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Autore: Ilune Willowleaf    22/01/2005    5 recensioni
cos'è successo, dalla Kouma Sensou a qualche centinaio di anni prima delle avventure di Lina? Uno spaccato sulla cronistoria della razza demoniaca, che si inserisce nel filone della mia saga...
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 6

 

Garv scoprì subito che Valgarv era un combattente nato. Si può dire che pareva non aver fatto altro in vita sua. Ovviamente, preferiva il corpo a corpo senz’armi, e aveva sviluppato una serie di mosse volte ai colpi bassi, ideali se hai le dimensioni di un bambino per qualche decennio, e la fastidiosa caratteristica di attirare guai e zuffe, nelle città. A parte quello, imparava in fretta anche gli altri stili più convenzionali di lotta, all’arma bianca o meno, e soprattutto, con gli incantesimi. Ah, lì diventò micidiale. Combinando  poteri di Drago Ancestrale che ancora aveva, con i nuovi poteri demoniaci, in breve divenne davvero un incubo per chiunque osasse mettere il naso nel territorio di Garv.

Il Maryuu-ou aveva notato un’altra cosa interessante: non essendo stata la trasformazione completa, Valgarv poteva usare anche alcune formule di magia nera, in particolare il Garv Flare, cosa impossibile ai mazoku.

(nota di Ilune con cappello universitario: un mazoku usa il suo stesso potere per “simulare” gli incantesimi. Non ha bisogno della magia nera per azioni che può compiere da solo, come scagliare una palla di fuoco, e non può usarla per evocare incantesimi che traggono potere da un mazoku di livello più alto, perché sarebbe come ammettere di non potercela fare, e l’autostima è ciò che tiene assieme un demone. Se Rahs o Ralt tentassero di evocare un Garv Flare, rischierebbero di tornare a essere inglobati nel potere di Garv… E’ per questo che Phibrizio non ha usato direttamente il Giga Slave, in slayers Next: sarebbe stato immediatamente risucchiato in LoN. ^_^)

Nel giro di un paio di mesi, la vita aveva ripreso la sua solita routine, al Maryuu-ou Fortress, continuando per alcuni anni.

Tutto però fu interrotto un mattino, uno di quegli splendidi mattini in cui gli uccellini cantano, il sole splende e c’è la primavera nel’aria, anche se ovviamente nessuno del Clan era fuori ad ammirare il paesaggio. Un semi-risveglio del vulcano aveva danneggiato le caverne inferiori, e tutti i brass e i lesser demons erano stati messi al lavoro per risistemarsi gli alloggi. Rashart e Raltark erano in biblioteca: stavano mettendo a  un sigillo di protezione totale dal calore per i libri, e lo stavano applicando nel locale dove erano conservati i libri più preziosi, momentaneamente accatastati nel Piano Astrale per mancanza di spazio in quello materiale.

Garv e Valgarv invece erano nell’ampia caverna denominata “arena”, in cui sigilli e la struttura architettonica particolare garantivano una certa resistenza agli urti e agli incantesimi, necessaria per il luogo dove un Dark Lord e i suoi immediati subordinati si allenano. Al momento, i due stavano facendo un duello con le spade, ovviamente a lama smussata.

A un certo punto, Garv si immobilizzò, come in ascolto…

-Toccato, Garv! Un punto per me!- esclamò Valgarv. Garv gli fece cenno di fermarsi, e Valgarv obbedì, aggrotando le sopracciglia: il dark lord pareva molto preoccupato, mentre “ascoltava” qualcosa, forse ul piano astrale…

Garv dilatò le pupille, d’improvviso consapevole di una cosa…

-PERICOLO! VIA! TUTTI FUORI! SEGUITEMI!!!!- l’urlo mentale del dark lord risuonò assordante nelle menti di tutto il clan, e un istante dopo, tutta la moltitidine di mazoku appartententi al clan Chaos Dragon era sulla pianura alle pendici del vulcano… ad osservare impotenti la loro fortezza disintegrata dall’esplosione del vulcano…

Se Garv non li avesse avvertiti, pochi sarebbero sopravvissuti…

-Capo… ma cosa…- riuscì a balbettare sconvolto Rashart.

-Phibrizio… con Zelas e Dynast… quei bastardi…- Garv ringhiava, schiumando di rabbia impotente. -Quel pezzo di letame di Phibrizio deve aver trovato il modo di risvegliare il vulcano… CI HA FATTO ESPLODERE LA CASA!- Garv era più che arrabbiato: trasudava rabbia. Però, la razionalità ancora in parte albergava in lui: non poteva certo scagliarsi contro TRE dark Lord contemporaneamente. Combattivo si, ma mica fesso.

Poi avvertì che Zelas e Dynast se ne andavano. Se conosceva bene la dark lady e l’algido dark lord, era probabile che fossero stati costretti con le buone o con le cattive a collaborare con Phibrizio.

Ma adesso, l’Hellmaster era da solo, che rideva di gusto dall’altra parte dell’ “area di sicurezza” dal vulcano attivo, esplodente e vomitante fumo e lapilli…

-Rashart, Raltark, Valgar. Andiamo. - disse semplicemente. Altri subordinati erano inutili, contro Phibrizio: sarebbero stati più d’impiccio che altro.

Valgarv vide i gemelli annuire, evocando le loro armi, delle lunghe picche simili, dalla lama dai riflessi rossi. Sorrise: il combattimento non lo spaventava, ed era ansioso di battezzare nel sangue l’arma che Garv gli aveva donato, una sorta di lancia a due lame, dall’impugnatura relativamente corta, e dalle lame gemelle. Non poteva saperlo, ma un’arma di simile foggia, pur se di potere immensamente superiore, era nel suo lontano, distruttivo futuro…

Comparvero tutti e quattro contemporaneamente, dal Piano Astrale, circondando Phibrizio. Garv gli stava di fronte.

-Oh, Garv… pensavo fossi rimasto lì dentro ad arrostire… ma che peccato!- sogghignò l’Hellmaster, chiuso nel’armatura nera dagli sgradevoli decori di corpi mutilati e anime tormentate.

-Beh, potrei sempre farti a fettine e poi sfruttare i lapilli del vulcano per farti alla brace, Phibrizio!- ringhiò Garv, sfoderando la spada e scagliandosi su Phibrizio, assieme ai gemelli e a Valgarv.

