"premonizione o cosa???"

Dean impugnò la pistola, il tempo di vederlo puntare che riuscì a fermare la bambina, la vidi vaporizzarsi giusto prima di sferrarle un colpo alla schiena.

Non potevo spiegarli perché sapevo che non ci fosse niente, non potevo rivelare loro il mio segreto, non potevo dopo tutto quello che era successo, davvero non potevo.

Rimasi in silenzio, lasciando che i suoi insulti passassero su di me senza nuocermi, lasciai che una parte di me assorbisse quello che lui diceva senza ferire l’altra parte di me, quella reattiva, quella combattiva, quella orgogliosa.

Quando all’improvviso il mal di testa che mi veniva sempre si ripresentò, sentì gridare e lo vidi, vidi la sua testa, vidi i suoi pensieri e vidi ciò che stava per fare.

“Dean ascolta, è importante, torna indietro e riportami al bar” dissi con gli occhi spalancati, ancora in preda a qualche scossa.

“ ma cosa stai dicendo? Siamo quasi arrivati ragazza” ancora quel tono di superiorità.

“Dean riportami indietro, sta per succedere qualcosa a Juan, riportami indietro ti dico” gli dissi quasi pregandolo.

Lui mi guardò e quei suoi occhi duri e verdi si trasformarono in una smorfia. Ma girò la macchina e tornò indietro.

Iniziai a pregare che non fosse troppo tardi, che ce l’avrei fatta in tempo.

Quei cinque minuti di strada mi parvero infiniti, quella macchina, quell’Impala del ’67, così bella, nera, tirata a lucido aveva un suono, un rombo che mi faceva drizzare la pelle, un tempo avrei dato tutto pur di guidarla, pur di farci un giro. Ma ora volevo solo che volasse, che andasse più veloce, per cercare di cambiare il suo pensiero.

Quando arrivarono video le luci di dentro ancora accese.

Dean fu il primo a uscire dalla macchina e quando mi vide scendere mi guardò e fece una piccola smorfia con la bocca, e gli vidi spuntare delle piccolissime rughe accanto agli occhi.

“aspettatemi un attimo” dissi entrando.

Dean mi prese per l’ennesima volta per il braccio.

“dove vai da sola? “ mi chiese puntandomi gli occhi addosso, era duro, era di pietra, non sarei riuscita a scalfirlo nemmeno con una pallottola.

“devo entrare dentro, Juan è in pericolo” dissi fissandolo, cercando di carpire qualcosa da quegli occhi verdi.

“bene, entriamo con te allora” e mi superò, prese la pistola dal retro dei suoi pantaloni alzandosi leggermente la camicia e il giubbino di pelle, si mise accanto alla porta, e Sam, dall’altro lato della porta la iniziò ad aprire.

Dean si precipitò dentro puntando la pistola verso il vuoto, e quando vide solo Juan mi gridò

“entra, non c’è nessuno qui”  e vedendo Juan il cuore si liberò dell’enorme presa che ormai avevo.

“sei ancora qui” gli dissi andando a abbracciarlo.

Quando d’improvviso le luci si indebolirono, e un tremore iniziò a pervadere tutto lo spazio attorno a noi.

Era come un terremoto, solo che era dentro di noi, dentro la nostra testa.

Quando lo vidi comparire lanciai un urlo

“NOOOOOO” dissi cercando di scacciarlo.

Il demone comparve, gli occhi rossi e il viso di una bambina, unghie lunghe e occhi paurosi.