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Autore: DarkViolet92    12/10/2014    10 recensioni
Questa storia partecipa all’iniziativa: ” Colours and stories contest” della pagina FB “Contest fra fan fiction e storie su EFP”.
Riguarda per l’appunto, un pacchetto giallo…ah dimenticavo, è un compleanno.
Compleanno anonimo, di una ragazza anonima… a voi la lettura.
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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YELLOW BOX
 
"Non é finita se non sei sotto terra"

 
“Come ti senti oggi?”, l’assistente sociale che mi fa questa domanda dev’essere nuova.
Lo sanno tutti che non parlo, che ho smesso da quando … da quando è successo quello che è successo.
Mio fratello gemello, Antonio, ha ammazzato i nostri nonni, nonché i nostri unici parenti ancora in vita, dato che mamma è morta dandoci alla luce e papà l’ha abbandonata appena ha scoperto che lei era incinta, senza lasciare tracce.
Oggi è il nostro compleanno, il 12 ottobre, ma non ho alcuna voglia di festeggiare.
Non ho nessuno.
Tutti si sono allontanati da quando sono finita in questo centro diurno, a partire dal mio gemello, lui si è tolto la vita in prigione.
Le amiche che avevo, sparite nel nulla.
“Non vuoi proprio dirmi niente Amelia?”, l’assistente, imperterrita, continua ancora, ma tenta inutilmente, non ho la benché minima intenzione di uscire dal mio mutismo, di ricominciare a parlare.
Sento qualcuno bussare, un’infermiera entra, mi controlla la pressione, si scambia velocemente un’occhiata con l’assistente e poi esce ma lascia inspiegabilemente aperta la porta della mia stanza.
Entra la direttrice di questo istituto, Amalia Leopardi, minuta, algida, dai capelli neri color della pece raccolti in una rigida crocchia fermata da un fermaglio a forma di corvo, gli occhi freddi e color del ghiaccio, è vestita di nero come d’abitudine, sembra un becchino, esattamente come quando l’ho vista per la prima volta entrando in questo edificio, il centro diurno “REQUIEM”.
Con lei entra anche un uomo, è il suo contrario: alto, almeno due metri, scuro di pelle e di capelli, occhi scuri ma caldi e vivaci, non freddi e opachi come i suoi, possiedono la curiosità ingenua dei bambini piccoli, ma anche la saggezza degli adulti, è vestito con delle scarpe da ginnastica bianche di tela, al contrario dei suoi tacchi a spillo di vernice nera lucida, indossa un paio di jeans bianchi ed una maglia aderente bianca ed un cappellino sportivo pianco con una piccola visiera.
“Amelia Pascoli, lui è il tuo nuovo padre, ha appena firmato le carte per la tua adozione, raccogli in fretta le tue cose”.
Obbedisco alle parole della direttrice, scendo dalla mia brandina, mi dirigo verso l’armadio, estraggo la valigia con cui sono entrata e la riempio con i vestiti che ho appeso, tutti, tranne che per una felpa verde scura con il cappuccio.
Ho deciso, quella la indosserò per uscire da qui, stessa cosa vale per una maglia nera accollata con le maniche lunghe e delle scarpe grigie basse da ginnastica.
Sistemo dentro anche il resto delle scarpe e della biancheria intima, eccetto un completo nero di pizzo che prendo mentre mi dirigo verso il bagno per lavarmi e vestirmi, oltre per togliermi questo pigiama grigio.
Finita la doccia e dopo essermi asciugata e aver pettinato i miei lunghi capelli, mi vesto e raccolgo in un sacchetto spazzolino, dentifricio, deodorante, pettine e assorbenti.
Quando ritorno in camera, solo il mio padre adottivo è rimasto, sta guardando il paesaggio fuori dalla finestra.
Sistemo anche il sacchetto dentro la mia valigia e poi mi schiarisco la gola per fagli capire che adesso sono pronta per andare via con lui.
Lo seguo fino all’ingresso del centro, lì mi limito a salutare con un cenno del capo la direttrice, per poi entrare con lui nel suo suv.
Dopo circa venti miglia, entriamo in una città, c’è un po’ di traffico nelle strade, per via della pioggia, ma in mezz’ora riusciamo ad arrivare a destinazione, casa sua ed ora anche mia.
Ha un ampio giardino con un muro di cinta, il piano terra è formato da un ampio salotto con un caminetto, al primo piano c’è un’ampia sala da pranzo, adiacente a un altrettato ampia cucina, al secondo piano invece ci sono varie camere e tre bagni, la mia camera è quella dalla porta gialla, ha una targhetta con il mio nome e il suo cognome affiancato al mio “Clue”.
Entro dentro, è tutta gialla, pareti, soffitto, letto, tappeto, pavimento, scrivania, armadio, l’unica cosa che non è di questo colore è la porta del bagno, bianca e indaco.
Mi metto a sistemare le mie cose e poi mi volto, il mio padre adottivo è appena entrato, tra le mani ha un pacchetto giallo, me lo porge, all’interno c’è una collana viola, color dell’ametista ed un biglietto: ” Non é finita se non sei sotto terra".
“Buon compleanno Amelia Pascoli Clue, io sono il fratellastro di tuo padre, Mario Crepi”…
Crollo a terra priva di sensi.
Quando mi risveglio, sono sdraiata sulle sue gambe, con sopra un plaid blu scuro: ”Ben svegliata, immaginavo che avresti potuto avere questa reazione; Rachele, Miriam accompagnatela in camera sua ed aiutatela ad addormentarsi”.
Due ragazze, alte circa come lui e della sua stessa carnagione obbediscono alle sue parole e mi portano nella mia stanza, quando entriamo, noto che la finestra è chusa e che le tende sono state tirate, indosso un pigiama, anche questo giallo, bevo la camomilla che mi porgono e poi, mi addormento sotto il loro sguardo attento.

 
   
 
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