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Autore: Atlantide08    12/10/2014    0 recensioni
Storia prettamente DELENA. Attraversa i diversi step del rapporto tra Damon ed Elena, raccontando piccoli attimi di vita quotidiana. Ambientazione: New York. Spero vi piacciano e vi emozionino almeno un po’. Punto di vista: Elena. Nota:sono tutti umani.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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E’ passata un’altra settimana. E io sono ancora a New York. Al momento il mio essere ancora qui lo devo al mio coinquilino che generosamente anticipa la maggior parte delle spese in comune (a questo punto, sono sicura che almeno ho guadagnato la sua fiducia!).
Sono seduta sulla alquanto scomoda panchina di legno che abbiamo ereditato, per così dire, in sala.
E' circa un’ora che tento di scrivere un breve trafiletto per una fotografia che al lavoro (insperabilmente ho trovato un'anima buona che mi ha concesso un periodo di prova...) non ho avuto tempo di finire per mancanza di voglia, più che di idee: non riesco a trovare lo stimolo giusto per far trasparire dal mio scritto quanto sia “meravigliosa” la sella della famosissima marca X, per cavalli destinati sicuramente a vincere, primo perché non so niente di ippica e secondo perché dalla foto mi sembra che esistano selle molto più comode e confortevoli di quella della marca X.
Inoltre il continuo canticchiare allegro del mio coinquilino che è sotto alla doccia continua a distrarmi; come fa ad essere sempre così allegro?!? E’ tre settimane che dividiamo l’appartamento e non l’ho mai visto triste o giù di morale nemmeno una volta; possibile che a lui vada tutto sempre bene? Niente intoppi al lavoro o niente imprevisti?? Possibile, ad esempio, che non abbia mai sbagliato nemmeno una volta a chiamare per nome la ragazza di turno usando il nome di un’altra ragazza??
Solo a me capita di litigare col capo un giorno si e due no (solo perché sono ancora in prova, per mia sfortuna e non posso assolutamente perdere il posto di lavoro, altrimenti gli risponderei per le rime ogni ora!), e ancora oggi sentirmi in colpa per aver lasciato Matt un pomeriggio dell’estate scorsa di punto in bianco perché “d’un colpo” mi sono resa conto che lui era solo il mio migliore amico?!?

“Allora Elena, sei pronta?” è con questa domanda che Damon si materializza davanti a me, ridestandomi dai miei pensieri (ma non stava facendosi la doccia?!? Sì, l’ha fatta perché ha i capelli ancora bagnati e delle goccioline di acqua gli stanno scendendo lente dalla tempia disegnando tutto il profilo squadrato della sua mascella...).

Sgrano gli occhi ricordandomi che sta aspettando una risposta (la devo smettere di estraniarmi in questa maniera in sua presenza, o finirà per credere che sono realmente pazza…).

“Pronta per cosa, scusa?” domando contrariata, in effetti non ho in programma niente per questo sabato pomeriggio.

“Hai presente dove sei seduta?!” mi domanda come se dovessi sapere benissimo cosa si sta aspettando che io faccia. Sta aspettando ancora una mia risposta. Non lo capisco questo ragazzo!!

“Devo risponderti veramente?” chiedo ironica

“Elena…” scuote la testa sconsolato, poi riprende “Non penserai davvero che io abbia intenzione di passare un altro sabato sera fuori, quando ho un appartamento grande e disponibile, soprattutto GRATUITO, eccezion fatta per l’affitto naturalmente?!? Certo, posso permettermi di andare in un hotel, ma va contro ogni mia logica, mettitelo bene in testa.”

Ecco, me la sono cercata di nuovo! Arrossisco di colpo, come mi è successo ogni volta che abbiamo toccato questo argomento. L’appartamento che abbiamo affittato è per la maggior parte arredato, ma appena siamo entrati abbiamo deciso di comune accordo (a discapito delle mie purtroppo ristrette finanze, ma è proprio necessario) di sostituire i mobili delle rispettive camere da letto (sono davvero obsoleti!) e iniziare a comprare almeno un divano. Il bagno e la cucina per ora li teniamo così come sono, non che siano di qualità migliore, ma io proprio non ce la farei a pagare la mia quota per l’acquisto di tutto un nuovo arredamento!

