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Autore: lor_un    12/10/2008    0 recensioni
Un ragazzo di quarto liceo, grazie ad un suo amico di sempre, incontrerà una ragazza, che significherà molto per lui, dopo varie peripezie, riuscirà a trovare la via giusta per essere felice?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il silenzio pervase l’aula. La situazione era del tutto diversa nella testa delle persone presenti. Tante penne, tanti fogli. Tante parole, tante frasi. Atte ad un solo compito: la verifica. L’ultima di un anno infernale, l’ultima di un anno da dimenticare, da buttare, da ricordare. Dodici fogli, dodici penne. Tredici persone. Fogli scritti, parole connesse: frasi. Parole sconnesse: pensieri. Una sola cosa governava, il silenzio. I pensieri erano però ben distinti per ognuno, c’era chi sapeva e chi non sapeva, chi i pensieri ce l’aveva e chi non ce l’aveva. Chi sapeva quello che faceva, e diciamo che la maggior parte non lo sapeva. Ventinove di Maggio, due settimane alla fine, come un professore può pretendere una verifica decente quando ormai tutti pensano già di essere in vacanza. Si esige…anche troppo. Anche io sono tra quei dodici, si tredici col professore. L’unica cosa certa che so è quello che sto pensando io, come potete vedere, tutto fuorché le teorie di Kant. Sarà controproducente, ma che potete farci? A me, il ventotto Maggio, quando ormai tutto è deciso, non mi andava di studiare. Ho preferito leggermi un buon libro e lasciar perdere la filosofia e tutto quello che la circonda. La mia media è buona, senza infamia e senza lode. Questo compito non mi distruggerà certo un lavoro di nove mesi. Preferisco comunque non consegnare in bianco, faccio un cenno ed un numero a quel pirla che ha studiato fino alle due ieri notte, mi guarda e scrive qualcosa su un pezzo di foglio strappato dal diario. Con intuizione felina capisce quando il professore abbasserà gli occhi e mi lancia la sua idea. Un cenno d’intesa significa grazie ed espando bene il suo lavoro. Vedo che ha una logica e scrivo. Almeno non consegnerò in bianco.

 

Passano quaranta minuti, il silenzio non c’è più e si sentono dei mormorii dispersi per la classe. Ormai il prof ha abbassato la guardia e cose che non si potevano fare venti minuti fa, ora si possono fare. Foglietti che volano, suggerimenti a voce, a gesti. Io capto qualcosa dalla mia compagna di fila e scrivo il minimo indispensabile. Mi manca solo una domanda, con occhi da cane bastonato cerco qualcuno che ricambi lo sguardo. Finalmente trovo Martina, una che di filosofia se ne intende, capisce il mio sguardo e mi chiede con la mano quale domanda volessi. Le segno il numero quattro. Lei con un segno rassicurante scrive qualcosa su un foglietto già strappato e me lo lancia senza neanche guardare il professore che stava invece scrivendo sul proprio registro personale. Ricevo il biglietto, le strizzo l’occhio e lei ricambia con un sorriso. Mi giro e scrivo quello che per me è come la traduzione di un antichissimo testo Maya. Ricopio sviluppando il discorso e mi sento molto più tranquillo. Do un’ occhiata al mio compagno di banco, Luca. Lui sente il mio sguardo e mi guarda. Gli faccio segno che ho finito e che vado a consegnare. Lui con faccia perplessa mi fa sottovoce:

<< Di già? >>.

<< Si, tanto meglio di così non posso fare… >>

<< Vabbè, aspettami, me ne manca solo un… >>

<< Giannini! Fiorani! Silenzio! >>

Urla il professore che si risveglia da suo letargo. Con un cenno lo tranquillizzo dicendo che è colpa mia. Lascio la penna sul banco e metto a leggere le mie risposte, noto un paio di errori grammaticali e li correggo. Lancio un occhiata a Luca che mi fa, sottovoce:

<< Sto rileggendo, ‘spetta un attimo! >>

Passano un paio di minuti e finalmente finisce di leggere, mi fa un cenno ed entrambi ci alziamo per andare a consegnare i compiti. Il professore prende i compiti e con faccia arcigna ci guarda. Noi di risposta sorridiamo come dei paraculi e lui ci fa:

<< Potete uscire, ragazzi. Spero abbiate fatto un buon compito, non voglio fare recuperi l’ultima settimana di scuola >>.