L’Hellmaster sbuffò, e con un cenno, materializzò un muro contro cui andarono a sbattere i gemelli, muro che si espanse, trascinandoli via, allontanandoli dal luogo dello scontro…

-Niente subordinati, Garv… un bello scontro uno contro un- le parole gli morirono in bocca quando il suo corpo mateirale venne trafitto da una lama affilatissima, e il suo corpo astrale investito di un Ra-tilt potentissimo…

Sputando quello che pareva sangue enro, si voltò, sconvolto. Chi osava…?

Sorridente di un ghigno simile a quello di Garv, Valgarv teneva con orgoglio la lancia lorda dello pseudosangue demoniaco dell’Hellmaster come un trofeo, emtnre si allontanava da Phibrizio, portandosi a qualche metro di distanza.

-Cos… Garv, da te non me l’aspettavo… due contro uno, che slealtà!- celiò l’Hellmaster, mentre lo squarcio nel corpo si richiudeva. Ma la ferita nell’orgoglio, ah, no, quella non si richiudeva. Sarebbe rimasta a bruciare per anni, pensò Garv, orgoglioso del suo giovane allievo.

-Parla il santarellino… - rispose il Maryuu-ou, caricando con la spada Phibrizio, che aveva estratto la falce da guerra e aveva inziato a mulinarla, in modo da creare una sorta di muro di lama attorno a sé. Valgarv non aveva ancora molta confidenza nel combattimento con, o contro, quel tipo di arma, e si teneva a rispettosa distanza. Quando poi Garv gli ordinò di allontanarsi, ma di tenersi pronto ad intervenire, Val si allontanò di un’altra decina di metri. Il Ra-tilt era forse la cosa più efficace che poteva utilizzare contro Phibrizio, come magia, per cui si tenne pronto a castarne un altro. La prima volta, se non altro, aveva fatto abbastanza effetto, anche se il drago-demone temeva fosse stato più l’effetto sorpresa che altro.

A un certo punto però Garv fu scagliato via da un colpo mancino di Phibrizio, che approfittando del momento in cui Garv passava dall’attacco alla difesa, aveva insinuato sotto la guardia dell’avversario il manico della falce, colpendo Garv allo stomaco.

Accecato dalla rabbia, Valgarv si scagliò contro l’Hellmaster, facendo appello sia al potere dei Draghi Ancestrali, che tante volte era stato richiamato dalla sua rabbia e dalla sua sete di sangue, sia ai nuovi poteri demoniaci; passò sul Lato Astrale, afferrando il vero corpo di Phibrizio con lunghe braccia da drago, e scaricandogli addosso uno strano miscugio di Ra-Tilt, potere dei draghi ancestrali e tutta l’energia distruttiva che riusciva a immaginare…

 

-Valgarv? Val, mi senti?-

Valgarv aprì gli occhi. Sopra di lui c’erano Garv e i gemelli, che lo  fissavano preoccupati.

-Ragazzo, stai bene?-

-Io… non lo so, Garv-san… cos’è successo?-

-Vorremmo saperlo anche noi. Phibrizio era riuscito ad assestarmi un colpo basso, poi t’ho visto scagliarti su di lui, sparire nel Lato Astrale, e poi all’Hellmaster sono venute le convulsioni, ed è sparito. Che diamine gli hai fatto?- Garv era sincerametne stupefatto.

-Io… tutta l’energia che mi sentivo scorrere dentro… glie l’ho scaricata contro… Io… vedevo i suoi punti nevralgici… i suoi… “nervi”. Lì ho concentrato tutto il potere…-

-Beh, spero che all’Hellmaster abbia fatto parecchio male…- commentò Raltark, aiutando Valgarv a rialzarsi.

La terra scottava e tremava, e tutto era coperto da un sottile strato di cenere bianca e lapilli.

-La cosa che più mi dà fastidio è che abbia osato distruggermi la casa. Avevo creato il Maryuu-ou Fortress ai tempi della Kouma Sensou, e aveva retto praticamente a tutto… dannato… adesso ci toccherà trovarci un altro vulcano…-

-Con rispetto parlando, Garv, ma penso che non sia una buona idea…-

-Mmm?- tre paia di occhi si puntarono addosso a Valgarv.

-Volgio dire, tutti i mazoku, e credo anche la maggior parte dei draghi, sanno che ami il caldo dei vulcani e le lande rocciose… e anche se nascondessimo la prossima dimora, setaccerebbero tutto fino a trovarci. Pensa invece qual è l’ultimo posto dove costruiresti una fortezza o un castello…-

Garv ci pensò su un attimo -Direi… a parte sul fondo di un lago, una prateria, o una foresta… Vorresti che ricostruissimo il Maryuu-ou Fortress in una foresta?-

-E perché no? A nessuno verrebbe in mente di cercarci lì. Con le opportune precauzioni…-

-Val ha ragione, capo. Conosco giusto un incantesimo che rende invisibile cose e persone a una distanza superiore a un tot. Se potessimo applicarlo alla prossima dimora, potremmo costruire una fortezza grande come una montagna in mezzo alla più piatta delle pianure, e nessuno la vedrebbe, se non arrivandoci tanto vicino da sbatterci il naso…- propose Raltark.

Garv parve ponderare l’idea.

-Beh, è un’opzione. Dovremo fare a meno delle vasche laviche accanto alle camere, ma ora come ora un rifugio sicuro è la cosa più importante. Per adesso, radunate tutto il clan, e ordinate loro di cercarsi una zona tranquilla e sicura, magari nell’altro continente. Noi cercheremo la zona che fa al caso nostro. E soprattutto, per LoN, voglio che nessuno, e dico proprio NESSUNO del Clan a parte noi quattro, venga a sapere dell’ubicazione della prossima dimora. Loro verranno alloggiati da qualche altra parte, ma non voglio che Phibrizio mi faccia saltare di nuovo la casa, magari mentre sono fuori…-

E mugugnando sulla schifosa slealtà e sul doppioghiochismo di Phibrizio, scaricando l’ultima ira inventando per lui i più irriverenti e scabrosi nomignoli, Garv dette altri ordini per riorganizzare le legioni e recuperare il recuperabile dal vulcano che fino a poche ore prima era la loro casa…

 

Dopo sei mesi di ricerche ed esplorazioni, avevano trovato il posto giusto.

