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Autore: Knuckster    10/10/2014    7 recensioni
Evento Argus. Il fenomeno che ha sradicato dal suolo di Mobius un'intera civilizzazione, che ha intrappolato il Clan di Nocturnus nei meandri di Twilight Cage, che ha sconvolto il mondo come lo si conosceva in maniera del tutto imprevista. Ma è davvero solo questo? Sonic the Hedgehog e i suoi compagni, per la prima volta, si ritrovano ad affrontare forze universali ed eterne molto più grandi di loro. Un gruppo di membri eletti di un pericoloso Cenacolo sta preparando il terreno per l'arrivo della misteriosa entità Argus... ed una cosa è sicura: dopo il suo avvento, nulla sarà più come prima.
Sonic e il suo gruppo hanno davvero quello che ci vuole per fermare questa nuova immortale minaccia?
01/03/2019 - STORIA COMPLETATA. A partire da adesso, ci sarà una revisione completa, capitolo per capitolo, con correzioni al contenuto e al layout, riassunte volta per volta in note a piè pagina. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno seguito questa storia gigantesca per tutti questi cinque anni!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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Segreti taciuti (Seconda parte)

    Tra la folla di passanti che, solitamente, riempiva le strade principali di Central City a quell’ora del giorno, si stava facendo largo un gruppetto che qualunque pedone o chiunque avesse casualmente lanciato uno sguardo in quella direzione non avrebbe faticato ad individuare. Tra la calca prevalentemente umana, infatti, facevano capolino una volpe a due code, una riccia rosa poco più alta e una coniglietta con un vestitino rosso, accompagnata da una creaturina volante dalla pelle azzurra. Esattamente come le persone di cui erano circondati, camminavano sui marciapiedi come se nulla fosse, attendevano ai semafori e attraversavano la strada. L’unica differenza ad accompagnarli era la loro statura, decisamente più bassa rispetto a quella degli esseri umani tra cui si trovavano.

    Troppo tempo era passato dall’evento globale che aveva forzato la loro convivenza perché gli esseri umani li guardassero come se fossero stati qualcosa di fuori dall’ordinario e, naturalmente, lo stesso valeva al contrario. Quindi fu con estrema naturalezza che Tails, Amy e Cream, con Cheese come sempre attaccato alla sua ombra, si fecero strada tra la confusione per raggiungere quanto più in fretta possibile la loro meta.

    - Se c’è una cosa che detesto – esordì Amy Rose, alzando il tono di voce nel tentativo di sovrastare la ressa rumorosa in cui si trovavano mentre attraversavano l’ennesimo incrocio – E’ la folla che c’è da queste parti a mezzogiorno! Mi verrebbe tanto voglia di prendere il martello e farli volare tutti via come mosche! –

    - E’ sempre così, dovresti saperlo meglio di me visto che ci abiti – replicò Tails con un mezzo sorriso – Ad Emerald Town si sta molto più tranquilli, è il posto ideale per chi, come noi, proviene da un mondo in cui è la natura a tenere a bada la civiltà, non viceversa –

    - E allora ricordami perché siamo venuti qui a lottare per ritagliarci uno spazietto in cui camminare – insisté Amy, assicurandosi che Cream le desse la mano prima di attraversare la strada.

    - Perché dopo l’incendio a casa mia, ho bisogno di un po’ di scorte per rimettere in sesto l’equipaggiamento che è andato distrutto. E la catena di negozi di elettronica specializzata in ciò che mi serve si trova qui. Vengo spesso a rifornirmici, quando ne ho bisogno –

    Tails attese il passaggio di un grosso furgone nero prima di riprendere a parlare, in modo da non dover alzare la voce per sovrastare il frastuono.

    - E in ogni caso non c’era bisogno che mi accompagnaste, se ti crea tanto disturbo camminare tra la folla –

    - Stai scherzando? – ribatté Amy, seria – Sei uscito da poco dall’ospedale e sei ancora convalescente! Senza contare che a qualcun altro potrebbe venire la strana idea di attaccarti ancora! –

    - E poi Amy era così curiosa di saperne di più sulla storia di tua sore… -

    La riccia rosa si affrettò a coprire la bocca a Cream per impedirle di terminare la frase, ma sapeva che ormai era troppo tardi e le sue reali intenzioni erano state ingenuamente rivelate. Di solito non era mai stato un problema parlare con Tails di un qualunque tipo di argomento, ma quando si trattava di quel preciso argomento, il volpino si chiudeva in un mutismo sospetto. E infatti, non appena Cream si fece sfuggire di bocca quelle parole, Amy avrebbe giurato di aver sentito Tails emettere un forte sospiro, prima di decidere di non rispondere.

