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Autore: agility_e    23/01/2005    2 recensioni
La morte di Sirius è ancora viva nella mente di Harry. Esso infatti si ritrova rinchiuso come sempre nella prigione mentale dell'intolleranza verso il suo mondo, da parte degli zii, e il suo odio verso i Mangiamorte e lo stesso Voldemort, lo inducono perfino a fumare. Il groviglio di sentimenti scomposto e disordinato che lo perseguita, gli fa spesso pensare a soluzioni raccapriccianti, come il suicidio. La sua vita è in pericolo, per i Mangiamorte ancora in circolazione, e Voldemort. E in questa turbinosa mischia di eventi e sentimenti che sembrano tenere Harry, come il lettore, in un continuo Spannung, Harry pensa sempre e solo a una cosa: tornerà mai come prima la mia vita?
Genere: Dark, Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il velo della morte

 

La morte di Sirius è ancora viva nella mente di Harry. Esso infatti si ritrova rinchiuso come sempre nella prigione mentale dell'intolleranza verso il suo mondo, da parte degli zii, e il suo odio verso i Mangiamorte e lo stesso Voldemort, lo inducono perfino a fumare. Il groviglio di sentimenti scomposto e disordinato che lo perseguita, gli fa spesso pensare a soluzioni raccapriccianti, come il suicidio.

La sua vita è in pericolo, per i Mangiamorte ancora in circolazione, e Voldemort. E in questa turbinosa mischia di eventi e sentimenti che sembrano tenere Harry, come il lettore, in un continuo Spannung, Harry pensa sempre e solo a una cosa: tornerà mai come prima la mia vita?

agility_e

Capitolo Primo: "I soliti sentimenti..."

Harry attorcigliò il braccio destro sul palo dell'altalena, sulla quale era seduto, e continuò a pensare. Sapeva di essere osservato, se lo sentiva addosso, quella strana sensazione che per tutto giugno si era portato appresso, quando usciva di casa, o passeggiava per Privet Drive. Come un battito leggero dietro la nuca, quasi a segnalare la presenza di un "qualcosa" di misterioso, magari di insolito, che si aggirava silenzioso tra gli angoli di Privet Drive, e si mimetizzava con gli alberi del parchetto semi-nuovo.

Sospirò. L'estate scorsa, aveva quasi sperato che che quell'anno non ci sarebbe stato un caldo così afoso, però, quasi a peggiorare la sua situazione di stallo, cioè quella di essere bloccato dai suoi zii e il famelico cugino, l'afa dell'estate sembrava aver raggiunto nuovi livelli di perfidia.

Almeno c'era un miglioramento dall'anno scorso, si ritrovò a pensare, l'anno scorso credevo che tutti si fossero scordati di me, che nessuno avesse apprezzato quello che avevo fatto, che non avrei rivisto più i miei amici...avevo perfino pensato che i cinque meravigliosi e intensi anni, trascorsi a Hogwarts, fossero state solo anomalie e segni di pazzia, per sfuggire alla famiglia di babbani con cui sono ancora costretto. Poi per fortuna la ex-professoressa Umbrige aveva deciso di inviarli i suoi saluti di buone vacanze estive, attraverso due Dissennatori. Ripensando a quel giorno, si disse di essere stato fortunato, almeno lui aveva pututo buttarsi in qualche mischia...e le parole del defunto padrino gli rimbombarono nella testa.

Sentì all'improvviso i polmoni svuotarsi dell'aria, mentre nella gola si formava, lento e ingombrante, un nodo. Aprì appena la bocca, arida dentro, e emise un singulto spezzato, colmo di tutto quel dolore che non era ancora riuscito a cacciare, e senza nemmeno rendersene conto, sentì una lacrima solcargli la guancia. Era incandescente, di fuoco, e quasi gli sembrò di bruciare, e ogni parte della guancia e della bocca in cui essa passava, sembrava ribollire della sua incandescenza. Si toccò la guancia, e e sputò a terra rabbioso.

I mangiamorte avranno il fatto suo, si ritrovò a pensare, gli ucciderò tutti, non scapperanno di fronte alla mia ira, devono pagare con il sangue...