Per un motivo o per l’altro però sono passate già tre settimane ed ancora non siamo andati a vedere niente di nuovo e ieri sera ci siamo autoimposti di rimandare qualsiasi impegno di oggi (per la verità io non ho dovuto rimandare niente, ma lui ha dovuto rimandare di qualche ora il suo “incontro bollente” che al momento si incarna col nome e col viso di una certa Mary), in quanto lui ha una certa urgenza di arredare quantomeno la sua stanza per non dover pagare il costo di una stanza in un hotel a cinque stelle per l’intero weekend da poter “usare” con la ragazza di turno.

Ovviamente non è un mio problema questo, ma per poter dividere un appartamento è necessario andare d’accordo e quindi è necessario venirsi incontro a vicenda.
Sospiro per l’ennesima figuraccia rimediata (non è che sia piacevole parlare della vita sessuale del proprio coinquilino col diretto interessato, soprattutto quando l’hai appena conosciuto, come nel mio caso)
“Mi spiace, ero concentrata su questa stupida didascalia e ho scordato il nostro impegno…” gli rifilo questa scusa, che anche alle mie orecchie suona falsa e mi alzo andando rapidamente a darmi una sistemata per uscire.

La verità è che in sua presenza continuo a perdere il filo del senso logico delle cose, il suo essere presente vicino a me, mi distrae in continuazione ed inevitabilmente mi fa perdere nei miei pensieri e il contatto con la realtà.
Non so se c’è un motivo preciso che scatena questa mia reazione ed adesso non è nemmeno il momento di rifletterci sopra. C’è un giro nei negozi d’arredamento che mi aspetta, mi devo concentrare e preparare psicologicamente a sborsare gran parte dei miei risparmi, quindi devo essere lucida nelle mie scelte, vale a dire che devo essere “presente” nella realtà. Devo smetterla subito di pensare . All’istante.

Zittisco la mia mente e dopo aver indossato un paio di Jeans stretti e scuri ed una felpa bordeaux bella pesante, cioè le prime cose che ho trovato infilando la mia mano nella valigia ancora intatta (l’armadio presente nella mia stanza non si può proprio definire tale! Ho optato per lasciare i miei abiti nelle valigie momentaneamente fino all’arrivo del nuovo mobilio per l’appunto!). Mi fiondo in salotto, afferro il mio giubbotto sportivo pesante, indosso le scarpe da ginnastica e afferrando la sciarpa ed il cappello mi rivolgo a lui senza guardare dove sia, tanto so che è già pronto e mi sta solo aspettando
“Eccomi! Sono pronta!”

“Sei stata veloce Gilbert!” mi canzona Damon aprendo la porta.

“Sempre simpatico Mr. Occhioni!” gli rispondo a tono io, ben sapendo quanto odi questo soprannome che gli ho affibbiato sin dal primo giorno. A lui non piacciono i soprannomi, a me non piace essere chiamata per cognome. Uno pari.
“Posso chiederti dove siamo diretti? Voglio dire, so cosa stiamo andando a comprare, solo vorrei farti notare che non posso permettermi una camera di design, non so se mi spiego…” rimarcare il mio infelice stato economico è fondamentale con lui, perché Damon non ha di questi problemi e sicuramente non abbiamo lo stesso genere di “idea di negozio” in cui andare a fare shopping.

“Mi pareva di aver già chiarito la questione quando ho accettato di dividere l’appartamento con te” risponde semplicemente lui con naturalezza.

“Sì, l’abbiamo fatto, ma non voglio trattamenti speciali e soprattutto non voglio accumulare eventuali ulteriori debiti nei tuoi confronti. Hai già anticipato tu per me l’affitto dei primi tre mesi e…” mi interrompe, voltandosi verso di me, appoggiandomi una mano sulla bocca per zittirmi ed inchiodandomi sul posto con i suoi occhi magnetici color del ghiaccio
“Il concetto mi è chiaro, ne abbiamo già parlato e riparlato Gilbert! Adesso chiudi la bocca ed ascoltami, non ho intenzione di ripetermi: ora andiamo in un negozio d’arredamento che io reputo adeguato alle nostre esigenze…” faccio per interromperlo, ma lui pressa di più la mano sulla mia bocca capendo le mie intenzioni.

“Gilbert! Ho detto < nostre >, quindi puoi stare tranquilla, ok?” mi guarda dritto negli occhi a cercare un indizio che gli faccia capire che non continuerò il mio discorso da lui prontamente interrotto e convinto da ciò che è riuscito a cogliere nel mio sguardo, lascia cadere la sua mano in modo che possa rispondergli
“Ok, Occhioni, ok!” gli dico sostenuta.

