Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: Juls18    10/10/2014    3 recensioni
Kimiko è una classica ragazza che deve iniziare il liceo. Il suo unico problema? Essere considerata la principessa della Teikoku, un soprannome che sembra non volerla abbandonare.
Gouenji è il campione della Inazuma Japan, uno degli eroi che ha portato la squadra alla vittoria al Football Frontier International.
Cosa succede se queste due persone si incontrano al liceo? Cosa succede se Inazuma e Teikoku si ritrovano al liceo?
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel/Shuuya, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La prima Partita

 

Il sabato era il giorno di riposo, il giorno in cui la sveglia non suonava, in cui si poteva dormire fino a tardi. Non c’era scuola, non si doveva prendere un treno, si poteva anche evitare di studiare, il sabato. Il sabato era il giorno preferito di Kimiko. Era il giorno in cui poteva stare a letto, coccolata sotto le coperte, alzarsi tardi, fare le cose con calma. Non c’era sabato che la ragazza non avesse amato, almeno fino a quel sabato. Quel giorno proprio non le stava piacendo, per niente. Aveva provato e riprovato, ma niente. Non aveva nemmeno una piccola linea di febbre. E senza febbre, non poteva non dire di no a Nonomi. Doveva andare alla partita. Lei, doveva andare ad una partita, una partita di calcio. Quel giorno Kimiko voleva morire.

 

Gouenji era in piedi fin dal primo mattino. Quel giorno ci sarebbe stata la sua prima partita da liceale. Ancora non sapeva se sarebbe sceso in campo, poteva benissimo stare in panchina, ma quel giorno lui voleva giocare. Si sentiva dentro la voglia di gareggiare, di dare il massimo, di portare la squadra alla vittoria. Anche se non avrebbe visto in porta Endou, sempre pronto a dare consigli e a suggerire per i passaggi, quel giorno lui avrebbe comunque voluto giocare. Gouenji voleva scendere in campo a tutti i costi. Anche se una vocina dentro di lui gli diceva che non era solo la voglia di scendere in campo a volerlo fare giocare a tutti i costi. Anche se non l’avrebbe mai ammesso, soprattutto con se stesso, l’idea che ci fosse lei a vedere la partita lo aveva reso strano. Si, quel giorno Gouenji voleva proprio giocare. Non si era mai sentito tanto vivo come quel giorno.

 

Kazemaru non sapeva come vivere quella giornata. Una parte di lui voleva scendere in campo, mettersi alla prova, vedere quanto fossero forti i nuovi avversari e quanto fosse diventato forte lui. Dall’altro, il ragazzo sapeva che quella non sarebbe stata una partita come le altre. Non avrebbe giocato con la maglia della Raimon, non avrebbe giocato con Endou e gli altri compagni, non ci sarebbe stato Kidou ad organizzare il gioco, ad esaminare lo schema degli avversari e a stabilire il ritmo del gioco. Non ci sarebbe stata la porta della Raimon quel giorno da difendere, ma un’altra porta, una porta di un’altra squadra, la sua nuova squadra. Mentre indossava la divisa del Kadema, Kazemaru non sapeva cosa fare, ne cosa voleva fare. Ma mentre osservava il suo amico Gouenji, concentrato e attento, e osservava tutti i suoi nuovi compagni di squadra, tutti concentrati sull’imminente partita, si decise. Non era più un giocatore della Raimon, anche se lo sarebbe stato fino per sempre, ma questo non voleva dire che non avrebbe dato tutto se stesso in quella partita.

 

Nonomi non stava più nella pelle. Per la prima volta nella sua vita andava a vedere una partita dove non giocava suo fratello. Per la prima volta avrebbe tifato per una squadra tutta sua, la squadra della sua scuola. Nonomi quel giorno si sentiva eccitata. Poi, il fatto di sapere che sarebbero state lì, allo stadio, lei e la sua amica Kimiko, era una cosa che la rendeva ancora più felice. Non le importava se la bionda aveva cercato in tutti i modi di non venire, non le importava che l’avesse dovuta praticamente tirare fuori di casa con la forza, sarebbero state lì, tutte e due, sedute, a vedere la partita. Nonomi era raggiante. Niente poteva toglierle il sorriso dalla faccia. Quel giorno sarebbe stato un grande giorno, se lo sentiva. Ancora meglio sarebbe stato che avessero vinto la partita. Se no, si sarebbe assicurata di fare una bella ramanzina a due certi giocatori campioni mondiali. La sconfitta non poteva essere nemmeno contemplata. Quel giorno Nonomi, non si sentiva nemmeno viva. Si sentiva immortale.

 

Kimiko si chiedeva, ancora, cosa ci facesse lì. Per quale motivo era seduta su una scomoda sedia di plastica, circondata da gente che poteva essere definita solo in un unico modo, fanatica, e per di più da sola. Certo, Kimiko era una persona puntuale, e pur di esserlo arrivava in anticipo. D’accordo, l’appuntamento con Nonomi era alle tre e mezza, ed erano solo le tre e venti, ma proprio la bionda non riusciva a capire il perché.

-Ma che cavolo ci faccio qui?-

Si ritrovò a mormorare, da sola. Kimiko alzò gli occhi al cielo, sconsolata. Ma perché non era rimasta a casa sua, tranquilla, a leggersi un buon libro o a guardare un film? Per quale assurdo motivo doveva andare a vedere una partita di calcio? Ancora non sapeva se quello sport le piacesse davvero oppure no.

-Ma che cavolo ci faccio qui?-

Richiese di nuovo, a nessuno in particolare. Ma questa volta, una voce le rispose.

-Sei venuta a tifare per i tuoi compagni di classe. E poi non muori Mizutani se vieni a vedere una partita…-

Kimiko si voltò di scatto, sorpresa. Davanti a lei, sorriso smagliante, c’era Nonomi.

-Sei in ritardo…-

-Ma se non sono ancora le tre e mezza!-

-Fa lo stesso. Ti sto aspettando da dieci minuti. Sei in ritardo-

-Non fare la melodrammatica. Non è colpa mia se sei arrivata in anticipo. Non prendertela con me-

Kimiko borbottò qualcosa sottovoce. Certe volte Nonomi riusciva proprio a mandarla fuori di testa. La rossa, intanto, si era seduta di fianco alla sua amica.

