Guardai  il telefono, da quando avevo preso la decisione di prendere parte a quello stupido gruppo di watsapp non avevo un attimo di tregua, il mio telefono sembrava impegnato in un sinuosa danza caratterizzata da una perenne vibrazione. Non c’era nessuno di interessante, erano tutti monotoni, ad eccezione di alcune persone che mi ispiravano simpatia, ma sono sempre stato troppo timido per fare il primo passo e parlare con le altre persone. Poi un ragazzo, Louis cattura la mia attenzione, ha affermato di essere bisex. Il mio cuore si ferma improvvisamente, non posso crederci. Era un bellissimo ragazzo e non pensavo che avremmo potuto forse avere gli stessi interessi.
Raccolsi il coraggio e gli scrissi, sembrava simpatico, tra noi nacque subito una particolare sintonia, era un ragazzo molto dolce e ne aveva passate tante, spesso veniva preso in giro per il suo aspetto, la sua corporatura non perfetta per gli altri.

Lo capivo, sapevo cosa provava ad essere sempre criticato per qualsiasi cosa, non riuscire a dire nulla senza essere sempre giudicato da chi ti circonda. Ero stanco di tutte quelle discriminazioni, ero stanco di sentirmi fuori posto sempre, non riuscivo a capire come mai gli altri ragazzi della mia età riuscivano a vivere la loro vita tranquillamente senza sentirsi sempre a disagio qualsiasi cosa facessero. Forse non ero normale, forse non ero la persona giusta in questo mondo, stupido e masochista.
Giusto, non mi sono ancora presentato, mi chiamo Harry, e il ragazzo del quale voglio parlare si chiama Louis, non era un ragazzo come gli altri, il mio affetto per lui era nato subito, improvvisamente, quel dannato mese di novembre dello scorso anno, nel momento esatto in cui ha cominciato ad aprirsi con me, quando ha iniziato a raccontarmi la sua vita, mi  ha subito fatto tanta tenerezza, aveva bisogno di qualcuno che lo avrebbe reso felice e questo era il mio compito, lo sentivo come un dovere quasi morale, non potevo lasciarlo da solo, dovevo aiutarlo.
La mia vita passava noiosa, cercavo in tutti i modi di lasciare perdere la ragazza che a scuola mi veniva dietro, non riuscivo a sopportare la sua presenza ancora, mi sentivo preso da lei ma poi era scattato qualcosa in me, non avevo più voglia di sentirla, mi sembrava una cosa stupida parlarle, mi sembrava una cosa stupida il fatto che ci vedevamo di nascosto nell’intervallo e mi sembravano stupidi i suoi discorsi dove mi diceva quando fosse presa da me e quando avrebbe voluto fare cose “piccanti” insieme. Sarebbe stata la mia prima volta e sinceramente non volevo che fosse con una persone per la quale non sentivo altro che un semplice affetto, che con il passare delle settimane stava iniziando a svanire così com’era comparso.  I miei compagni mi spingevano, mi dicevano che ero diventato dipendente dal telefono, non sapevano con chi parlavo, non sapevano che parlavo con Louis, non sapevano che lui era l’unico con cui mi aprivo.

Spesso mi ritrovavo in camera a pensare, a pensare a quanto fosse triste la vita, l’unica persona con la quale parlavo e mi aprivo dicendogli tutto quello che pensavo viveva a più di quattrocento chilometri da me, non potevo vederlo, non potevo ringraziarlo per la sua costante compagnia, era diventata quasi un’abitudine, tornare a casa da scuola e scrivergli o trovarmi un suo messaggio, trovare un suo buongiorno o una sua buonanotte, erano cose stupide ma sentivo finalmente di avere trovato un amico sincero e questo mi faceva sentire finalmente bene, dannatamente bene.