Camminiamo per un paio di isolati fianco a fianco senza più dirci niente, fino a quando si ferma davanti ad un’ampia vetrina nella quale fa bella mostra di sé un divano strano, ma alla vista molto comodo: ha una seduta molto ampia, molto più di un classico divano, composto da tre cuscini rettangolari per la seduta e quattro cuscini a cilindro due come braccioli e due più lunghi come poggia schiena, la struttura esterna del divano è in legno di quercia bianca ed è a rettangoli anch’essa, ad occhio due persone ci stanno comodamente sdraiate l’una di fianco all’altra.

Sento Damon schiarirsi la voce e guardarmi con aria interrogativa.
No, no e no! Non posso averlo fatto di nuovo! Ma la sua espressione interrogativa suggerisce l’esatto opposto
“Mi hai fatto qualche domanda per caso?” mi azzardo a domandargli con un filo di voce, conoscendo già la risposta.

Damon si apre in un sorriso divertito
“Devo dedurre che quel divano ti piaccia davvero tanto visto che non mi hai nemmeno sentito! Vogliamo entrare a vederlo da vicino?”

“Scusa, in effetti… mi ha colpito…” balbetto incerta, prima di seguirlo all’interno del negozio.

“Vieni, facciamo un giro prima e guardiamo cos’altro ha da offrirci il posto!” Damon mi indica la via da seguire, sembra che lui questo negozio lo conosca bene, si muove sicuro dentro ai vari ambienti che sono esposti ed è davvero ottimo nel farmi notare i particolari dei vari mobili.

“Te ne intendi eh?” gli domando di punto in bianco mentre sta osservando un tavolino in marmo, piccolo e basso, dal taglio piuttosto strano ed astratto ma molto bello esteticamente di colore rosa scuro, verde e bianco e liscissimo su tutte le sue superfici.

Mi guarda di sbieco e risponde rimanendo concentrato su quel piccolo tavolino
“Un po’… mio padre opera nel campo dei mobili ed immobili… quindi posso dire di avere un occhio abbastanza critico.”

Mi sorprende, è la prima volta che mi racconta qualcosa di sé, senza avergli fatto una domanda specifica, ma non glielo faccio capire.
Osservo il tavolino che ha catturato la sua attenzione e azzardo un’ipotesi
“Starebbe sicuramente bene posizionato davanti al divano che ho ammirato in vetrina…” lo guardo, timorosa della sua reazione.

Si gira nella mia direzione e punta i suoi occhi, che in questo momento mi sembrano ghiaccio liquefatto, nei miei, sorridendomi soddisfatto
“Mi hai tolto le parole di bocca! Forse sarà meno difficile di quanto avevo preventivato trovare un accordo tra me e te su come arredare l’appartamento.”

Mi tira per un braccio
“Vieni, manca da scegliere un tappeto, un tavolo con le relative sedie, il mobile…”
Sono felice perché la mia idea gli è piaciuta, a dispetto di ciò che pensavo, e mi diverte la sua enfasi nell’elencare ciò che manca, ma sono costretta a frenare il suo ed anche il mio entusiasmo.

“Damon, non credi che per ora il divano e il tavolino siano sufficienti? Dobbiamo comprare anche due camere da letto ed io almeno un armadio e…”
Mi lancia uno sguardo torvo che mi fa ammutolire all’istante.
“Gilbert…” mi ammonisce.

Sospiro conscia del discorsetto che mi ha fatto poco prima di arrivare qui e conscia del fatto che ormai lui ha deciso e che non riuscirò a fargli cambiare idea.

“Va bene, va bene! Ho capito!” gli faccio una linguaccia e lui scoppia a ridere di gusto.

“Sei proprio una bambina a volte!”mi dice ironico.

“Ha parlato l’uomo maturo!!” lo rimbecco, un po’ offesa.

“Non te la prendere Elena. Essere bambina a volte è un pregio.” afferma lui serio, facendomi l’occhiolino.

“Mi hai appena fatto un complimento?” gli domando un po’ scettica, in fondo mi ha chiamato per nome ed era veramente serio quando ha pronunciato la frase.

