Il
silenzio pervase
l’aula. La situazione era del tutto diversa nella testa delle
persone presenti.
Tante penne, tanti fogli. Tante parole, tante frasi. Atte ad un solo
compito:
la verifica. L’ultima di un anno infernale,
l’ultima di un anno da dimenticare,
da buttare, da ricordare. Dodici fogli, dodici penne. Tredici persone.
Fogli
scritti, parole connesse: frasi. Parole sconnesse: pensieri. Una sola
cosa
governava, il silenzio. I pensieri erano però ben distinti
per ognuno, c’era
chi sapeva e chi non sapeva, chi i pensieri ce l’aveva e chi
non ce l’aveva.
Chi sapeva quello che faceva, e diciamo che la maggior parte non lo
sapeva.
Ventinove di Maggio, due settimane alla fine, come un professore
può pretendere
una verifica decente quando ormai tutti pensano già di
essere in vacanza. Si
esige…anche troppo. Anche io sono tra quei dodici, si
tredici col professore.
L’unica cosa certa che so è quello che sto
pensando io, come potete vedere,
tutto fuorché le teorie di Kant. Sarà
controproducente, ma che potete farci? A
me, il ventotto Maggio, quando ormai tutto è deciso, non mi
andava di studiare.
Ho preferito leggermi un buon libro e lasciar perdere la filosofia e
tutto
quello che la circonda. La mia media è buona, senza infamia
e senza lode.
Questo compito non mi distruggerà certo un lavoro di nove
mesi. Preferisco
comunque non consegnare in bianco, faccio un cenno ed un numero a quel
pirla
che ha studiato fino alle due ieri notte, mi guarda e scrive qualcosa
su un
pezzo di foglio strappato dal diario. Con intuizione felina capisce
quando il
professore abbasserà gli occhi e mi lancia la sua idea. Un
cenno d’intesa
significa grazie ed espando bene il suo lavoro. Vedo che ha una logica
e
scrivo. Almeno non consegnerò in bianco.
Passano
quaranta minuti,
il silenzio non c’è più e si sentono
dei mormorii dispersi per la classe. Ormai
il prof ha abbassato la guardia e cose che non si potevano fare venti
minuti
fa, ora si possono fare. Foglietti che volano, suggerimenti a voce, a
gesti. Io
capto qualcosa dalla mia compagna di fila e scrivo il minimo
indispensabile. Mi
manca solo una domanda, con occhi da cane bastonato cerco qualcuno che
ricambi
lo sguardo. Finalmente trovo Martina, una che di filosofia se ne
intende,
capisce il mio sguardo e mi chiede con la mano quale domanda volessi.
Le segno
il numero quattro. Lei con un segno rassicurante scrive qualcosa su un
foglietto già strappato e me lo lancia senza neanche
guardare il professore che
stava invece scrivendo sul proprio registro personale. Ricevo il
biglietto, le strizzo
l’occhio e lei ricambia con un sorriso. Mi giro e scrivo
quello che per me è
come la traduzione di un antichissimo testo Maya. Ricopio sviluppando
il
discorso e mi sento molto più tranquillo. Do un’
occhiata al mio compagno di
banco, Luca. Lui sente il mio sguardo e mi guarda. Gli faccio segno che
ho
finito e che vado a consegnare. Lui con faccia perplessa mi fa
sottovoce:
<<
Di già? >>.
<<
Si, tanto meglio
di così non posso fare… >>
<<
Vabbè,
aspettami, me ne manca solo un… >>
<<
Giannini!
Fiorani! Silenzio! >>
Urla il
professore che si
risveglia da suo letargo. Con un cenno lo tranquillizzo dicendo che
è colpa
mia. Lascio la penna sul banco e metto a leggere le mie risposte, noto
un paio
di errori grammaticali e li correggo. Lancio un occhiata a Luca che mi
fa,
sottovoce:
<<
Sto rileggendo,
‘spetta un attimo! >>
Passano
un paio di minuti
e finalmente finisce di leggere, mi fa un cenno ed entrambi ci alziamo
per
andare a consegnare i compiti. Il professore prende i compiti e con
faccia
arcigna ci guarda. Noi di risposta sorridiamo come dei paraculi e lui
ci fa:
<<
Potete uscire,
ragazzi. Spero abbiate fatto un buon compito, non voglio fare recuperi
l’ultima
settimana di scuola >>.