-Hai visto se c’è qualcuno della Raimon?-

-Non ho visto ancora nessuno. Anche se so che Endou dovrebbe venire oggi-

Nonomi annuì

-Si, che lui venga oggi lo sapevo anche io. Mio fratello non ha fatto altro che dire che finalmente oggi avrebbe rivisto il suo capitano…-

Kimiko si voltò stupita verso la sua amica.

-Oggi c’è anche tuo fratello?-

Nonomi annuì.

-Si, quella piccola pulce non mi avrebbe mai perdonato se non l’avessi portato a vedere la partita dove gioca il suo idolo Gouenji-kun-

-Idolo?-

-È peggio di una fangirl, te lo dico io. Ci manca solo che abbia un poster in camera sua… sai, credo che il mio otouto potrebbe fare concorrenza alle fan della nostra scuola-

Kimiko si mise a ridacchiare, seguita da Nonomi.

-Io non sono una fangirl!-

Disse all’improvviso una voce che Kimiko non aveva mai sentito. Si voltò verso il suono e vide un ragazzino, di undici anni circa, capelli scuri a punti e due occhi grandi verde scuro, molto simili a quelli della rossa seduta al suo fianco, leggermente rosso per l’imbarazzo.

-Ti manca solo il poster, ma per il resto lo sei già-

-Ti ho detto che non lo sono!-

-Ma se non vedevi l’ora di giocare nella Raimon per poterlo conoscere-

-Gouenji è un grandissimo giocatore, e un attaccante fenomenale. È normale che mi ispiri a lui-

Nonomi si voltò verso Kimiko, sorriso sarcastico sul volto

-Che ti dicevo? È una fangirl!-

Kimiko non ce la fece, e si mise dinuovo a ridacchiare. Ma non appena vide lo sguardo mortificato del ragazzo si ricompose.

-Scusa, non volevo ridere di te. Così tu sei il famoso fratello di Nonomi. Piacere di conoscerti-

Kimiko sfoderò uno dei suoi rari sorrisi sinceri. Era veramente contenta di conoscere il fratellino della sua amica. Quando però Toramaru vide quel sorriso rivolto solo a lui, si ritrovò ad arrossire ancora di più.

-Pia…piac…piacere mio-

 Riuscì a dire alla fine, continuando a fissare Kimiko come se fosse sotto trance. Nonomi, osservando la scena, si ritrovò a scuotere la testa.

-Credo che tu abbia appena fatto prendere una cotta a mio fratello, sai?-

-Nonomi! Ma che stai dicendo-

Disse tutto rosso Toramaru, provocando la risata nella sua sorella maggiore.

-Mi dispiace, otouto, ma Kimiko è già impegnata. È la ragazza di Gouenji, sai? E poi lasciatelo dire, con lei non avresti speranze-

A quell’affermazione, tutti e due fissarono la rossa come se fosse impazzita.

- Gouenji ha una fidanzata?-

-Di chi sarei la fidanzata, scusa?-

Dissero contemporaneamente sia Kimiko che Toramaru. Nonomi, imperturbabile, li fissò, prima uno poi l’altro, poi sospirò lentamente.

-È solo una questione di tempo prima che succeda Kimiko, lo so io e lo sai tu-

-Tu sei matta…-

Disse la bionda, ancora sconvolta.

-Io non sono matta. È un dato di fatto. Forse ora non state insieme, ma prima o poi succederà, fidati di me-

-Cosa te lo fa dire, scusa?-

Nonomi sfoderò il suo solito sorriso sarcastico e si mise a spiegare il concetto con calma, come se fosse una mamma che spiega qualcosa di semplice al suo piccolo.

-Primo, con quante ragazze parla Gouenji a parte me? Esatto, con te. Secondo, chi mi ha telefonato per sapere il tuo numero di telefono? Esatto, proprio Gouenji. Terzo, con chi il bel giocatore dagli occhi di ghiaccio ha passato un intero pomeriggio a parlare e a conoscersi meglio? Con te. È un dato di fatto, Kimiko. Vi state frequentando-

-Chi frequenta chi?-

Chiese ad un tratto una nuova voce. Tutti e tre i ragazzi si voltarono e videro un ragazzo con un sorriso a trentadue denti e una inconfondibile bandana arancione tra i capelli.

-Capitano!-

Disse subito Toramaru

-Non sono più il tuo capitano, Toramaru-

-Scusami, Endou-san. È l’abitudine-

Endou mise una mano sulla testa del ragazzo, scompigliandoli i capelli.

-Allora, chi frequenta chi?-

-Niente-

Rispose subito Kimiko, leggermente rossa in volto. Ma Nonomi, decisa a difendere la sua teoria, si lanciò subito in una spiegazione.

-Gouenji e Kimiko. Loro si frequentano-

Endou, per un attimo non capì bene il senso delle parole della rossa. Poi, afferrato il senso delle parole, guardò sconvolto Kimiko, a bocca aperta.

-Non è vero! Non ci frequentiamo-

-È solo questione di tempo-

-No che non lo è-

-Si invece-

-Ti dico di…-

Kimiko lasciò la frase sospesa a metà. Non serviva a niente discutere con Nonomi quando la rossa si metteva in testa una cosa. Così sospiro, di nuovo, ormai lo faceva spesso da quando aveva iniziato il liceo, e si mise a fissare la sua amica.

-Non c’è niente che possa dire per farti cambiare idea, vero?-

-Esatto-

-Tu mi farai diventare matta…-

Nonomi si mise a ridere. Poi, mise un braccio attorno alle spalle della sua amica, trascinandola in un quasi abbraccio.

-Ma come faresti senza di me?-

Kimiko la guardò, un sopracciglio leggermente alzato

-Vuoi che ti risponda sinceramente?-

-Tanto lo so che senza di me saresti persa, Mizutani-

Kimiko a quello non rispose. Endou e Toramaru, che avevano assistito a tutto in silenzio, si guardarono, silenziosi. Entrambi stavano pensando la stessa cosa: donne, chi le capisce è bravo.

 

Negli spogliatoi, Kazemaru si sentiva strano. Da quando aveva saputo che sarebbe entrato come giocatore titolare, fin dal primo minuto, si sentiva strano. Non che non volesse scendere in campo, aveva voglia di giocare solo che… c’era qualcosa che non lo faceva sentire a posto. Il suo conforto era sapere che anche Gouenji sarebbe sceso in campo con lui fin dal primo minuto. Ma a differenza sua, Gouenji sembrava più determinato che mai a giocare e a vincere.