<< Eh, neanche io professò >> gli risponde Luca.

 

Dopo questa frase usciamo dalla porta e ci sediamo su una panca nel corridoio, vicino allo spazio per l’impresa delle pulizie, i bidelli insomma. Ci sediamo uno di fronte all’altro con facce rilassate e sorridenti.

<< Com’è andata Michè? >>

<< Discretamente…mi son fatto passare un paio di domande, il resto l’ho captate nel momento di stanca… >>

<< Uhm…io invece devo dirti che le sapevo quasi tutte. Giusto una me l’ha passata Fusacchia…però devo dire che è andata bene dai… >>

<< E’ bene essere ottimisti, soprattutto in questo periodo dell’anno…dove c’è gente che non c’ha più speranze… >>

 

In quel momento esce Giulia, una ragazza alta un metro e settanta, capelli lunghi e castani, un fisico da modella ma un cervello tutt’altro da regina delle passerelle.

  << Andava bene la domanda che t’ho passato, Luca? >>

<< Si, grazie Giu’. A te com’è andata?> >.

<< Il lavoro di tutta una notte ha fruttato! >>.

Disse con espressione soddisfatta mentre la mia era coperta da un sorriso. Si rivolse poi a me.

<< A te com’è andata? M’hai detto che non avevi fatto niente ieri… >>.

<< Infatti…però è andata sicuramente meglio di quanto sperassi…e poi mi ha salvato un angelo biondo… >>dico con tono estasiato.

<< Chi? Angelo del secondo banco? >>risponde Luca scoppiando a ridere.

<< Certo che no, pirla! -dico io ridendo- sai benissimo di chi sto parlando >>.

<< Sai come si dice, Michè, tentar non nuoce! >>esordisce Giulia.

<< Nuoce, nuoce eccome…ma tu sai di chi stiamo parlando?!? >>

<< Probabile… >>

Con espressione da idiota mi allontano e decido di andare alla macchina del caffè per prendere qualcosa di caldo da ingurgitare. Mi avvicino ed inserisco quaranta centesimi, cioccolato caldo, molto zuccherato! Prendo il mio concentrato di calorie, anche se con il mestiere che faccio un cioccolato caldo non può certo farmi male. Lo bevo bollente, mi riscalda l’anima ed il cuore. Ripenso a lei, bionda, occhi color zaffiro, una pelle che non si è mai vista, un fisico scolpito. Che estasi il suo sorriso…tanto non funzionerà. Mi sento una pacca dietro la spalla: sono Luca e Marco.

<< Ohi ragazzi… >>

<< Che sei qui tutto triste?? Oh lo sai che il qui presente ha fatto un compito stratosferico? >> esordisce Marco.

<< Buon per te! >>

Marco si gira per prendere il caffè. Guardo verso Luca con un espressione atta a domandargli se anche lui sapesse troppo. Luca mi fa segno di ok ma al momento non ci credo molto.

<< E pensare che manco ho studiato chissachè ieri! Alle 10 stavo a letto, però diciamo che c’ho avuto culo! >> dice Marco dopo aver preso un sorso dal suo caffè allungato col latte.

<< Già, pensa quel poraccio che s’è studiato fino all’una e magari manco ha cavato un ragno dal buco.. >>.

<< Ma chi? Quel pirla di Andrea? Seh! Quello piuttosto ha venduto l’anima al diavolo, ma il ragno non l’ha solo cavato, ma l’ha pure bruciato, tagliato in due e mangiato >> urla Luca cominciando a ridere.

Mi unisco alla risata dei due anche se continuo a pensare ad una sola cosa. Ormai a questo punto dell’anno è difficile pensare alla scuola, ormai è andata, le medie si consegnano domani, io non ho nulla da dire al riguardo in compenso Marco e Luca sì.

