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Autore: tanky    12/10/2014    1 recensioni
"Ginny era diventata una persona, non più il centro di qualcosa che brillava, una comune persona.
Ginny era diventata la ragazza che chiamava Harry al lavoro, a cui lui non rispondeva fingendo di essere occupato.
[...]
Ed era sempre stata una questione di conti in sospeso e ora si trovava lì, con Draco davanti e il gusto amaro del senno di poi appeso alle labbra era come qualcosa che non riusciva a sputare fuori.
Che forse sarebbe potuto essere molto diverso, che i loro ricordi sarebbero potuti essere diversi.
"Tu hai una compagna?" a Harry questa domanda uscì come un riflesso incondizionato, senza averla neanche pensata era nata nella sua lingua e sulla soglia di ogni dubbio.
Per un istante gli occhi di Draco brillarono di curiosità, poi spostò il suo sguardo sul tavolino e rispose pigramente:
"Ha qualche importanza?""
***
Draco e Harry che si incontrano al bar dopo tanti anni dalla guerra, tanti rimpianti e tanto vino li porteranno ad avere una notte diversa, a voler evadere per sentirsi ancora vivi, ad essere ancora loro al di là di tutto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sulle labbra, il senno di poi.
 
Over the creek
 
Well I may love you in the morning
Like today, you’ll never know
If I would step 
this way, I’d find a garden
Like today, you’ll never know

Well you may claim that you found me
Like today, you’ll never know
Like today, you’ll never know

Oh non the less,
I must confess,
That I’m a mess
I’ve been left to safe you

You’re situation must be there
You’re situation must be over the creek
and when did we speak

That I kind of left you
I still haven’t met you
Well I may fall into your dance
Like today, I’d never know
We may meet with awkward hearts
Like today, I’ll never know
Like today, I’ll never know

Oh non the less,
I must confess,
That I’m a mess
I’ve been left
Oh non the less,
I must confess,
I’m a mess
I’ve been left to safe you

My situation must be there
My situation must be over the creek
And when did we speak

That I kind of left you
I still haven’t met you
And if I ever said too much
They’ll be my last spoken words
And if I never said enough
They’ll be my last spoken words
They’ll be my last spoken words

Oh non the less,
I must confess,
That I’m a mess
I’ve been left
Oh non the less,
I must confess,
That I’m a mess
I’ve been left to save you

Our situations must be there
Our situations must be over the creek
And when did we speak
I’m over the creek
And when did we speak

That I kind of left you
I still haven’t met you
 
 