Era una vasta prateria di terra nera e fertile. C’erano delle sorgenti di acqua calda, e esplorando col suo potere la terra, Garv arrivò a scoprire, con sua grande soddisfazione, una profonda vena di lava, ultimo residuo di attività vulcaniche da tempo morte. Non poteva avere la lava, ma l’acqua caldissima si, almeno.

A qualche decina di chilometri c’erano le propaggini estreme di una fitta foresta, e dolci colline chiudevano su due lati il paesaggio da cartolina.

Nessuno avrebbe pensato di cercarli lì…

E adesso iniziava il bello: il progetto e la costruzione vera e propria.

La vena creativa di Rash e Ralt si scatenò, e Valgarv scoprì in sé un’insospettabile vena artistica. Progettarono assieme una fortezza robusta, ma che era al contempo un’opera d’arte.

(ndIlune: qui comincia una descrizione bella lunga dell’edificio. Se non vi piace leggere di architettura, vi autorizzo a saltarlo… ma mi piace troppo descrivere!!!)

Mura alte otto metri e spesse tre, con fondamenta ugualmente spesse e profonde, delimitavano il perimetro esterno del’edificio, un rettangolo seguente la proporzione aurea (Ilune-universitary-mode-on: la proporzione aurea è un preciso rapporto di lunghezza e larghezza che si ritrova in natua, ad esempio nelle spirali delle conchiglie e nei fiori; scoperto dai greci, fu molto usato dapprima nell’architettura, e poi, nel rinascimento, anche nell’arte pittorica. Un esempio di architettura seguente la proporzione aurea è il Partenone; per l’arte, si annoverano la Gioconda, il Davide di Michelangelo, e altri capolavori…), portante, su uno dei due lati maggiori, un semicerchio pure di mura spesse e alte.

All’interno di esso, lasciando una ventina di metri per parte, edificarono una struttura su due piani. Il primo piano, interrato di un mezzo metro, con soffitti ad eleganti archi a croce, fu destinato alla bibluiteca. Volutamente abbondante, era speranza di Raltarrk rimettere assieme un patrimonio di libri come quello che l’esplosione del Maryuu-ou Fortress gli aveva distrutto. Per fortuna, i più preziosi e importanti erano salvi, ma gli rodeva nell’animo, da morire…

La base era un rettangolo, al cui lato minore era “poggiata” una struttura circolare, l’unica ad ospitare i libri.

Il piano superiore, ricalcante la sagoma del piano della biblioteca, era la sala del trono.

Come per dispetto agli altri Dark Lords, ad esaltare il loro master, i tre avevano creato un ambiente da far invidia a Zelas e a Phibrizio, anche se i due non ci misero mai piede…

Altissimi fasci di colonnine incorniciavano slanciate vetrate istoriate di scene di battaglia raffiguranti Garv vittorioso. Incorniciate da delicate strutture di pietra, scrutate dagli occhi freddi di pietre e gemme di fantastiche creature e gargoylles che si protendevano immobili dai capitelli, rifulgeva della sua massima bellezza alla luce algida dell’alba, trasformata in un vortice di colori, e ancor di più in quella sanguigna del tramonto, che indorava e arrossava i pavimenti.

Due rosoni gemelli, uno posto sopra la porta d’entrata, e uno all’estremità opposta dell’adificio, sopra il trono di Garv, riportavano lo stemma di Garv, incorniciato da rune e intrecci, in vetri policromi e orialcho.

Sul marmo policromo rosso e arancio erano tracciate e intarsiate rune e simboli che correvano per tutta la navata centrale, attorcigliandosi attorno alle colonne tonde che delimitavano le due strette navate laterali, salendo in glifi di potere intrecciati a brani dei libri di sapienza dei demoni. Le rune e i glifi si allungavano e allargavano come steli e viticci, fino a raggiungere la zona a pianta circolare, e lì fiorivano in un complesso intreccio di simboli, scritte e intarsi di materiali magici, creanti il gigantesco sigillo che proteggeva il Maryuu-ou Castle, questo il nome della nuova fortezza, dalla vista e dalle percezioni di qualunque essere.

Alla sala del trono si accedeva attraverso un enorme portale a due battenti in legno e metallo sbalzato, raggiungibile grazie a unl larga scalinata a pianta semicircolare che s’innalzava per i tre metri che separavano il portale da terra.

Per fare quanto descritto, occorsero due anni, ma ancora mancava la parte più importante, per degli immortali che amano godersi i piaceri della carne: stanze, alloggi, e così via.

Per simmetria, edificarono quattro alte torri ai vertici del rettangolo costituente metà delle mura, della stessa pietra lavica del castello, rivestendo poi il tutto di marmi policromi rossi e dorature; aguzze guglie di pietre scure con intarsi in metallo decorarono le punte con i loro intarsi e i loro gargoylles. Valgarv si prese quella a destra e più indietro rispetto alla sala del trono, mentre i gemelli presero quella a sinstra. Le altre due rimasero disabitate, ma tanto, si sa, lo spazio alla fine si trova un modo per utilizzarlo.

Le quattro torri erano collegate, al piano più alto, quello con le stanze più usate, alla sala del trono, grazie a sottili ponti arcuati, che avevano il duplice scopo di equilibrare le torri e sostenere la struttura. Da questi ponti, uniti all’interno da un passaggio sospeso, vicinissimo agli affreschi del tetto, si godeva di una vista impareggiabile del paesaggio attorno.

Splendida vista si godeva anche dai due corridoi, dalle pareti costituite di fasci di colonnine e vetri e dalla volta ad arco acuto, che, sospesi, correvano tra le torri anteriori e quelle posteriori.

Esattamente dietro la sala del trono, sempre usando come base la muraglia di otto metri per tre, costruirono una torre ancor più grande, che Garv guidicò “esagerata per me, anche se sono grande e grosso!”. Ma i gemelli e Valgarv non vollero cedere: un dark lord merita il meglio, così Garv si rassegnò sospirando che i tre decorassero con marmi policromi, vetrate con scene di battaglia, fauci di drago e doccioni la torre… Però, alla fine, dovette ammettere che era uno spettacolo… un po’ sprecato, dato che potevi allontanarti di massimo duecento metri dal Maryuu-ou Castle, poi non lo vedevi più, per effetto del sigillo celante inciso della sala del trono, ma molto gratificante per l’autostima di chi è considerato un paria dalla propria razza…

Anche questa torre fu collegata alle due abitate da due corridoi curvi, sostenuti da larghe colonne intarsiate, che riprendevano lo stile dei due già presenti.