<< Piuttosto non è finita…domani c’ho quello stronzo di Chimica… >>dice Luca.

<< Si si, domani ce vieni te a scola >>gli rispondo ridendo.

<< Vabbe, intendevo lunedì!! Tanto rimane sempre ‘na merda… >>urla lui sorridendo.

<< Già…Rapini merda - concordò Marco – a me domani me deve chiamà la LoGiudice pè Fisica…maledetto Huygens…ma non aveva altro da fare quello? >>

<< E perché? Kant? >>sbotto io.

I due concordarono con un cenno del capo e ci dirigiamo nuovamente tutti e tre verso la classe. Incrociamo di nuovo Giulia con Beatrice che vanno verso il bagno, noi tre torniamo a sederci su quella panca che pullula ormai di ragazzi di tutte le classi…soprattutto dei pre-maturità. La nostra scuola è piccola, rispetto alle altre, abbiamo quattro sezioni, dalla A alla D ovviamente, e sono 16 classi. Quattro prime, quattro seconde, due terze, tre quarte, e tre quinte. Quest’anno è stato il più proficuo e il prossimo si punta ad esserlo anche di più.

Il solito casinaro del quinto, Luca Tirabocchi, uno che sta così antipatico a Fiorani che cambierebbe nome se potesse, oppure lo ucciderebbe. Io, non sapendo ne leggere ne scrivere, lo saluto con un gesto militare e lui risponde con un gesto della testa. Ovviamente non ricambiato da Marco e Luca.

<< Quanto lo odio quello…spero passi l’esame! >>.

Io e Marco guardiamo Luca con aria perplessa ma lui subito si spiega.

<< Così almeno l’anno prossimo non ho il rischio di ritrovarmelo! >>.

<< Aaaaaah… >>.

Faccio un cenno ad i miei due amici e mi allontano, loro capiscono. Avevo appena visto il mio angelo. Mi avvicino a lei che stava sola al banco a fare un cruciverba del giornale preso stamattina sotto la metro. Mi appoggio al banco davanti a lei fino a che non alza lo sguardo.

<< Com’è andato il compito? >>le domando.

Ci pensa su e poi risponde.

<< Uhm…direi discreto…bene sapevo solo la domanda che mi hai chiesto tu! Sei stato fortunato! >> disse con un sorriso. Non sapeva però che la fortuna per me era tutt’altro che quella domanda.

<< Sai…ieri non è che ho studiato molto…stavo leggendo un libro, mi mancavano poche pagine, poi la filosofia la capisco al volo… >>

Ho un tuffo al cuore, mi manca il respiro. Tutto quello che ho desiderato concentrato in un essere perfetto. I miei pensieri vengono distrutti da qualcuno che si lancia su di me con una leggiadria da fare invidia ad un elefante. E’ Ludovica che mi urla nell’orecchio:

<< Com’è andato il compitoooo?? >>

<< Bene…bene…ma adesso scendi! >>le urlo.

<< Va bene, va bene! >>

Lei scocciata scende dalla mia schiena dolorante e in quel momento suona la campana. E’ finita la ricreazione, inizia la quarta ora, ancora due e poi tutti a casa.

 

Incredibile che ancora si faccia qualcosa, caspita è finita la storia perché parlare ancora del diottro? Questo è quello che mi chiedo quando, dopo l’interrogazione di Marco, la LoGiudice comincia a spiegare di punti coniugati e simili. Io ormai ho perso completamente la voglia di seguire…d’altronde non ne ho più motivo. Di verifiche non ce ne saranno più, poi penso, fra dieci minuti uscirò da questo inferno. Il suono della campana è la salvezza, la LoGiudice ci congeda con una promessa di continuare la lezione domani…si certo. Saluto Luca e Marco che rispondono al saluto, lancio uno sguardo a Martina che sta parlando con Ludovica, e me ne vado. Scendo rapidamente le scale ed esco all’aperto dove il sole spacca le pietre e non c’è una nuvola in cielo. Incredibile che fino a due settimane fa facesse un freddo cane e piovesse a dirotto…è vero che i meteorologi non sanno più che pesci pigliare. Mi incammino verso casa con passo svelto mentre sento a tutto volume il mio iPod con i Dream Theater. Prima che me ne accorga, e mentre mimo un assolo di chitarra, mi trovo sotto casa al portone. Tolgo una cuffia e suono al citofono. Mi risponde una voce da bambino:

<< Chi è? >>

<< So io, Dodo >>

Sento il cancello che si apre e dopo essere entrato, salgo con l’ascensore al quarto piano dove trovo la porta già aperta con mio fratello che mi aspetta davanti alla porta.

