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Autore: A_Typing_Heart    10/10/2014    3 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Hibari alzò gli occhi su Mukuro, anche se lui non lo stava guardando. Quando era solo un ragazzino si vantava di essere vissuto in tutti i sei mondi, le sei vie della reincarnazione, ed essere ritornato in questo mondo, quello umano, con un potere che gli altri non avevano. Ovviamente Hibari non ci aveva mai creduto, così come nessun altro del loro gruppo. Erano tutti convinti che lo facesse per attirare l'attenzione, per conferirsi da solo un alone di mistero che doveva reputare affascinante; tutti tranne Tsuna, che era convinto che parlasse delle vie dell'Inferno e delle Bestie solo per mettergli paura.
Eppure lui lo sapeva... sin dall'alba dell'Haido, quando era solo una voce sussurrata nel sottofondo della vita quotidiana, lui sembrava sapere già quali orrori si annidassero nel futuro. Sembrava sapere che quel verbo avrebbe preso forza e avrebbe soverchiato tutto e tutti. L'aveva sempre vista come un nemico pericoloso, e aveva provato a impedire che prendesse la persona a cui teneva di più, senza riuscirci. Quella persona ora era lì, nello stesso tribunale, dalla sua parte, ma con addosso la loro uniforme. Improvvisamente, Hibari la sentì stretta e pesante come un'armatura. Per la prima volta da quando l'aveva indossata, desiderò strapparsela di dosso. Poi il momento passò, ma gli restò il dubbio: se si fosse trovato da solo, in un posto dove avrebbe potuto farlo... se la sarebbe tolta? E dopo, l'avrebbe mai rimessa?
Il filo dei suoi pensieri si spezzò quando gli occhi blu di Mukuro si fissarono nei suoi. Il modo in cui lo guardava sembrava fermo, non aveva paura. A Hibari diede la sensazione che sapesse che cosa stava pensando. Dopotutto, lui sapeva tutto... sapeva da subito che l'Haido sarebbe salito al potere, sapeva che li avrebbe divisi per sempre, sapeva addirittura che avrebbero proibito l'omosessualità... quante altre cose sapeva sul futuro? Sapeva che sarebbe stato preso, sapeva come sarebbe finito quel processo? E poi che altro sapeva? Non riusciva a ricordare le parole del suo discorso, con il brusio del processo nelle orecchie. Strinse gli occhi cercando di ricordare. Quanto... prima che i loro vizi.... che cosa aveva detto sui loro vizi?
-... Rokudo Mukuro,- enunciò la corte riportando Hibari al momento presente. -Avete capito i reati di cui siete accusato nel modo in cui ve li ho illustrati?-
-Sì.- rispose lui.
-Come vi dichiarate in proposito?-
-Innocente, signore.-
-Siete pregato di riferirvi alla corte con un appellativo appropriato, signor Rokudo.-
-Mi sto riferendo a voi con il rispetto che meritate come uomo.- ribattè lui in tono duro. -Ma finchè in questo tribunale prevarrà la legge marziale dell'Haido, sarà affissa quella bandiera e quello stemma rappresentativo di putridi ideali malsani scintillerà sulla vostra toga, non conferirò onore a chicchessia.-
Hibari avrebbe voluto nascondersi sotto il tavolo e restare lì fino alla fine del processo, aspettare che l'aula fosse vuota e solo dopo uscirne, ma per il bene di Mukuro, dei suoi alleati prigionieri e di Sawada che si era fidato di lui doveva dimostrare più sicurezza di quella che sentiva. Avrebbe solo voluto avere la fermezza di Mukuro in quel momento. Il giudice però sembrava ritenere Mukuro un soggetto molto interessante, infatti si limitò a sorridere accomodante sistemandosi gli occhiali.
-Molto bene. Prendo atto delle vostre ragioni.- disse accennando alla dattilografa. -Come avete detto di dichiararvi in relazione alle accuse?-
-Innocente.- ripetè Mukuro.