La luce era soffusa nel solito locale, dove Harry era abituato a schiarirsi le idee a fine giornata con un goccio di whisky.
Aveva staccato dal suo turno da Auror ed era troppo tardi per presentarsi a casa da Ginny, per ritornare in quel appartamento troppo vuoto di aspettative, dove condividevano qualcosa che si era spento col tempo.
Nonostante l'ora, lei probabilmente lo stava aspettando sveglia sul divano, sul loro divano.
E durante il giorno, più incrociava il suo sguardo, più la delusione negli occhi di Ginny portava a galla la muta consapevolezza che era un'altra la vita che aveva sognato insieme a lui.
A volte Harry pensava che sarebbe stato meglio tornare a casa e non trovare nessuno a parte il silenzio, a parte uno specchio che rifletteva il suo volto per quello che era davvero, senza illudere nessuno...Faceva troppo male specchiarsi negli occhi di lei, vedere nel suo sguardo il fantasma di ciò che era...
Ginny era diventata una persona, non più il centro di qualcosa che brillava, una comune persona.
Ginny era diventata la ragazza che chiamava Harry al lavoro, a cui lui non rispondeva fingendo di essere occupato.
Quella sera tutto lo schiacciava e per sentirsi più solo, per commiserarsi come si conveniva, aveva adocchiato un tavolino proprio in fondo al locale, buio e opprimente come il suo umore.
Stava per alzarsi dallo sgabello che dava sul bancone quando un ragazzo molto famigliare si fece prepotentemente posto accanto a lui, invadendo con i gomiti il suo spazio.
Scese un pesante silenzio e Harry rimase in attesa di qualche cosa, di una sua mossa, ma oramai era più che evidente che il Serpeverde non si era neppure accorto della sua presenza.
Sembrava già in preda a qualche dose di alcool di troppo, dalla puzza che emanavano i suoi vestiti.
Allora il moro si decise, spinto dalla curiosità, a richiamare la sua attenzione schiarendosi forte la gola.
Draco Malfoy si girò con uno sguardo sgarbato e infastidito che subito si trasformò in sorpresa.
"Oh chi si vede... San Potter! è curioso trovarti qui a quest'ora, dopo tutti questi anni, il destino a volte è proprio beffardo. Se non ti conoscessi abbastanza direi che anche tu come me sei qui per un motivo non proprio raccomandabile...Insomma Sfregiato, non hai pensato a che impatto potrebbe avere sulla tua fama farti trovare in queste condizioni?"Alla fine aggiunse in un sussurro..."Con uno come me, per giunta." Il suo strano monologo iniziò con il sarcasmo che lo caratterizzava, con la solita, famigliare, voce sprezzante che Harry conosceva bene. Ma mentre parlava mutò.
Harry avvertì la strana sensazione che la voce di Draco nascondesse un briciolo di compatimento, per lui, per se stesso, questo Potter non avrebbe saputo dirlo, ma celava fra le sfumature del suo tono una strana nota, che stonava dal suo solito carattere.
Nostalgia? Rimpianti?
Tutta la breve curiosità che aveva spinto Harry ad interessarsi della condizione di Malfoy e del perché si trovasse lì, sparì in poco più di un batter di ciglia.
Harry aveva letto di lui sui giornali, ora si era fatto carico dell'intero patrimonio e della tenuta della sua famiglia in mancanza di suo padre che era stato condannato, lavorava presso il ministero come una sorta di consulente finanziario.
Ogni cellula del suo corpo gli suggeriva che sarebbe stato meglio lasciare perdere con Draco, non lasciarsi incantare dalle sue solite provocazioni che dai tempi della scuola lo incatenavano come un pesce all'amo, sarebbe stato certamente meglio dirigersi verso il tavolino, o ancora meglio, verso casa.
Ma alla fine Harry sapeva che le persone non cambiano e che nonostante fossero passati diversi anni da quando si erano scambiati sul serio due parole, a parte i cenni del capo in segno di saluto al ministero, il gioco del gatto col topo lo divertiva ancora, o più precisamente, lo faceva incazzare da morire, ma lui era il gatto e il gatto nella storia non scappa, semmai viceversa.