<<
Eh, neanche io
professò >> gli risponde Luca.
Dopo
questa frase usciamo
dalla porta e ci sediamo su una panca nel corridoio, vicino allo spazio
per
l’impresa delle pulizie, i bidelli insomma. Ci sediamo uno di
fronte all’altro
con facce rilassate e sorridenti.
<<
Com’è andata
Michè? >>
<<
Discretamente…mi
son fatto passare un paio di domande, il resto l’ho captate
nel momento di
stanca… >>
<<
Uhm…io invece
devo dirti che le sapevo quasi tutte. Giusto una me l’ha
passata Fusacchia…però
devo dire che è andata bene dai… >>
<<
E’ bene essere
ottimisti, soprattutto in questo periodo
dell’anno…dove c’è gente che
non c’ha
più speranze… >>
In quel
momento esce
Giulia, una ragazza alta un metro e settanta, capelli lunghi e castani,
un
fisico da modella ma un cervello tutt’altro da regina delle
passerelle.
<< Andava
bene la domanda che t’ho passato, Luca? >>
<<
Si, grazie Giu’.
A te com’è andata?> >.
<<
Il lavoro di
tutta una notte ha fruttato! >>.
Disse con
espressione
soddisfatta mentre la mia era coperta da un sorriso. Si rivolse poi a
me.
<<
A te com’è
andata? M’hai detto che non avevi fatto niente
ieri… >>.
<<
Infatti…però è
andata sicuramente meglio di quanto sperassi…e poi mi ha
salvato un angelo
biondo… >>dico con tono estasiato.
<<
Chi? Angelo del
secondo banco? >>risponde Luca scoppiando a ridere.
<<
Certo che no,
pirla! -dico io ridendo- sai benissimo di chi sto parlando
>>.
<<
Sai come si
dice, Michè, tentar non nuoce! >>esordisce
Giulia.
<<
Nuoce, nuoce
eccome…ma tu sai di chi stiamo parlando?!? >>
<<
Probabile… >>
Con
espressione da idiota
mi allontano e decido di andare alla macchina del caffè per
prendere qualcosa
di caldo da ingurgitare. Mi avvicino ed inserisco quaranta centesimi,
cioccolato caldo, molto zuccherato! Prendo il mio concentrato di
calorie, anche
se con il mestiere che faccio un cioccolato caldo non può
certo farmi male. Lo
bevo bollente, mi riscalda l’anima ed il cuore. Ripenso a
lei, bionda, occhi
color zaffiro, una pelle che non si è mai vista, un fisico
scolpito. Che estasi
il suo sorriso…tanto non funzionerà. Mi sento una
pacca dietro la spalla: sono
Luca e Marco.
<<
Ohi ragazzi… >>
<<
Che sei qui
tutto triste?? Oh lo sai che il qui presente ha fatto un compito
stratosferico?
>> esordisce Marco.
<<
Buon per te!
>>
Marco si
gira per
prendere il caffè. Guardo verso Luca con un espressione atta
a domandargli se
anche lui sapesse troppo. Luca mi fa segno di ok ma al momento non ci
credo
molto.
<<
E pensare che
manco ho studiato chissachè ieri! Alle 10 stavo a letto,
però diciamo che c’ho
avuto culo! >> dice Marco dopo aver preso un sorso dal
suo caffè
allungato col latte.
<<
Già, pensa quel
poraccio che s’è studiato fino all’una e
magari manco ha cavato un ragno dal
buco.. >>.
<<
Ma chi? Quel
pirla di Andrea? Seh! Quello piuttosto ha venduto l’anima al
diavolo, ma il
ragno non l’ha solo cavato, ma l’ha pure bruciato,
tagliato in due e mangiato >>
urla Luca cominciando a ridere.
