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Autore: MadeWithLove    10/10/2014    1 recensioni
"Il mio nome è Eleonor e sono una Divergente. Quando ho scelto di essere un'Intrepida non pensavo che mi sarei trovata in mezzo ad una rivoluzione. Adesso però non posso tornare indietro. Adesso devo combattere."
Genere: Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tris, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Dopo aver letto Divergent mi è venuta in mente questa storia: inizia l'anno dopo che Tris è diventata Intrepida, e la rivoluzione non è ancora iniziata. La protagonista della storia è Eleonor, un personaggio inventato, sorella di Christina. 
Ho già scritto altre cose, ma è la prima volta che scrivo una fan fiction. Quindi siate buoni :) in ogni caso spero vi piaccia! 

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Il mio nome è Eleonor. Sono una Candida e vivo nel quartiere dei candidi con i miei genitori e mio fratello Peeta. Ho anche una sorella, Christina, ma lei l’anno scorso, alla Cerimonia della Scelta, ha scelto la fazione degli Intrepidi. Non la vediamo più molto, anzi mai.
Peeta invece è rimasto qua, con noi. Lui poteva scegliere e ha scelto di rimanere. A lui sta bene essere sempre sincero, dire sempre la verità, dire sempre quello che gli passa per la testa, non avere segreti. Anche io dovrei essere così. Non dovrei mentire, dovrei dire tutto quello che penso, non dovrei avere segreti. Non è così. Io non ci riesco, non sono come loro. Capisco la scelta di Christina. Ora tutti sono arrabbiati con lei perché se n’è andata, ma io no. La ammiro. È stata coraggiosa.

Tutti sembrano felici della divisione della città in 5 fazioni: Candidi, che rifiutano la menzogna e credono nella sincerità, Abneganti, che rifiutano l’egoismo e credono nell’altruismo, Eruditi, che rifiutano l’ignoranza e credono nel sapere, Pacifici, che rifiutano la cattiveria e credono nella fratellanza e infine gli Intrepidi, che rifiutano la codardia e credono nel coraggio. Io odio questa divisione. Perché devo scegliere? Perché devo essere solo una di queste cose? Io voglio essere sincera, altruista, intelligente, buona e coraggiosa. Non voglio essere solo una di queste cose.
Ma se non scelgo divento automaticamente un’esclusa, fuori dalla società, senza una fazione. Questo è peggio che essere solo una cosa.

“Eleonor” mi chiama Peeta “a cosa pensi? Sei incantata sul piatto da un bel po’.”
“A niente” mento.
Peeta mi guarda storto. Noi candidi siamo allenati a riconoscere le bugie e proprio per questo, dopo 16 anni, sono diventata bravissima a nasconderle.
“Eleonor, sei preoccupata per il test di domani?” mi chiede mio padre.
Annuisco.
“Tesoro, non ce n’è bisogno. Il test dà solo un indicazione su quale potrebbe essere la fazione migliore per te, ma tu sei libera di scegliere. Se anche ti dicesse che sei Abnegante, per esempio, nulla ti vieta di scegliere i candidi per restare con noi.”
Gli sorrido. Non hanno capito. Pensano che io abbia paura di andarmene. Io ho paura di rimanere. Ho paura che il test mi dica che sono Candida al 100% e che se scegliessi qualunque altra fazione non supererei l’iniziazione, diventando un’esclusa.
“Grazie papà” dico con un sorriso “Se non vi dispiace vorrei andare a dormire.”
Loro annuiscono e sorridono.
Mi alzo da tavola, prendo il mio piatto e lo metto nel lavandino. Senza guardare la mia famiglia salgo le scale. Quando sono a metà sento i miei genitori parlare.
“Certo che per essere una Candida è silenziosa”.
“Mamma, non l’hai ancora capito? Non è una Candida” dice Peeta.

Non sto ad ascoltarli ed entro in camera chiudendomi la porta alle spalle. Non pensavo che Peeta avesse capito tutto. Credevo di mascherare bene le mie bugie, invece ogni volta se ne accorge e non dice nulla. Forse nemmeno lui è così candido come dice.
Mi tolgo i vestiti e li lascio cadere a terra. Mi butto sotto le coperte e chiudo gli occhi, sperando di addormentarmi subito. Ma non ci riesco. Sono nervosa ed agitata. Ho paura. Sento gli occhi riempirsi di lacrime e queste rigarmi il viso. Non so nemmeno io perché piango. Mi sento in colpa per odiare tanto i miei genitori e il loro modo di vivere. Loro sono sempre stati troppo sinceri con me: mi hanno sempre fatto notare ogni più piccolo difetto, ogni sbaglio, senza problemi. Così sono cresciuta vedendomi brutta, con il naso a patata e gli occhi troppo grandi, i capelli indomabili e la faccia rotonda, bassa, cicciottella e con le mani piccole. Odio sentirmi così. E quando sono con loro mi ricordano che è così che gli altri mi vedono. Mi sento di tradirli, ma questa non sono io. Se scegliessi i candidi passerei la vita mentendo e questo andrebbe contro l’ideale della fazione.

