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Autore: Anmami    11/10/2014    1 recensioni
Dopo l'arrivo a Terminus il gruppo si trova rinchiuso in un vagone. Questa storia è la mia versione della quinta stagione vista con gli occhi di Daryl. Tra amicizia, battaglie per la sopravvivenza ed un amore difficile da ammettere anche a se stesso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Step by step'
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Eccoci qua. Spero di non scatenare la vostra ira con questo capitolo. Allora i nostri eroi sono riusciti ad eliminare quei pazzi di Terminus e si possono godere un attimo di tranquillità. 
Ho scritto un'altra piccola storiella senza troppe pretese e mi piacerebbe molto ricevere la vostra opinione in merito. Grazie a chi la leggerà e grazie anche a chi continua a seguire questa. A presto!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2862635&i=1



Capitolo 9
Ripulimmo il cortile e Beth ci scortò all'interno dell'edificio principale per controllare che non ci fosse più nessuno.
Una volta appurato che eravamo i soli rimasti, Beth, Charles e gli altri prigionieri ci mostrarono il resto. Attraversammo una specie di grande salone dall'aspetto lugubre pieno di candele e arrivammo alla zona notte: un lungo corridoio con tante porte una in fila all'altra.
Sembrava di essere in una baraccopoli, i muri che dividevano le varie stanze di quella specie di dormitorio, erano stati costruiti usando materiale di recupero e la scarsa illuminazione proveniva da piccole lanterne appoggiate qua e là. Era un ambiente soffocante, non certo adatto a vivere per molto tempo. Alla fine di quel corridoio voltammo a destra e ci trovammo davanti ad una porta grigia e leggermente arrugginita, però nessuno di loro volle spiegarci cosa ci fosse in quella stanza.
Concluso il giro e decise le stanze dove passare la notte, tornammo nel salone principale e Rick si sedette per terra, Carl si avvicinò a lui con in braccio la piccola Spaccaculi ed io guardandoli non riuscii a non sorridere.
Nonostante tutto erano lì. Erano ancora insieme e avrei combattuto al loro fianco affinché la situazione non cambiasse. 
Osservai le persone intorno a me ed il mio sguardo si posò su di lei.
Beth se ne stava seduta da sola in un angolo vicino alla finestra a fissare il cortile arricciando sulle dita una ciocca di capelli.
Sembrava turbata, non l'avevo mai più vista così da quando avevamo lasciato la fattoria.
Decisi di andare a parlarle per capire quale fosse il problema.
"Ehi..." dissi avvicinandomi a lei.
"Ehi a te." mi sorrise. 
Ma non era il suo solito sorriso, era più simile ad una smorfia che nascondeva solo dolore.
"Stai bene?" chiesi preoccupato.
"Non ho niente di rotto e non sono ferita. Respiro e sono di nuovo con la mia famiglia. Il resto passerà, col tempo. Ciò che non ti uccide di rende più forte."
"Cosa c'era dietro quella porta?" domandai avvicinandomi leggermente e parlando sottovoce.
"Ci sono solo brutti ricordi." rispose incrociando il mio sguardo.
"Nessuno ti farà ancora del male." la rassicurai rispondendo alla sua occhiata.
Non ero mai stato un uomo capace di gesti di affetto o un tipo tutto zucchero e miele e cazzate simili, ma vedendola così sofferente e distaccata, mi venne istintivo cingere le sue piccole spalle con un braccio e avvicinarla a me.
Lei iniziò a tremare vistosamente e singhiozzare. Si alzò velocemente e mormorando uno "Scusa" uscì dalla stanza piangendo.
"BETH!" urlai cercando di fermarla, ma lei non sembrò volermi rispondere.
Rick, dopo aver assistito alla scena, venne a chiedermi spiegazioni che non fui purtroppo in grado di fornirgli. Sarebbe piaciuto molto anche a me sapere per quale motivo fosse scappata in quel modo, ma non feci tempo ad alzarmi per andare da lei che Maggie era già uscita dalla stanza inseguendola.