Lui si limita a sorridermi, so che quel sorriso sincero è la sua risposta positiva alla mia domanda. Non sia mai che Damon Salvatore esprima ad alta voce i propri sentimenti!! Questa sua caratteristica l’ho imparata presto. E’ un maestro nel non far vedere agli altri cosa prova. E questo lo rende misterioso ed affascinante allo stesso momento. Anche se già per il solo aspetto fisico è un ragazzo affascinante.

“Andiamo. Passiamo alle camere, la prossima volta completeremo la sala” mi guida verso un'altra sezione del negozio e sorrido tra me e me perché , non so come, ma sono riuscita a fargli cambiare idea ed è la prima volta che ci riesco. Devo annotarlo tra gli eventi importanti da ricordare dell’ultimo anno!

Con molte difficoltà e continui cambiamenti di idea, alla fine sono soddisfatta per come sono riuscita a comporre la mia camera: un letto ad una piazza e mezza, in ferro battuto verniciato di bianco, un comò a quattro cassetti completo di un piccolo specchio che lo sovrasta quasi incorniciandolo, un comodino a tre cassetti in legno semplice , un armadio a tre ante ed una piccola scrivania, tutti rigorosamente in tinta bianca opaca, poiché il bianco mi rilassa.

“Non so perché ma sapevo che avresti scelto una composizione del genere…” commenta Damon lanciandomi uno strano sguardo (soddisfatto??).
Mi limito a fargli un cenno col capo, più che altro perchè non sono riuscita a capire quale fosse il suo reale pensiero nascosto nel suo tono di voce.

La scelta della camera per lui è stata invece un gioco da ragazzi. Ha scelto la prima composizione incontrata lungo il percorso del negozio: letto matrimoniale (quando gli ho chiesto perché lo prendeva a due piazze, mi sono subito data della bambina ingenua da sola e lui l’ha capito, risparmiandomi una frecciatina piuttosto imbarazzante…), con testata e pedata in legno massiccio, un comò a cinque cassetti, due comodini a “tavolino” ed un armadio a quattro ante tutti della stessa fattezza del letto, di colore marrone scuro.

“Scommetto che se avessi avuto una stanza più grande, avresti comprato l’armadio a otto ante e una seconda cassettiera!” il commento mi esce spontaneo dalle labbra e lui con un ghigno divertito in volto aggiunge spavaldo
“Puoi scommetterci Gilbert! E avrei comprato anche quella specchiera là! Mentre mi devo accontentare di questo piccolo quattro ante e questo specchio singolo alto meno di me!”

Non resisto, un’altra linguaccia mi nasce spontanea seguita da una risata spensierata
“Bhè, almeno sei sincero Occhioni! Sei peggio di una donna in questo frangente, lo sai?” lo accuso bonariamente.

“Invidia, Gilbert. Sei solo invidiosa perché ho buon gusto e il buon gusto richiede il saper accostare fra loro molto più di un paio di mobiletti!” mi schernisce.

“No Damon, è il tuo ego smisurato che ti fa volere di più! Più ne hai, più ne vorresti… è un circolo vizioso, che porta alla perdizione!” gli dico scherzando, non troppo.

Damon si avvicina a me silenziosamente, fino ad arrivare con la sua bocca a due centimetri dal mio orecchio e con voce suadente e molto maliziosa, sgancia la sua stoccata sussurrandomi
“Finora nessuna persona di sesso femminile si è mai lamentata per il mio < volerne sempre di più >, perché tanto < ne ricevo >, tanto < ne do in cambio >. E’ un circolo vizioso per il quale non ho mai ricevuto reclami… piccola Gilbert”.

Mi scosto da lui, primo perché questa vicinanza tutt’a un tratto è davvero troppo difficile da gestire (ignoro in maniera arbitraria e forzata i mille brividi che mi hanno percorso tutta la schiena nel sentire il suo fiato caldo sul collo), secondo perché so di avere perso questo round, quindi devo cercare di rimediare alle ferite dignitosamente.

“Come dici tu occhioni! L’importante è essere convinti!” forzo la voce in modo che risulti decisa e sono sollevata perché, per una volta, ho ottenuto esattamente l’effetto che avevo preventivato di ottenere.

Damon sorride soddisfatto per aver vinto la sfida verbale contro di me e mi fa cenno di andare verso l’ufficio pagamenti.
“Sarà meglio andare a pagare, o i mobili non ce li porteranno mai a casa!”.