-Non hai paura?-

Gli chiese ad un tratto. Gouenji, colto un po’ alla sprovvista, lo guardò strano.

-Paura?-

Kazemaru annuì.

-Lo so che sembra una cosa stupida ma… non ti senti un po’ strano? Non provi una strana sensazione allo stomaco come se fosse… paura?-

Gouenji lo fissò, poi spostò lo sguardo in un punto indefinito davanti a se. Ci mise un po’ a rispondergli, tanto che Kazemaru era arrivato a pensare che non gli avrebbe mai risposto.

-Intendi dire come se mancasse qualcosa? Avere paura che manchi qualcosa di importante e non sapere bene cosa? Intendi questo?-

-Si, una cosa così-

-Credo che ci manchi Endou-

Gouenji disse quella frase come se fosse la cosa più semplice del mondo, ma Kazemaru sapeva che erano vere. Kazemaru sapeva che la mancanza del capitano si sarebbe fatta sentire quel giorno, ma non aveva mai pensato che sarebbe stata proprio quella la ragione del suo sentirsi strano. Ma nel suo cuore sapeva che le parole erano vere. Si, era quella la motivazione giusta.

-Si, manca il capitano oggi-

Rimasero in silenzio ancora alcuni secondi, ognuno perso nei propri pensieri. Ad un tratto, però, Gouenji si alzò di scatto, il volto pieno di determinazione.

-Dobbiamo dare il meglio di noi oggi-

Kazemaru lo guardò stupito. Mai aveva visto una determinazione simile nello sguardo del suo compagno. Ma lo capiva. Anche se Endou non era lì con loro, anche se non giocavano più nell’inazuma, questo non voleva dire che non fossero comunque dei forti giocatori.

-Facciamogli vedere di cosa siamo capaci!-

Gouenji gli sorrise, annuendo. Poi, un improvviso pensiero attraversò la mente di Kazemaru, facendolo rabbrividire.

-Sarà meglio anche che vinciamo Gouenji…

Il ragazzo lo guardò, uno sguardo perplesso sul volto.

-Se no chi la sente Nonomi?-

Gouenji lo guardò leggermente sorpreso, per poi scoppiare a ridere.

-Allora andiamo a vincere Kazemaru-

 

Dieci minuti e quella partita sarebbe iniziata. Kimiko non si era mai trovata a desiderare così tanto l’inizio di qualcosa. Prima quella partita sarebbe iniziata e prima sarebbe finita. Ed era già stanca. Kimiko era stanca, stanca di aspettare per una cosa, che diciamolo, non le interessava più di tanto. Era stanca di sopportare le battutacce di Nonomi, che non faceva altro che prenderla in giro. Era stanca delle occhiate furtive che le lanciava il fratello di Nonomi. Era già la terza volta che lo sorprendeva a fissarla, e appena il ragazzo incrociava lo sguardo della bionda, subito lo distoglieva, imbarazzato. E soprattutto, era stanca, stanca di sentire parlare Nonomi ed Endou di calcio. Quella giornata sarebbe stata incredibilmente lunga. Se poi ci si metteva il fatto che persino Yuuto doveva venire, la cosa la faceva inorridire. Tutto quello che voleva era non vedere il ragazzo ex capitano della Teikoku. E invece, con molta probabilità, si sarebbe dovuta sopportare novanta minuti, più quindici di intervallo, insieme a lui. Kimiko sospirò, ancora. Era ufficiale, da quel giorno detestava il sabato.

-Chissà come mai non è ancora arrivato-

-Chi Endou-san?-

Chiese Toramaru.

-Kidou, chi altro. Aveva detto che sarebbe venuto a vedere la partita, ma ancora non si è visto-

-Sinceramente, non credo che sentiremo la sua mancanza-

Disse tranquilla Nonomi.

-Oneechan! Ma che dici!-

Eppure, al commento di Nonomi, lo sguardo di Endou si era posato sulla ragazza bionda seduta di fianco a lui. Kimiko aveva fatto di tutto per risultare più impassibile possibile.

-Non ti scaldare tanto, otouto. Ma credimi, qui è meglio se non si fa vedere-

-Ma perché? Cosa ti ha mai fatto Kidou-san?-

-È una cosa un po’ complicata Torama…-

-Io vado a prendere qualcosa da bere. Voi volete niente?-

Chiese all’improvviso Kimiko. La ragazza, infatti, si era alzata di scatto, cogliendo tutti di sorpresa.

-Ma Kimi…-

Provò a dire Nonomi, improvvisamente molto preoccupata per la sua amica.

-Allora, non volete niente? Perfetto, ci vediamo dopo-

E detto questo, Kimiko si allontanò veloce dai ragazzi. Fece quasi di corsa la strada che l’avrebbe portata all’ingresso del loro settore. Appena ebbe varcato la porta, e sicura che nessuno dei ragazzi la potesse vedere, Kimiko si accostò al muro, respirando affannosamente. Senza nemmeno rendersene conto, si era ritrovata a lottare contro le lacrime. Presa dalla rabbia, batté un pugno contro il muro

-Non puoi ridurti così Kimiko! Datti un contegno!-

Urlò contro se stessa. Ma non c’era niente da fare. Senza nessun preavviso, le lacrime che tanto aveva lottato per trattenere, iniziarono a scendere dai suoi occhi, e la ragazza si ritrovò a singhiozzare contro il muro. Non sapeva da quanto tempo era lì che piangeva, ma ad un tratto, sentì una voce dietro di lei

-Hai bisogno di aiuto? Ti sei fatta male?-

Kimiko si voltò di scatto, colta di sorpresa, e si ritrovò a fissare due grandi occhi grigi ed una cascata di capelli blu, fermati da un paio di occhiali rossi sulla testa. Davanti a lei c’era una ragazza, un sorriso preoccupato sul suo volto. Kimiko si ritrovò a fare un cenno negativo con la testa

-No, grazie. Non è niente, davvero-

La ragazza continuò a fissarla, preoccupata.

-A me non sembrerebbe. Stavi piangendo proprio tanto. Vuoi che ti chiami qualcuno?-

Kimiko, ancora una volta, si ritrovò a rifiutare.