-Innocente?- gli fece eco il giudice. -Intendete negare di essere apparso in televisione su un canale privato per dichiarare guerra all'attuale schieramento politico di maggioranza?-
-Permettetemi di puntualizzare... quello non è un canale privato.- disse Mukuro, con un confortante ritorno al suo sorriso malizioso. -Il canale dodici appartiene alla nazione, è un canale pubblico... è l'espansione ingiustificata del partito che ne ha fatto di suo uso esclusivo, ma secondo la documentazione vigente quando sono comparso in televisione il canale è pubblico, quindi a libero impiego dei cittadini. Ho saltato la fila burocratica, questo sì, ma ciò rientra nella persecuzione civile, non penale.-
Hibari aveva capito che quello era il giorno delle sorprese. Tra Tsuna che si dimostrava un esperto judoka e Mukuro che snocciolava documenti e codici come fosse un avvocato, nutriva la segreta speranza di risvegliarsi a casa di Saeki e scoprire che era stato il whisky a fargli sognare cose assurde.
-Ma è vero?- gli domandò a bruciapelo sottovoce Tsuna. -È davvero un canale pubblico?-
-Io... n-non lo so, io... non mi intendo di queste cose...-
-Ma li sai i codici o no?!-
-Questa è legislazione civile, io non so niente di legislazione civile!!-
Forse complice il curioso siparietto della sua difesa, il giudice sembrò reputare sospetta la preparazione di un uomo che a giudicare dalla fedina era solo un vagabondo, un taccheggiatore e un teppista.
-Signor Rokudo, penso che voi abbiate ragione e che questo reato debba essere rivisto da una corte civile... ma mi chiedo come sia arrivato a questo grado di preparazione.-
-Quando ho lasciato l'università per una divergenza di intenti mi mancavano soltanto due esami, signore.- rispose Mukuro, che per qualche motivo posava gli occhi su qualsiasi cosa non potesse restituirgli lo sguardo. -Due esami per diventare avvocato.-
Hibari ne aveva veramente troppo delle sorprese. A quanto ne sapeva lui aveva finito il liceo di Kokuyo, dalla reputazione pessima, con dei voti disastrosi e presentandosi a scuola con la media di due giorni a settimana. Non aveva alcuna notizia di una sua iscrizione a qualsiasi corso, tantomeno all'università. Mukuro all'università? Era assurdo anche solo pensarci, quasi gli veniva da ridere. Poi Tsuna al suo fianco fece "Oh!" e lui si rabbuiò.
-Che vuol dire "oh"? Tu lo sapevi?-
-Oh beh.... sì... m-me l'ero dimenticato, mi dispiace!- balbettò lui davanti alla faccia inferocita di Hibari. -Con il fatto che non l'ha mai finita, io credevo che...-
-Sei inutile!-
Hibari fissò di nuovo Mukuro. Non guardava nessuno, era come se si vergognasse, ma Hibari invece più ci pensava e più si sentiva euforico. Non era ovvio? Un uomo intelligente come lui e con un dono come il suo nel parlare e convincere, in quale veste poteva essere più a suo agio che quella di un avvocato? In qualche maniera, pensare a Mukuro come avvocato di se stesso era come pensare a una coppia vincente. E gli venne in mente quel modo di dire: l'avvocato del diavolo...
-Come mai non c'è traccia di voi nelle università?-
-Mi sono iscritto all'università con il mio vero nome. Il mio nome di battesimo.- spiegò Mukuro, dato che la perplessità regnava su più di un viso. -Rokudo Mukuro è un nome che io ho scelto. Ma durante il primo anno di studi l'ho assunto in modo legale. Per questo non mi trovate nelle iscrizioni, e non ho mai preso la laurea.-
-Capisco... una combinazione singolare di eventi... beh, buon per voi, signor Rokudo. Ora quegli studi vi possono tornare utili.-
Tsuna scrutava torvo la gente intorno e prima che Hibari gli potesse chiedere che cosa avesse, lui glielo sussurrò.