<< Lo sai quanto ho preso oggi a scuola? >>mi fa lui.

<< No, non lo so – gli rispondo noncurante mentre entro in camera mia e poso lo zaino – quanto? >>

<< Ottimo >>

<< Bravo, hai fatto il tuo lavoro… >>

Mio fratello mi guarda perplesso ma io lo tranquillizzo dicendogli che stavo scherzando e che era stato bravissimo. Faccio capolino dalla porta della cucina dove vedo mia nonna.

<< Ciao, no’ >>

<< Ciao, Micky, com’è andata oggi a scuola? >>

<< Niente da dichiarare >>

<< Bene…Edoardo? E’ pronto vieni a tavola! >>

<< Un attimo, no’! Sto a finì un livello! >>

Mi avvicino ad Edoardo e lo prendo per la collottola portandolo in cucina mentre lui sbraita e si dimena urlando:

<< Dai lasciami!! Ho quasi finito! >>

Lo faccio sedere al tavolo e mi siedo anche io, ho una fame da lupi.

 

Dopo un piatto di spaghetti col tonno una o due albicocche ci vogliono. Suona il citofono. Mi alzo e vado a rispondere:

<< Chi è?>>.

<< Io>>.

Apro e torno a sedermi per finire le albicocche. Il campanello suona ed Edoardo va ad aprire.

<< Ciao, ma’! >>

<< Ciao amore di mamma! Ciao ma’, ciao Michele >>

<< Ciao ma’ >>le rispondo io.

<< Ciao Claudia >> risponde mia nonna.

Mi alzo e vado in camera mia, accendo il pc e mi connetto ad internet mentre sento dalla televisione levarsi il grido:

<< Onda Energeticaa!! >>

Sorrido sotto i baffi e mi connetto ad MSN. Trovo connesse cinque persone, tra cui Luca e Marco sotto il rispettivo nick di “Lukinator” e “Marchesetti – Daje co fisica!”. Lascio acceso e metto un po’ di musica. Come al solito mio fratello mi impone di abbassare il volume dato che Goku sta per sconfiggere Majin Bu. Io, anche “invitato” dalla grande Madre, abbasso il volume. Non c’è gusto però. Prendo un paio di cuffie e le attacco alle casse del pc. Ora si che ci siamo. Comincio a muovermi come un ossesso mentre è in riproduzione “I Want Out” degli Helloween. In quel mentre mia madre entra nella stanza e si rivolge a me. Io annuisco ma purtroppo posso capirne solo il labbiale così mi tolgo una cuffia:

<< …mi raccomando! Fai fare i compiti a tuo fratello! >>

<< Si, ma’ >>le rispondo.

<< Anche tu! Falli bene, studia! >>dice lei rivolgendosi a Edoardo.

<< Si, si non preoccuparti >> dice lui concentrato sulla televisione.

<< Vabbe, mi fido, ciao ragazzi >>

Lancia un bacio ad entrambi e se ne va’. Finito Dragon Ball. Mio fratello si alza e fa:

<< Vabbè, vado a giocà un po’ al Nintendo e poi faccio i compiti >>

<< Fai come vuoi >>gli rispondo io. Lui si congeda.

 

Devil in disguise. Oh, yes, you are!