"è bello vederti qui Malfoy e costatare di persona che la tua vita fa schifo davvero come speravo...
Insomma Draco, cosa direbbe la cara Narcissa? Essere ubriaco marcio già alle undici di sera non ti rende giustizia. " Harry incalzava con la solita recita, per stabilire chi, come allora, fosse il migliore.
Migliore in cosa poi? A sparare merda addosso all'altro? Questa domanda Harry se l'era posta tante volte ai tempi della scuola, quando era solo un ragazzo...
Poi il destino aveva fatto sì che prendessero strade diverse, senza incrociarsi e tutte le domande irrisolte e le parole non dette erano sembrate ridicole, così il Grifondoro le aveva sepolte in una parte del suo cuore. Ora era solo un uomo, rispolverare ciò che gli sembrava essere andato storto per aggiustarlo ora, in un bar alle undici di sera, sembrava troppo faticoso e assurdo.
Quindi decise che essere sprezzante andava bene, che in fondo non valeva la pena far finta di essere cordiali...
In fondo si conoscevano già e un paio d'anni passati a non frequentarsi non cancellavano cosa erano stati.
Cosa c'era fra loro.
Draco intanto sorrise triste ma sembrò apprezzare la solita recita di Harry che gli dava sicurezza. Aveva il gusto di qualcosa di famigliare, che già conosceva e poteva gestire.
 Voleva sentirsi ancora un ragazzino fra i corridoi di Hogwarts intento a trovare il piano migliore per rendere la vita di Potter un inferno. Almeno quanto la sua.
Non spostò lo sguardo dal bicchiere colmo fino all'orlo di Scotch, che teneva in mano.
"Potrei dire lo stesso di te, Harry." Pronunciò il suo nome lentamente, fece un ghigno beffardo e appoggiò le labbra al suo bicchiere. L'alcool lo rendeva spavaldo, più spavaldo di quanto già non fosse...Così tanto da avergli fatto trovare il coraggio di chiamarlo per nome.
Il suo tono era suadente e in qualche modo rassegnato, come se stesse prendendo in giro se stesso, sarcasticamente, come se giocasse su un suo punto debole sbeffeggiandosi da solo. Prese in contropiede Harry che non seppe cosa controbattere.
Calò un silenzio pesante per pochi secondi.
Harry guardava Draco.
Draco non toglieva i suoi occhi dal bicchiere.
"Perché mi fissi con il tuo solito sguardo ebete Potter?" Ancora senza guardarlo.
Harry un po' si risentì, voleva gli occhi di Draco addosso, maledizione, dopo tutto quello che avevano passato se li meritava, meritava un po' di considerazione.
Come poteva essere strana la vita: Harry aveva sempre cercato con tutte le sue forza di non dare nell'occhio, di passare inosservato a tanti, forse tutti, detestando la notorietà e le attenzioni che gli riservavano e ora, dopo chissà quanto tempo passato a fingere, voleva che la persona che detestava di più al mondo lo considerasse, lo osservasse.
Voleva gli occhi di Draco addosso.
E per un attimo Harry cedette all'impulso naturale di rispondere con sincerità alla sua domanda e quasi stava per dire: 'Ti guardo così perché mi hai chiamato per nome'.
Ma tutti gli anni passati a darsi la caccia nei corridoi, poi la guerra, essersi salvati in qualche strano modo la pelle a vicenda e poi essere scomparsi, tutto questo venne a galla e gli fece tenere la bocca chiusa.
"Signor Potter ecco la sua bottiglia di vino da portare al tavolo." Il cameriere risvegliò Harry dai suoi pensieri, ignorando Malfoy prese in mano la bottiglia e si incamminò verso il tavolo.
"Un fiasco tutto per te Sfregiato? Non ti sembra di esagerare?" Disse Draco che aveva osservato la scena di sottecchi e ora si era girato verso Harry che gli dava le spalle.
Il Grifondoro bloccò la sua avanzata ma non si girò, aspettò in silenzio che il biondo finisse di parlare, perché ancora non l'aveva convinto.
