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Autore: kamony    12/10/2014    14 recensioni
Com’era il giovane ed acerbo Harlock prima di diventare il cupo e ramingo pirata, silenzioso e devastato dal rimorso, che solca lo spazio a bordo dell’Arcadia?
Questa è la storia dei suoi albori, di come sia diventato il Capitano di una delle 4 navi Death Shadows con motori a dark matter. Di come si sia guadagnato questo ruolo, della sua bella amicizia con Tochiro Oyama, come ha conosciuto e conquistato il suo primo grande amore... e molto altro ancora!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Nuovo personaggio, Tochiro
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'ACROSS THE UNIVERSE'
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UN INVITO INASPETTATO


Lee aveva convocato Harlock e gli aveva comunicato che il generale Ishida, da pochi giorni rientrato dal quartier generale della Gaia Fleet, aveva espresso il desiderio di invitarlo a cena, a casa sua, per parlare con lui di una faccenda in via del tutto confidenziale.

Quell’invito era arrivato inaspettato, proprio come un fulmine a ciel sereno, e il Falco aveva drizzato le antenne. Che novità era mai quella? Che bolliva in pentola?
Conosceva Ishida di vista, più che altro di fama, ma non aveva mai avuto con lui contatti diretti, quindi gli sembrò oltremodo strano che lo invitasse addirittura a casa sua per parlargli. Decise però di non commentare e si rese disponibile ad accettare l’invito.
“Bene, andrai da lui sabato sera, non allarmarti, credo solo che voglia qualcosa che ha a che fare con la tua qualifica di pilota. Questo è il suo indirizzo, ti aspetta per le diciannove. Mi raccomando, non farmi fare brutte figure, è un mio diretto superiore, sii puntale e senti che ha da dirti, se fosse qualcosa che non ti piace, o non ti torna, non metterti in contrasto con lui, piuttosto prendi tempo e vieni subito a parlarne con me, è chiaro?”.

“Signorsì!” rispose Harlock tranquillo. Sapeva come comportarsi e non c’era alcun bisogno che Lee si preoccupasse così, ma poteva capire le sue ragioni e lo rassicurò.

Quella sera stessa, finito l’addestramento, al bar dello spaccio, lui e Tochiro stavano bevendo una pinta di birra e chiacchierando in santa pace, quando furono raggiunti dal resto della cricca. Gli altri tre tenenti si sedettero con loro e ordinarono anche loro una pinta a testa. Oyama parve leggermente contrariato da quell’improvvisata. Il suo amico notò subito quel suo impercettibile cambio d’umore e se ne domandò il motivo. Non era da Tochiro essere insofferente alla compagnia, inoltre non stavano facendo niente di particolare, né stavano parlando di cose private, chissà che cosa lo aveva turbato, restava il fatto che il suo amico ultimamente era sempre un po’ troppo strano.
Ancora non aveva avuto occasione di raccontargli del suo invito a cena di Ishida, stava per farlo, ma erano sopraggiunti gli altri tre e aveva desistito. Sicuramente l’avrebbero presa ed interpretata male, magari addirittura come un possibile vantaggio e lui non voleva creare inutili malumori. Era convinto, sebbene non sapesse lontanamente di che si trattasse, che fosse una questione che non riguardasse il progetto Space Cowboys, ma come avrebbe potuto spiegarlo agli altri convincendoli?
Meglio tacere.
“Allora, che si dice gente?” chiese Vipera, prima di bere una generosa sorsata dalla sua pinta.
“Nulla di che” gli fece eco Tochiro “Bevevamo…”.

“Già” annuì criptico Harlock.

“C’è un tale mortorio in giro…” commentò sbuffando Devasto. A lui la calma dava sui nervi.

Il Freddo non sillabò.
Fu in quel momento che si palesò dentro il bar quell’ufficiale che aveva sorpreso Harlock nell’hangar appena occhi blu era scappata.
“Guarda, guarda, chi si rivede” disse, non appena inquadrò il Falco.

“Quel frescone che si è fatto fregare dalla troietta!” disse platealmente a voce alta con aria di scherno.

