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Autore: supersara    11/10/2014    2 recensioni
[Partecipo al contest White teeth teens, indetto da Son of a preacher man]
Ipotetico incontro fra una normale ragazzina e un ragazzo con poteri sovrannaturali.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Il personaggio "Jeremiah" non appartiene a me, ma a un'autrice che partecipa al mio stesso contest, ovvero Triz, ed è il protagonista della fiction “Flajro” che consiglio vivamente ^^ http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2661851
 
 


Super-Sara e il Super-Ragazzo
 
 
 
Continuavo a far girare il cucchiaino nella tazza di cioccolata. Erano almeno cinque minuti che lo muovevo senza sosta, concentrandomi sugli spostamenti dei liquido così denso e fumante.

Quel pomeriggio le mie amiche avevano organizzato una passeggiata al centro commerciale. Io come sempre non saltavo dalla gioia alla prospettiva di passare del tempo con loro, ma era importante mantenere una vita sociale per non diventare “un’esclusa”.

Così mi ostinavo ad ascoltarle il meno possibile mentre non facevano altro che commentare l’aspetto dei passanti e puntare qualche ragazzo carino con cui non avrebbero mai parlato. Inizialmente mi domandavo il perché si ostinassero a volere la mia compagnia, ma poi capii che fondamentalmente c’erano due motivi: in primo luogo c’erano il mio aspetto e il mio abbigliamento che attiravano l’attenzione, in secondo luogo rappresentavo un argomento di conversazione, soprattutto per i viaggi che avevo fatto. Insomma, amicizie superficiali e con un minimo di convenienza.

-Guardate quel ragazzo!- Fece a un tratto Maria indicando un giovane.

Chissà perché, in quel momento anche il mio sguardo si posò sull’argomento della conversazione. Le ragazze facevano dei commenti positivi e si lasciavano sfuggire qualche risatina che io usavo chiamare “richiamo della gallina in calore”. La mia attenzione era appena passata dalla tazza di cioccolato a quel ragazzo, non perché fosse bello, anche se effettivamente lo era, ma soprattutto per come appariva: indossava una giacca di pelle nera con il cappuccio in felpa grigia con sotto un t-shirt dello stesso grigio, un paio di jeans invecchiati, delle scarpe da ginnastica nere, e aveva in spalla uno zainetto che sembrava avere diversi anni. Aveva i capelli arruffati e l’aria furtiva, si guardava intorno di continuo, come se stesse scappando da qualcosa.

Intanto le ragazze avevano già puntato un altro tizio.

Io continuavo a osservare i movimenti di quel ragazzo, interessata e incuriosita: stava cercando di leggere la mappa del centro commerciale appesa alla parete e seguiva con il dito indice una delle tante vie indicate, per poi guardarsi le spalle e tornare di nuovo a studiare il cartellone.

Soltanto i quel momento notai che i bordi delle maniche della sua giacca sembravano consumati, come se fossero stati bruciacchiati.

Improvvisamente due uomini in giacca e cravatta con degli inquietanti occhiali da sole scuri gli si avvicinarono facendolo sobbalzare. Mi portai una mano al mento e poggiai il gomito sul tavolino sporgendomi in avanti per riuscire ad ascoltare. La conversazione durò pochissimo, dal labiale riuscii a capire che lui aveva cominciato dicendo cose come “chi siete?” o “che volete?”, il nome pronunciato da uno dei due uomini lo sentii bene.

-Jeremiah?-

Un’esplosione creò il panico generale. Il centro commerciale era invaso dalle fiamme.

Nessuno sembrava aver capito da dove provenivano, tranne me che avevo visto distintamente il fuoco uscire dalle sue mani e far esplodere una bombola che lui stesso aveva lanciato contro i due uomini.

Non so come, ma mi ritrovai a terra mentre la gente fuggiva in massa. Alzai lo sguardo e lo vidi di nuovo, nello stesso punto, le sue mani erano fumanti e il suo sguardo perso nel vuoto.

Il cuore mi batteva all’impazzata, una parte di me era paralizzata dalla paura, l’altra si ripeteva incessantemente: “gli X-Man esistono!”. Non so se tutti gli esseri umani hanno la presunzione di credere di essere destinati a fare grandi cose o di essere i migliori elementi sulla faccia della terra, ma fu proprio quella presunzione che mi spinse ad alzarmi in piedi e ad avvicinarmi a lui mentre tutti stavano scappando.

Sembrava scosso, sotto shock, ma probabilmente io non dovevo avere un aspetto migliore.

Quando fui a pochi passi da lui, lo vidi alzare lo sguardo su di me. Sgranò gli occhi e mi corse incontro. Mi irrigidii senza riuscire a fare un solo passo.

Lui mi portò una mano vicino al volto e andò ad afferrare una delle mie trecce. Quel giorno mi ero legata i capelli con dei nastri rossi.

-Amelia?- Chiese con una nota di speranza nella voce.

Un attimo dopo sembrò mettere bene a fuoco il mio volto e la delusione si dipinse nei suoi occhi, causandomi una stretta al cuore.

-Sono Sara…- Dissi quasi mortificata, aggiungendo mentalmente le mie scuse per non essere la persona giusta.

La sua mano passò dai miei capelli alla mia spalla, stringendola abbastanza forte da procurarmi dolore.

-Qual è l’uscita secondaria?- Gridò.

Mi trovai spaesata, incapace di orientarmi o di rispondere. Lui mi scosse e ripeté la domanda, al che mi decisi a indicargli la via per l’uscita che cercava.

Mi lasciò e corse verso il luogo che gli avevo suggerito.

Da quel giorno credo nei mutanti!
  
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