Ma ora i suoi occhi li sentiva sulla sua schiena, pesanti come orme e furono proprio quelli a bloccarlo al pavimento impedendogli qualunque passo.
Strano, ignorando Draco aveva avuto la sua attenzione.
Il Serpeverde continuò calmo: "Animiamo la serata, tu hai una bottiglia piena e io ho voglia di bere, io ti salvo la reputazione e ti mando a casa non completamente sbarellato e tu per stasera, con l'aiuto di quel vino, mi fai dimenticare chi sono..." Sicuramente era l'alcool a parlare.
Sicuramente. L'alcool.
Harry alzò la bottiglia sopra la testa per farla vedere a Draco e riprese a camminare, era il segno che Malfoy aveva il permesso di inseguirlo al tavolo.
Potter si sentiva sicuro di sé.
E forse voleva vedere dove l'avrebbe portato questa assurda serata, giocare un po', spezzando la monotonia e l'apatia che appiattiva tutti i suoi sensi da quando era andato a convivere con Ginny, da quando aveva frequentato Ron e Hermione sempre più di rado, da quando era finita la guerra, da quando...Da quando non aveva più avuto contatti con il biondo che ora lo stava seguendo al tavolo appartato che aveva precedentemente scelto.
Si misero uno di fronte all'altro e Draco, già rosso in volto, iniziò a versare il vino nei due bicchieri vuoti.
Harry si era già pentito del risvolto della serata e continuava a posare il suo sguardo su tutto ciò che non fosse il biondino e che attirava anche solo minimamente la sua attenzione.
Draco guardava fisso gli occhi del Grifondoro che sembrava non volessero lasciarsi imprigionare.
Ora Harry aveva ottenuto l'attenzione che voleva.
Forse troppa.
Malfoy non smise di esaminarlo anche mentre si portava il bicchiere alla bocca e dopo essersi staccato dal vetro lucido, passò la sua lingua sul labbro superiore per togliere il vino in eccesso.
"Siamo nervosetti Potter..."
A quel punto il moro non riuscì più a far finta che Draco non fosse seduto davanti a  lui e lo guardò velocemente mentre si affrettava a versarsi ancora da bere.
Si sentiva in gabbia, aveva dimenticato per un secondo come il Serpeverde riusciva a farlo sentire: maledettamente sotto pressione, sempre sull'attenti.
"E tu sei davvero troppo ubriaco Draco."
"Questo lo so, lo dimostra il fatto che sto parlando con te..."
Era il terzo bicchiere e la lingua di Harry si mosse da sola.
"Strano che tu dica questo, mi era sembrato di capire che quando eravamo ragazzi trovassi ogni minima scusa per parlare con me..."
Era l'Alcool a farlo parlare così, di sicuro.
"Per insultarti forse Sfregiato. Non parlarti. Insultarti...Rammenti?"
"Io ricordo solo nitidamente tutte le volte che mi bloccavi per i corridoi sfidandomi con le tue battutine, o quando, mentre ti camminavo accanto tu alzavi la voce per farti sentire da me."
Draco rimase in silenzio, assorto per qualche minuto.
"Vorrei sapere dove abiti." Disse poi il biondo, quasi distrattamente.
Harry era confuso dal cambio improvviso di discorso, gli sembrava che il compagno di fronte volesse nascondergli qualcosa, gli mancava un passaggio...
"Abito nella Londra babbana...Perché questa domanda scusa?"
Draco ricominciò a parlare non ascoltando nemmeno il quesito di Potter, come se stesse seguendo le fila di un discorso logico tutto suo, che stava affrontando nella sua testa ma che in qualche modo riguardava Harry.
"...Lasciami indovina, vivi insieme alla Piattola Weasley, la Weasley femmina?"
Harry non sapeva dove l'altro voleva arrivare.
Si sentiva sotto interrogatorio e nell'indecisione decise di bere un altro paio di bicchieri.
"SI." Potter aveva iniziato a rispondere a mono sillabe incapace di formulare una frase di senso compiuto, il suo cervello, intorpidito dal troppo vino, non reggeva il colpo, rimanendo indietro.
"Siete sposati?"
"No...Perché tutte queste domande Malfoy?" Trovò il coraggio di chiedere infine.
Draco alzò le spalle in risposta.
"Tu dove abiti?"