-Qual è il vero nome di Mukuro?-
-Perchè non lo dici tu a me, visto che siete amiconi?!- sbottò sottovoce Hibari. -Prima scopro che ti ha insegnato a combattere, poi che tu sapevi che era andato all'università! C'è altro che dovrei sapere?!-
-Sei geloso?-
-Sono incazzato a bestia!-
Il martelletto del giudice pose fine alla questione, lasciando gli animi irrequieti al banco (praticamente inutile) della difesa. Hibari scoccò un'occhiata di sottecchi a Tsuna, che fissava il giudice con aria nervosa. Quante cose sapeva di Mukuro che lui non aveva neanche mai sospettato? Forse, se come aveva sempre supposto il bambino di Chrome era di Mukuro, Tsuna lo sapeva...
-Sorvolando sulla forma, che verrà eventualmente discussa in differente sede,- proseguì il giudice. -Che cosa avete da dire sul contenuto? Voi avete minacciato lo stato...-
-Mio caro signore, io non ho minacciato nessuno.- disse lui sorridendo in modo amabile. -Riascoltate quello che ho detto, leggetelo... io non ho minacciato di uccidere nessuno, nè di far saltare in aria palazzi, o di minare in qualsiasi maniera violenta il governo. Ho detto testualmente che non potevano farmi paura, che avrei dato la vita per far rifiorire questo paese... l'unica vita che ho minacciato è la mia.-
Un mormorio passò fra le persone presenti, e ovunque intorno a lui Hibari sentiva sussurrare stralci del discorso di Mukuro. Una guardia dietro di lui sembrava saperlo a memoria, o forse lo stava leggendo da qualche parte. Ecco la parte che non si ricordava: "Quanto prima che coloro che detengono il potere in questa piramide di oppressione si sentano degli Dei, facciano leggi e decreti per stringere il cappio al vostro collo e si crogiolino loro stessi nei vizi che hanno debellato dalle vostre città?"... ma nonostante il vago brivido provocato dall'ipotizzare la concretizzazione di questo pensiero, Hibari si rilassò. Era vero, l'intero discorso non aveva alcuna minaccia di tipo terroristico...
-Oh... bene... sì, in effetti, tuttavia...- balbettò il giudice, sistemando le carte.
-Sì, ho accusato il regime di essere oppressivo... ma anche le calunnie rientrano ancora in una causa civile...-
Possibile che Mukuro avesse agito sempre pensando all'eventualità di essere processato? Sembrava che fosse così. A ogni nuova accusa che gli veniva contestata si svelava un piccolo trucco, un altarino. Non era stato lui ad agire, oppure non aveva organizzato, ma era accaduto per caso che altre persone lì presenti si unissero a lui. Per quanti reati avesse sulla testa, scivolavano via in una catasta di reati civili minori. Hibari non osava sperare nella sua scarcerazione, ma ora che ci pensava su, non era stato Mukuro a picchiarlo per farlo finire in ospedale... e nemmeno aveva ammanettato o colpito uno dei soldati alla parata... possibile che potesse spuntarla?
Sembrava dovesse andare così quando il giudice e i consiglieri, che altro non erano che giurati nominati dal regime, si ritirarono per deliberare. Tsuna non si diede la pena di girare intorno al banco e lo scavalcò direttamente, avvicinandosi alla gabbia. Non era riuscito a rivolgere la parola a Gokudera dal suo arrivo in aula.
-Ehi...- disse lui guardandolo dalle sbarre con un sorriso triste. -Ti rivedo molto prima del previsto...-
-Sei un maledetto deficiente!- sbottò Tsuna. -Sei un idiota, un bastardo, un pezzo di...-
-A-aspetta, Tsuna, io non...-
-TU NON COSA, IMBECILLE?!-
L'allegro siparietto fece emergere piccoli sorrisi anche sulle facce degli altri prigionieri, che purtroppo non avevano il conforto di una presenza amica in aula. Hibari invece si avvicinò alla sedia dove Mukuro si era seduto e attendeva, facendo tintinnare piano la catena che lo imprigionava lì dov'era.