-No, non ti preoccupare, sul serio-

-Ma stai piangendo-

-Di rabbia-

La sconosciuta la fissò sorpresa. Poi, improvvisamente, il volto della ragazza si trasformò, e da sorpresa passò a curiosa

-Sono sicura che si tratta di un ragazzo. È così, vero?-

Kimiko la fissò meravigliata. Era riuscita a calmare i singhiozzi e a fermare le lacrime, in qualche modo, e alla fine si ritrovò ad annuire

-In un certo senso, direi di si-

-Lo sapevo! Me ne intendo di queste cose! Cos’è, hai litigato con il tuo fidanzato?-

-No, no, niente del genere. È solo che… niente, davvero. Non ti preoccupare-

-Oh, andiamo. Non mi puoi lasciare così senza dirmi niente-

Kimiko si ritrovò a ridere

-Ma non ti conosco nemmeno! Perché mai dovrei raccontarti i miei fatti privati, scusa?-

-Proprio perché non mi conosci. Puoi dirmi quello che ti pare, e io posso darti un consiglio sincero-

La bionda si ritrovò a fissare incuriosita quella strana ragazza. E, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò a parlare

-Non è facile da spiegare… Credevo di avere un buono amico una volta, ma mi sbagliavo. Quando avrebbe dovuto cercare di parlare con me con calma e capire, ha preferito credere a tutto quello che gli altri dicevano di me. E l’ho perso, così. Ora mi chiedo se sia mai stato veramente un mio amico. Io in quella amicizia ci credevo. E ora mi trovo nella terribile situazione di non sapere cosa fare. Ho conosciuto delle nuove persone e anche lui le conosce, e la cosa peggiore è che lui verrà a vedere questa partita e si siederà con noi. E io non so che cosa devo fare-

La ragazza rimase in silenzio dopo avere ascoltato lo sfogo della bionda

-In effetti è un bel problema…-

-Lo so-

-Perché non provi a parlare con il tuo amico e cercare di chiarire? Magari si sistema tutto-

-No, questo non è possibile-

-Perché? Non puoi dirlo finché non ci hai provato-

-Lui non mi ascolterà-

-Ma…-

-Fidati non lo farà-

La ragazza la guardò con uno sguardo triste.

-Mi dispiace allora-

-Non è colpa tua, non ti devi scusare-

-Invece si! Ti ho obbligato a dirmi tutto e non sono nemmeno riuscita a darti un consiglio!-

Kimiko si ritrovò a sorridere

-Non ti preoccupare. È una situazione senza soluzione, quindi…-

-Questo non lo puoi dire. Non esistono situazioni impossibili!-

-Come fai a dirlo?-

La ragazza le sorrise

-Perché io le ho affrontate situazioni che sembravano impossibili e invece una soluzione l’abbiamo sempre trovata. Se hai dei buoni amici ce la farai-

Kimiko la fissò stupita. Non sapeva cosa pensare di quella strana ragazza appena conosciuta. Sembrava terribilmente ingenua, eppure aveva una forte determinazione che traspariva dai suoi occhi. A Kimiko piacque subito.

-Vedrò allora di fare qualcosa-

-Questo è lo spirito giusto! Le battaglie vanno affrontate e combattute con questo spirito! Se lo fai, vedrai che vincerai!-

Kimiko si mise a ridere, seguita poco dopo dalla ragazza. Ad un tratto la ragazza allungò una mano verso Kimiko

-Già che ci siamo presentiamoci almeno. Io mi chiamo Haruna Otonashi, piacere di conoscerti-

Kimiko fissò quella mano tesa, poi con il sorriso sul volto si ritrovò a stringere quella mano

-Piacere mio. Io sono Kimiko Mizutani-

-Kimiko, bel nome!-

-Grazie!-

-Di certo credo che questo sia il modo più insolito in cui abbia conosciuto una persona-

Kimiko la fissò

-Lo stesso vale per me-

Le due ragazze si fissarono sorridendo. Ad un tratto, però, una voce proveniente dal fondo del corridoio le fece sobbalzare per la sorpresa

-Haruna! Allontanati subito da lei!-

Kimiko non aveva bisogno di girarsi per riconoscere quella voce.

-Ma onii-chan…-

-Cosa?-

Chiese allibita Kimiko, fissando prima Haruna e poi Yuuto

-Haruna, allontanati da lei. E tu Mizutani stalle alla larga-

Haruna fissò allibita il ragazzo appena arrivato, per poi spostare lo sguardo attonito verso Kimiko.

-Io…-

-Haruna, subito!-

Haruna fissò suo fratello. Poi, lentamente, si allontanò di qualche passo da Kimiko, rimanendo però anche lontana da suo fratello.

-Che cosa pensavi di fare, Mizutani?-

Kimiko fissò quello che una volta aveva considerato suo amico.

-Tanto non ci crederesti mai anche se te lo dicessi. Non sapevo che fosse tua sorella-

-Non credo nemmeno…-

-Non sapevo nemmeno che tu avessi una sorella-

Kidou fissò la bionda immobile. Ma qualcosa in Kimiko era scattato in quel momento. Senza nemmeno rendersene conto nemmeno lei, si ritrovò a parlare

-Non sapevo nemmeno che tu avessi una sorella. E ti ho considerato il mio migliore amico! Ma come ho potuto essere così stupida. Tu, tu non sai niente di me Yuuto, come io non so niente di te. È questa la verità. Siamo stati due estranei che si sono frequentati per un anno e un po’ perché eravamo accumunati da una sola cosa in comune: il fatto che eravamo usati da Kageyama, tu in un modo, io in un altro. Per forza che non hai cercato di capirmi quella volta… tu non mi conosci. E non conoscendomi, ti sei fidato solo di quello che tutti gli altri vedevano di me. Se tu sapessi veramente come sono, come la penso, avresti saputo la verità. Credimi, non stavamo facendo niente. Solo due ragazze che scambiano quattro chiacchiere. Fuori di qui ci sono Endou e gli altri, vi stanno aspettando per vedere la partita-

Senza nemmeno dare il tempo a Kidou di rispondere, Kimiko si voltò verso Haruna, un sorriso tirato sul volto.

-Ti dispiacerebbe dire a Nonomi che non mi sento bene e che vado a casa?-

Haruna la fissò, poi lentamente annuì.

-Grazie-

Detto questo, senza nemmeno degnare di uno sguardo Kidou, che era rimasto impalato e pietrificato sul posto, Kimiko si mise a correre, sparendo nel buoi del corridoio dello stadio. Mentre la ragazza correva, delle calde lacrime salate le scendevano dagli occhi.

Rimasti fermi senza sapere cosa fare, Haruna si voltò verso suo fratello, frastornata.