"Lo sai..." Rispose il biondo incrociando lo sguardo di Harry, cercandolo...
"Al Malfoy Manor." confermò Potter.
"Allora perché me lo chiedi?"
Poi Draco fece quella cosa con le mani che Harry detestava, quel gesto lo riportò dritto fra i banchi di scuola, quando cercava la strana pettinatura bionda in mezzo a tutte le altre teste, quando era uno stupido ragazzino e se ne rendeva conto solo ora...
Draco iniziò a ticchettare con le dita di una mano sul tavolo, mentre l'altra la passava fra i capelli ormai scomposti e malamente tenuti dietro la fronte.
Che Draco fosse bello, Harry l'aveva sempre saputo.
Che fosse un bel ragazzo era un dato di fatto, una questione oggettiva che potevi costatare semplicemente guardandolo di sfuggita.
Ma Malfoy per Harry era appena apparso in maniera diversa, bello, quello sì, ma questo come sempre...Invece, per una frazione di secondo, il Grifondoro pensò che Draco fosse davvero affascinante, ed era una questione di postura, di movenze ed espressioni, forse era il tono della sua voce calda, forse era tutto questo stramaledetto vino....Ma Harry poteva giurarci di sentire uno strano calore in mezzo al petto e la voglia incomprensibile di avvicinarsi a lui aumentava. Sempre più vicino.
Chissà come mai, ogni singolo dettaglio del ex compagno di scuola, lo aveva impresso nella mente nitido come se gli fosse stato stampato addosso.
Come quelle volte al sesto anno.
Ridicolo, ecco come si sentiva.
Schiacciato sotto il peso di ciò che ancora non riusciva ad ammettere.
La piega spigolosa che prendeva la bocca di Draco quando aspettava spazientito, il suono delle sue dita che tamburellavano sul banco poco distante dal suo durante l'ora di pozioni, come portava la cravatta, le notizie che aveva letto di lui sui giornali dopo Hogwarts... Avrebbe potuto indovinare le sue abitudini, cosa preferiva prendere a colazione...Ogni particolare.
Ed era sempre stata una questione di conti in sospeso e ora si trovava lì, con Draco davanti e il gusto amaro del senno di poi appeso alle labbra era come qualcosa che non riusciva a sputare fuori.
Che forse sarebbe potuto essere molto diverso, che i loro ricordi sarebbero potuti essere diversi.
"Tu hai una compagna?" a Harry questa domanda uscì come un riflesso incondizionato, senza averla neanche pensata era nata nella sua lingua e sulla soglia di ogni dubbio.
Per un istante gli occhi di Draco brillarono di curiosità, poi spostò il suo sguardo sul tavolino e rispose pigramente:
"Ha qualche importanza?"
Il Grifondoro pensò che una risposta come quella fosse la più strana che il Serpeverde poteva dargli e si rese conto che, per quante donne, uomini o persone il ragazzo si circondasse, si poteva sempre capire quanto fosse solo.
La solitudine gliela potevi leggere negli occhi fin da quando era bambino.
Draco in risposta a quel silenzio finì la bottiglia.
La lancetta dei minuti, da quando il biondo era entrato nel locale, si era messa a girare velocemente.
Era l'una di notte e Ginny sarebbe stata furiosa.
Harry sperò che si fosse addormentata nell'attesa di vederlo tornare a casa, per non affrontarla e lasciarla al principio di qualcosa di non ancora irreparabile.
"Si è fatto tardi." Disse Potter a basa voce e una minuscola speranza che il Serpeverde gli dicesse di rimanere ancora si fece largo nella sua testa fastidiosamente.
Draco invece provò ad alzarsi con quel poco orgoglio rimasto ma le gambe cedettero dal troppo vino e crollò scomposto sulla sedia, un leggero "Fanculo" uscì dalle sue labbra e con i gomiti sul tavolo si coprì il volto con le mani.
Il fallimento che credeva di aver seminato dietro di sé era tornato a bussare alla porta della sua vita prepotentemente sugli occhi di Harry quella sera.
Non ci era riuscito, Potter, a fargli dimenticare chi era, anzi glielo aveva ricordato con tanta insistenza da buttare giù la porta dei demoni passati.