Harlock, poggiò con calma il suo boccale di birra sul tavolo, alzò la testa e lo fulminò con un’occhiata tagliente come una rasoiata.
“Finiscila” gli sibilò gelido, quasi sotto voce.

Non gradiva quel modo di parlare e soprattutto non gli piaceva che apostrofasse lei con quella brutta parola.

“Perché non è forse vero che sei un frescone?” lo punzecchiò quello, credendo che fosse irato per quell’appellativo rivolto a lui.
“Di me puoi dire ciò che più ti aggrada, quello che pensi nei miei riguardi non mi tocca, ma devi smettere di usare quella parola nei confronti di una ragazza che nemmeno conosci” spiegò serio e calmo Occhio di Falco, che era uno che non cercava guai, ma se gli davano fastidio, o peggio, mancavano di rispetto a qualcuno più debole ed indifeso, non si tirava certo indietro.

Nel bar intanto era calato un silenzio tombale.

“Ah intendi dire la troietta spruzzavernice?” esclamò sfidandolo. Era un tipo che evidentemente cercava rogna.

L’aveva appena trovata!
Non fece quasi in tempo a finire la frase che Harlock con un balzo gli fu addosso, gli afferrò con una mano la mascella, stringendola come in una morsa d’acciaio, e lo obbligò dolorosamente a reclinare la testa in dietro, facendogli tenere il collo in tensione in una posa innaturale.

“Dillo ancora una volta e ti assicuro che ti spacco la faccia” gli disse ad un millimetro dal suo naso, con un filo di voce e con una calma omicida che faceva davvero paura.

L’ufficiale, dopo un primo momento di smarrimento si riprese e subito gli assestò un colpo alle costole obbligandolo a mollare la presa. Harlock allora non ci vide più e gli sferrò un pugno in pieno viso; quello barcollò ed indietreggiò perdendo l’equilibrio, ma non cadde. Aveva il labbro spaccato, quindi rabbioso a capo basso, si gettò con foga contro il Falco colpendolo con una testata allo stomaco. Neppure Harlock cadde, anche se a sua volta oscillò indietreggiando leggermente, ma appena riprese l’equilibrio reagì e tra i due iniziò una vera e propria lotta senza esclusione di colpi.
Dopo un primo momento di stupore si alzarono anche gli altri tre compreso Tochiro. Era accaduto tutto troppo in fretta perché potessero intervenire preventivamente, così andarono per cercare di dividerli, ma nel frattempo sopraggiunsero anche gli amici dell’ufficiale. Fu a questo punto che la cosa degenerò sfociando in una rissa colossale in cui tutti se le dettero di santa ragione. Alla fine la meglio l’ebbero gli Space Cowoboys che fecero battere in ritirata gli altri con la coda tra le gambe.
Miracolosamente non ci furono danni a cose e il barista dichiarò serafico che lui non aveva visto, né sentito nulla, insomma non avrebbe fatto la spia.
Una volta che si furono ricomposti, si resero conto, per loro fortuna, che nessuno portava addosso su di sé i segni della scazzottata, altrimenti sarebbero stati per loro guai seri perché le risse non erano tollerate. Solo Harlock aveva un occhio un po’ pesto e Devasto un livido sulla guancia, vicino alla bocca. Così i due si misero d’accordo che avrebbero detto di essersi allenati con troppa foga praticando boxe in palestra. In effetti la scusa poteva reggere in quanto erano soliti anche fare trainer fisico piuttosto pesante, tra cui appunto anche boxare.

Tutti e cinque decisero di ordinare un’altra pinta a testa per festeggiare la vittoria, quando la loro attenzione fu catalizzata dall’arrivo di una splendida ragazza che era appena entrata nel bar. Alta, slanciata, con due lunghissime gambe inguainate in paio di pantaloni di nappa neri, che la fasciavano rivelando delle forme armoniose e perfette. Sopra indossava un giacchetto di pelle rosso bordeaux, stile motociclista, semi aperto da cui spuntava una canottiera che lasciava intravedere le rotondità di un florido seno. Aveva i capelli lunghi fin sotto la vita di un colore molto particolare, simile a quello aranciato del rame. Il suo viso era bellissimo dai tratti delicati e regolari in cui spiccavano due occhi di un verde intenso simile alla giada*1. Si muoveva sicura e sinuosa, si guardò in giro e fissò per un attimo dalla loro parte, quindi si sedette al bancone del bar ed ordinò da bere.