Ecco, questa è la parte dolente del pomeriggio, ma sapevo che sarebbe arrivata, quindi mi preparo ad essere sommersa da carte e numeri alti, molto alti.
Osservo il commesso che ci ha supportato e sopportato mentre gli indicavamo le nostre scelte, osservo più che altro le cifre che batte all’impazzata sulla ricevuta che tra pochi secondi il computer ci stamperà.
Sono davvero tanti gli zeri dopo quella cifra a tre cifre, già di per sé mooolto alta. “Stai tranquilla!” mi ha detto!! E io mi sono fidata e guarda un po’ adesso come mi ritrovo: sto per svenire per la cifra che il commesso ci sta mostrando allegramente, menomale che sono seduta!

Damon nota il mio stato di panico assoluto e mi sorprende per la seconda volta.
“Tony, giusto?” chiede al commesso.

“Giusto Signore” risponde il commesso.

“Potresti lasciarci un attimo da soli?” con un occhio ammicca nella mia direzione.
“Certo Signore, torno tra cinque minuti.” Il commesso esce dall’ufficio e rimaniamo soli, guardo Damon con aria interrogativa, lui per tutta risposta mi istiga
“Avanti, adesso puoi parlare liberamente”

Respiro profondamente per cercare di mantenermi lucida, devo stare calma.
“Qualcuno in questa stanza mi ha detto di stare tranquilla, facendomi intendere che il posto in cui saremmo andati ad acquistare i mobili, sarebbe stato un compromesso tra l’alto design e la bassa lega, per così dire, e invece mi ritrovo a dover sborsare più di quello che ho risparmiato, cavolo Damon!! Mi spieghi come faccio adesso?!? Dico al commesso, grazie, ma la mia camera non la voglio più?!?!?” a stento mi trattengo dall’urlare.

Damon con naturalezza e sicurezza, incatena il mio sguardo al suo (vano il mio tentativo di distogliere lo sguardo)
“Ok, forse mi sono fatto prendere un po’ la mano e ti ho mostrato qualche mobile al di sopra dei tuoi standard, come ti avevo invece rassicurato, ma va bene così Elena. Eri così spensierata quando stavi scegliendo. Non mi aspettavo che tu fossi così affine a me nel < gusto > estetico, è stata una piacevole sorpresa e visto che condividiamo lo stesso appartamento, non trovo alcun motivo valido per limitare la tua scelta ad altri mobili meno belli. L’appartamento è uno, un unico ambiente, perché dovrei volerlo rendere metà eccellente e l’altra metà di qualità inferiore? Sarebbe un arlecchinata e stiamo parlando di un ambiente in cui IO devo vivere tutti i giorni. Guardala in quest’ottica: io odio le arlecchinate ed essendo io egocentrico, come tu stessa mi hai definito poco fa, non tollererò di avere un appartamento del genere. Ergo, quello che c'è scritto su questa piccola ricevuta è il risultato. Un ottimo risultato.”

La logica di Damon mi ha spiazzata e non trovo un solo punto debole nella sua spiegazione (a parte la questione economica). E’ nel suo stile comportarsi ed agire in questa maniera, da egocentrico appunto, ma non posso non riflettere anche sulla sua prima parte di discorso nella quale ha affermato che io gli sono sembrata spensierata mentre sceglievo gli abbinamenti (ed in effetti è stato così), pertanto comprendo che ha agito così anche per evitarmi la delusione di dover ripiegare su mobili più alla mano (la parte del discorso invece in cui lui ha affermato che io e lui abbiamo dei gusti “affini” in campo estetico-immobiliare… bhè su quella non mi voglio soffermare).

Sbuffo cosciente che sarò in debito con lui non solo per una questione meramente economica, lui sembra capire il mio stato d’animo: il suo sguardo diventa profondo e comprensivo.
Mi faccio coraggio, questa domanda gliela devo fare comunque:
“Anticipi tu i soldi per la mia differenza?” abbasso lo sguardo, incapace di sostenere un secondo di più il suo per la vergogna.

“I soldi non sono un problema. Me li ridarai quando riuscirai. Non è un prestito il mio: io lo considero un investimento per la mia salute. Ripeto: non posso vivere in un ambiente < misto >, mi disturberebbe e irriterebbe, quindi…” la butta sul sarcasmo e sul suo essere egoista, ma entrambi sappiamo che non è solo quello il motivo. Entrambi sappiamo che io potrei non saldare mai il mio debito con lui, perché potrei andarmene e sparire senza dirgli nulla improvvisamente.