Nello spazio tra la muraglia e la sala del trono-biblioteca, una bella, immensa cucina seminterrata (con l’appetito da drago che Valgarv ancora possedeva, e con quello che Garv si faceva venire a volte, ci voleva!), con cantine anche più grandi nelle fresce viscere della terra. E poi, alcuni alloggi per i brass demons che, legati nella loro esistenza al castello, avrebbero svolto i vari compiti: tenere pulito, servire, cucinare, ed eventualmente combattere per difendere il castello. Raltark li aveva creati a partire da lucertole di terra, e li avevano usati come manodopera di fatica per erigere il castello, e poi, per il lavoro manuale delle decorazioni, sotto la direzione dei tre. Non potevano lasciare il castello, o si sarebbero dissolti, e ciò garantiva la segretezza che tanto Garv esigeva per la nuova dimora.

 

Finalmente, dopo quattro anni di lavori, il Maryuu-ou Castle fu terminato.

-Continuo a pensare che sia anche troppo elaborato… però devo dire che fa un gran bene all’autostima, avere una casa così…- fu il commento di Garv.

-Beh, ci siamo divertiti un sacco, capo. - rispose Rashart.

-Mah, contenti voi… a me basta che sia solido e ben nascosto…-

Valgarv aveva l’espressione di chi ha preparato una sorpresa e adesso l’informazione gli scotta in bocca come acqua calda…

-Garv, vieni a vedere la sala del trono…-

-L’ho già vista la settimana scorsa…-

-Vieni a vederla…- insisitette Val, col sorriso che gli si allargava a trentasei denti…

Col sorriso rasseganto di chi ormai si aspetta di tutto, Garv si teletrasportò nella sala del trono, seguito da Valgarv e dai gemelli…

E quasi gli cadde la mascella a terra per la sorpresa.

Il trono, molto simile a quello creato per lui dal giovanissimo Raltark, tanti anni prima, era circondato dalle spire di marmo di una perfetta replica, in scala ovviamente, della sua vera forma demoniaca.

Passando la mano sulle scaglie perfettamente scolpite, sulle tre teste dalle fauci spalancate e dagli occhi di smeraldi purissimi, sugli intarsi di scintillanti di pietre dure, sui corni eburnei di marmo bianchissimo, Garv si meravigliava sempre di più.

-Ti piace? C’è n’è voluta per tenertelo nascosto, finora, ma ne è valsa la pena!- fece Valgarv, col sorrisone a trentasei denti.

-E’… stupefacente…- riuscì solo a dire Garv, commosso.

-Già… ci abbiamo lavorato quasi tre mesi… Valgarv ha spedito Rashart sull’altro continente, per trovare le pietre giuste, e Val era sempre coperto di polvere di marmo rossa… dovevi vederlo, capo!- sorrise Raltark. Anche Garv sorrise. Faceva un gran bene al morale, avere subordinati così…

 

Lasciamo scorrere il tempo. Gli anni passano, le terre abitate dagli umani cambiano, quelle dei draghi un po’ meno, ma anche esse subiscono il flusso del tempo. I territori degli immortali cambiano invece ben poco: alla Wolf Pack Island la barriera corallina è un po’ più grande, un fiume ha deviato un po’ il suo corso, e Zelas ha cambiato qualche vetrata; l’Eternal Ice palace è immutato da secoli, mentre l’Hellmaster Manor assume un’aria di abbandono, dato che Phibrizio manda un sacco di subordinati in giro a far danni, e non si cura troppo della sua dimora. Il Deep Marin Castle è quasi immutato, e pare un mausoleo; Dolphin non si muove dal suo trono, salvo rarissimi casi, e Nerea amministra il regno della sua signora. Il Maryuu-ou Castle è rimasto perfettamente segreto, grazie alle misure di sicurezza quasi da paranoia adottate; la foresta è avanzata di qualche chilomentro, e le colline si sono abbassate di qualche metro, e basta.

Ma spostiamo la nostra attenzione su una zona fuori della bariera, una zona di lande rociose disseminate di resti di antiche costruzioni, testimoni di tempi con piovosità maggiori. Ora, solo lucertole e scarni cespugli popolano quei canyon disseccati e quelle gole rocciose.

Solo loro?… no.

C’è qualcuno.

Anzi, molti.

Una moltitudine di demoni di svariati livelli, una folla, nascosta da precari glifi graffiati a terra, che ne nascondono la presenza.

Stanno aspettando…

Il loro capo conosce le abitudini della sua preda…

Sa che lui ama venire a sdraiarsi sulle rocce piatte e caldissime degli altopiani, quando il sole è a picco d’estate, e l’aria brucia i polmoni degli umani come una fornace…

 

Garv inspirò con sodisfazione l’aria incandescente.

Malgrado l’impermeabile lungo, non una stilla di sudore ne imperlava il volto. Amava il caldo intensissimo e asciutto come una forgia di quel deserto roccioso. Certo, la lava era anche meglio, ma un bagno di sole era una toccasana, e lo metteva di buon umore…

Stava per tirare fuori sdraio, occhiali da sole e bermuda (^__^;;; ), quando il suo sesto senso di guerriero lo fece immobilizare.

Lentamente, portò la mano alla spada, guardandosi attorno.

DANNAZIONE!!!

Come aveva fatto a non accorgersene prima? Lo avevano circondato! Anzi… dovevano essere lì da prima del suo arrivo! Ed era una moltitudine!

Un nome, accompagnato da un’imprecazione, affiiorò sulle labbra del Dark Lord ribelle: “Phibrizio” (l’imprecazione preferisco non riportarla, o potrei incorrere in censura…).

I mazoku del clan Hellmaster uscirono dai glifi che li celavano, circondado il Dark Lord.

Con un attimo di preoccupazione, Garv avvertì che erano tutti di livello alto… un po’ inferiore a general e priest. Diamine! Come aveva fatto Phibrizio a crearne tanti? Doveva stare preparando questo agguato da anni… secoli!

Ma l’istinto combattivo prese il sopravvento. Ghignò.