Fu allora, con somma sorpresa, che videro Tochiro alzarsi e andare sicuro a sedersi accanto a lei, che subito lo salutò affettuosamente come se si conoscessero molto bene.
Rimasero tutti e quattro, Harlock compreso, a bocca aperta come se fossero stati delle carpe fuor d’acqua boccheggianti.

Tochiro parlò un po’ con lei, poi la tipa si alzò, si congedò ed uscì dal bar rivelando un posteriore degno del resto della sua splendida figura.
I quattro erano ancora talmente allibiti che guardavano increduli e sempre con le bocche semi aperte dallo stupore.
Quando Oyama li raggiunse non fece in tempo a sillabare che Devasto, il più strabiliato di tutti, partì in quarta.
“’Sti cazzi Tochiro! Ma quella fata dove l’hai scovata?”.

“Davvero sai! Ma chi l’avrebbe mai pensato che uno come te frequentasse certe tipe!” scappò detto a Vipera che aveva gli occhi ancora fuori dalle orbite.

“Amico mio, sei una fonte inesauribile di sorprese!” commentò Harlock ammirato.
“Roba da matti!” pronunciò ermeticamente incredulo il Freddo.
L’ingegnere sorrise divertito “Che credevate voialtri, di avere l’esclusiva sulle belle fanciulle? Anche io ho il mio fascino, sebbene possa essere nascosto ai vostri occhi” rispose ironico. All’inizio era contrariato dal fatto che fossero tutti lì, dato che voleva presentarla ad Harlock, ma ora era quasi contento. In realtà la frequentava da un po’ e gli faceva piacere poter finalmente rendere in qualche modo pubblico il loro rapporto, o quanto meno far vedere che si conoscevano. L’anonimato era faticoso e non rientrava nelle sue corde, dato che era un tipo aperto e solare. Era una ragazza molto bella, ma soprattutto intelligente che lo aveva letteralmente ammaliato, così come lui aveva stregato lei, che si era perdutamente innamorata di quell’ingegnere timido ed occhialuto, che con la sua brillante intelligenza e la sua delicatezza l’aveva conquistata più di qualunque altro bellone senza cervello che avesse frequentato in precedenza. La faceva divertire ed aveva una mente brillante con cui era un piacere confrontarsi, e poi li legavano delle affinità elettive molto importanti e molto profonde, che andavano ben oltre i loro rispettivi aspetti esteriori, oltre ad avere una sorta di comune segreto che condividevano con grande riserbo. Ma al di là di tutto ciò, lei lo vedeva con gli occhi del cuore e lo trovava bellissimo e sexy più di chiunque altro fosse stato seduto in quel bar.

“Hai capito lo scienziato? Ha le doti nascoste eh!” sentenziò Devasto occhieggiando maliziosamente il cavallo dei pantaloni di Tochiro, alludendo chiaramente ad un certo tipo di doti nascoste.

Oyama ridacchiò. Era uno che stava agli scherzi. Sapeva che vedendolo parlare con lei avrebbero fatto della goliardia e non se la stava affatto prendendo, anzi si divertiva un sacco essendo molto auto-ironico.
“Ah certo, magari non sarà speciale e non avrà il dono della parola come quello di Harlock, a cui non sfugge nessuna femmina, ma anche il suo si difende bene a quanto pare!” commentò il Freddo che, quando voleva, sapeva essere molto arguto.

“Sfuggiva!” lo corresse Devasto “Pare che quelle dotate di bomboletta spray siano inafferrabili. Insomma sembra che il nostro sfregiato abbia perso il suo proverbiale tocco infallibile e che il suo piffero magico si sia un po’, come dire… sfiatato? O Forse semplicemente il cosettino non parla più!” adoravano sfottere il Falco in quel senso.

“Oh avete finito brutte pettegole?” si finse arrabbiato Harlock che poi lanciò un’occhiata furba all’amico come per dirgli: Ora ho capito che mi nascondevi, mascalzone!