-Si può sapere cosa è successo? Che hai fatto a quella povera ragazza?-

Kidou guardò sua sorella, e per la prima volta da molto tempo, non sapeva cosa dire. Vedere Kimiko così, rassegnata e ferita, lo aveva colpito. Che le sue certezze sulla ragazza fossero veramente sbagliate? Senza rispondere a sua sorella, si avviò lentamente verso l’uscita del corridoio. E mentre usciva alla luce del sole, le parole della Mizutani non facevano che rimbalzargli nella testa. “Tu, tu non sai niente di me Yuuto, come io non so niente di te”.

 

 

In campo, le squadre erano schierate. Sugli spalti, tutti erano in attesa di un suono ben preciso: il fischio di inizio dell’arbitro. Il nervosismo in campo dei giocatori pervadeva anche gli spettatori in attesa. In campo, anche Gouenji era nervoso. Non toccava a lui dare il calcio di inizio, quel compito spettava a due sempai più anziani della squadra. Lui era subito dietro, pronto a ricevere un retro passaggio. Mentre aspettava con ansia l’inizio della partita, il ragazzo fissava lo stadio. Non riusciva a distinguere le persone, ma sapeva che da qualche parte le persone a cui voleva bene erano lì. Di sicuro Yuuka c’era, pronta a fare il tifo. Forse sarebbe venuto anche suo padre allo stadio. Non glielo aveva chiesto, ma sapeva che sua sorella l’aveva in qualche modo convinto. Yuuka aveva iniziato a parlare della partita da ben due settimane, e ogni sera non faceva che chiedere a suo padre se il sabato sarebbe stato libero. Sapeva che in un qualche modo era riuscita a convincerlo. Quel giorno la sua famiglia era lì, pronta a tifare per lui. Poi c’era anche Endou sugli spalti. Il suo ex capitano gli aveva detto che non sarebbe mancato per nulla al mondo.

-Voglio vedere che progressi hai fatto Gouenji. E vedere come giocano quelli del liceo! Verrò a fare il tifo per voi!-

Con Endou di sicuro c’era anche Kidou. Anche il ragazzo aveva espresso il desiderio di vedere giocare una partita del campionato liceale, quindi anche lui doveva già essere seduto sugli spalti con Endou. E poi, ovviamente, c’era lei. Sapeva che Nonomi l’aveva di sicuro obbligata a venire allo stadio. Non le avrebbe mai permesso di mancare alla prima partita. Quindi, quel giorno c’erano un sacco di persone che lo avrebbero visto giocare, e non voleva deludere nessuno di loro. Era talmente preso dai suoi pensieri, che quasi non si accorse del suono d’inizio della partita. Ma ormai il momento era arrivato. Gouenji stava per debuttare nel campionato liceale. Appena l’arbitro suonò il fischietto, i suoi compagni diedero il via alla partita. Un leggero tocco, e poi, subito un passaggio per Gouenji. La partita era iniziata. Era il momento di andare all’attacco e di non pensare ad altro.

 

 

La partita era iniziata da una ventina di minuti e ancora tutto rimaneva sullo zero a zero. Nello stadio, le tifoserie delle due squadre erano molto attive e si facevano sentire. C’era stata, ad un certo punto, una buona occasione per il Kadema, ma il portiere avversario era riuscito a fermare il tiro. Le due squadre erano abbastanza equilibrate, eppure la partita non risultava monotona. Ogni palla presa era trasformata in una tentativo di attacco, e gli spettatori erano rapiti da questo gioco di attacco e difesa, difesa e attacco. Eppure, mentre tutto lo stadio era pervaso da un grande entusiasmo, sugli spalti, cinque ragazzi sedevano in silenzio e a disagio. Endou riusciva a mala pena a concentrarsi sulla partita. Senza nemmeno rendersene conto si era ritrovato seduto con al fianco da un lato Nonomi, e dall’altro Kidou. I due ragazzi non si erano detti una parola, ma le intenzioni della rossa erano fin troppo chiare. Quando poi Haruna era arrivata e aveva riferito a Nonomi il messaggio di Kimiko, praticamente era esplosa, e si sarebbe scagliata contro Kidou, se suo fratello ed Endou non si fossero messi in mezzo ai due.

-Cosa hai detto a Kimiko per farla scappare via così?-

Ma Kidou non le aveva nemmeno risposto, si era semplicemente seduto, ed era rimasto in silenzio. Nonomi alla fine si era seduta anche lei, nervosa. Era stata indecisa se seguire la sua amica o meno, ma il fischio d’inizio della partita l’aveva inchiodata alla sedia. E ormai, la bionda doveva già essere verso la strada di casa. Tutti erano in silenzio. Nonomi fissava con uno sguardo di fuoco Kidou. Haruna guardava anche lei, senza sapere cosa dire, suo fratello. Toramaru spostava lo sguardo da sua sorella ad Endou, chiedendogli silenziosamente aiuto per quella situazione ed Endou, non sapeva cosa fare. Alla fine, dopo essersi passato la mano tra i capelli per cinque minuti buoni e dopo avere pensato intensamente a tutte le possibili soluzioni, Endou esplose

-Insomma, questa situazione deve finire! Io ero solo venuto a vedere una partita, niente di più. Non volevo ritrovarmi in una situazione simile. Dobbiamo risolverla-

Nonomi, si ritrovò ad annuire alle parole di Endou

-Ben detto. Quindi, Kidou, tu devi delle scuse a Kimiko-

Kidou, come se si fosse appena risvegliato da un sogno, si voltò verso Nonomi stupito.

-Cosa?-

E fu a quel punto che Nonomi esplose.

-Di chi credi che sia la colpa per cui Kimiko non è qui, a vedere giocare la squadra del suo liceo, a tifare la squadra del suo liceo? Perché credi che ora non sia qui con me ad urlare ed incitare quei due folli giocatori che sono in classe con noi? Lo sai quanto ci ho messo a convincerla a venire oggi? Lo sforzo assurdo che ha fatto lei per venire? E poi basta che arrivi tu, anzi che vieni semplicemente nominato, e improvvisamente la fai tornare la ragazza impaurita e chiusa in se stessa che ha paura di aprirsi con una persona perché qualcuno, che lei riteneva il suo migliore amico, l’ha già ferita!-

-Io non so di cosa tu…-

-Di cosa io stia parlando? Perché la cosa non mi sorprende! Dio, gli uomini, quanto sono stupidi-

Detto questo, senza aggiungere niente altro, Nonomi prese la sua borsa e si avviò verso il corridoio, lasciando indietro tutti e quattro i ragazzi, a bocca aperta. Quando fu sparita, Endou si voltò verso il suo amico.