    - Va bene, lo ammetto – riconobbe la ragazza, contenta quantomeno di aver raggiunto una zona in cui finalmente non era costretta a sgomitare per farsi largo – Però come pensi di poterci dire che hai una sorella, dopo tutto questo tempo che ci conosciamo, e non permetterci di essere almeno un po’ curiose? –

    - Se io stesso ne sapessi di più, ve ne avrei parlato già da molto tempo, credimi – decise di spiegare Tails, senza però voltarsi verso di loro – Neanche con Sonic ne ho mai parlato, anche perché non c’è quasi niente di cui parlare –

    - E quel ciondolo allora? – insisté Amy, quasi battagliera.

    - E’ tutto ciò che mi rimane di lei… e della mia famiglia – fu la riluttante risposta.

    Amy e Cream si guardarono di sottecchi, la prima decisamente perplessa, la seconda con uno sguardo triste dipinto nei grandi occhi. Tails aveva sempre detto loro che la sua unica vera famiglia era Sonic, ma non si erano mai soffermate a pensare al perché di quelle parole, a dove fossero i suoi genitori e a come mai non ne aveva mai parlato. Si sentirono entrambe piuttosto in colpa per aver ignorato quel dettaglio del suo passato per così tanto tempo ma, in fondo, non aveva mai mostrato segnali di tristezza o di inquietudine che potessero puntare in quella direzione.

    - Eccoci arrivati! – esclamò il volpino, contento di poter interrompere quella conversazione.

    Si trovavano di fronte ad un grande negozio con l’insegna verde a caratteri cubitali che recitava SYNTHRODYNE. Il suo ingresso era largo più del doppio di quello degli esercizi commerciali che lo fiancheggiavano, particolare che, insieme alle porte automatiche, contribuiva a far capire che si trattava di una catena di quelle importanti.

    - Qui dentro non sarà difficile trovare tutto ciò di cui ho bisogno – commentò Tails, sbatacchiando le sue due code con fare contento.

    Stavano per varcare la soglia del negozio, quando le porte automatiche si aprirono di colpo e furono letteralmente travolti da tre figuri della loro stessa statura. Tails, che era in testa al gruppo, finì lungo e disteso per terra, mentre Amy e Cream riuscirono per un pelo ad evitare l’impatto, lottando per mantenere l’equilibrio e non cadere a loro volta. Successe tutto così in fretta che ebbero a malapena il tempo di stupirsi o di reagire.

    Qualche secondo dopo, un quarto individuo uscì dal negozio in tutta fretta. Si trattava di una lince dal folto pelo rossiccio, con orecchie ritte e affusolate e un’espressione seria e determinata che sfoggiava in volto. Indossava degli scarponi neri, dei pantaloni in tinta verde militare e una giacchetta blu smanicata. Portava una sciarpa scarlatta che, seppure fosse annodata due volte attorno al collo, svolazzava alle sue spalle quasi fino a toccare terra. Fulmineo com’era arrivato, lo sconosciuto estrasse una pistola nera che puntò davanti a sé con fiero cipiglio. Amy e Tails, immediatamente accanto a lui, furono colpiti dal notare che il suo braccio sinistro era lucido e argentato, inequivocabilmente frutto della robotica più sofisticata.

    In tutto quel confuso e veloce parapiglia, si sentì un gridolino acuto. Uno dei tre fuggiaschi che avevano travolto Tails, aveva stretto con forza un braccio attorno al collo di Cream e la stava minacciando con una lama retrattile che spuntava dal suo polso. E non si trattava di un polso comune… esattamente come i suoi due compagni, l’aguzzino di Cream era ammantato in una tuta nera integrale che gli copriva ogni centimetro di pelle. Su varie parti del corpo sfoggiava quelli che Tails sapeva essere dei potenziamenti cibernetici ed erano così numerosi che se i loro movimenti non fossero stati così fluidi e non si fossero intraviste le tute nere sotto tutta quella ferraglia, li si sarebbe facilmente potuti scambiare per robot.

    - Cream! No! – urlò Amy, agitata dallo spavento.