Mi unisco
alla risata dei
due anche se continuo a pensare ad una sola cosa. Ormai a questo punto
dell’anno è difficile pensare alla scuola, ormai
è andata, le medie si
consegnano domani, io non ho nulla da dire al riguardo in compenso
Marco e Luca
sì.
<<
Piuttosto non è
finita…domani c’ho quello stronzo di
Chimica… >>dice Luca.
<<
Si si, domani ce
vieni te a scola >>gli rispondo ridendo.
<<
Vabbe, intendevo
lunedì!! Tanto rimane sempre ‘na merda…
>>urla lui sorridendo.
<<
Già…Rapini merda
- concordò Marco – a me domani me deve
chiamà
<<
E perché? Kant? >>sbotto
io.
I due
concordarono con un
cenno del capo e ci dirigiamo nuovamente tutti e tre verso la classe.
Incrociamo di nuovo Giulia con Beatrice che vanno verso il bagno, noi
tre
torniamo a sederci su quella panca che pullula ormai di ragazzi di
tutte le
classi…soprattutto dei pre-maturità. La nostra
scuola è piccola, rispetto alle
altre, abbiamo quattro sezioni, dalla A alla D ovviamente, e sono 16
classi.
Quattro prime, quattro seconde, due terze, tre quarte, e tre quinte.
Quest’anno
è stato il più proficuo e il prossimo si punta ad
esserlo anche di più.
Il solito
casinaro del
quinto, Luca Tirabocchi, uno che sta così antipatico a
Fiorani che cambierebbe
nome se potesse, oppure lo ucciderebbe. Io, non sapendo ne leggere ne
scrivere,
lo saluto con un gesto militare e lui risponde con un gesto della
testa.
Ovviamente non ricambiato da Marco e Luca.
<<
Quanto lo odio
quello…spero passi l’esame! >>.
Io e
Marco guardiamo Luca
con aria perplessa ma lui subito si spiega.
<<
Così almeno
l’anno prossimo non ho il rischio di ritrovarmelo!
>>.
<<
Aaaaaah… >>.
Faccio un
cenno ad i miei
due amici e mi allontano, loro capiscono. Avevo appena visto il mio
angelo. Mi
avvicino a lei che stava sola al banco a fare un cruciverba del
giornale preso
stamattina sotto la metro. Mi appoggio al banco davanti a lei fino a
che non
alza lo sguardo.
<<
Com’è andato il
compito? >>le domando.
Ci pensa
su e poi
risponde.
<<
Uhm…direi
discreto…bene sapevo solo la domanda che mi hai chiesto tu!
Sei stato
fortunato! >> disse con un sorriso. Non sapeva
però che la fortuna per me
era tutt’altro che quella domanda.
<<
Sai…ieri non è
che ho studiato molto…stavo leggendo un libro, mi mancavano
poche pagine, poi
la filosofia la capisco al volo… >>
Ho un
tuffo al cuore, mi
manca il respiro. Tutto quello che ho desiderato concentrato in un
essere
perfetto. I miei pensieri vengono distrutti da qualcuno che si lancia
su di me
con una leggiadria da fare invidia ad un elefante. E’
Ludovica che mi urla
nell’orecchio:
<<
Com’è andato il
compitoooo?? >>
<<
Bene…bene…ma
adesso scendi! >>le urlo.
<<
Va bene, va
bene! >>
Lei
scocciata scende
dalla mia schiena dolorante e in quel momento suona la campana.
E’ finita la
ricreazione, inizia la quarta ora, ancora due e poi tutti a casa.
Incredibile
che ancora si
faccia qualcosa, caspita è finita la storia
perché parlare ancora del diottro?
Questo è quello che mi chiedo quando, dopo
l’interrogazione di Marco,
<<
Chi è? >>
<<
So io, Dodo >>
Sento il
cancello che si
apre e dopo essere entrato, salgo con l’ascensore al quarto
piano dove trovo la
porta già aperta con mio fratello che mi aspetta davanti
alla porta.