“E tu? Non favelli?” disse Devasto a Vipera.

“Mio caro, io prediligo i fatti alle parole, sai com’è…”.

“Seee, vabbè dite tutti così voi che andate in bianco!” lo rimbeccò Joe.

“No, diciamo così noi gentiluomini” rispose facendo un occhiolino d’intesa ad Harlock, a cui in questo caso si sentiva affine, in quanto nemmeno lui era uno che sbandierava le sue cose a destra e manca.

Erano tutti allegri, la scazzottata e l’arrivo imprevisto della rossa di Tochiro aveva portato una ventata di buon’umore.

“Giusto!” disse Harlock assecondandolo.
Poi Vipera alzò la sua pinta e disse “Propongo un brindisi. Alle doti molto nascoste di Tochiro!”.
Alle doti molto nascoste di Tochiro! gli fecero eco in coro gli altri e ognuno si scolò alla goccia il proprio boccale.

*


Il giorno prima di recarsi a cena da Ishida Harlock era andato allo spaccio e aveva comprato una bottiglia di rosso pregiato. Era amante del buon vino ed avendo avuto un certo tipo d’educazione non si sarebbe mai presentato ospite in una casa a mani vuote, così, appena fosse uscito dalla sua camera avrebbe anche comprato un mazzo di fiori per la moglie del generale, come imponevano le buone maniere.

Nonostante tutto era un po’ in ansia, non capiva proprio che potesse volere quell’uomo da lui. Dette una rapida occhiata alla sua immagine riflessa nello specchio per controllarsi.

La divisa era impeccabile. I capelli piuttosto ordinati, a parte qualche ciocca ribelle, tipo quella che gli danzava dispettosa sull’occhio destro il cui livido, ricordo della scazzottata di qualche giorno prima, non si era ancora riassorbito. Si era perfettamente rasato e anche profumato, cosa che non faceva mai, ma questa volta aveva voluto usare il dopo barba per essere più in ordine possibile, quindi sospirò ed uscì.

La casa di Ishida era una villetta un po’ decentrata rispetto alla caserma, da cui in lontananza si intravedeva addirittura la spiaggia. Era isolata ed immersa nel verde come se il generale, per la sua famiglia, avesse voluto un posto che poco si mescolasse con la vita militare che aveva scelto.
Era dotata di una bella veranda in cui c’erano una panca, una sedia a dondolo e un’altalena a tre posti. Tutto intorno c’erano piante e fiori. Harlock guardò perplesso il suo mazzo di gigli aranciati contornati da fiori di campo gialli e bianchi, e pensò che forse non era stata un’idea così brillante, lì di fiori c’erano fin troppi, ma alla fine fece spallucce e suonò.
Gli aprì il generale in persona. Era vestito in abiti militari ma non d’ordinanza. Stava fumando un sigaro e lo fece entrare facendogli strada.

La casa, arredata per quel poco che vide, con mobili di stile provenzale era pulita ed accogliente, dentro c’era un buon profumo di lavanda ed Ishida lo fece accomodare in un salottino piuttosto austero con mobilio di legno scuro e due ampie poltrone in pelle, che rendevano l’ambiente formale ma accogliente.
“La cena è quasi pronta. Intanto facciamo due chiacchiere” disse, prendendo vino e fiori per poggiarli da una parte.
Harlock fece il suo solito cenno di assenso con la testa e lo assecondò sprofondando in una delle due morbide poltrone. Capì subito d’essere sotto esame.
Ishida si versò due dita di Bourbon liscio “Ne vuoi?”.
“No, signore. Grazie”.