Dopo poco, tuttavia, tornò da noi dicendo di essere stata cacciata malamente da Beth.
La stessa sorte toccò anche a Charles e non ci restò altro da fare se non attendere che lei si calmasse e si decidesse da sola a tornare da noi. 
Aspettai di vederla rientrare da quella porta per tutta la sera. Il suo comportamento non aveva senso. In quel periodo passato da soli era stata lei ad abbracciarmi quindi non era la prima volta che avevamo contatti del genere.
Provato per la battaglia e terribilmente assonnato mi decisi a dirigermi nella mia stanza.
Non era certo una suite, anzi sembrava una specie di scantinato, ma era di sicuro migliore di molti altri posti in cui avevo dormito in passato.
Riposare su un materasso vero non mi sembrava una cosa reale.
Certo, era come essere tornati nelle celle della prigione, ma sempre meglio di quel fottuto vagone.
Stranamente, nonostante i mille pensieri che mi affollavano la mente, riuscii a dormire per qualche ora.
Ad un tratto sentii una mano poggiarsi sul mio viso e aprii gli occhi allarmato, impugnando il mio coltello.
"Daryl sono io." disse Beth spostandosi leggermente per lo spavento.
"Cazzo Beth! Vuoi farmi prendere un infarto? O peggio, volevi che ti uccidessi?"
"Scusa, ero solo venuta a parlare con te. Ma se ti ho disturbato vado via." fece lei avviandosi verso la porta.
Mi sporsi leggermente oltre il letto e la fermai afferrandole una mano.
"No, resta." dissi facendole posto vicino a me.
Si sedette nell'angolo opposto al mio e restò in silenzio a fissarmi. 
"Come stai?" domandò all'improvviso.
"Ora bene." dissi facendo spallucce.
"Ok, bene." lei.
"Già, bene." io.
"Ottimo." lei.
"Oh al diavolo! Beth che cazzo ti hanno fatto? Cosa è successo in questa merda di posto?"
"Non alzare la voce, ti prego. Non voglio raccontarti cosa è successo, non voglio che tu stia male per me."
"Troppo tardi." mi lasciai sfuggire senza pensare.
"Daryl... io..." disse scoppiando a piangere.
Con cautela provai ad avvicinarmi, ma lei si scostò di nuovo com'era successo poche ore prima.
"Hai paura di me?" chiesi tra l'arrabbiato ed il sorpreso.
"Per favore... ti ho già pregato di non alzare la voce."
"Siamo stati insieme per giorni e non ti ho mai nemmeno sfiorato con un dito. Ed ora tu hai paura di me e mi stai trattando come se fossi uno di quei bastardi che ti hanno fatto solo Dio sa cosa!" urlai arrabbiato.
"Ti prego... io... è complicato..." singhiozzò lei.
"Spiegami allora!" sbottai sempre più furioso.
I suoi occhi si riempirono di lacrime e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
La sua reazione mi fece incazzare o meglio tentai di convincermi che la mia fosse rabbia, ma in realtà il suo modo di reagire mi aveva semplicemente fatto male, mi aveva ferito. Volevo soltanto proteggerla, come poteva aver paura di me?
Qualche minuto più tardi qualcuno bussò e pensai che fosse lei. Andai alla porta sollevato, in fondo speravo che tornasse e mi spiegasse.
Invece, andando ad aprire, mi trovai davanti Carol.
"Se vuoi che le tue conversazioni restino private, ti conviene non urlare a quel modo." mi rimproverò.
"Che vuoi?" chiesi bruscamente.
"Volevo parlare con te. Che succede tra te e Beth?" senza tanti giri di parole.
"Non vedo come possano essere fatti tuoi." cercai di porre fine all'interrogatorio.
"Daryl andiamo! L'atteggiamento da stronzo con me non funziona e lo sai. Quando è successo?" fece lei.
"Successo cosa?" domandai scocciato.
"Quando ti sei innamorato di lei?" 
Bang! Dritta al punto come sempre.

  
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