<<
Lo sai quanto ho
preso oggi a scuola? >>mi fa lui.
<<
No, non lo so –
gli rispondo noncurante mentre entro in camera mia e poso lo zaino
– quanto? >>
<<
Ottimo >>
<<
Bravo, hai fatto
il tuo lavoro… >>
Mio
fratello mi guarda
perplesso ma io lo tranquillizzo dicendogli che stavo scherzando e che
era
stato bravissimo. Faccio capolino dalla porta della cucina dove vedo
mia nonna.
<<
Ciao, no’ >>
<<
Ciao, Micky, com’è
andata oggi a scuola? >>
<<
Niente da
dichiarare >>
<<
Bene…Edoardo? E’
pronto vieni a tavola! >>
<<
Un attimo, no’!
Sto a finì un livello! >>
Mi
avvicino ad Edoardo e
lo prendo per la collottola portandolo in cucina mentre lui sbraita e
si dimena
urlando:
<<
Dai lasciami!!
Ho quasi finito! >>
Lo faccio
sedere al
tavolo e mi siedo anche io, ho una fame da lupi.
Dopo un
piatto di
spaghetti col tonno una o due albicocche ci vogliono. Suona il
citofono. Mi
alzo e vado a rispondere:
<<
Chi è?>>.
<<
Io>>.
Apro e
torno a sedermi
per finire le albicocche. Il campanello suona ed Edoardo va ad aprire.
<<
Ciao, ma’! >>
<<
Ciao amore di
mamma! Ciao ma’, ciao Michele >>
<<
Ciao ma’ >>le
rispondo io.
<<
Ciao Claudia >>
risponde mia nonna.
Mi alzo e
vado in camera
mia, accendo il pc e mi connetto ad internet mentre sento dalla
televisione
levarsi il grido:
<<
Onda
Energeticaa!! >>
Sorrido
sotto i baffi e
mi connetto ad MSN. Trovo connesse cinque persone, tra cui Luca e Marco
sotto
il rispettivo nick di “Lukinator” e
“Marchesetti – Daje co fisica!”. Lascio
acceso e metto un po’ di musica. Come al solito mio fratello
mi impone di
abbassare il volume dato che Goku sta per sconfiggere Majin Bu. Io,
anche
“invitato” dalla grande Madre, abbasso il volume.
Non c’è gusto però. Prendo un
paio di cuffie e le attacco alle casse del pc. Ora si che ci siamo.
Comincio a
muovermi come un ossesso mentre è in riproduzione
“I Want Out” degli Helloween.
In quel mentre mia madre entra nella stanza e si rivolge a me. Io
annuisco ma
purtroppo posso capirne solo il labbiale così mi tolgo una
cuffia:
<<
…mi raccomando!
Fai fare i compiti a tuo fratello! >>
<<
Si, ma’ >>le
rispondo.
<<
Anche tu! Falli
bene, studia! >>dice lei rivolgendosi a Edoardo.
<<
Si, si non preoccuparti
>> dice lui concentrato sulla televisione.
<<
Vabbe, mi fido,
ciao ragazzi >>
Lancia un
bacio ad
entrambi e se ne va’. Finito Dragon Ball. Mio fratello si
alza e fa:
<<
Vabbè, vado a
giocà un po’ al Nintendo e poi faccio i compiti
>>
<<
Fai come vuoi >>gli
rispondo io. Lui si congeda.
Devil in disguise. Oh, yes, you are!
Elvis mi
scalda il cuore.
E’ uno che di canzoni ne ha scritte…di donne ne ha
avute. Insomma…diciamo che
sono il suo opposto. Eh si, diciassette anni. Capelli lunghi e castani.
Arbitro
di calcio, diciamo di talento. Eppure una donna non l’ho mai
avuta. Forse
perché mi sono fossilizzato. Forse perché non
sono come gli altri. Non sono
come i miei amici. Sono tutto fumo…niente arrosto. Non
saprei, eppure io ci
provo ad essere come gli altri. Non ci riesco però.