“Andiamo ragazzo non siamo in servizio puoi anche bere se ti va”.
Harlock sospirò pensando: Perché no? Magari lo avrebbe rilassato un po’ e alla fine accettò.
“Dunque, Lee mi dice che sei il meglio dei quattro” andò subito al punto Ishida.
“Davvero? Io non ne so nulla” rispose secco Harlock. Non era uno che amava essere adulato, né gli interessavano i complimenti. Non gli importava essere il meglio, a lui interessava fare bene ciò che doveva, e voleva farlo in modo che non dovesse avere mai niente da recriminare con se stesso. Solo questo era davvero importante.
“Mi fa piacere che non sei un presuntuoso a caccia di fama, complimenti ed adulazione, però da quello che ho letto nel tuo dossier sei anche pianta grane, figliolo”.
Harlock non sillabò e posò le labbra sul bicchiere, quindi prese un sorso di Bourbon che assaporò appena, trattenendolo in bocca prima di inghiottirlo, facendosi bruciare lievemente gola e stomaco. In bocca gli rimase una sensazione di calore che gli lasciò un retrogusto robusto ma gradevole e che gli dette il tempo di riordinare le idee.
“Perché hai disobbedito ad un ordine?” gli chiese diretto il generale.
Il Falco lo guardò dritto negli occhi “Perché era sbagliato” rispose freddo e deciso. Non era una sfida la sua, ma solo ferrea convinzione di aver fatto al cosa giusta.
“Il cargo non era la priorità. Questo mi era stato detto. Dovevo allontanare ed annientare il nemico. Eravamo due navette contro due. Ho abbandonato il mio compagno dopo averlo avvertito e dopo aver chiamato un’altra navetta a supporto. Stava giungendo una terza nave, avrebbe fatto fuoco sul cargo se io non l’avessi abbattuta per tempo e scortato i civili al sicuro”.
“Ma il tuo compagno si è ritrovato da solo contro ben due velivoli”.
“Non l’ho tradito se è questo quello che pensa. Eravamo d’accordo e poi è arrivata quasi subito la navetta di supporto. Avrei voluto restare io a fronteggiare le due navi nemiche, ma il mio compagno aveva una piccola perdita al motore e si muoveva troppo lento, non avrebbe fatto in tempo a salvare quei civili, per lo più donne bambini” bevve ancora scolando il bicchiere e poi guardò nuovamente Ishida dritto negli occhi “Lo rifarei di nuovo signore. Non lascerei morire dei civili innocenti solo perché abbattere il nemico è la priorità per qualcuno. Per me la priorità è la vita delle persone innocenti” disse sicuro, senza un attimo di esitazione e senza paura alcuna delle eventuali conseguenze dettate dalle sue parole.
“Sei stato fortunato, ti è andata bene” commentò pensoso il generale che stava rimuginando.
“Non è stata solo fortuna era tutto calcolato. Certo il tempo era a nostro sfavore e abbiamo un po’ azzardato, ma non mi sono mosso inconsciamente e soprattutto il mio compagno era consenziente”.
Ishida non insistette. Dette un’occhiata all’orologio e disse “La cena dovrebbe essere pronta. Andiamo” e gli fece strada verso la sala da pranzo.

La tavola era apparecchiata per quattro. Il generale gli fece cenno di occupare il posto a lato e lui si mise a capotavola, gli altri due coperti erano dalla parte opposta dove era seduto lui.
Entrò una donna un po’ avanti con l’età, era sorridente e aveva un vassoio in mano, Harlock immaginò fosse sua moglie invece lui la presentò come sua sorella e spiegò di essere rimasto vedovo.
Si accomodarono tutti e tre a tavola. Il quarto posto restò vuoto.
Ishida pareva contrariato, ma non disse nulla ed esortò Harlock a cominciare a mangiare.
Era ovvio che qualcuno fosse in ritardo, o che addirittura forse non sarebbe venuto. Il tenente non se ne curò, la cosa non lo toccava minimamente ed assaggiò l’antipasto. Era buonissimo e si complimentò con la signora.
Fu quasi a metà consumazione del primo piatto che arrivò il quarto commensale.
Entrò trafelata inondando la stanza di un profumo delicato. Indossava un paio di jeans e una camicetta bianca, i capelli erano legati in una morbida coda ed aveva due occhi incredibilmente blu che incontrarono subito i suoi. Erano decisamente inconfondibili tra milioni.
Harlock notò che furono attraversati da un lampo di puro terrore che però svanì quasi subito lasciando spazio ad una luce brillante, molto fiera ma non di sfida, come a fargli capire che si sarebbe difesa con tutte le forze.
“Scusa papà ho fatto tardi in biblioteca” disse poi girandosi, e stampando un bacio sulla guancia del generale che magicamente subito si rabbonì.
“Ti presento mia figlia, ti prego di scusarla, sta preparando la tesi di laurea in giornalismo ed così presa dallo studio che praticamente vive in biblioteca. A casa non la si vede mai, se non per dormire” spiegò non senza una punta d’orgoglio, perché evidentemente era assolutamente all’oscuro delle attività ricreative della giovane.