Erano ancora loro.
Il Grifondoro avrebbe voluto far finta di niente, voleva davvero abbandonare Malfoy piegato su quel tavolino, ma c'era quel dannato senno di poi a pesargli sul cuore e gli occhi di Draco chiusi, coperti dalle sue mani affusolate, erano sembrati a Harry di cent'anni più vecchi.
 Il ragazzino che era, quello del bagno al sesto anno, si ricordò di tutti i conti in sospesi lasciati aperti, allora disse senza guardarlo davvero: "Ti accompagno a casa Malfoy. Non puoi smaterializzarti in queste condizioni...Poi non ci vedremo più." Quasi gli costò dire le ultime parole.
Quanti debiti da saldare l'un l'altro.
"Non ho bisogno del tuo aiuto." Disse Draco secco.
Allora Harry senza aggiungere altro lo raggiunse dall'altro lato del tavolo, si piego e mise un braccio di Draco intorno al suo collo e l'aiutò ad alzarsi.
Il biondo non si divincolò, era stanco, stanco di tutto, si lasciò fare da Harry come un bambino quando si deve portare a letto per rimboccargli le coperte, o come una marionetta vuota.
Malfoy  pesava ma Harry non si lamentò mai.
Avanzarono lentamente e il silenzio fra loro era il compagno più ingombrante.
Una strana sensazione seccava la gola di Harry,  sentiva il fiato di Draco accarezzargli il collo.
Il Serpeverde teneva gli occhi chiusi aggrappandosi alla spalla di Potter.
Usciti dal locale Malfoy disse piano "Non portarmi a Malfoy Manor, ho un appartamentino vicino a Diagon Alley, non voglio farmi vedere da mia madre in questo stato." A Harry sembrò che non fosse la prima volta che il biondo finiva la serata così, ma non fece obbiezioni, sentito l'indirizzò riuscì a smaterializzarsi portando se stesso  e Draco sani e salvi nonostante il furioso mal di testa che si stava impossessando anche di lui. Il trauma del viaggio di certo non aveva migliorato la sua condizione.
Arrivati all'ingresso della casa di Draco, Harry barcollò e dovette appoggiarsi al legno lucido della porta. Malfoy si stava ancora sorreggendo a lui e persero l'equilibrio entrambi colpendo rumorosamente l'entrata con i loro corpi.
Non si scomposero, in silenzio si rialzarono e questa volta Draco riuscì a farcela lentamente con le proprie forze.
Nonostante il Serpeverde fosse in piedi senza bisogno di ulteriore aiuto, Harry non si mosse da lì.
Malfoy fece girare a rilento la chiave nella serratura.
Potter era ancora immobile.
Draco mise una mano sulla maniglia, guardò fisso il pavimento e disse in un sussurro quasi impercettibile.
"Grazie Potter"
Questo doveva essere il segnale per Harry di congedarsi, invece rimase impassibile dietro alle spalle del biondo.
Si disse in un impulso, dettato anche dal troppo alcool in corpo, che quella serata non poteva finire così: con un nulla di fatto, con ancora tutto in sospeso, dopo che si erano spinti così oltre solo per curiosità, solo per avere la conferma di sentirsi entrambi sufficientemente miserabili...Non avrebbe fatto il vigliacco.
Mise una mano aperta sul legno della porta, proprio sopra la spalla destra di Draco.
Malfoy si girò.
Ora i loro occhi erano fissi l'un altro, incatenati e il tempo sospeso fra loro dava la giusta importanza a tutto.
Come se aver preso strade diverse, ma parallele, per tutta la vita, fosse stato il percorso perfetto per arrivare a questo istante. Niente di più, niente di meno. Dove mettere in discussione la loro infanzia non era abbastanza e nei loro occhi riposava il riflesso di mille interrogativi lasciati in sospeso e scoperti per loro dal destino, quella sera.
Malfoy aspettava in silenzio che Harry facesse la prima mossa.
"Siamo davvero noi, Draco? è questo quello che siamo, dopo tutti questi anni?" Le parole del moro gravavano pesanti sopra la pelle dura del cuore.
Malfoy si avvicinò spaventosamente alla bocca di Harry e gli soffiò sprezzante sulle labbra tutto il suo risentimento.