Eh…però quella che sarebbe
perfetta, una che mi prenderebbe per quello che sono, una uguale a
me…eh beh,
una ci sarebbe. Peccato che io non sia neanche nelle sue idee
più recondite. Eh
si, sembra che mi sorrida, che mi aiuti. Però anche con lei
c’ho preso un bel
due di picche. Che ci volete fa? Uno che è stato ucciso una
volta non può
essere ucciso un'altra volta, no? E allora, perché uno che
è stato ucciso,
soffre anche da morto? Si perché io ancora non me la sono
tolta dal cuore.
Brutta esperienza la mia. Ci misi il cuore quella volta, e ce lo
lasciai anche.
Sono stato troppo irruento? Lo sono stato poco? Non lo saprò
mai penso. Sono
riuscito a farcela perché non sono uno che si lascia
ammazzare da una donna
così. Sono riuscito anche grazie ai miei amici: Luca e
Marco. Due che di cuori
ne hanno spezzati tanti. Che destino crudele essere amici con un
perdente. Ecco
Luca che mi contatta su MSN:
<<
ohi bello! >>
<<
ohi >>
<<
come ti butta? >>
<<
non c’è male… >>
<<
c’è n’è di
più… >>
<<
nah! che dici… >>
<<
te lo dico io
che so amico tuo, tu ancora stai a pensa a quella >>
<<
ma no, non è
vero! >>
<<
e invece sì! la
devi lascià perde! >>
<< vabbe pensa quello che te
pare… >>
In quel
momento mi prende
un attacco di sonno, mi rivolgo di nuovo a Luca:
<<
lu, devo andà,
m’è presa ‘na pennica >>
<<
ma come parli?
come i coatti? >>
Gli
lascio un emoticon
con la risata ed esco da MSN. Mi sdraio sul mio letto ed inizio a
sognare.
Purtroppo
non ricordo
cosa sognai, ricordo solo il volto di Martina che mi sorrideva. In
compenso
sento una voce lontana che mi chiama:
<<
Michele!
Michele! >>
Sogno o
son desto, penso,
sogno perché quando mi desto trovo la faccia di mio fratello
che mi chiama a
squarciagola. Dallo spavento quasi cado dal letto e imprecando contro
di lui
gli chiedo cosa succedesse.
<<
Mi si è
impallato il pc! >>
<<
Accidenti a te,
potevi riavviarlo invece di svegliarmi! >>
<<
Scusa… >>
<<
Piuttosto, i compiti
li hai fatti? >>
<<
Si, avevo
geografia, da studiare la configurazione delle Alpi…
>>
<<
Hm…bene, mamma
te la sente stasera? >>
Lui
annuisce e va a
riavviare il computer con il tasto della tower. Mi metto seduto sul
letto, mi
stropiccio gli occhi, guardo l’ora, sono le cinque meno
cinque. Ho dormito ben
2 ore quasi…e non ricordo che ho sognato, accidenti! Beh, se
fosse stato
qualcosa di importante me lo sarei sicuramente ricordato. Mi alzo e mi
dirigo
verso la cucina. Mi rivolgo a mia nonna e gli faccio:
<<
Che c’è da
mangiare? >>
<<
Quello che
vuoi…c’è il pane,
c’è il prosciutto >>
Prendo un
pezzo di pan
carrè e del prosciutto cotto, il meglio per continuare la
giornata. Torno in
camera mia con la pancia piena dove trovo mio fratello al computer che
gioca su
internet. Gli intimo di spostarsi ma lui fa come se non esistessi.
Desisto
anche perché non voglio sentirlo strillare e mi metto a
giocare alla
Playstation. Una partita a Pro Evolution ci vuole per sgranchire le
dita e le
idee. La partita la faccio però soprappensiero dato che il
mio unico pensiero è
lei. Il telefono squilla, dalla cucina sento mia nonna:
<<
Si, si te lo
passo. >>
Poi viene
in camera e mi
passa il telefono dicendomi:
<<
E’ per te, Luca >>
Prendo la
cornetta e
rispondo al telefono.