Biblioteca, certo, come no? Pensò Harlock ridacchiando sotto i baffi. Ovviamente dal suo viso non trasparì nulla sebbene fosse conscio di avere gli occhi di lei puntati addosso per la preoccupazione di essere smascherata.

Educatamente si alzò in piedi e disse “Non è un problema, lo studio è importante, ed essere così dediti le fa solo onore. Phantom Franklin Harlock Terzo, piacere di fare la sua conoscenza, signorina?” le chiese poi presentandosi, mentre la scrutava intensamente, curioso di vedere le sue reazioni. Era in vantaggio e lo sapeva, voleva capire che tipo di ragazza fosse e la stava mettendo alla prova.

“Maya. Maya Ishida” disse lei ostentando una calma ammirabile, sedendosi e abbassando però lo sguardo sul piatto. La paura c’era e lui la percepiva. La ragazza era in chiara difficoltà, ma teneva duro cercando di essere naturale.
Harlock non poté fare a meno di piegare impercettibilmente le labbra in un sorrisino sfuggente e assai compiaciuto che mascherò abilmente portando il cibo alla bocca, sebbene i suoi occhi ambrati brillassero divertiti .
Inaspettatamente quella cena si stava di gran lunga prospettando una delle più stimolanti ed interessanti a cui avesse mai partecipato negli ultimi anni.



Note esplicative:

Il primo grande amore di Harlock non poteva che essere LEI, ovvero Maya. Cioè quello vero e quello che viene narrato e svelato nel film L’Arcadia della mia Giovinezza, con cui però questa fic non ha niente a che fare.

Ovviamente essendo un what if ambientato nel movieverse questa Maya non può che essere molto differente da quella dell’anime (ma del resto anche lo Yattaran del film ha poco a che fare con quello dell’anime), anche perché in questo contesto sarebbe a mio avviso risultata stonata, quindi aspettatevi che vi possa apparire un po’ OOC, ma spero non più di tanto, poi mi direte voi :) spero che le fan della coppia Harlock/Maya gradiscano questa mia incursione e questo mio punto di vista.

Glossario:

1 Gli occhi di questo personaggio che tutti avrete capito essere Esmeralda la compagna/moglie di Tochiro, sono in realtà blu, ma avendo anche Maya lo stesso colore ed essendo stata anche chiamata più di una volta: occhi blu, per non creare confusione mi sono presa la licenza di trasformare quelli di Esmeralda in occhi verdi, che poi è anche un omaggio a due paia di bellissimi occhi, sempre di color verde che ho visto dal vivo di due ragazze del fandom, ovvero Lady Five e Oscartango! A cui faccio molto volentieri omaggio :)

GRAZIE infinitamente a tutti coloro che si sono fermati a leggere fino a qui e che a quelli che continuano a farlo seguendo con affetto la ficcia. Gratitudine e affetto a iosa a chi ha commentato e a chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite. Grazie davvero lovvovi! :*

Questo Capitolo è dedicato a TUTTE le meravigliose persone di questo fandom con cui ho avuto ed ho contatti! Questa esperienza da fanfictionara ha acquisito un gusto più dolce grazie a tutte voi! :*

Grazie sempre alle mie bete,

Curiosità: Maya è l’unica donna messa accanto ad Harlock in qualità di fidanzata ufficiale nell’universo ADMG, ma in realtà resta per ora l’unica in qualsiasi universo sia apparso!

GRAZIE Capitano ♥♥♥ (una parola è poca e due sono troppe!)

––––••••.••••––––

Per oggi è tutto.
Buona notte, o Buon giorno a voi!
Passo e chiudo.
Che la pace sia sempre con voi!
Alla prossima volta! =D

  
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