Nascose il viso tra le mani. "Non pensarci" pensò nuovamente. Quante volte se lo era detto dall'inizio della scuola? Quanto avrebbe dovuto ancora soffrire e sopportare prima di avere la sua possibilità di combattere faccia a faccia con Voldemort?

Prese la bacchetta dalla tasca dei jeans posteriore, e la osservò per un attimo vicino agli occhi, tanto che essi si incrociarono. Sospirò di nuovo. Non vedeva l'ora di essere maggiorenne e poter usare la magia come e quando voleva, e non solo a scuola per imparare.

A proposito di scuola: il solo pensiero di Hogwarts gli bastava per fargli friggere le budelle di rabbia. Aveva molta voglia di tornare a scuola. Gli mancavano tutte le lezioni, ma proprio tutte, voleva rivedere i suoi amici Grifondoro, poter ridere di nuovo con loro, ma sopratutto, voleva poter passeggiare nuovamente con Hermione intorno al lago.

Quelle mattine, spesso nuvolose, quasi a rispecchiare i sentimenti di Harry, spesso tristi e maditabondi, gli avevano sempre portato bene. Cioè, gli faceva sembrare tutto più pratico e semplice, e non un complicato groviglio di sensazioni turbinanti e angosciose, dovute magari a un insignificante compito di pozioni, o magari a qualcosa di più. Hermione sarebbe stata utile a risollevarlo, inoltre perchè lui aveva una voglia da matti di poterla rivedere, come Ron.

A proposito di persone che lo seguivano...aveva sentito qualcosa vicino a un albero grande pochi metri da lui. Si alzò si scatto, estrarendo la bacchetta velocemente e puntandola contro il tronco dell'albero.

Ansimava, sapeva di essere osservato, ne era sicuro. Non era pazzia la sua, non era desiderio di trovare qualcosa di magico in ogni aspetto della sua vita a Privet Drive, come l'estate precedente, ma questa volta, sapeva di essere seguito, doveva solo capire una cosa adesso: da quante persone?

Respirando ancora più forte, e preparandosi a balzare di lato, nel caso il suo nemico avesse deciso di lanciargli contro un incantesimo a tradimento, appena sbucato fuori dal nascondiglio, aprì la bocca, per poi richiuderla immediatamente. Non era saggio chiaccherare con lui,

I secondi non passavano, anzi sembrava proprio che per magia si fossere fermati, dato che la lancette del suo orologio erano immobili. Poi si ricordò che l'orologio era rotto da circa due anni e mezzo, così si concentrò ancora di più sul suo nemico.

La cicatrice cominciò a ronzare, "non adesso, devo concentrarmi!", purtroppo però, il dolore non accennava a diminuire, anzi, cresceva, e in pochi attimi di angosciosa paura, Harry cominciò a barcollare, sotto una forza misteriosa che gli premeva in fronte...non avrebbe resistito a lungo.

Ma poi tutto cessò, e una voce familiare parlò da dietro il tronco.

- Calmati ragazzo! Mi conosci per l'amor del cielo, non attaccarmi!-.

Harry quasi scoppiò a ridere. Non solo conosceva quella voce, ma aveva gia capito che il suo "nemico" era sbronzo...

- Dung? - disse divertito - non ci credo! Ti hanno assegnato ancora il turno per sorvegliarmi?! -.

Il vecchio uomo uscì dal suo nascondiglio. Indossava ancora il vecchio giubbotto nero e sporco. Una sciarpa di un arancione sbiadito spiccava da sotto il suo mento traballante, e i suoi occhi, iniettati di sangue, facevano capire realmente quanto avesse bevuto.

- Ehilà ragazzo! Passata una bella vacanza? - detto questo decise che doveva camminare verso Harry, ma barcollando pericolosamente, inciampò su una radice e cadde di faccia sul terreno.

- Accidenti! Aiutami a tirarmi fuori da questo buco ragazzo...dai, che devo salvare il mondo io sai?! Mi proporrò come Ministro...muoviti!-.

Parlava lentamente, con la lingua tutta pastosa, e Harry, ridacchiando gli si avvicinò per aiutarlo. Appena dopo un passo però, cominciò a sentire un tanfo incredibile arrivare dal suo amico.

