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Autore: Melody999    10/10/2014    1 recensioni
Isabelle si trasferisce nella piccola cittadina di Holenn. E' una ragazza timida, insicura, asociale. Ma il suo trasferimento la cambierà per sempre...su di lei, infatti, ricade una decisione importante da prendere: salvare o distruggere la Terra?
Amore, avventura e mistero in un contesto adnnatamente sovrannaturale.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Golden Wings
Prologo: Un nuovo inizio
-Isabelle, leggi qui, sembra divertente!- mio padre lancia sul tavolo una busta di carta mezza fradicia per l’acquazzone di questa notte. Dopo averla rigirata più volte fra le mani, la apro e inizio a leggere.
 
“Cari coniugi Crossblood,
vi ringraziamo vivamente per aver scelto la cittadina di Holenn come vostra residenza.Speriamo in una vostra permanenza felice e serena!
Vi invitiamo a partecipare alla manifestazione che si terrà in data 11 ottobre in onore della fondazione della nostra magnifica comunità.
Avvisiamo inoltre che vostra figlia Isabelle potrà iniziare la frequentazione della scuola superiore Saint Jerome il 13 del corrente mese.
Arrivederci
                                        Il sindaco John LeBlanc”

Una lettera di benvenuto dal sindaco…wow, deve essere proprio piccola questa città. Non che la vecchia fosse una metropoli, ma non era di certo un buco come questa qui! E poi, che nome bizzarro…Holenn…dovrò fare un salto in biblioteca per controllare l’etimologia, sempre che ne abbia una.
-Già, sembra divertentissimo papà- rispondo a mio padre in tono sarcastico rilanciandogli la busta e iniziando sorseggiare con calma il mio the mattutino ai frutti di bosco.
-Suvvia, non fare la difficile come al solito! Qui resteremo per un paio di anni, vedi di cercare di fare amicizia e ambientarti!
-Lo farò-
Sempre la stessa storia, ogni singola volta. I miei genitori sono costretti a cambiare casa ogni due per tre a causa del loro lavoro e io non ho il tempo per entrare in confidenza con le persone. Da piccola ero socievole: appena arrivavo in una nuova dimora cercavo di fare amicizia con i bambini del vicinato. Ma ora…ora ho la bellezza di 17 anni, 18 a febbraio, ed è da un paio di “trasferimenti” che ho smesso di cercare di ambientarmi con il risultato di essere diventata un’asociale che sta tutto il giorno rinchiusa in camera a leggere e ascoltare musica. Mia madre dice che se non fosse per i miei vestiti dai colori tenui, pastello, sembrerei un’emo per via delle spalle curve per sopportare la solitudine, della matita nera marcata intorno ai miei occhi verdi dalla forma mediterranea, quegli stessi occhi spenti che puntano sempre a terra e sono coperti perennemente da un ciuffo di capelli castano chiaro, cioccolato.
Non ho mai avuto veri amici. Anzi. Spesso e volentieri gli altri ragazzi mi prendono in giro solo perché ho una media dei voti “alle stelle”, come dice papà, e perché non sono americana come loro. Infatti sono nata a Firenze, da madre italiana e padre inglese. Non ho mai capito il perché di questa discriminazione, visto che sono fierissima di essere nata in un posto magnifico come l’Italia. Per tutta risposta agli insulti, ho sempre detto “Beh, io sono nata nella terra dell’arte della pittura, della scultura e della letteratura, scusate se ciò vi può far invidia”. Peccato, che l’ho sempre sussurrato, che non ho mai avuto il coraggio di impormi, di farmi rispettare. Sono sempre stata passiva, sotterrata dalle grida altrui e calpestata senza pietà. Ormai ho fatto l’abitudine anche a questo e sono diventata impermeabile
agli sguardi sdegnati, alle parole poco pesate e affilate come rasoi.
Ormai, penso di non poter essere più ferita da tanto che sono distrutta. 
Finito il the, mi ritiro in camera e mi preparo per uscire: tolgo il pijama, mi metto un paio di jeans scoloriti neri, una maglietta bianca e un cardigan leggero giallo. Mi pettino, mi trucco ed esco lasciando un lieve bacio sulla guancia di mio padre che è intento a montare il mobile porta DVD della sala.
Senza una meta ben precisa, inizio a camminare per la piccola cittadina rurale. Sembra costruita su schema romano, con il cardo e il decumano. Bizzarro. Gli edifici di quello che pare sia il centro storico sono in stile medioevale, tutti in  mattone rosso bordeaux con vasi alle finestre. In primavera deve essere un posto magnifico.
Dopo aver camminato per dieci minuti, trovo un negozio di vestiti e entro.
-Buongiorno!- dice una giovane commessa bionda da dietro al bancone.
-Salve. Scusi, di solito, per la festa del paese ci si veste di un determinato colore?- chiedo a voce bassa per la vergogna.
-Tu sei nuova di qui vero? Comunque no, non ci sono colori particolari, puoi scegliere quello che più ti pare-
-Oh, okay, grazie, allora mi metto subito a cercare qualcosa, grazie dell’aiuto-
Si allontana e mi lascia sola in quella marea di vestiti. Per fortuna avevo già adocchiato da fuori un vestitino bianco dalle maniche lunghe posizionato su una pila di vestiti in saldo. Lo prendo e lo porto alla cassa, felice che sia della mia taglia.
Uscita dal negozio con un elegante borsetta violacea in mano, prendo la strada a destra e cammino per un po’. Ad un certo punto alzo lo sguardo e mi rendo conto di non
riconoscere il paesaggio che mi circonda. Questo è il colmo, perdersi in una città così piccola è da idioti. 
Fortunatamente, sono vicino ad un parco con delle panchine su cui sono seduti tre ragazzi. Mi avvicino a loro.
-Ciao, scusate ma son nuova e mi son persa. Potreste dirmi come posso arrivare in Golden Street?-
Uno dei ragazzi, moro, occhi azzurri, ben messo con i muscoli, si alza e mi si avvicina servendomi un sorriso smagliante
-Certo, anzi, se vuoi ti ci porto, stavo giusto andando lì per portare un pacco a mia nonna-
-Oh, non è…- mi interrompe prima che possa finire la frase
-No, no, davvero, andiamo- mi prende sotto braccio e ci incamminiamo. Mi volto verso gli altri due. Sghignazzano. Ho un brutto presentimento. E infatti dopo un po’ ci ritroviamo in una piccola viuzza che non viene baciata dal sole nemmeno quando esso ha raggiunto l’apice del suo percorso giornaliero. Il ragazzo inizia ad accarezzarmi la vita con il pollice mentre camminiamo.Io mi fermo e mi giro verso di lui per fermarlo. Peggiorando la cosa.
Lui mi spinge contro il muro, così violentemente da strapparmi il respiro e farmi cadere la busta del negozio dalle mani. I miei polsi vengono bloccati dalle sue grandi mani possenti.
-Lasciami- lo prego con voce spezzata dal dolore ai polmoni
-Oh, non ancora tesoro, prima divertiamoci un po’- il suo alito sa di alcool, prima non lo avevo notato. Male. O forse no. Posso sfruttare i suoi riflessi velati per stordirlo e scappare. Con le braccia immobilizzate, la mia unica via di fuga sono le gambe. Forse se riesco a dargli una bella ginocchiata nei…
-Jack, non importunare la ragazza-

 

Angolo della banana gialla e blu
Spero vi piaccia, questa è la mia prima storia a capitoli!
Il capitolo 1, quello in cui incontreremo Lukas, uscirà fra qualche ora...a dopo!
   
 
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