Il commesso rientra, Damon gli sorride chiedendogli
“Può darci il conto finale? Un assegno va bene?”

Il commesso soddisfatto gli porge la ricevuta
“L’assegno va benissimo Signor?” chiede più per formalità che per vero interesse.

Damon stacca l’assegno e glielo porge, poi alzandosi gli porge la mano per stringergliela in segno di saluto rispondendogli meccanicamente
“Salvatore. Damon Salvatore.”

Ho l’impressione che il commesso stia attraversando un momento di puro panico, Damon aggiunge sorridente
“ Grazie mille per la pazienza con cui ha accontentato le richieste della signorina!” e gli strizza l’occhio in segno d’intesa.
Perché mi deve sempre mettere in imbarazzo?!? Mi mordo la lingua, in fin dei conti è lui che ha pagato di tasca propria anche i miei mobili.

Intervengo impacciata rivolgendomi anch’io al commesso
“Ehm… sì, grazie davvero!”

Il commesso mi sorride ed accompagnandoci alla porta ci congeda
“I mobili Vi verranno consegnati entro un paio di settimane. E’ stato davvero un piacere. E’ sempre un onore poterVi annoverare fra i ns. clienti signor Salvatore.”

Damon gli fa un cenno col capo in segno di commiato ed usciamo dal negozio. Dall’ultima frase del commesso ho capito che il padre di Damon oltre che essere operante nel campo mobiliare, deve essere anche molto influente, visto che è un “onore” per loro averlo fra i clienti. Ecco spiegato anche perché mi è sembrato che il commesso è impallidito quando Damon gli ha riferito il suo nome. So per certo che Damon non approfondirà con me l’argomento, quindi mi devo accontentare e farmi bastare le conclusioni a cui io sono arrivata con la mia deduzione.

Appena fuori, Damon guarda l’ora e si rivolge a me, tranquillo:
“Sono le 18.30, ti va di prendere un aperitivo?”

Gli rivolgo un’occhiata stupita
“Non hai già un appuntamento per stasera? Mary?”

“Mary è…” si blocca e mi guarda malizioso “Non sarai per caso gelosa, piccola Gilbert?!”

Assottiglio lo sguardo, ecco il Damon che conosco io: cinico, diretto e troppo sicuro di sé, chissà perché l’episodio dei mobili mi aveva quasi fatto ricredere su di lui.

“Io gelosa di Mary?!? Ma come ti vengono in mente certe teorie?!?” gli rispondo stizzita, anche se in fondo credo realmente che Damon sia diverso da ciò che vuol far credere di essere.

Non gli concedo di ribattere
“Comunque, ti ringrazio Occhioni, ma ho altri programmi per questa sera. Magari facciamo un’altra volta.”

Il viso di Damon si illumina e si apre in un sorriso enorme
“Ci conto piccola Gilbert! Allora ci vediamo più tardi a casa, incontro un mio amico in un bar qui dietro.”

Siamo fermi ad un semaforo, lui punta verso destra io invece devo aspettare il verde per attraversare la strada, prima che si allontani gli rispondo ironica

“Ti attenderò con ansia Occhioni!”, lui mi strizza l’occhio e si avvia.

Scatta il verde per me, ma improvvisamente mi ricordo che non ho fatto una cosa importante
“Damon!” alzo la voce chiamandolo per farlo fermare prima che si allontani troppo da dove sono, lui si gira e mi guarda negli occhi, sembra volermi scrutare sin nel profondo anche a distanza, addolcisco il mio sguardo
“Grazie” gli sussurro, mimando bene la parola con le labbra.

Lui capisce a cosa mi riferisco ed annuisce addolcendo a sua volta lo sguardo, poi si riavvia per la sua strada alzando una mano in segno di saluto.

Sì, Damon Salvatore è il più egocentrico altruista che io abbia mai conosciuto.



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Note dell'Autore

Eccomi qua col secondo “momento”. So che può sembrare azzardato, farli andare a comprare i mobili insieme come una coppia già ben collaudata... ma mi è sembrato anche logico, in fondo hanno preso in affitto insieme un appartamento, è stato anche un modo per far scoprire loro di avere qualche cosa in comune... Alla prossima! Atlantide 08

  
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