- Per Dio! - imprecò - è meglio che ti dai una lavata Dung...Dio santo ma che diavolo hai bevuto? -.

Mudugnus borbottò lievemente parole senza senso, mentre il moro lo aiutava a tirarlo su dalla terra, e minacciò pericolosamente di vomitare, non appena iniziò a soffiare lievemente, come se stesse soffocando.

- Per i gufi dell'inghilterra! Dung! Hai un fiato che minaccia la morte per tutti gli esseri viventi e non! -.

Dopo aver tirato su l'abominevole uomo, e ci volle un bel po', lo accompagnò su una panchina di legno, lo fece sedere, prima di sedersi sulla solita altalena.

Dung, mugulando qualcosa come "eeeeeee..ehe...." con una voce rasposa, decise che stare seduto gli provocava anche troppi giramenti di testa, e si sdraiò.

Harry, sempre ridacchiando, cercò nella tasca dei pantaloni larghissimi, appartenuti ovviamente a Dudley, il suo pacchetto di sigarette. Dopo averlo preso, contò quante sigarette gli rimanevano, e ne prese una, rimettendo al suo posto il pacchetto.

- Dung hai un accendino?! -.

Mudugnus si voltò verso Harry, e sorrise incoraggiante, poi molto lentamente prese a cercare un accendino per harry...prima di vomitare clamorosamente.

Per fortuna che era girato di lato, sennò si sarebbe soffocato, e sarebbe stato davvero il colmo!

Harry gemette disgustato, prima di cominciare a ridere da matti. Dopo qualche minuto, dove Dung non smise di vomitare nemmeno per un secondo, e Harry rideva ancora, il ragazzo trovò l'accendino a accese la sigaretta, aspirando di gusto.

E mentre fumava, il suo pensiero sfumò leggermente, facendogli ben presto dimenticare Dung e il suo vomito. Pensò nuovamente a Sirius.

"Lui per me non è morto", ammise a se stesso. Ultimamente, prendeva sempre più spesso in mano il vecchio specchio che il padrino gli aveva donato. Esso aveva la capacità di far comunicare le due persone che possedevano gli specchietti, in qualunque posti essi fossero.

Così preso in mano il piccolo ricordo, lo osservava anche per ore intere, senza battere ciglia, ne spostare di qualche secondo il suo sguardo. Durante l'inizio dell'estate, aveva anche preso a chiamare sempre più ad alta voce il nome del padrino, all'inizio quasi dolcemente, in modo soave, e poi, mentre chiamava sempre di più, la sua dolcezza mutava in rabbia a dolore. Perfino scagliava lontano il piccolo specchio e scoppiava a piangere disperatamente, prima di precipitarsi a controllare, che il piccolo ricordo, non fosse rotto.

Aspettava ancora, con trepidazione, che il suo migliore amico e parente, uscisse indenne da quel velo malefico nell'Ufficio Misteri. Voleva vedere, se mai avrebbe potuto entrare anche lui, e vedere Sirius, solo per un istante.

Se è vero quello che molti dicono, cioè che quando si muore, rincontriamo i nostri cari nel paradiso, allora, in quelle giornate afose e malinconiche di giugno, lui, avrebbe tanto desiderato morire. Spesso ci aveva anche provato.

Prima di scoppiare a piangere rabbiosamente.

E così, mentre di nuovo, una lacrima cominciava a scendere, infermabile, nel suo viso, e lui cominciava a sentire il suo calore e la sua forza, e mentre la gola si bloccava nuovamente in un singulto di amore e trasporto verso il padrino...Harry abbandonò il viso tra le ginocchia.

Così passarono molti minuti, e le sigarette aumentarono.

Poi, quando Dung emise un suono di giubilo, e la rabbia e la frustazione erano scomparsi da lui, fu in modo pacato e meditabondo che disse.

- Ehi Dung...devo tornare a casa...arrivederci...-.

- Ciao...ciao figliuolo! - gli rispose l'ubriaco in tono divertito.

Harry, svuotato dentro, e disgustato per se stesso per il nuovo vizio che aveva preso, si alzò, e lentamente, prese a camminare verso la soglia di casa, mentre all'orizzonte il cielo s'imbruniva lentamente.

 

  
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