Aveva gli occhi lucidi e gonfi.
"Io sono sempre stato quello che sono in rimando a te."
La verità più profonda di tutta la sua vita scoppiò in mille brividi fra loro e Harry si aggrappò alla tensione accumulata per tutta la serata come unica giustificazione per quello che avrebbe fatto da li a pochi secondi.
Si avvicinò con uno scatto alle labbra rosse di Draco, gli prese il volto fra le mani e con una necessità che sentiva vecchia anni e anni, lo baciò tenendolo stretto, negandogli ogni possibilità di scappare e Draco non si oppose.
Harry si sentiva il ragazzino dai capelli sempre spaventosamente arruffati e le braccia troppo magre con la cravatta rosso-oro che chiedeva finalmente un'altra chance per cambiare le cose, per gli occhi di Draco che erano così vicini.
Pensò Harry, per una frazione di secondo, che le cose sarebbero potute essere completamente diverse, che Draco con quegli occhi gonfi e lucidi e pieni di tutto ciò che loro non erano stati,  era più simile a lui di qualsiasi altra persona al mondo.
Lontano da Ginny.
Lontano da tutto ciò che sentiva non appartenergli.
Se non fossero stati la somma di tante scelte diverse, tante frasi sbagliate forse Harry avrebbe potuto riconoscersi in quel ragazzo... E senza che lui lo sapesse avrebbe anche potuto amarlo per ciò che era davvero, un'altra mattina, oltre tutto quel buio.
Forse erano giunti così, così stanchi, fino a quel momento solo per trovarsi e salvarsi di nuovo, per non dirselo, per aggiustarsi e mettere insieme tutti i pezzi con finta sufficienza, per incrociarsi ancora.
Oltre il fiume dove si era sempre trovato Draco.
Baciare Harry e sentire finalmente il sapore che doveva tenere segreto oltre tutti quei rimpianti.
Approfondirono il bacio, le loro labbra erano serrate e Draco si reggeva alle spalle di Harry per non cedere di nuovo, qualche lacrima scese silenziosa dagli occhi del biondo e bagnò la bocca di Potter che si spinse ancora di più il compagno addosso.
Draco spalancò la porta con un incantesimo pronunciato sulle labbra del Grifondoro, Harry sorrise.
Il moro lo spinse contro il muro del corridoio stringendogli la vita e iniziò a baciarlo sul collo, lasciandoli tante piccole tracce rosse del suo passaggio, Draco chiuse gli occhi e aprì leggermente la bocca muta mentre cercava di togliere la maglietta dell'ex Grifondoro.
Quando Harry si ritrovò a petto nudo si accostò al corpo del biondo facendo accarezzare e combaciare le loro rispettive voglie, che pulsavano attente sotto la stoffa dei pantaloni.
Malfoy poteva sentire il battito del cuore di Potter che spaccava la cassa toracica fino ad arrivare a battere contro la sua pelle sotto la camicia leggera.
Il Serpeverde cercava le sue labbra mentre Harry iniziava a sbottonargli l'indumento con qualche difficoltà.
La  camicia di Draco scivolò silenziosa fra i loro corpi riponendosi a terra.
Mentre Harry scendeva con le labbra dal collo del biondo alla linea immaginaria che porta alle spalle, notò una macchia sbiadita sul braccio di Malfoy, poco sopra il suo polso.
Potter gli girò il braccio per vedere meglio: il marchio nero sbiadito e consumato era invadente sul braccio del Serpeverde, Harry si prese il tempo per poterlo esaminare con calma, sapeva di vecchi ricordi e tutto ciò che erano stati  si ripropose nella sua memoria come un solo e unico sbaglio.
Posò le sue labbra calde all'altezza del teschio ripugnante che riposava silenzioso sul braccio di Draco, iniziò a baciarlo piano per tutto il perimetro del tatuaggio facendo una lievissima pressione ad ogni tocco.
Le lacrime di Malfoy che si erano attutite, aumentarono sommessamente, ma nonostante questo il biondo non si scostò da Harry.
Potter alzò la testa, prese il volto di Draco fra le mani e iniziò a baciargli ogni lacrima che scendeva sulle sue guancie, bloccando ogni direzione e ogni confine.