-Sai, forse Nonomi sarà un po’ esagerata, ma su una cosa ha ragione. La Mizutani non è come tu l’hai descritta. Non si merita un trattamento del genere. Le devi veramente delle scuse-

Kidou lo fissò, poi tornò a guardare il campo. Non sapeva bene per quale motivo, ma dentro di se Kidou provava una cosa che non provava da tanto tempo. Si stava vergognando di se stesso. Possibile che in tutta quella storia, il cattivo fosse veramente lui?

 

 

Kimiko stava guardando la partita. Non sapeva nemmeno lei come, ne sapeva bene perché era seduta lì con lui. Quando era corsa via da Kidou e da sua sorella, non si era nemmeno resa conto di dove fosse diretta, fino a quando non era andata a sbattere contro qualcuno. Così si era ritrovata per terra, e in quel momento, le sue lacrime avevano iniziato a scorrere ancora di più, e i singhiozzi che aveva cercato di trattenere, vennero fuori inesorabili. Non aveva nemmeno alzato lo sguardo per vedere contro chi era andata a sbattere, ma quando si era vista mettere davanti agli occhi un fazzoletto bianco si era voltata verso lo sconosciuto, e lo aveva riconosciuto.

-Stai bene? Ti sei fatta male per caso?-

Sentirsi chiedere le stesse cose nel giro di pochi minuti fece scattare qualcosa dentro dentro la ragazza che scoppiò a ridere, in modo isterico, provocando uno sguardo preoccupato nel ragazzo.

-Sicura di stare bene?-

Le chiese scettico la persona contro cui era andata a scontrarsi. Kimiko scosse la testa

-No, non sto affatto bene. Tu sei Tobitaka, vero?-

Il ragazzo, sorpreso, la fissò. Poi, riconobbe la ragazza

-Tu sei la compagna di classe di Gouenji, giusto?-

Kimiko annuì.

-Si, sono io. Kimiko Mizutani-

Tobitaka allungò una mano alla ragazza e lei si ritrovò a prenderla. In pochi secondi fu in piedi, davanti al ragazzo, intenta ad asciugarsi gli occhi con il fazzoletto che lui le aveva dato

-Scusa per esserti venuta addosso. Non ti ho visto-

Il ragazzo scosse la testa

-Non ti preoccupare. Piangevi tanto che mi stupisce tu sia arrivata fino a qui senza farti male-

-Forse era destino che mi scontrassi con te-

Disse Kimiko. Il ragazzo la fissò sorpreso, poi arrossì

-Non sei allora molto fortunata. Io non sono bravo a consolare delle ragazze-

Kimiko si ritrovò a sorridere alle parole del ragazzo.

-Forse non sarai bravo con le ragazze, ma con me ha funzionato. Almeno ora non piango più-

Tobitaka la fissò a bocca aperta, e intanto arrossiva sempre di più. Vedere il ragazzo assumere tutti i toni del rosso non fece altro che fare scoppiare a ridere la ragazza

-Scusa, non ti volevo imbarazzare-

-Non sono imbarazzato-

-Quindi vuoi dirmi che sei normalmente di quel colore rosso?-

A quella frase, anche Tobitaka scoppiò a ridere, e i due ragazzi si ritrovarono a ridere in quell’anonimo corridoio dello stadio

-Non vuoi vedere la partita?-

Le chiese ad un tratto il ragazzo. Kimiko ci pensò un attimo, indecisa

-Veramente si, ma non posso tornare dagli altri-

Il ragazzo la fissò, ma non commentò quella frase. Invece, se ne uscì con la cosa più assurda che Kimiko si potesse aspettare

-Allora che ne dici se cerchiamo due posti da qualche parte?-

Kimiko guardò quel ragazzo con quella strana capigliatura e si ritrovò indecisa. Da un lato non vedeva l’ora di tornare a casa sua, al sicuro nella sua camera, lontana da tutti quei folli ragazzi fissati con il calcio ma dall’altro… dall’altro non vedeva l’ora di vedere giocare quella partita. Soprattutto, non vedeva l’ora di vedere giocare Gouenji. Così si ritrovò ad annuire e a seguire quel ragazzo che conosceva appena, che aveva visto una volta sola. E mentre camminava al fianco di Tobitaka, Kimiko si rese conto di una cosa. In appena due mesi era cambiata tantissimo. Mai avrebbe seguito uno sconosciuto, in un buoi corridoio di uno stadio di calcio. Mai avrebbe seguito un ragazzo conosciuto appena qualche giorno prima per andare a vedere una partita di calcio. Ed ora eccola lì, seduta ad uno stadio pieno di persone, a vedere giocare una partita di calcio. La partita di calcio della sua squadra, del suo liceo. E si ritrovava a fare il tifo. Ogni tanto si voltava verso il ragazzo seduto al suo fianco per chiedere spiegazioni

-Perché non attaccano ma si passano la palla così? La stanno facendo girare in torno-

-Stanno cercando un’apertura nella difesa avversaria. Non si può sempre attaccare-

-Perché a quel giocatore non ha fischiato il fallo e a quello di prima si?-

-Era diversa l’entrata in scivolata. Prima era fallo, ora no-

-E ora perché cavolo ha fischiato l’arbitro e si sono fermati?-

-Erano in fuorigioco-

-Fuoriche?-

A quel punto Tobitaka si era voltato verso la ragazza, esasperato

-Ma tu un minimo di regole del calcio, le conosci?-

Kimiko lo aveva guardato torva.

-Ti pare che io possa conoscere le regole di un gioco come il calcio?-

-E allora perché sei venuta a vedere la partita?-

-Perché Nonomi mi ha costretta e…-

Kimiko si fermò di colpo, impallidendo all’improvviso. Il ragazzo, vedendo il brusco cambiamento della ragazza, la fissò preoccupato.

-Ehi, Mizutani, stai bene?-

-Nonomi…-

-Nonomi?-

Richiese il ragazzo. Kimiko annuì, iniziando a tremare

-Nonomi! Mi sono dimenticata di lei! Ora mi uccide!-

La ragazza si mise a cercare qualcosa dentro la sua borsa, in modo frenetica.