    La coniglietta continuava a dimenarsi e a strepitare, con le lacrime che le premevano agli angoli degli occhi. Amy e Tails erano incerti sul da farsi, troppo preoccupati che lo sconosciuto armato potesse fare del male a Cream per poter agire. Osservandolo meglio, il volpino notò i listelli metallici appuntiti che si allungavano sulla testa dell’aggressore, molto simili agli aculei di Sonic, e pensò che dovevano essere un corredo della loro uniforme dato che anche gli altri due ne erano provvisti. La tuta nera copriva loro anche gli occhi ma, probabilmente, riuscivano a vedere grazie ai visori a infrarossi hi-tech che indossavano.

    La situazione era da cardiopalma, ma l’unica persona che non sembrava minimamente agitata in tutto quel finimondo era proprio la lince. Era ferma immobile nella sua posizione e il suo sguardo sembrava emanare scintille per quanto era fisso e fiammeggiante.

    - Lascia andare la ragazzina! – intimò infine, con voce forte e stentorea.

    - Tu getta quell’arma o dovrai raccoglierla con il cucchiaino! – rispose di contro l’aggressore mascherato.

    All’improvviso, una pallottola azzurra si abbatté su uno degli altri due tizi in uniforme, con forza tale da mandarlo a gambe all’aria. Quello che teneva Cream in ostaggio si voltò per capire cosa fosse successo, ma nel secondo stesso in cui commise questo errore, la lince fu pronta ad approfittarne. Premette il grilletto della sua pistola, ma invece di sparare un proiettile, questa lasciò andare uno spesso cavo nero al quale era attaccato un rampino metallico. La mira della lince fu impeccabile e la punta del rampino colpì in pieno il visore del criminale, mandandone in frantumi gran parte e costringendolo ad indietreggiare.

    Cream approfittò immediatamente di quell’attimo per correre via e raggiungere Amy e Tails. Nello stesso istante, un furgone nero spuntò dal vicolo attiguo al negozio, svoltando a velocità folle con lo stridio degli pneumatici ad accompagnarlo. Uno dei tre malfattori, subito dopo, lanciò per terra un oggetto rotondo che liberò una cortina fumogena istantanea. Il fumo spesso arrivò subito alla gola di Tails e degli altri, costringendoli ad allontanarsi per non rimanere intossicati. Con la coda dell’occhio, Amy riuscì a vedere i portelloni posteriori del furgone aprirsi e altri due individui in uniforme caricare a bordo i tre che erano fuggiti dal negozio. Un colpo secco, un rombo di motore e quando il fumo cominciò a diradarsi, tutto era già finito.

    Fu necessario qualche secondo di silenzio perché Amy, Tails e Cream realizzassero che cosa era appena successo e cominciassero a tranquillizzarsi. La coniglietta singhiozzava piano, mentre Amy la accarezzava sulla testa nel tentativo di farla calmare. Tails, con in viso un misto di incredulità e agitazione, lasciò scivolare lo sguardo sulla lince che aveva tratto in salvo Cream, in quel momento impegnata a fissare intensamente il lato della strada verso il quale i criminali erano sicuramente fuggiti. Dopodiché, si voltò verso di loro e sul suo viso si aprì uno dei sorrisi più caldi e amichevoli che avessero mai visto.

    - E’ tutto a posto, ragazzi? – domandò in tono rassicurante – Nessuno di voi si è fatto male? –

    - No… noi… stiamo bene – replicò Tails, ancora frastornato.

    - E’ un piacere conoscervi – continuò, con un’invidiabile calma – Io sono Geoffrey Van Marten, Ispettore del Dipartimento di Polizia di Central City –

    Quindi tese la mano a Tails, il quale la strinse dopo un attimo di esitazione. Dopodiché, si avvicinò ad Amy, le fece un galante baciamano e accarezzò leggermente Cream sulla testa.

    - Chi erano quelli? – chiese Amy, ancora visibilmente scossa.

    - Alcuni membri di una banda criminale che si fa chiamare Tekkadron. Ho seguito in incognito i loro movimenti fino a questo posto, ma non avevo idea che avrebbero tentato un colpo così presto e a quest’ora del giorno -

    - Sono dei ladri? –

    - Una mezza specie. Come avrete potuto notare dal loro abbigliamento singolare, sono particolarmente interessati a tutto ciò che è più sofisticato in campo tecnologico, quindi non mi stupisce che avessero messo gli occhi su una delle sedi più grandi della Synthrodyne. Peccato non essermi accorto che quei tre puntavano ad un diversivo, mentre i loro complici svaligiavano il magazzino sul retro –

    Dal tono con cui parlava sembrava stesse descrivendo un picnic al parco per quanto era pratico e tranquillo, cosa che Tails ed Amy non mancarono di notare. C’era qualcosa di incredibilmente rassicurante in quella figura, qualcosa che, prima di allora, avevano percepito solo in Sonic. Esattamente come avvertivano a pelle di non avere nulla da temere se Sonic era con loro, allo stesso modo si sentivano in presenza di Geoffrey Van Marten, sebbene lo conoscessero da neanche cinque minuti.

