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Autore: Fuffy91    11/10/2008    10 recensioni
Dedicato a tutti coloro che ,come me, amano questa coppia da togliere il fiato per le emozioni che ci donano ad ogni pagina sfiogliata. Baci Baci Fuffy91!!! XDXDXD
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Edward&Bella! ^///^'
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Twilight

“ Vuoi ballare con me?”

Mi chiese Edward con la sua voce caldissima, tendendo la mano marmorea verso di me, e con un sorriso sghembo ad increspare le sue labbra perfette.

Ci trovavamo nella nostra raduna, circolare e fiorita, nonostante il periodo invernale. Era uno di quei momenti magici che passavo in sua compagnia, lontano dagli sguardi curiosi dei nostri compagni di scuola o da quelli divertiti di Emmett, Jasper ed Alice - Rosalie preferiva trafiggerci ( o per meglio dire, trafiggermi) con uno dei suoi sguardi di fuoco, meravigliosi e terribili – rovinato, purtroppo, da quella sua richiesta improvvisa ed assurda.

Sapeva che detestavo ballare, con tutte le mie forze. Fui costretta ad ammettere con me stessa che l’ultima volta che mi aveva costretta a provarci, il per molti sospirato ballo di fine anno, ma per me il giorno più temuto ed odiato sopra ogni altra cosa, nonostante la gamba ingessata, la gonna frusciante del vestito di organza blu e l’unica scarpa con tacco a spillo vertiginoso, mi ero divertita nel momento in cui Edward mi sollevava senza sforzo e mi faceva volteggiare al centro della pista, o come quando mi aveva stretta fra le braccia teneramente e ci siamo cimentati in quel lento dolcissimo.

Sorrisi a quel ricordo, ma subito lo sentì raggelarsi nel preciso istante in cui mi rammentai la sua proposta. Scossi la testa. No, non ballerò, non volevo ballare, nemmeno se fosse stato Edward il mio compagno. Io non sapevo…non potevo ballare!

Perché mi faceva questo? Perché voleva costringermi a cimentarmi in qualcosa in cui sarei sfigurata? Non riuscivo a credere che volesse mettermi in ridicolo…no, non era da Edward. Ma allora, perché, non capivo? Qual’era il senso di quella richiesta? Perché…

Ma quel nuovo interrogativo restò sospeso nella mia mente, offuscata dal profumo inebriante ed irresistibile di Edward, che si era fatto vicino, non saprei spiegami se con uno dei suoi movimenti fluidi e scattanti da leone predatore o a passo umano, considerata la mia totale confusione.

Mi osservava serio e con le labbra rosse e succose leggermente dischiuse, consentendomi di aspirare a pieni polmoni il suo respiro freddo e dissetante, che mi metteva sempre l’acquolina in bocca. I suoi occhi dorati mi accarezzavano il volto e mi rendevano vulnerabile ogni volta che si posavano su di me, una volta sulla bocca, altre sui miei occhi o sulla mia intera espressione, cercando di decifrarla, come spesso gli piaceva fare. I suoi capelli bronzei, arruffati e deliziosamente scomposti vennero catturati da un venticello dispettoso. Peccato che non fosse un giorno soleggiato. Mi sarebbe piaciuto vedere la sua pelle magnifica illuminarsi di quella luce abbagliante e quasi evanescente, così bella da incupire quella dello stesso sole infuocato, che lo rendeva così imponente e magnifico ,irreale ai miei adoranti occhi umani.

Ma, del resto, Edward mi appariva bello fin sopra ogni altra immaginazione in ogni istante della mia esistenza, quindi, conclusi, poco importava che ci fosse il sole o meno, in quel cielo perennemente annuvolato.

“ A che pensi?”

Mi chiese, ridestandomi da quello stato di trance in cui ero sprofondata, senza accorgermi.

“ A cosa risponderti.”

In parte era vero. Non gli avevo ancora dato una risposta a quella odiosa domanda che aleggiava ancora fra di noi, come una minaccia che pendeva sul mio capo o una maledizione pronta per essere scagliata su di me e farmi fare la figura del manico di scopa, rigido e sgraziato fra le sue braccia robuste e morbide nel loro candore.

Lui fu preda di un risolino divertito e sommesso, che fece vibrare i muscoli del suo petto scolpito, che si intravedevano sotto la camicia grigio perla ,sbottonata e che gli conferiva un’aria più provocante del solito.

Distolsi lo sguardo, imbarazzata, sentendo il sangue che saliva per imporporare le mie guancie traditrici.

Edward poggiò il palmo freddo della sua mano destra su una di essa, facendomi incontrare dolcemente i suoi occhi dorati ed intensi, che se avessero voluto, sarebbero riusciti facilmente a sciogliermi interamente. Mi regalò un altro dei suoi sorrisi sghembi, che mi toglievano il fiato, e facendo scivolare quella stessa mano, ora tiepida, dalla mia guancia fino a giungere al mio fianco, non dopo aver percorso con le dita lunghe e affusolate, da vero pianista, il profilo del mio mento, la linea del mio collo, soffermandosi più del dovuto, per sentire i battiti accelerati del mio cuore impazzito, quella delle mie spalle e infine giungere alla sua meta.