Elvis mi scalda il cuore. E’ uno che di canzoni ne ha scritte…di donne ne ha avute. Insomma…diciamo che sono il suo opposto. Eh si, diciassette anni. Capelli lunghi e castani. Arbitro di calcio, diciamo di talento. Eppure una donna non l’ho mai avuta. Forse perché mi sono fossilizzato. Forse perché non sono come gli altri. Non sono come i miei amici. Sono tutto fumo…niente arrosto. Non saprei, eppure io ci provo ad essere come gli altri. Non ci riesco però. Eh…però quella che sarebbe perfetta, una che mi prenderebbe per quello che sono, una uguale a me…eh beh, una ci sarebbe. Peccato che io non sia neanche nelle sue idee più recondite. Eh si, sembra che mi sorrida, che mi aiuti. Però anche con lei c’ho preso un bel due di picche. Che ci volete fa? Uno che è stato ucciso una volta non può essere ucciso un'altra volta, no? E allora, perché uno che è stato ucciso, soffre anche da morto? Si perché io ancora non me la sono tolta dal cuore. Brutta esperienza la mia. Ci misi il cuore quella volta, e ce lo lasciai anche. Sono stato troppo irruento? Lo sono stato poco? Non lo saprò mai penso. Sono riuscito a farcela perché non sono uno che si lascia ammazzare da una donna così. Sono riuscito anche grazie ai miei amici: Luca e Marco. Due che di cuori ne hanno spezzati tanti. Che destino crudele essere amici con un perdente. Ecco Luca che mi contatta su MSN:

<< ohi bello! >>

<< ohi >>

<< come ti butta? >>

<< non c’è male… >>

<< c’è n’è di più… >>

<< nah! che dici… >>

<< te lo dico io che so amico tuo, tu ancora stai a pensa a quella >>

<< ma no, non è vero! >>

<< e invece sì! la devi lascià perde! >>

<< vabbe pensa quello che te pare… >>

In quel momento mi prende un attacco di sonno, mi rivolgo di nuovo a Luca:

<< lu, devo andà, m’è presa ‘na pennica >>

<< ma come parli? come i coatti? >>

Gli lascio un emoticon con la risata ed esco da MSN. Mi sdraio sul mio letto ed inizio a sognare.

 

Purtroppo non ricordo cosa sognai, ricordo solo il volto di Martina che mi sorrideva. In compenso sento una voce lontana che mi chiama:

<< Michele! Michele! >>

Sogno o son desto, penso, sogno perché quando mi desto trovo la faccia di mio fratello che mi chiama a squarciagola. Dallo spavento quasi cado dal letto e imprecando contro di lui gli chiedo cosa succedesse.

<< Mi si è impallato il pc! >>

<< Accidenti a te, potevi riavviarlo invece di svegliarmi! >>

<< Scusa… >>

<< Piuttosto, i compiti li hai fatti? >>

<< Si, avevo geografia, da studiare la configurazione delle Alpi… >>

<< Hm…bene, mamma te la sente stasera? >>

Lui annuisce e va a riavviare il computer con il tasto della tower. Mi metto seduto sul letto, mi stropiccio gli occhi, guardo l’ora, sono le cinque meno cinque. Ho dormito ben 2 ore quasi…e non ricordo che ho sognato, accidenti! Beh, se fosse stato qualcosa di importante me lo sarei sicuramente ricordato. Mi alzo e mi dirigo verso la cucina. Mi rivolgo a mia nonna e gli faccio:

<< Che c’è da mangiare? >>

<< Quello che vuoi…c’è il pane, c’è il prosciutto >>

Prendo un pezzo di pan carrè e del prosciutto cotto, il meglio per continuare la giornata. Torno in camera mia con la pancia piena dove trovo mio fratello al computer che gioca su internet. Gli intimo di spostarsi ma lui fa come se non esistessi. Desisto anche perché non voglio sentirlo strillare e mi metto a giocare alla Playstation. Una partita a Pro Evolution ci vuole per sgranchire le dita e le idee. La partita la faccio però soprappensiero dato che il mio unico pensiero è lei. Il telefono squilla, dalla cucina sento mia nonna:

<< Si, si te lo passo. >>

Poi viene in camera e mi passa il telefono dicendomi:

<< E’ per te, Luca >>

Prendo la cornetta e rispondo al telefono.