Ormai ho il cuscino bagnato, quando sento la porta della mia camera aprirsi. Resto immobile in silenzio e fingo di dormire, ma le lacrime continuano a rigarmi il viso e a bagnarmi il cuscino.
“Eleonor, non fingere, so che sei sveglia” sussurra Peeta.
Allora apro gli occhi, mi asciugo le lacrime con la mano e mi metto a sedere, appoggiando la schiena al muro. Peeta si siede affianco a me e mi stringe, senza dire nulla. Le lacrime ricominciano a scendere più copiose e io mi stringo a mio fratello, bagnandogli la maglietta. Peeta è la mia roccia, il mio migliore amico. Lo odio per aver scelto i Candidi. Se avesse scelto un’altra fazione non avrei avuto problemi: sarei andata dov’era lui. Invece so che lo abbandonerò. Non ho ancora fatto il test, ma qualunque sia il mio risultato so che non diventerò Candida.
“Perché piangi?” mi chiede, quando inizio a calmarmi.
La stanza è buia e riesco a vedere il suo volto solo in penombra. Noi candidi evitiamo sempre di parlare con le persone senza vederle in faccia: non riusciamo a capire dove sta la menzogna se non guardiamo l’altro negli occhi.
“Ho paura del test” rispondo in un sussurro.
“Hai paura di essere una Candida vero?”
Annuisco.
“Tu non sei una Candida, Eleonor. Non lo sei mai stata e mai lo sarai. Il risultato del tuo test non sarà questo.”
“E allora cosa sono? Io so di non essere una candida, ma non so cosa voglia dire essere un’abnegante o una pacifica. Non voglio essere un’esclusa.”
“Non diventerai un’esclusa. Passerai l’iniziazione della tua fazione.”
“Così non ti vedrò più.”
“Ti verrò a trovare ogni volta che mi sarà possibile, te lo prometto.”
“Peeta” mi interrompo un attimo per asciugare le ultime lacrime “posso chiederti una cosa?”
“So cosa vuoi sapere” mi dice ridendo.
“Allora dimmelo.”
“Il risultato del mio test non è stato Candido.”
“Allora perché hai scelto questa fazione?”
“Per mamma e papà. E per te e Christina. E perché a me piace sapere che le persone mi dicono in faccia ciò che pensano. Io credo davvero nell’ideale di questa fazione.”
Lo ammiro. Anche io vorrei credere così in un’ideale. Magari la mia nuova fazione mi dirà l’ideale giusto in cui credere.
“Io odio quando mamma e papà mi dicono che sono brutta. Odio che mi dicano quello che pensano su di me in quel modo.”
“Tu non sei brutta” mi rassicura.
“Ma loro mi fan sentire brutta e fuori posto, con le loro manie di dire sempre quello che gli passa per la testa. Sono 16 anni che mi fan sentire così.”
Peeta mi prende la mano e mi fa alzare da letto. Accende la luce e mi mette davanti allo specchio.
“Guardati” mi dice “sei bellissima. Non sei tanto alta, ma sei proporzionata. Sei magra, ma con le curve sui fianchi e sul petto. Hai un visto tondo perfetto, la bocca piccola, ma carnosa e il naso rotondo, ma non grosso. I tuoi capelli sono un po’ indomabili, è vero, ma hanno un colore spettacolare: castano, con riflessi che vanno dal rosso all’oro. Non ho mai visto nessuno con i capelli del tuo stesso colore. E poi i tuoi occhi sono il tuo punto forte: grandi, rotondi, color del miele. Sembrano quasi d’orati, è come se brillassero. E poi sei un ragazza forte, indipendente e molto intelligente. Perché pensi di essere brutta?”
Guardo il mio riflesso nello specchio. Prima mi guardavo attraverso i commenti dei miei genitori, che mi dipingevano come una piuttosto bruttina ed insignificante. Adesso, per la prima volta, mi guardo attraverso i miei occhi e riesco a vedermi davvero.
Scendono di nuovo alcune lacrime, ma contemporaneamente un sorriso mi si allarga sul volto.
Abbraccio Peeta.
“Grazie” gli sussurro “ma adesso, dopo quello che mi hai detto, sarà ancora più difficile lasciarti.”
“Vivi per te stessa, non per me.”
“Ti voglio bene.”
“Anch’io te ne voglio, tanto. Ma adesso dormi, che hai bisogno di riposare.”
Annuisco. Lui mi asciuga le lacrime e mi da un bacio in fronte.
Mentre mi infilo nuovamente sotto le coperte, lui va dalla porta e spegne la luce.
“Peeta” lo fermo “devo chiederti ancora una cosa.”
“Il risultato del mio test era stato Intrepido. Ma credo che ci voglia più coraggio a dire sempre la verità che a saltare da un treno. Buona notte, Eleonor” dice e poi chiude la porta, lasciandomi sola.

Ha ragione: bisogna essere coraggiosi per essere come lui. Ma pensandoci bene lui sarebbe stato perfetto tra gli Intrepidi: è alto e grosso, molto forte e veloce.
I pensieri continuano ad affollarsi nella mia mente, ma dopo un po’ il sonno ha la meglio e mi addormento.
  
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