-Bene, se il vostro parone vuole liberarsi di un po’ di spazzatura, poteva trovare altre maniere, oltre a farla smaltire a me!- celiò, chiamando i gemelli e Valgarv. Nessuno del clan Chaos Dragon si perde una buona battaglia…

All’istante, Rashart e Raltark gli comparvero a destra e a sinistra, mentre Valgarv prese posizine alle spalle di Garv. In posizione quadrilatera, coprendo l’uno le spalle all’altro, erano una macchina da guerra tritatutto…

E in effetti, era proprio un bel macinato da polpetta, già cotto dalle loro fiamme demoniache, quello che rimase dopo pochi minuti della prima ondata d’attacco, costituita dai demoni più deboli. Per un attimo, Garv si chiese se la sorpresa non gli avesse causato un brutto scherzo, poco prima, quando aveva avuto quell’istante di paura.

Poi però, quando incrociò la lama con  la spada del mazoku che capitanava quello squadrone, ebbe un attimo di smarrimento: non riusicva a disintegrarlo!

Aveva riconosciuto chi era a capo di quella miscellanea di demoni medi e mediopotenti del clan Hallmaster: Droel, uno dei due general. La cosa che aveva inquietato Garv era che il colpo che gli aveva inferto, e che il general aveva parato con la spada, lo aveva fatto sì arretrare di diversi passi, ma non lo aveva distrutto. Alla potenza che aveva messo nel colpo, avrebbe dovuto disintegrarlo…

Ma non c’era tempo: quella carogne era meno potente di lui, ma giocava sporco, come dimostravano i demoni che, mentre Garv fintava e giocava al gatto col topo con general dell’Hellmaster, lo attaccavano alle spalle; ommeglio, tentavano, giacché Rashart, Raltark e Valgar si stavano adopertando perché nessuno disturbasse Garv mentre riduceva lentamente a spezzatino il general dell’Hellmaster.

Garv non si sentiva affatto in colpa nel distruggere un membro di alta casta di Phibrizio: l’Hellmaster non gli stava forse rendendo la vita impossibile?

Il tre suoi subordinati stavano facendo un buon lavoro, e le file che Phibrizio aveva mandato si assottiagliavano sempre più…

Impegnato con quattro brass di livello appena poco inferiore al suo, Rashart non s’accorse di un piccolo, sfuggente brass dalle sembianze di ombra, che si era insinuato oltre il muro di difesa costituito dai gemelli a da Valgarv. Stringeva in mano un coltello, la cui lama pareva impregnata di una sostanza nera e appiccicosa…

Sorridendo di esultanza, il general si voltò verso Garv, pregustano l’eliminazione del general di Phibrizio, quando notò il mazoku che s’apprestava, non visto, a colpire alle spalle Garv…

-NO!- fu il suo grido, gettandosi d’istinto tra il suo master e la lama…

Il lieve suono della lama che affondava nella schiena del general parve immensamente grande, nel campo di battaglia improvvisamente silente…

Droel guardò con occhi spalancati il colpo letale, preparato per Garv, sprecato sul general.

Il corpo inerte di Rashart proseguì la traiettoria, cadendo a terra come un sacco di stracci…

Raltark si precipitò a sorreggere il fratello, seguito da Garv e da Valgarv.

I secondi parvero diventare ore, eppure scivolare via come sabbia tra le dita, mentre la forza viale del general si faceva sempre più debole e flebile…

-Scusa, capo… mi è… sfuggito…- mormorò Rashart. Si sentiva debole, sempre più debole e flebile… e aveva freddo… Garv stava disperatamente cercando di passargli energia, ma pareva tutto inutile: era come se un muro si fosse eretto tra lui e il general, un muro nero e appiccicoso come la sostanza spalmata sulla lama del coltello, caduto a terra.

-Rash… Rah, fratello…- Raltark chiamava il gemello, che, tra le sue braccia, diventava sempre più trasparente, mentre macchie di sangue nero imbrattavano il priest.

-Ralth… noi… steremo sempre… assieme…- sussurrò Rashart, con un lieve sorriso, prima di chiudere gli occhi…

E di svanire, come uno sbuffo di vento.

Attoniti, i tre rimasero a guardare ancora per qualche istante il punto in cui, fino a poco prima, c’era il viso di Rashart.

Fu Raltark il primo a rialzarsi.

Nel suo cuore, c’era ora una voragine. Metà della sua anima gli era stata strappata, e lui non aveva potuto fare nulla.

Nei suoi occhi blu come zaffiri c’era una fiamma rabbiosa che danzava, una rabbia così spaventosa che i mazoku delle schiere dell’Hellmaster, rimaste bovinamente immobili anche loro ad assistere alla morte del general, indietreggiarono di qualche passo.

Nella mano sinistra del priest si materializzò l’alabarda di Rashart, mentre nella destra teneva la sua.

Il suo ruggito, grido di rabbia, di disperazione, di dolore, fu l’ultima cosa che quelle creature udirono, il suo viso contratto dal dolore e dall’odio l’ultima cosa che poterono vedere, prima di essere cancellate e anichilite dalla ondata di fiamme rosse create dal doppio fendente delle alabarde.

Uno, due, tre volte, ruggendo il suo dolore, il priest brandì le alabarde, scatenando fiumi di fiamme che fecero sciogliere la pietra, che consumavano con la loro devanstante rabbia.

Garv s’affrettò a creare uno scudo attorno a sé e a Valgarv, che fissava attonito il compagno di battaglie e di bevute, trasformatosi in una furia inimmaginabile.

Sul volto di Garv, invece, c’era una tristezza infinita…

Tristezza che scomparve dai suoi occhi di smeraldo, tramutandosi in sete di vendetta, quando si voltò verso il general di Phibrizio, stranamente ancora lì.

Garv richiamò la sua spada, caduta a terra quando era corso verso Rashart, e guardò negli occhi il general.

Droel capì che era finito. Phibriizo aveva un bell’affermare che Garv stava perdendo potere a causa del corpo mortale in cui era parzialmente rinchiuso. Era ancora troppo forte per un general.

La fiammata rossa consumò il general demoniaco in un istante, e nel volto sorpreso del nemico consumato dalle fiamme inestinguibili, Garv provò un minimo di sollievo al terribile dolore di Raltark, che rieccheggiava in lui come il rintocco di una campana dei morti. Il general riuscì a salvarsi, come ebbe modo di scoprire Garv più avanti, ma solo per pura fortuna e interessamento di Phibrizio.