Mi sentii rabbrividire e tremare le gambe quando esercitò una piccola pressione per accostarmi più vicina a sé, forse più del dovuto, visto che lo vidi, con la coda nell’occhio, trattenere il respiro e indurire di poco i tratti del suo viso d’angelo.

Che l’aroma emanata dall’adrenalina che mi scorreva nelle vene lo stesso tentando? A quel pensiero, cercai di scostarmi, non per paura, bensì per non provocargli dolore. Ma lui mi trattenne dolcemente e senza sforzo, prendendo l’altra mia mano e dopo aver tratto un profondo sospiro e regalatomi un tenero sorriso rassicurante, che io ricambiai prontamente, iniziò a muoversi al ritmo di una musica sconosciuta.

E così ebbe inizio il nostro magico ballo. Ondeggiavamo, quasi a seguire il vento che oltrepassava le nostre vesti, facendomi rabbrividire lievemente, ascoltando lo scrosciare delle acque del ruscello lontano e il frusciare dei lembi del mio blue-jeans e dei suoi pantaloni di cotone nero sui fili d’erba e i fiori dalle corolle rosso, giallo e rosa.

Dopotutto, dovevo ammettere, che non era poi così male, o almeno finché Edward non mi fece volteggiare su me stessa, facendomi fare la classica figura da pezzo di legno.

Ingenuamente, lui mi chiese con un sorriso disarmante:

“ Cosa c’è?”

Feci spallucce, tenendomi ancora alle sue dita:

“ Non posso ballare, Edward.”

Lui assunse un ‘espressione pensierosa, scocco le labbra e mi disse trafiggendomi con il suo sguardo color topazio che mi faceva sempre ed inevitabilmente tremare le gambe:

“ Nemmeno se sono io a fartelo fare?”

La sua voce melodioso risuonò nelle mie orecchie come uno dei più bei suoni che avessi mai udito e il suo respiro in prossimità delle mie labbra come il più potente degli afrodisiaci.

Oh, come lo amavo!

Non mi concesse il tempo di riprendermi e di rispondergli adeguatamente, che mi prese questa volta con più decisione per la vita e iniziò ad ondeggiare in modo sensuale ed ipnotizzatore. Non staccava nemmeno per un nano secondo gli occhi dai miei, scrutando ogni mio possibile mutamento di espressione che potesse permettergli di leggermi dentro.

Sussultai quando all’improvviso, mi fece reclinare in un emozionante caschè,  trattenendomi per un po’ in quella posizione, con il vento che si divertiva e approfittatore, giocherellava con le mie ciocche di capelli, apparentemente ricadenti verso il suolo umido di rugiada.

Di riflesso, mi aggrappai al suo collo, per non cedere del tutto e cadere in terra rovinosamente, affondando entrambe le mani nei suoi capelli bronzei e saggiandone la morbidezza indiscussa.

E proprio quando il bisogno delle sue labbra stava diventando incontrollabile, lui affondò nell’incavo del mio collo, annusando a pieni polmoni il mio odore, per lui irresistibile, e traendo un sospiro profondo, solleticandomi la pelle con il suo respiro dolcissimo e freddo come il ghiaccio dell’Alaska.

Poi lentamente, risalì con entrambe le mani sulla mia schiena, accarezzandomela lentamente, da sopra la maglia color oltre mare, come piaceva a lui e lentamente, ritornai in posizione eretta, grazie ad un suo irreale sforzo. Ci guardammo negli occhi per un istante che mi parve eterno e poi Edward mi sorrise e mi sussurrò con voce velata, scostandomi una ciocca di capelli dalla fronte:

“ Visto? È stato facile.”

Scoppiammo entrambi in un riso sommesso, fino a diventare fragoroso.

Quando il divertimento cessò, mi avvicinai a lui con un sorriso ad incresparmi le labbra e, stupendolo, gli presi il viso fra le mani e lo baciai, coinvolgendolo in uno di quei casti baci che ci lasciavano un fuoco dentro ad entrambi.

Ci staccammo quasi riluttanti, sfiorandoci di tanto in tanto le labbra tremanti e bisognosi di più.

“ Grazie, Edward.”

“ No, amore, sono io che ti ringrazio.”

Non capendo, lui mi prese e mi baciò ancora, dicendomi a fior di labbra:

“ Di esistere, Bella, di esistere.”

 

 

 

 

 

Un consiglio: ascoltatela con il sottofondo della canzone dei Negramaro “ Un Passo Indietro”. Aspetto vostre recensioni. Baci baci Fuffy91!!! ^___________^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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