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Autore: AdharaSlyth    10/10/2014    1 recensioni
Loki se lo ricordava come se fosse ieri, il primo sguardo di Karen Lilica, l’amica bellissima di sua sorella.
Aveva sedici anni appena, ma sapeva già di essere bellissimo. Con i capelli biondi, scompigliati, un fisico stupefacente e gli occhi neri come la pece. Ricordava anche che era bella anche lei all’ inizio, e solo con il senno di poi Loki si era accorto che quella della donna era una bellezza troppo decadente, per i suoi ventisette anni.
[...]
Non era una da discorsi contorti Karen, l’aveva detto chiaro e tondo: “voglio portarti a letto.”.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loke
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Note: Ok… So che è molto diverso da quello che scrivo di solito. Sono argomenti forti che non so ancora bene come affrontare.
Questa storia è tratta da una vicenda realmente accaduta, il cui racconto (nella ff ho cambiato alcune cose, oltre al fatto che nessuno dei personaggi mi appartiene.) mi ha assillato per anni prima che decidessi di esorcizzarlo scrivendo questa fanfiction.

Sarebbe davvero importante per me che mi diceste cosa ne pensate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Because you’re love is my drug

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Quando ti sei fatto di coca la prima volta?”

“Io non volevo farlo!”

“Ti ho chiesto quando hai iniziato.”

“E’ stata lei ad obbligarmi!”

“Dimmi quando!”

“… a sedici anni.”

 

 

 

 

Loki se lo ricordava come se fosse ieri, il primo sguardo di Karen Lilica, l’amica bellissima di sua sorella.
Aveva sedici anni appena, ma sapeva già di essere bellissimo. Con i capelli biondi, scompigliati, un fisico stupefacente e gli occhi neri come la pece. Ricordava anche che era bella anche lei all’ inizio, e solo con il senno di poi Loki si era accorto che quella della donna era una bellezza troppo decadente, per i suoi ventisette anni. 

Ricordava di aver sentito lo sguardo di lei scivolargli addosso, fermarsi poco sotto la cintura dei jeans, e di aver subito capito che aveva su di lei lo stesso effetto che aveva su tutte le altre.

Non era una da discorsi contorti Karen, l’aveva detto chiaro e tondo: “voglio portarti a letto.”.

Lo aveva solo sussurrato, accompagnando la frase con un sorriso malizioso mentre usciva da casa.

La stessa sera si erano dati appuntamento. 

 

All’inizio Loki si sentiva un dio. Gli amici lo ammiravano, lo veneravano. 

Una ventisettenne! Wow! 

E Karen lo faceva sentire un’uomo; un pomeriggio, mentre erano nel letto, glielo disse.

Lei invece aveva riso. “Sai cosa ti farà sentire davvero grande?” gli aveva chiesto mentre, nuda, si dirigeva ancheggiando alla specchiera sul lato opposto della camera. 

Continuava a sorridere mentre gli mostrava una bustina. Polvere finissima, bianca opaca.

“Io quella merda non la voglio.” le aveva risposto serio.

Lei aveva riso ancora di più. “Non devi mica scioglierla subito! Puoi fumartela se preferisci. Prendila!” e il suo sorriso era così gentile mentre gli lanciava la bustina.

E Loki la fumò. Da solo. Col cazzo che avrebbe coinvolto i suoi amici in quel casino.

La fumò e gli piacque.

E lo fece di nuovo, molte volte. Solo una volta, in uno dei rari momenti di lucidità, ebbe la percezione di stare camminando sull’orlo di una burrone. Ed era già passato un anno.

 

“Dovremmo farci assieme una volta.” Karen fumava una sigaretta appoggiata al davanzale, avvolta in un lenzuolo.

“Ho finito le cartine.” Le aveva risposto soprappensiero.

“Un buon motivo per provarla in vena!”
Loki aveva cominciato a tossire. “Ti ho detto che non voglio farlo K.” Avrebbe voluto fulminarla con lo sguardo, ma lei rideva come al solito.

“Per caso hai paura cucciolo?”

“Non chiamarmi in quel modo! Ho quasi diciotto anni ormai! E non ho paura.” 

La Lilica si era di nuovo avvicinata a lui. “Tu hai paura, Loki. Te la leggo negli occhi.”
Si era rotto le scatole di quell’insistenza, cos’ aveva cominciato a rivestirsi. Ma poi aveva alzato lo sguardo e lo aveva visto: il panico negli occhi di Karen, mentre lasciva cadere il lenzuolo e gli correva dietro.

“Ti prego! Ti prego Loki, rimani. Ti prometto che non te lo chiederò più!”
E così Loki era rimasto.

 

Le cose avevano cominciato a girare per il verso giusto. Sembrava perfino che Karen avesse completamente smesso di tirare da un paio di mesi a quella parte.

Ma si stava perdendo il confine tra quale dei due fosse più dipendente dall’altro.

Era Loki ad avere bisogno di Karen per sentirsi grande e farsi passare la coca, o era la donna che lo teneva con sé per ricordarsi com’era essere giovane e desiderata?

Lo aveva caldamente invitato a passare da lei, quel pomeriggio.

Loki non aveva voglia, non si sentiva… ma ci era andato lo stesso.Doveva farlo finché non fosse stato chiaro chi aveva in mano le redini di quella assurda relazione.

Aveva dovuto aspettare quasi un quarto d’ora prima che Karen si decidesse ad aprirgli, ma poi lei gli era corsa in contro così velocemente che non aveva avuto telo di pensare altro che “sono io” prima di sentire un forte pizzicore al braccio.

“Karen…”

“Lo faccio per te amore mio!” l’aveva sentita sussurrare mentre la droga cominciava a fare effetto.

“Invece lo fai per te, stronza.”

 

Loki non era mai stato violento, ne collerico, ma da quel giorno, il sesso tra loro divenne come una lotta. Mordersi, stringersi, graffiarsi. In un bisogno che non aveva niente di sano.

Si facevano, scopavano e poi ognuno per la sua strada.

A volte Karen gli chiedeva di tirare anche dopo il sesso, e lui era costretto a lottare contro il bisogno spasmodico per cercare di rimanere lucido.

Era una spirale. Una parte di lui sapeva che era già troppo tardi.

 

“Dobbiamo smettere di vederci.” Si sentiva abbastanza lucido quel giorno, e sperava che anche lei fosse in sé.

“No.” La risposta non lo sorprese, nonostante le speranze.

“Invece si, Karen. Ci stai distruggendo!” 

L’aveva guardata abbassare lo sguardo e stringere le lenzuola, prima che lo abbracciasse, in lacrime.

“L’ultima volta!” gli aveva sussurrato piano.
E lui non ce l’aveva fatta, nomare più riuscito a resistere. Un’ultima volta.

 

Si era svegliato sul letto e Karen era a fianco a lui. Immobile.

La siringa nel braccio, il laccio sciolto, gli occhi rovesciati e una macabra schiuma alla bocca.

Pallida, fredda… morta.

Loki si ricordava il panico.

“Pronto! 911? E’ in overdose! Sta morendo!”                    “Signore! Si calmi! Dove si trova?”

“Via Spiriti Stellari! 28! Un’ambulanza! Vi prego!”              “Mandiamo subito un mezzo!”

 

 

 

 

“E’ andata così?”

“Si signore.”

“… Bene. Rimettetelo in cella.”

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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