Hema, a bassa voce, appena udibile, evitando di
guardarlo. -
... Perché dice che... noi non siamo come loro... -
"Loro"
chi?”
Si
chiede Daniel automaticamente,
cercando di seguirlo in un discorso di cui ancora non riesce a
comprendere il
senso.
-
Loro, le donne! - Specifica il
ragazzo, rispondendo al suo muto interrogativo, quasi gli avesse letto
nel
pensiero. - ... Ho cercato di farla smettere, ma non ha sentito
ragioni. Ha
insistito che ... ci sarebbe stato utile quando... Ecco quando....
Insomma... -
Agita
la mano chiusa come se
bastasse a chiarire il misterioso concetto che non riesce a tradurre in
parole.
E
d'un tratto Daniel viene colto da
un'illuminazione.
Improvvisa.
Rivelatrice.
Che
gli fa intuire il significato
delle sue parole smozzicate, aprendogli sorprendentemente un mondo.
-
Oddio! – Esclama, incapace di
trattenersi.
Hema
sussulta e finalmente trova il
coraggio di guardarlo in faccia, incapace di interpretare la sua uscita.
S'incupisce
all'istante, diviso tra
paura e indignazione.
-
Se solo osi ridere di me per
questa cosa, giuro che ti butto giù dal letto e ti ammazzo di botte,
hai
capito?! -
La
minaccia furibonda gli esce
dalle labbra tutta d'un fiato.
E
l'adrenalina gli si scatena nelle
vene all'istante, infiammandolo e facendolo agitare sotto di lui.
Daniel
lo trattiene e scuote il
capo.
-
No, no, calma!!... Ho capito a
cosa serve... Credo che dovresti ringraziare questa tua amica invece di
essere
arrabbiato con lei. -
-
Cosa? -
-
Sa di noi, allora... Come? Le hai
parlato... -
-
L'ha capito prima ancora che me
ne rendessi conto io stesso. -
-
Davvero? - Daniel è stupito.
-
È stata lei a costringermi ad
ammetterlo... A .... a parlarne! -
-
E.... come ha fatto? -
-
Dice che... era talmente evidente
che ci fosse qualcosa tra noi che... solo due cretini come me e te
potevano
metterci tutto questo tempo per rendersene conto! -
-
Hey, come si permette questa?
Neanche la conosco e ... -
-
Si che la conosci, e anche lei
conosce te! -