<<
Si?>>
<<
Ohi, bello, dove
sei finito? So due ore che ti cerco! >>
<<
Ah si? Stavo
dormendo. Perché che è successo? >>
<<
Una cosa brutta
almeno per te…Martina s’è messa co uno
del quinto, sai DeMartinis >>
In quel
momento il cuore
mi arriva in gola, mantengo però la calma e rispondo a Luca.
<<
Ah si? Buon per
lei…a me non intere- >>
<<
Si, si, dici
sempre così, scommetto che il cuore non te lo senti
più, ho preferito dartela
io questa notizia perché se te lo diceva qualcun altro
avresti avuto sicuramente
un'altra reazione.
In
compenso però non
dovrai più stare lì come un cagnolino, ormai
è andata zio, anche se DeMartinis
è uno che mi sta sul cazzo come pochi, eh. >>
<<
E’ amico di
Tirabocchi >>.
<<
Già…come si fa
ad essere amici di quello…ma questo è un altro
discorso…come ti senti? >>
Malissimo,
non mi sento
più le gambe e la rabbia sale sempre di più,
penso che in quel momento fossi
verde dalla bile.
<<
Bene. >>
<<
Sicuro? >>
<<
Si, sicuro,
grazie Luca. >>
<<
Di niente, zio,
senti, domani è sabato, esco con Denise ed una sua amica, se
vuoi vieni pure
tu, così facciamo un’ uscita a quattro, ti fa bene
anche per dimenticare. >>
<<
Ok, ci vediamo
domani allora, a che ora? >>
<<
Alle quattro
davanti al McDonald’s di Colli Albani >>
<<
Va bene, Luke, a
domani allora, grazie mille. >>
<<
Di niente, devi
assolutamente dimenticarti di quella sciaquetta. >>
<< Eheh, bella. >>
<< Bella! >>
Attacco
il telefono e mi
lascio andare sulla sedia, ormai anche il minimo spiraglio è
stato chiuso da un
masso di proporzioni stratosferiche, che fare? Domani forse
riuscirò a
dimenticare tutto, se è un amica di Denise deve essere
carina per forza. Continuo
a giocare alla play fino a che Edoardo lascia libero il pc. Con un
balzo felino
mi impossesso della mia anima computerizzata. Chiudo internet, apro
Word, metto
dentro “Keeper of the Seven Keys part
Inizio a
scrivere, tutto
quello che provo, rabbia, dolore, paura. Sembra che tutto si sia messo
contro di
me, da ormai diciassette anni.
People tell me A and B
They tell me how I have to see
Things that I have seen already
clear
La parte
più bella di
questa canzone storica. Peccato che non riesca ad esternare i miei
sentimenti
nella loro interezza. Beh, una volta che ci ho provato ho trovato un
muro di
mattoni a sbarrarmi la strada, con un “NO” scritto
a caratteri cubitali. Sono
ormai le sei e mezzo. Mia madre torna dal lavoro, mio padre
mezz’ora più tardi.
La cena come tutte le altre, si parla del più e del meno.
<<
Com’è andata a
scuola? Novità? >>
La frase
più ricorrente.
La risposta è sempre la stessa: << Bene,
nessuna >>.
Passa in
fretta, sono già
le nove e mi dirigo in camera mia dove mi metto al computer per
collegarmi ad
MSN. Entro e trovo quasi tutti connessi, anche se alcuni nello stato
“Non al
computer” perché ancora a cena. Martina si collega
in questo momento, ho un
tuffo al cuore. Il suo nick dice tutto: “Marty…di
nuovo felice…tvb Roby”.
Deluso, arrabbiato. Stranamente non con lei, ma con me stesso, con la
mia
faccia da idiota, il mio comportamento da decerebrato, la mia passione
troppo
passione. C’ho messo troppo e non ho coltivato nulla.
Perché avrebbe dovuto
aspettarmi? E io che continuavo a sperare che succedesse. Domani ho un
appuntamento con il futuro. Gli uomini hanno paura del futuro. Anche io
ne ho.