-Garv… Raltark e…- il tono di voce di Valgar lo fece voltare…

E per poco, il demone-drago Garv, guerriero e condottiero, non vomitò la colazione.

Raltark, il volto trasformato in una maschera di follia, aveva atomizzato tutti i nemici… tranne uno.

Colui che aveva avuto l’ardire di colpire il gemello.

E la morte sarebbe stata per il mazoku un sollievo, visto il trattamento che il priest gli stava riservando…

(siccome non voglio che questa fic abbia un raiting vm15, o che sia classificata “non per stomaci delicati” [e anche perché non sono così sadica da riuscire a immaginare nei dettagli ciò che Raltark abbia fatto a quel poveraccio, né voglio farlo dato che ho appena mangiato ^_^], lascio a voi lettori, in particolare ai più splatter, il compito di immaginare cosa il priest abbia fatto all’assassino del suo gemello…)

Chi invece non riuscì a trattenere la colazione fu Valgarv, che si allontanò di qualche passo, pallido e sconvolto per l’atroce crudeltà con cui il priest si stava sfogando.

Guardò Garv, come a cercare conforto o aiuto, ma il Dark Lord scosse la testa, facendogli segno di tornare al Maryuu-ou Castle. Valgarv obbedì, e sul campo devastato, costellato di pozze borbottanti di pietra liquefatta e macchie untuose che erano stati mazoku, rimasero solo il Dark Lord, il proest, e un brass demon che stava già da qualche minuto considerando che il Mare del Chaos non doveva essere poi tanto male…

-Raltark, finiscilo, e andiamocene. - ordinò Garv. Ralt parve non aver sentito, mentre la follia albeggiava nei suoi occhi.

Garv avanzò a lunghi passi, superando le pozze di lava, e  raggiungendo il priest. Con un Garv Flare da una mano, uccise definitivamente il brass demon, mentre l’altra la poggiava, fermo e irremovibile, sul braccio di Raltark.

Il priest si voltò, gli occhi rossi come rubini, pervaso da una furia senza fine.

*SSSSCCIAAAAAFFFF*

Avete presente quanto sia grande e grosso Garv, vero? E avete presente che manone ha? Beh, provate a immaginare un ceffone…^__^;;;

Il ceffone in pieno volto del dark Lord fece barcollare il priest, che però, dopo qualche istante di disorientamento, si inchinò davanti a Garv.

-Scusa, capo…-

Sapeva che se fosse stato al servizio di un altro Dark Lord, questi non avrebbe liquidato il suo mancato obbedire a un ordine con un ceffone, ma con qualcosa di molto più pesante.

-Andiamo. Qui, non possiamo fare più nulla. Siamo tutti scossi… e tu in particolare. - fece Garv, prima di teletrasportare sés tesso e lo sconvolto priest al castello.

 

Gli umani dicono che quando si è sconvolti, qualcosa di caldo, come tè o brodo, aiuti a rilassarsi.

Balle, pensò Raltark.

Aveva bevuto abbastanza roba calda da lessarsi le budella, ma non era per questo meno sconvolto.

Anche Garv e Valgarv erano scossi per la improvvisa perdita di Rashart…

Ma loro non potevano capire, pensava rabbioso il priest. Neanche Garv. “Ho perso Raltark. Raltark. La mia metà. L’altra parte di me stesso.” Tale pensiero gli si ripeteva nel cervello, lo ripeteva come un mantra.

Adesso, cosa ne sarebbe stato di lui, senza suo fratello? Non erano mai stati separati… c’era sempre stato un legame, intimo e indissolubile, perché erano due ma erano nati uno, le due metò dello stesso essere.

E adesso, lui era ridotto a metà.

Seduto su una sedia, nella sua stanza, non parlava, non rispondeva a nessuno, salvo quando lo scuotevano con forza.

 

-Garv, mi preoccupa. È… morto. È come se fosse morto anche lui con Rashart…-

Garv sospirò. Avevano cercato di smuovere il priest, inutilmente. Anche Garv faceva fatica a farsi rispondere.

-Non possiamo fare altro che attendere. Forse si riprenderà. - disse semplicemente, anche se, nel suo intimo, temeva si riducesse come Dolphin, una creatura immersa nel passato per non vedere il presente.

-Ma tu non puioi fare nulla?- chiese il più giovane demone-drago, speranzoso. Garv scosse la testa.

-No. Non posso, e anche se potessi, non voglio: è una battaglia che deve affrotnare da solo. -

 

Seppur lentamente, il priest si riprese. Parlava poco, non rideva né scherzava, era chiuso e taciturno, ma se non altro rispondeva. E combatteva.

Ogni creatura appartenente all’Hellmaster che si trovava sulla sua strada, non tornava indietro a riferirlo.

Dette la caccia con una ossessione quasi spaventosa a Droel, malgrado questi fosse forte della protezione di Phibrizio, finché non lo mise con le spalle al muro e lo uccise. Aiutato da Valgarv, braccò e uccise Karont, con una ulteriore soddisfazione nell’apprendere che il veleno, destinato a Garv ma che aveva avuto suo fratello come vittima, veniva prodotto solo da quel priest. Quando la sua alabarda tagliò in due la falce e il corpo del rugoso priest, Raltark, per la prima volta dopo duecento anni, sorrise. Un sorriso soddisfatto, triste, amaro, rabbioso. Un sorriso di vendetta.

Adesso, rimaneva da pianificare l’attacco all’ultima preda: il secondo general di Phibrizio, Trasc. Garv sapeva che non era una mosa particolarmente buona provocare Phibrizio ammazzandogli i subordinati uno dopo l’altro, ma d’altra parte la vendetta era l’unica cosa che pareva tenere su Raltark, e poi l’idea di fare un dispetto a Phibrizio piaceva anche a lui.

Purtroppo, però, fu Trasc a fare l’agguato a loro, anziché viceversa. E non era mica solo: una trentina dei brass più potenti, appena sotto al livello di Trasc, lo seguivano.  Li guidava non il general, ma Phibrizio stesso, stufo di veder decimati i suoi migliori elementi, e ben deciso a dimostrare la verità del detto “chi fa da sé fa per tre”.

 

Valgarv e Raltark si ritrovarono circondati dai demoni di Phibrizio… demoni di risulta, però, buoni per fare mucchio. Sorrisero, di un simile sorriso ferino del demone che si appresta a massacrare…

Le fiamme sprigionate dall’alabarda di Raltark e dalla lancia a due lame di Valgarv spazzarono via quella marmaglia, mentre schizzi di nero sangue imbrattavano i calzari dei due.