-Perché mai ti dovrebbe uccidere?-

-Pensa che sia andata a casa…-

-E allora?-

Ma la ragazza non gli rispose. Afferrò svelta il suo telefono, e si mise subito a comporre un numero. Poi, tremante, accostò il telefono all’orecchio e aspettò. Dopo pochi squilli, dall’altra parte si sentì il suono di una voce.

-Kimiko! Dove sei?-

-Allo stadio…-

Disse lentamente la bionda. Dall’altro lato della cornetta il telefono rimase in silenzio per alcuni secondi, prima che la voce della rossa esplodesse

-COSA??? SEI ALLO STADIO??? NON SEI ANDATA A CASA??? E IO CHE MI PREOCCUPAVO PER TE! DIMMI SUBITO DOVE SEI!!!-

Kimiko, spiegò brevemente all’amica dove si trovasse e in meno di due secondi, la vide arrivare. Sul volto di Nonomi passarono molte emozioni, ma alla fine, a prevalere, fu il sollievo. Buttò le braccia addosso alla ragazza, contenta

-Ero così in pensiero. Quando Haruna mi ha riferito il tuo messaggio… avrei voluto strangolare quel Kidou con quei suoi dannati occhialini! O farglieli mangiare. Anzi no, prima glieli facevo mangiare, poi li usavo per strangolarlo! Quanto sono contenta di vederti ancora qui! Ma a proposito, che ci fai qui?-

Kimiko lasciò sfogare la rossa, senza dire niente. Tuttavia rispose all’abbraccio dell’amica. Quando Nonomi si fu calmata e si fu staccata dalla bionda, fu il momento delle spiegazioni.

-Me ne stavo per andare a casa ma poi… ho incontrato lui, e per qualche strano motivo, mi sono ritrovata a seguirlo a vedere la partita. Ed eccomi qui-

Nonomi la fissò, poi disse, semplicemente

-Lui?-

Kimiko annuì, poi indicò il ragazzo di fianco a lei. Tobitaka stava tranquillamente guardando la partita, non prestando particolare attenzione a quello che le due ragazze si stavano dicendo. Si voltò giusto il tempo per salutare Nonomi, e poi tornò a fissare il campo. Nonomi, invece, fissò il ragazzo con un enorme sorriso sul volto. Poi, come era solita fare lei, buttò le braccia attorno al ragazzo, e gli stampò anche un bel bacio sulla guancia.

-Seiya! Sei un grande! Ti devo un enorme favore, lo sai? Una volta passa al ristorante con i tuoi amici che ti offro la cena!-

Tobitaka, sconvolto, fissò la rossa che ancora aveva le braccia intorno al suo collo, ed arrossì ancora di più di quanto non avesse fatto con Nonomi. Lentamente si portò una mano sulla guancia dove la rossa lo aveva baciato e si ritrovò a farfugliare qualcosa.

-Favore? Cosa? Mi hai baciato? Ristorante? Ma che… Tu mi hai baciato?-

Nonomi scoppiò a ridere, mentre lasciava andare il ragazzo. Stava per dire qualcosa quando, ad un tratto, un boato proveniente dallo stadio fece voltare verso il campo i tre ragazzi. E in quel momento videro il Kadema attaccare. E non era un ragazzo qualsiasi a farlo.

-Quello è Gouenji!-

Disse Kimiko. Tobitaka annuì

-Si, e non è solo. Anche Kazemaru sta salendo. Cosa stanno…-

Ma Tobitaka non finì la frase. Infatti, come tutti i presenti allo stadio, si trovarono a fissare meravigliati quello che stava succedendo in campo. E Kimiko, per la prima volta nella sua vita, si ritrovò stupita a vedere quel ragazzo, quel ragazzo sempre così posato e tranquillo, quel ragazzo che per qualche strano motivo continuava ad entrare nella sua vita, giocare in quel modo. Kimiko era stata rapita. Rapita dalla velocità di corsa di Gouenji, dal suo smarcare gli avversari, dal suo procedere sicuro. E mentre lo fissava, Kimiko si ritrovò a pensare, che era veramente bello vederlo giocare così.

 

In campo Gouenji aveva avuto pochi secondi per decidere. Aveva visto un varco, ed era in possesso palla. Era la sua occasione, e non l’avrebbe sprecata. Si era voltato solo un secondo, e aveva incrociato lo sguardo di Kazemaru. Era bastato uno sguardo, un attimo, e il suo compagno di squadra aveva capito. E insieme, erano partiti. Con una calma che non pensava di avere, Gouenji si lanciò all’attacco, dribblando gli avversari con relativa facilità. Quando aveva visto tre difensori venirgli incontro non aveva avuto bisogno di controllare, aveva passato la palla indietro, sapendo che Kazemaru era lì. E infatti, il passaggio era stato perfetto, e Kazemaru aveva preso il passaggio, continuando l’attacco iniziato dal suo compagno. Così avevano continuato l’azione, ed erano arrivati, in quello che sembrava un lampo, nell’area della porta avversaria. E una volta lì, non c’erano stati dubbi su cosa fare. Gouenji e Kazemaru avevano colpito il pallone contemporaneamente, facendogli prendere un effetto ben preciso, lanciandolo in aria. Contemporaneamente, poi, sai Gouenji che Kazemaru saltarono e colpirono il pallone, Gouenji facendo una rovesciata, mentre Kazemaru colpì il pallone con il collo del piede. Nell’esatto momento in cui i due ragazzi colpirono il pallone, in un sincronismo perfetto, si sprigionarono due ali di fuoco ai lati del pallone. In molti si ricordavano quel tiro, ma era da tanto che i due ragazzi non lo effettuavano.

-Ali di Fuoco!-

Il portiere della squadra avversaria non ebbe nemmeno il tempo di reagire. Il colpo sprigionò una forza impressionante, e il tiro finì presto dentro la rete avversaria. Gouenji e Kazemaru rimasero a fissare il pallone fermo dentro la porta per qualche secondo, prima di realizzare bene cosa fosse successo. Poi, addosso ai due ragazzi, arrivarono i loro compagni, pronti ad esultare. Kazemaru si voltò verso il suo compagno, allibito

-Abbiamo segnato?-

-Abbiamo segnato-

Prima partita del campionato giocata come titolari e primo gol della stagione. Kazemaru fissò il suo compagno e sorrise.