    - Mi dispiace che siate rimasti coinvolti in questa assurda situazione – disse Geoffrey, in tono sincero – Spero che questo incidente non vi rovini il resto della giornata –

    - Se non ci fosse stato lei, ce la saremmo vista brutta – ribatté Tails, sorridente.

    - Aspetta a dirlo! – intervenne Amy – Se avessi avuto un minuto in più, li avrei fatti tutti a polpette con il mio martello! –

    - Non lo metto in dubbio – ribatté Geoffrey, con espressione accondiscendente e lievemente divertita – Sono più che sicuro che una ragazza come lei sia in grado di badare a sé stessa –

    Amy sorrise a sua volta.

    - Ad ogni modo, grazie di averci aiutato, Ispettore –

    - Geoffrey, signorina… semplicemente Geoffrey. E comunque, gran parte del merito va al vostro Chao. E’ stato lui a distrarli quel tanto che bastava perché potessi intervenire io –

    - Già, a proposito, dov’è Cheese? –

    Amy e Tails si voltarono istintivamente verso Cream, consapevoli che il piccolo Chao di solito non svolazzava molto lontano da dove si trovava la sua piccola amica. Tuttavia, non c’era traccia della sua presenza e Cream era la prima che si guardava intorno con aria allarmata.

    - Cheese? Cheese, dove sei? – chiamò a voce alta, con le mani a coppa accanto alla bocca per amplificare il suono.

    - Dove può essere finito? – si domandò Amy, lievemente preoccupata.

    - Aveva attaccato uno di quei sicari per proteggere Cream – intervenne Tails, cercando di ragionare – Dopodiché ricordate di averlo visto? –

    Amy e Cream scossero la testa. Tails deglutì, trovando fatica nel formulare l’ipotesi più logica che gli era venuta in mente.

    - E se fosse rimasto addosso a quello che ha colpito? –

    - In quel caso l’avrebbero portato via con loro! – concluse Amy.

    - Oh, no! Povero Cheese! – esclamò Cream, con le lacrime che premevano agli angoli degli occhi – Bisogna andare a cercarlo! Potrebbero fargli del male! –

    - Non sappiamo neanche dove siano andati – disse Tails, mordendosi il labbro inferiore.

    - Se posso intromettermi – intervenne Geoffrey – Io potrei avere un suggerimento –

    Tutti e tre rivolsero il loro sguardo all’ispettore, in cerca di una rassicurazione che trovarono immediatamente. Sorrideva affabilmente e la sua mancanza di preoccupazione aveva un portentoso effetto tranquillizzante.

    - Se ho ben capito si tratta di una missione di salvataggio – spiegò – Allora non perdiamo altro tempo, venite con me. Credo di sapere dove siano diretti quei Tekkadron –

    Cream emise un gridolino di felicità e si gettò su Geoffrey, stringendolo in vita in una morsa che esprimeva tutto il suo grato sollievo.

    - Grazie mille, signore! –

    - Puoi chiamarmi anche tu Geoffrey –

    - Di solito non è compito dei poliziotti tenere i civili lontano dai guai? – domandò Amy, schiettamente e con un velo di sospetto nella voce – Insomma, non dovresti dirci che è troppo pericoloso per noi venire con te e… roba del genere? -

    - C’è in gioco la vita di un vostro amico – spiegò la lince – Sarei tremendamente presuntuoso se pretendessi che vi fidaste di me e che rimaneste qui ad aspettare. E poi, posso dire di considerarmi un poliziotto abbastanza fuori dal comune –

    Geoffrey sorrise ancora e qualcosa nel profondo di Amy le disse che, presunzione a parte, era onestamente inconcepibile non fidarsi a pelle di quella lince.




    Non era strano, quando si pattugliava o semplicemente si attraversava i corridoi della base G.U.N. di Central City, incrociare la propria strada con quella dell’Agente Rouge the Bat. Non scorgere la sua presenza era molto difficile, sia per il magnetismo spontaneo che le sue curve mozzafiato le avevano regalato, sia perché, come tutti gli Agenti Scelti del Comandante Tower, godeva di tali privilegi da poter circolare liberamente in ogni ambiente della base. I soldati semplici sapevano che, insieme all’Agente Shadow the Hedgehog, lei era una delle personalità più di spicco all’interno di quell’organizzazione, quindi erano abituati a rispettare le loro richieste e, a volte, perfino i loro ordini.