-Sono pesci piccoli, Val…-

-Io sono sicuro però di aver percepito l’aura di Trasc. Non abbassare la guardia. -

E infatti, da dietro la marmaglia ridotta a spezzatino, emerse una figura in armatura. Ma non era il general di Phibrizio. L’armatura nera era molto più intarsiata, e le immagini differenti. Raltark la riconobbe subito, sussultando per la sorpresa -L’Hellmaster!- esclamò in un soffio.

Anche Valgarv osservò con più attenzione, e si rese conto che il compagno aveva ragione.

Phibrizio avanzava con incedere annoiato tra i cadaveri fumanti e mutilati dele sue legioni. Battè leggermente le mani. Il volto era in parte nascosto dall’elmo, ma il suo sorriso ironico e si scherno era ben visibile.

-Ooohhh, i due cuccioli di Garv hanno giocato nel mio cortile, e hanno danneggiato il mio giardino… ci vuole una bella sculacciata…- disse, ironico. La falce che braniva da cinquemila anni gli comparve nelle mani, degna arma del Signore degli Inferi.

Malgrado bruciasse al loro orgoglio, Raltark e Valgarv sapevano che da soli non avevano speranze. E Garv aveva detto loro che, nel caso fosse intervenuto l’Hellmaster, Dynast o Zelas, loro avrebbero dovuto avvertirlo immediatamente, senza cercare di attaccare il dark lord in questione.

Valgarv avvisò subito Garv, ma con sua grande costernazione, scoprì che Garv era impegnato contro Dynast, che pareva aver scelto proprio quel momento per fargli una “visita di cortesia” per intimargli di tornare nelle schiere demoniache a tutti gli effetti e di obbedire a Phibrizio…

 

Garv non se la passava molto bene: con enorme costernazione, aveva avuto la certezza che il suo potere stava calando. Era coperto di tagli e graffi, mentre era riuscito solo a graffiare l’armatura di Dynast (che non l’aveva presa molto bene, specie quando gli aveva tagliato uno dei due pennacchi dell’elmo…).

-Te lo ripeto per l’ultima volta, Garv. Accetta il mio consiglio, torna nelle nostre file e giura nuovamente fedeltà alla nostra causa. - fu l’atono discorso di Dynas.

-MAI! NON MI PIEGHERO’ MAI A PHIBRIZIO!!!- e brandendo la spada, Garv tentò il tutto per tutto, con una inconsueta mossa che pareva lasciare aperta una falla nella sua difesa. Ovviamente Dynast ne approfittò, ma l’elegante spada del signore dei ghiacci trafisse solo un lembo dell’impermeabile di Garv, mentre lo spadone a due mani del demone-drago si abbattè sull’elmo dell’Ha-Ou, tramortendolo.

Garv odiava fuggire, ma Valgarv gridava disperatamente aiuto: non avrebbero retto ancora a lungo contro l’Hellmaster…

 

Proprio come Garv aveva temuto, l’Hellmaster si era divertito a giocare al gatto col topo con i due subordinati più potenti del clan Chaos Dragon. Raltark perdeva sangue nero da una spalla, e Valgarv aveva parzialmente trasformato il suo corpo, cosa che non faceva da molto tempo, perché, pur potenziandolo, gli causava atroci dolori.

Imperlato di sudore, si ergeva a difendere il compagno, che tentava disperatamente di rigenerarsi. L’elegante alabarda del general era in mano a Phibrizio, che la osservava come un gingillino di poco conto.

-Carina… il potere che l’ha creata è di Garv, ma credo che il desing non sia suo… ha sempre avuto una totale mancanza di stile, il bestion…OUPH!!-

Il commento di Phibrizio sulla mancanza di stile di Garv fu bruscamente interrotto da un calcio dove non batte il sole, sferrato con molta, molta cattiveria da Garv, che recuperò l’arma del suo sottoposto, e si teletrasportò poi accanto a Valgarv.

Con un’occhiata, si rese conto delle condizioni del priest, e notando che non fosse esageratamente grave, fece cenno a Valgarv di aiutarlo lui.

-Avete combattuto bene. Adesso lasciate che ci pensi io: Phibrizio non è pane per i vostri denti. - disse secco. Valgarv annuì, trascinando un po’ più in là Raltark.

-Ohh, sembri proprio un paparino affettuoso, con quei due. Dimmi, gli rimbocchi anche le coperte?- lo canzonò l’Hellmaster.

-Per lo meno, i miei non sono così fessi da farsi accoppare da tre cuccioli di drago dorato. - celiò di rimando Garv, riferendosi alla morte di Dessran, notizia che aveva fatto il giro della penisola, rendeno l’Hellmaster lo zimbello degli altri Dark Lords per diversi mesi.

Phibrizio digrignò i denti. Poi, senza avvisare, si scagliò su Garv, tentando di tagliarlo in due con la falce.

Il Chaos Dragon fece appena a tempo a parare con la spada, mentre la forza che l’Hellmaster imprimeva al colpo lo faceva arretrare, creando due larchi solchi nel terreno.

Si staccarono, studiandosi. Garv aveva il fiatone, mentre Phibrizio pareva fresco come una rosa. Non era un buon segno.

Altro attacco, questa votla portato da Garv. La migliore posizione, e certi colpi bassi che Garv decise di usare (-Leale si, ma mica così fesso! Quando si è contro Phibrizio ogni cosa è lecita!!!- N.d.Garv), dettero al Chaos Dragon un minimo di vantaggio, tanto che riuscì a ferire profondamente  il braccio sinistro all’avversario.

Phibrizio sis tava stancando: non gli piaceva combattere con uno al suo livello, o quasi. Preferiva giocare con le sue vittime. E poi, sperava che Garv cambiasse idea e tornasse ad obbedirgli, come gli altri Dark Lords.

Lo sguardo degli occhi felini dell’Hellmaster cadde su Valgarv, che stava aiutando Raltark a rigenerarsi.

Ci voleva poco a capire che, per Garv, quel subordinato ottenunto da un drago ancestrale era importante… gli aveva persino dato un nome simile al suo, e lo chiamava discepolo. Bene, l’avrebbe ucciso per dagli una lezione di forza, e ne avrebbe preso in ostaggio l’anima, dato che doveva essere ancora in parte mortale, per ricattare Garv.