"Mi dispiace." Sussurrava e un bacio, un'altra goccia annullata.
"Mi dispiace." un'altra.
"Mi dispiace..." e poi ancora, ancora e ancora.
Le sue labbra, quelle lacrime, come unica possibilità di riscatto.
Quindi gli baciò gli occhi.
Gli baciò le ciglia.
La fronte.
La guancia.
Il mento.
Draco attirò a sé Harry, interrompendo queste richieste di perdono e gli baciò le labbra piano, in un modo che non riconosceva come suo, che ricordava di non aver mai fatto con nessuno.
La bocca di Harry al centro di tutta la sua attenzione, la sfiorava con una dolcezza che non gli era mai appartenuta prima di allora.
Il Grifondoro a intervalli regolari si allontanava dalle labbra di Malfoy solo per rubare altro ossigeno e respirargli sulla pelle aumentando le voglie.
Il Serpeverde giudò il moro fino alla sua stanza, chiuse la porta alle sue spalle con un colpo secco e spinse Harry sul letto, gli slacciò la cintura e gli tolse i pantaloni.
Si mise sopra di lui, e iniziò a baciarlo lentamente all'altezza dell'ombelico.
Gli tolse i box e tutto quello che venne dopo si incise addosso ad Harry  per sempre, senza possibilità di fuga.
Fecero sesso, anche più volte nella stessa sera.
Si addormentarono così, stretti, nudi e soli.
Harry e Draco come i due vecchi ragazzini che erano ancora.
Si erano presi la possibilità di aversi come doveva essere, perché si erano sempre appartenuti negli sguardi.
Il sole li sorprese ancora insieme, un filo di luce entrò tenue dalla finestra e pizzicò gli occhi di Draco che li aprì piano.
Si girò e vide che Harry era già sveglio, chissà da quanto e lo stava guardando intensamente.
Era l'alba.
"Buongiorno..."disse semplicemente Malfoy con la bocca impastata, con ancora il sapore di Harry addosso, Harry dappertutto.
Il moro fece un piccolo cenno del capo accompagnato da un sorriso triste, nonostante il mal di testa entrambi sentivano l'importanza della notte passata che schiacciava tutto quello che erano...Fra di loro tutto bruciava.
"Forse è meglio che vada...Ginny mi starà aspettando." disse Potter alzandosi e cercando i suoi vestiti sparsi per tutta la camera da letto.
Draco non disse nulla e gli diede le spalle girandosi senza guardarlo.
"Posso usare il bagno?"
"Si, è da quella parte." Malfoy gli indicò la direzione e si alzò dal letto dirigendosi verso la cucina, mise dell'acqua a bollire e si affacciò alla finestra che dava sulla strada, indossava dei boxer e una maglietta a maniche corte bianca.
Quando Harry entrò nella stanza, Draco gli dava le spalle, si avvicinò cautamente e gli cinse la vita da dietro, Draco si girò lentamente e Harry gli sfiorò le labbra con le sue, piano.
 "Ora, devo proprio andare." gli disse esitando sulla sua bocca.
Malfoy si scostò da lui, andava bene così.
Potter si allontanò e si diresse verso l'uscita, indugiò sulla soglia della cucina e si girò verso il Serpeverde.
"Harry..." disse il biondo in un sussurro e lo sguardo del moro precipitò sul pavimento prima di andarsene.
Erano ancora loro.
Andava bene così.
A casa, Ginny aspettava Harry ancora sveglia, non aveva chiuso occhio.
 
Fine...?
 
 
 
 
 
Autrice: Storiella un po' triste e un po' no, a tratti un po' dolce dai.
Se mi va più avanti potrei creare un seguito, magari dove parlo delle vite dei protagonisti dopo la guerra, il rapporto fra Harry e Draco dopo che si incontrano ecc...
Una notte di sesso nata dal bisogno di sentirsi ancora vivi, ancora loro.
Il desiderio di aversi che non era mutato negli anni, semplicemente Harry e Draco che si incontrano in una notte sbagliata accompagnati da tanto vino...
Spero che vi sia piaciuta, se è così lasciatemi un commentino :)
Scusate se ci sono errori di distrazione che non ho notato...a presto!

 

 
   
 
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