-Questi sono i giocatori della Raimon-

Disse un loro compagno di squadra. Ma Gouenji lo corresse

-No, questi sono due giocatori del Kadema!-

E Kazemaru si ritrovò ad annuire, mentre i loro compagni di squadra esultavano ancora di più. Si, erano stati giocatori della Raimon, ma ora erano del Kadema, e avrebbero fatto di tutto per portare la squadra alla vittoria. Perché loro erano professionisti.

 

Sugli spalti era esploso il caos. Nonomi era letteralmente saltata su dalla sedia, esultando come una matta. Si era poi buttata addosso a Kimiko.

-Abbiamo segnato!!!-

Gli urlò nelle orecchie. Poi, si buttò addosso a Tobitaka, esultando. Kimiko era rimasta allibita. Mai aveva immaginato che i due ragazzi potessero fare un tiro simile. Aveva veramente visto delle ali di fuoco sprigionarsi dal pallone. Era stato emozionante. La ragazza si portò una mano sul cuore, sentendolo battere all’impazzata. Quella era stata una delle cose più belle che avesse mai visto. Era rimasta abbagliata, ed elettrizzata, e meravigliata.

-Kimiko, ci sei?-

Le chiese Nonomi, sorridendole.

-Sono stati fantastici-

Disse la bionda, sorridendo. Nonomi le sorrise, annuendo.

-Si, fantastici. Mio fratello mi aveva parlato di quel tiro, conosce tutti i tiri di Gouenji da brava fangilr quale è, ma non l’aveva mai visto in azione-

-In effetti nemmeno io l’avevo mai visto fare-

Disse Tobitaka.

-Era un tiro fantastico-

Ribadì Kimiko. I due ragazzi la guardarono stupiti, prima di scoppiare a ridere. La ragazza, sentendosi presa in giro, si voltò verso di loro, indispettita

-Cosa c’è ora?-

-Scusa, non volevo ridere di te. È solo che…-

E Nonomi non finì la frase, lasciandola in sospeso.

-Cosa?-

Chiese la bionda

-Niente, è che sembri una persona che si è appena innamorata del calcio-

-Cosa?-

Ripetè la bionda, questa volta sconvolta. Nonomi riscoppiò a ridere

-Sul serio Kimi, sembri mio fratello in questo momento. Stesso sguardo trasognato-

-Non dire sciocchezze-

-Non sono sciocchezze. Mizutani, tu ti sei innamorata del calcio. E a farti innamorare è stato il bel calciatore dallo sguardo di ghiaccio. Non vedo l’ora di dirglielo-

-Io non sono innamorata di niente e di nessuno, chiaro?-

Ma Kimiko sapeva che non c’era niente da fare. Nonomi ora non si sarebbe mai fermata. Kimiko odiava il calcio… o forse no.

 

 

Qualche gradinate in basso, Endou stava esultando.

-Hanno eseguito le ali di fuoco in modo perfetto. È addirittura più forte di quando non lo facevano qualche tempo fa. Non so se sarei stato in grado di pararlo-

-Il loro tiro era più forte perché sono migliorati negli ultimi anni-

Disse analitico Kidou.

-Non vedo l’ora di affrontarli! Sarà una partita fantastica, non vedo l’ora di giocarla-

-In effetti anche io non vedo l’ora di affrontarli. Sarà interessante-

-Oh accidenti! Anche io voglio giocare contro di voi!-

Disse avvilito Toramaru. Endou gli mise in una mano sulla spalla

-Non ti preoccupare, Toramaru. Anche tu prima o poi arriverai al liceo, e allora, ci sfideremo-

-Non vedo l’ora!-

L’unica che non aveva detto niente e che non aveva partecipato alla gioia del gol era Haruna. La ragazza non aveva fatto altro che osservare suo fratello, in silenzio.

-Perché?-

Chiese ad un tratto. I tre ragazzi si voltarono verso di lei.

-Perché cosa?-

Chiese Endou. Ma Haruna guardava suo fratello.

-È una lunga storia-

-La voglio sapere-

-Non ti riguarda-

Haruna guardò sconvolta suo fratello.

-Mi riguarda, invece. Perché non posso credere che mio fratello giudichi qualcuno solo in base a quello che le persone dicono di lui. Mio fratello non è una persona che non fa spiegare un amico. Perché mio fratello non è il freddo capitano della Teikoku, non è il freddo e calcolatore allievo di Kageyama. Tu non sei così, vero?-

 

 

 

***************************************************** 

Ciao a tutti!

Lo so, sono imperdonabile! Sto aggiornando la storia con immenso ritardo, ma ho una valida motivazione: l’università. Il mese scorso sono stata presa dagli esami e anche dall’inizio della tesi (la fine del tunnel è vicina) e non ho proprio avuto tempo per scrivere il capitolo, e non volevo nemmeno tirarlo via solo per dire “ho aggiornato”.  Spero mi potrete perdonare per il ritardo, e spero che questo capitolo vi sia piaciuto. So che c’è poco calcio, ma ci ho provato e… per ora questo è il meglio che sono riuscita a fare. Ve lo dico subito, il tiro ali di fuoco per me è uno dei più belli di tutta la serie. Poi, se ancora non si fosse capito, adoro sia Gouenji che Kazemaru quindi…

Inoltre ho cercato di far entrare in gioco anche altri personaggi. Ora c’è, come new entry, Haruna, ma fra poco anche le altre ragazze entreranno. E anche Tobitaka inizia ad essere un po’ più presente nella storia. Non so perché, ma il fatto che aiuti i suoi amici facendogli da mangiare è una cosa che trovo adorabile… poi un ragazzo che sa cucinare, non va mollato! Ok, lo so, dovrei essere portata via d’urgenza per la mia pazzia, ma vi prego di sopportarmi ancora un po’ XD

Infine, spero che i fan di Toramaru non mi odino, ma ammettetelo anche voi: è un po’ una fangirl di Gouenji! Almeno, io lo vedo così, quindi perdonatemi, vi prego!

Ringrazio tutti quelli che come sempre hanno letto il capitolo, tutti quelli che continuano a seguire questa storia, vi adoro, e tutti quelli che l’hanno messa tra le preferite o le ricordare o le seguite. Mi date tanta forza nel continuare, quindi grazie.

Se volete, lasciate un commento per farmi sapere cosa ne pensate. Un bacio a tutti quanti e alla prossima, che spero sia a breve! Con affetto, la vostra

Juls

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: Juls18