-Mukuro...-
-Kyoya.- fece lui a mo' di saluto.
Avrebbe voluto fargli una valanga di domande. Chiedergli se aveva sempre saputo cosa ne sarebbe stato dell'Haido, se sapeva quando aveva fatto quell'annuncio che sarebbe stato preso, se quando aveva parlato alla nazione sapeva già quali sarebbero state le loro mosse, e ancora, quale era il suo vero nome, perchè l'avesse usato dopo tanto tempo, se il bambino di Chrome fosse davvero il suo, perchè non gli aveva detto niente dell'università, e perchè l'aveva lasciata con il traguardo in vista...
-Come stai?- chiese invece.
-Ah, benone.- rispose lui con feroce sarcasmo. -Non vedi? Mi godo la vita, anzi, mi porti un drink già che sei qui? Alla frutta andrà bene.-
-Sto dicendo sul serio...-
-E ti aspetti una risposta seria dal re dei buffoni?-
Non stava scherzando, non era il suo tono leggero che aveva sempre trovato irritante. No, era secco, tanto che non sembrava nemmeno la sua voce. E il suo sguardo era così freddo che gli occhi sembravano essere più scuri, come mare profondo e gelido. Avrebbe voluto chiedergli scusa, aprì la bocca ma non riuscì a dire niente.
-Tu mi hai tradito!- sbottò Mukuro prima che potesse parlare. -Io sono sempre stato dalla tua parte! Io ho fatto tutto questo per te! Ti ho dato retta, ho seguito la tua strada, ho fatto l'università perchè tu potessi smettere di vergognarti di me, e per tutto questo tempo io ho continuato a proteggerti, e a combattere per liberarti! E tu mi hai tradito!-
-Ho dovuto farlo! Mi dispiace, io non volevo, ma ho dovuto!-
-Hai dovuto farlo per la tua ideologia corrotta e la tua smania di controllare tutto!-
-Ho dovuto farlo per Saeki!-
Hibari aveva parlato anche troppo forte per i suoi gusti, e non avrebbe voluto parlare affatto di questo. Non avrebbe dovuto parlare a Mukuro di Saeki, non era giusto che proprio in quel momento venisse a sapere che c'era un altro uomo... non in quel modo... ma la voce non si fermava, anche se tremava.
-Io... io sarei anche potuto morire per te... ma non potevo... chiedere lo stesso a Saeki...-
-Sa... Saeki?- domandò Mukuro, con una voce incredibilmente dolce. Tutta la sua furia era svanita. -Tanaka Saeki?-
-L-loro lo sapevano... lo sapevano!- disse Hibari, preso da una irrefrenabile ansia di spiegarsi. -Hai ragione tu, avevi ragione, loro hanno cominciato a dirci chi possiamo amare e chi no, hanno vietato le relazioni omosessuali nella milizia, e loro lo sapevano! Mi hanno detto che se non gli avessi detto dove ti trovavi avrebbero ucciso me e anche Saeki, io... io ho dovuto!-
-Kyoya... sei innamorato?-
Hibari non rispose, preso in contropiede. Annebbiato com'era dalla paura, dall'ansia e dalla confusione non riuscì a capire se intendesse dire innamorato di Saeki o di lui, ma evidentemente non necessitava di una risposta. L'espressione sorpresa di Mukuro divenne inesplicabilmente serena e un vero sorriso comparve sulle sue labbra.
-Allora è tutto diverso.- disse alzandosi in piedi. -Se è così, posso accettare qualsiasi verdetto, oggi.-
-M-ma... che... ma che vuol dire?-
-Ti sei innamorato di nuovo... non capisci? Hai messo me prima della tua ideologia, e Saeki ancora più in alto... sei di nuovo capace di provare amore... la mia battaglia può anche finire qui.-
-Ma... ma l'Haido regna ancora su questo paese, la tua guerra non è finita...-
-La primavera è tornata nel tuo cuore.- l'interruppe Mukuro sorridendo. -Sei tornato libero... è una vittoria sufficiente per questa vita.-
   
 
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