    Per questi motivi, non batté ciglio l’agente Coleman, l’incaricato della sorveglianza dei locali dell’armeria, quando Rouge si avvicinò a lenti passi a lui e gli chiese di permetterle l’accesso. Quella donna pipistrello aveva dimostrato più di una volta, stando a quanto diceva il Comandante, di essere un prezioso membro della G.U.N. e quindi, ovviamente, non c’era nulla di male a farla entrare nell’armeria. Forse aveva bisogno di equipaggiamento per una missione della massima urgenza, o forse, più probabilmente, era andata a controllare lo status di uno dei suoi due colleghi di quello che veniva chiamato Team Dark. L’unità E-123, infatti, più comunemente nota come Omega, stava effettuando un controllo di routine dei suoi sofisticati meccanismi interni.

    Coleman non lo sapeva e non era abituato a discutere gli ordini o a soffermarsi per più di un secondo su un evento così ordinario come un'Agente in visita ad un locale della base, quindi, dopo quelle poche parole di rito scambiate con Rouge, la lasciò passare e riprese subito dopo la sua postazione. Nonostante questo, se l’addestramento militare della G.U.N. avesse avuto più familiarità con il concetto del “non farsi ingannare dalle apparenze”, forse sì o forse no, l’agente Coleman si sarebbe reso conto che la ragazza che aveva incrociato aveva ben poco a che fare con Rouge the Bat.

    Non appena fu al sicuro dietro le spesse porte metalliche dell’armeria, la vera forma dell’individuo che le aveva oltrepassate venne alla luce. La tigre (o quello che almeno sembrava) che rispondeva al nome di Getara si guardò distrattamente intorno, contemplando gli scatoloni di munizioni, le bacheche blindate che ospitavano le armi da fuoco e tutti gli altri macchinari del locale. Un ghigno maligno si allargò sul suo muso al pensiero di quanto era stato facile arrivare fin lì, ridendo in cuor suo di quanto potessero essere stupidi gli esseri umani.

    Non era il caso di indugiare o soffermarsi su quei pensieri, si disse, specie considerando quanto erano stati ferrei i suoi ordini e quanto ci sarebbe stato da divertirsi una volta messi in atto. Raggiunse una sezione dell’armeria che sarebbe assomigliata un po’ al box di un meccanico se non fosse stato per le apparecchiature sofisticate ordinatamente allineate lungo il muro, accanto ad un bancone da lavoro con attrezzi e componenti metalliche sparpagliate sulla superficie. Non aveva bisogno, però, di soffermarsi su tutto il resto, perché il suo obiettivo era già di fronte a lui, in tutta la sua colossale imponenza.

    E-123 Omega era fermo e immobile nel centro dell’area. I suoi sensori ottici erano disattivati e dei cavi colorati spuntavano dalla sua schiena metallica, collegati ad una delle macchine che monitoravano il suo funzionamento. Getara non ne capiva molto, ma gli sembrava evidente che quel grottesco ammasso di ferraglia stesse facendo l’equivalente robotico di una dormita. Forse era il suo modo di ricaricare le batterie, si chiese, ma ad ogni modo gli era stato riferito che lo avrebbe trovato in quello stato, docile e inoffensivo, e così era stato.

    Getara gli si avvicinò, gli girò intorno e completò la parte più semplice di tutta la missione. Estrasse un piccolo dispositivo circolare, rivestito di plastica bianca, con un paio di spie rosse luminose e una piccola antenna reclinabile. Gli era stato detto che era dotato di calamita, quindi non dovette fare altro che poggiarlo sulla nuca robotica di quel bestione e lasciarlo lì dov’era.

    - Non appena ti sarai svegliato - gli sussurrò divertito Getara, anche se sapeva di non poter essere sentito - Avrai l’onore di portare un po’ di baldoria in questo mortorio -

    Più che soddisfatto, Getara assunse nuovamente la forma di Rouge e, sorridendo sinistramente, andò via, leggermente deluso per non poter assistere a ciò che sarebbe successo di lì a poco. 


Mentre alla base G.U.N. scoppierà il finimondo, Amy, Tails e Cream avranno modo di immergersi in ulteriori segreti taciuti, alcuni dei quali scopriranno essere a loro molto familiari.

17/10/2014
Legacy of Argus: Segreti taciuti (Terza parte)

   
 
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