Sogghignando, Phibrizio si teletrasportò, lasciando che la spada di Garv fendesse l’aria, apparendo dinnanzi ai due subordinati.

-Dì buonanotte, draghetto… - ghignò, alzando la falce. Non infuse il suo potere in essa, così non ne avrebbe consunto e divorato l’anima. Calò l’arma su Valgarv, troppo stupito anche per muoversi…

-NO!-

Il corpo che cadde, tagliato quasi a metà, non era quello di Valgarv. I capelli che si riversarono a terra, impregnati di sangue nero, erano quelli rossi di Raltark, ertosi a scudo davanti a Valgarv.

Un’espressione di fredda determinazione fu l’ultima del viso del priest, prima di dissolversi. Non aveva corpo fisico che potesse giacere come un guscio vuoto, lui era tratto dal potere desso di Garv…

Che sentì un’altra voragine aprirsi dentro di lui…

Prima Rashart. Ora Raltar. L’Hellmaster gli aveva tolto i due subordinati. I due compagni di una vita. Coloro che lo avevano affiancato, fedeli e leali, sin dal primo mese di vita.

Phibrizio si trovò a dover scansare tre mandibole grosse il doppio della sua forma umana, che cercavano di lacerarlo e di afferrarlo, di arrostirlo con fiamme inestinguibili…

E fasci di energia color verde acqua, sottili e micidiali, che si insinuavano tra quelli rossi di Garv, facendolo ballare una infernale tarantella. Sentiva che, se uno di essi l’avesse colpito, non sarebbe stato molto piacevole…

Alla fine, decise di levare le tende, rimandando il suo scontro con Garv a un’altra volta…

 

Scomparso Phibrizio, Garv continuò a sfogare la sua ira tirando Garv Flare a destra e a manca, polverizzando diversi chilometri di montagne e colline lì attorno, e incendiando non pochi ettari di foresta, già schiacciata dalla sua immensa mole di drago a tre teste e quattro ali.

Valgarv, invece, che nell’assalto rabbioso all’Hellmaster aveva speso le poche energie che gli erano rimaste, si era accansciato al suolo, dove Raltark si era trovato quando la falce di Phibrizio ne aveva disperso e disintegrato l’essenza.

Un’ora abbondante (e molti, molti danni) dopo, Garv si fu abbastanza sfogato da riassumere fattezze umane, anche se solo per prendere a calci ogni stramaledetta pietra che trovava, imprecando contro l’Hellmaster in ogni lingua nota, e anche alcune vecchiotte, e con certi vocaboli da far arrossire uno scaricatore di porto…

Valgarv invece era seduto a terra, a gambe incrociate. Due piccole macchie umide si stavano formando per terra.

Aveva perso un altro amico. Un altro fratello.

Quando Garv gli si avvicinò, Valgarv, il guerriero, il general in seconda, il Demone-Drago Ancestrale, si strinse a Garv piangendo. -Tu non mi lascerai solo! Giuramelo! GIURAMELIO!-

E fu solo Val, il bambino tra i cadaveri del suo popolo.

Poggiando la mano su quei capelli verde azzurro, Garv disse piano -Non ti lascerò. E tu non lascerai me. Mi hanno strappato i miei fratelli minori, le mie prime creature; ma nessuno mi strapperà il mio discepolo più caro. -

 

 

 

E con questo si concludono le Cronache della Kouma Sensou. Nate come “Garv - vita di un ribelle”, una sorta di cronaca sulla creazione e le prime gesta di Garv, questa storia mi si è ampliata, data la necessità di introdurre e sviluppare altri personaggi, per non ridurli a mere macchiette o comparse. Tanto mi piaceva immginare particolari, dettagli, situazioni, che, scrivi scrivi, sono arrivata a queste Cronache.

Per i rapporti Garv/Valgarv, mi sono sempre voluta basare, e ispirare, a “Mio Caro Maestro”, di Eternal Fantasy, in cui viene delineato un rapporto più simile a padre/figlio che a master/subordinato tra Garv e Valgarv. Insomma, Valgarv ci si è messo d’impegno e ha fatto sul serio fin dall’inizio per uccidere i (presunti) assassini di Garv… per Phibrizio s’è mai visto nessuno? ^__^

Avviso subito, così come ho fatto all’inizio, di prendere con le pinze ciò che scrivo. Mi spiego: quando cominiciai Gods War, fanfic di una saga, scritta prima ma ambientata cronologicamente dopo le Cronache, mi mancavano molte informazioni: numero e nome dei subordinati, e il vero aspetto e il carattere di Dolphin e di Phibrizio, aspetto di Rashart e Raltark, periodo e causa della loro morte. Quindi, ho inventato di sana pianta, solo per poi scoprire che:

-Dolphin, nei romanzi e in Knight of Aqualord è diversissima, e ha due subordinate: una con l’aria da santarellina e un abito aragosta-syle, e l’altra che sembra una pazza furiosa (di nome Riksfalto);

-Phibrizio aveva 2 e non 4 subordinati (quello è stato un mio errore nel guadare gli schemi delle gerarchie demoniache, e me ne sono accorta al 10° capitolo di Gods War);

-Rashart nei romanzi è un “armadio” più largo che lungo con una faccia da villain in piena regola,e Rashart è un vecchiaccio…

Dato che però avevo già in mente una lunga saga, per la quale mi erano necessari i personaggi così come li avevo descritti, ho deciso di portare avanti così com’erano i personaggi.

Che Garv sia il risultato di un’instillazione di anima e potere demoniaco in un drago ancestrale morente è solo una mia, neanche supposizione, bensì licenza poetica per “giustificare” quell’immediato feeling che c’è tra lui e Valgarv, oltre alle sue caratteristiche di drago 8anche se come ipotesi on è niente male, vero?).

 

Mi auguro quindi non vogliate prendere per oro colato le informazioni sbagliate che ho, mea culpa, contribuito a diffondere. Ma, come scrive un mio amico nella sua firma (KillKenny, ‘sta battuta è la tua… Posso inserire Razor in una futura “Cronache 2?”), “Non importa su cosa scrivi, l'importante é che tu lo scriva bene!”

Ombra e acque fresche a tutti!!!

Ilune Willowleaf

 

 

 

 

 

  
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