<< Si?>>

<< Ohi, bello, dove sei finito? So due ore che ti cerco! >>

<< Ah si? Stavo dormendo. Perché che è successo? >>

<< Una cosa brutta almeno per te…Martina s’è messa co uno del quinto, sai DeMartinis >>

In quel momento il cuore mi arriva in gola, mantengo però la calma e rispondo a Luca.

<< Ah si? Buon per lei…a me non intere- >>

<< Si, si, dici sempre così, scommetto che il cuore non te lo senti più, ho preferito dartela io questa notizia perché se te lo diceva qualcun altro avresti avuto sicuramente un'altra reazione.

In compenso però non dovrai più stare lì come un cagnolino, ormai è andata zio, anche se DeMartinis è uno che mi sta sul cazzo come pochi, eh. >>

<< E’ amico di Tirabocchi >>.

<< Già…come si fa ad essere amici di quello…ma questo è un altro discorso…come ti senti? >>

Malissimo, non mi sento più le gambe e la rabbia sale sempre di più, penso che in quel momento fossi verde dalla bile.

<< Bene. >>

<< Sicuro? >>

<< Si, sicuro, grazie Luca. >>

<< Di niente, zio, senti, domani è sabato, esco con Denise ed una sua amica, se vuoi vieni pure tu, così facciamo un’ uscita a quattro, ti fa bene anche per dimenticare. >>

<< Ok, ci vediamo domani allora, a che ora? >>

<< Alle quattro davanti al McDonald’s di Colli Albani >>

<< Va bene, Luke, a domani allora, grazie mille. >>

<< Di niente, devi assolutamente dimenticarti di quella sciaquetta. >>

<< Eheh, bella. >>

<< Bella! >>

Attacco il telefono e mi lascio andare sulla sedia, ormai anche il minimo spiraglio è stato chiuso da un masso di proporzioni stratosferiche, che fare? Domani forse riuscirò a dimenticare tutto, se è un amica di Denise deve essere carina per forza. Continuo a giocare alla play fino a che Edoardo lascia libero il pc. Con un balzo felino mi impossesso della mia anima computerizzata. Chiudo internet, apro Word, metto dentro “Keeper of the Seven Keys part 2” e “I Want Out” per prepararmi a scrivere le mie emozioni. Un foglio di word è meglio di qualsiasi tela per dipingere, se lo dicessi a Luca mi ucciderebbe, un fanatico del tradizionale foglio e calamaio.

 

Inizio a scrivere, tutto quello che provo, rabbia, dolore, paura. Sembra che tutto si sia messo contro di me, da ormai diciassette anni. 

 

People tell me A and B

They tell me how I have to see

Things that I have seen already clear

 

La parte più bella di questa canzone storica. Peccato che non riesca ad esternare i miei sentimenti nella loro interezza. Beh, una volta che ci ho provato ho trovato un muro di mattoni a sbarrarmi la strada, con un “NO” scritto a caratteri cubitali. Sono ormai le sei e mezzo. Mia madre torna dal lavoro, mio padre mezz’ora più tardi. La cena come tutte le altre, si parla del più e del meno.

<< Com’è andata a scuola? Novità? >>

La frase più ricorrente. La risposta è sempre la stessa: << Bene, nessuna >>.

Passa in fretta, sono già le nove e mi dirigo in camera mia dove mi metto al computer per collegarmi ad MSN. Entro e trovo quasi tutti connessi, anche se alcuni nello stato “Non al computer” perché ancora a cena. Martina si collega in questo momento, ho un tuffo al cuore. Il suo nick dice tutto: “Marty…di nuovo felice…tvb Roby”. Deluso, arrabbiato. Stranamente non con lei, ma con me stesso, con la mia faccia da idiota, il mio comportamento da decerebrato, la mia passione troppo passione. C’ho messo troppo e non ho coltivato nulla. Perché avrebbe dovuto aspettarmi? E io che continuavo a sperare che succedesse. Domani ho un appuntamento con il futuro. Gli uomini hanno paura del futuro. Anche io ne ho.

 

  
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