Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Tinywords    12/10/2014    7 recensioni
Hi guuuuurls! cit. Eccomi qui a pubblicare la prima OS di questo profilo. Spero proprio che vi piaccia, nonostante l'AU affrontato: i supereroi. Ho deciso di usare questo tema per le immagini trovate su Tumblr e la trama si svolge nei tipici tempi Marvel.
Ciocche di grano, labbra scarlatte, occhi di ghiaccio.
«Amore, amore, ti prego— Louis, non chiudere gli occhi! Cazzo, stai sveglio… Louis… Non puoi lasciarmi così, stronzo, rimani sveglio, ti prego, ti prego, amore mio non ora.»
La voce potente sfonda le pareti della gola di Harry; le parole vengono urlate con violenza al cielo, poi contro il volto pallido di Louis. Un uragano di ira e paura sta distruggendo il corpo di Harry che trema, vittima delle convulsioni che trattengono un pianto di rassegnazione. Un enorme senso di colpa, poi, si aggrappa al suo sterno con unghie affilate, facendolo penare ancora di più; nulla sarebbe successo, se lei non fosse tornata.

[a Harry&Louis FanFic.] [past!Haylor.] [10k]
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Catene di ghiaccio.



 

Freeze frame right here right now
Stop the clock and the hands of time
Take a moment breathe in breathe out
Everything´s gonne be just fine.
―Freeze frame; Dead By April
 


   Ciocche di grano, labbra scarlatte, occhi di ghiaccio.


   «Amore, amore, ti prego— Louis, non chiudere gli occhi! Cazzo, stai sveglio… Louis… Non puoi lasciarmi così, stronzo, rimani sveglio, ti prego, ti prego, amore mio non ora.»
 La voce potente sfonda le pareti della gola di Harry; le parole vengono urlate con violenza al cielo, poi contro il volto pallido di Louis. Un uragano di ira e paura sta distruggendo il corpo di Harry che trema, vittima delle convulsioni che trattengono un pianto di rassegnazione. Un enorme senso di colpa, poi, si aggrappa al suo sterno con unghie affilate, facendolo penare ancora di più; nulla sarebbe successo, se lei non fosse tornata.


***
 

  «Ehi ragazzi, ecco il cinese. Ho fatto anche la spesa.»
Si annuncia Harry, dopo aver chiuso la porta del loft con un tallone. Incastrati tra i suoi gomiti ciondolano un paio di sacchetti con la figura di un dragone rosso, strette al petto si trovano alcune buste di carta che strabordano di cibo e nella mano destra tiene un iPhone, un’agenda, un bicchiere quasi vuoto di frappuccino e le chiavi di casa. Appena Liam lo vede comparire in salone, abbandona il proprio giornale sulla poltrona e si solleva per andare ad aiutarlo.
«Hai svaligiato Tesco?» Mormora Liam, prima di afferrare le buste dalle braccia del ricciolo.
«Ti devo ricordare quanto sia difficile sfamare quattro persone ed un pollo?» Harry sorride sagace e replica ad alta voce per farsi sentire dalla coppia che non lo ha nemmeno salutato, perché troppo impegnata a giocare alla PS4. Niall coglie l’insinuazione di Harry e «Ehi!» strilla, risentito «Io non sono un pollo…» «Ha ragione, è un putto» interviene Zayn con una tiepida risata, prima di raggiungere Harry e Liam nella cucina che si affaccia sul salone, dopo essere sgusciato dal bagno. Un profumo di orchidea e fiori di loto investe le narici di Harry e di Liam, che non possono fare a meno di salutare il loro compagno con sorrisi estasiati ed assuefatti; l’odore di Zayn è qualcosa di afrodisiaco. Il ragazzo dalla pelle ambrata si gratta una guancia appena rasata e va a curiosare dentro i sacchetti del cinese, leccandosi già i baffi per quelle ghiottonerie che hanno ordinato via telefono. Zayn preferisce di gran lunga l’odore di tofu fritto, piuttosto che la propria fragranza orientale.
«Ah, ah! Giù le mani.» Harry schiaffeggia una mano di Zayn, con un beffardo sorriso sulle labbra e «Chiama Louis e Niall che mangiamo tutti insieme» esclama. Zayn rotea gli occhi e aggrotta appena la fronte. Con falcate leggere raggiunge il salone e «Bambini è pronto in tavola!» Esclama, imitando alla perfezione la voce di sua madre, tanto bene da rabbrividire di inquietudine. Louis mette in pausa il videogioco e si solleva dal pavimento, stiracchiandosi come un gatto. Quando il giovane entra nel campo visivo di Harry, il ricciolo pensa rispettivamente “Mi ha rubato di nuovo la maglia, non si è fatto la barba, Dio quant’è bello” e, di conseguenza, le sue labbra rosse vengono sfiorate da un sorriso. Louis e Niall corrono sino alla cucina, spintonandosi a vicenda e ridendo come matti.
«Ciao Bambi…» Sussurra Louis, sollevandosi sulle punte per scoccare un bacio ad Harry, prima di andare a sedersi al tavolo rotondo che divide la cucina (di Harry) ed il grande salone, caratterizzato da un quadrato interrato nel parquet. Liam ha deciso di comprare la tavola dalla forma circolare, così nessuno avrebbe avuto più importanza degli altri e tutti avrebbero potuto guardarsi negli occhi; Re Artù non aveva visto male, con quello stratagemma. Harry si mette a distribuire le cibarie confezionate, sulle quali vi è scritto il nome di chi ha ordinato ogni rispettiva pietanza.
“Niall”, involtini primavera e riso con gamberetti.
“Louis”, maiale con misto di verdure.
“Liam”, insalata mista e ravioli al vapore.
“Zayn♥” –Una cameriera si era invaghita di lui- porzione grande di spaghetti di soia con verdure piccanti.
“Harry” wonton fritti e pollo al curry.
Styles avrebbe messo la spesa al suo posto in un successivo momento, dato che il suo stomaco ha cominciato a borbottare dalla fame da metà mattinata. I loro sabati erano abitudinari da quattro anni circa; nessuno dei cinque era impegnato col proprio lavoro –oltre a quello di supereroi, si intende- e quindi potevano concedersi una o due giornate di svago. Liam avrebbe fatto un po’ di pesi, Zayn avrebbe dipinto nella sua camera e magari fatto un po’ di pilates, Niall e Louis si sarebbero sfondati di playstation, sino a che Harry non sarebbe tornato dalla sua corsa mattutina col pranzo; il sabato era dedicato al cinese.
«Mi ha detto Perrie di salutarti!» Esclama Harry, rivolto a Zayn, con una nota di ingenuità nella voce, mentre con quelle sue mani levigate e bianche va ad impugnare le bacchette, con cui scruta all’interno della propria piccola scatola di cartone unto. Il ragazzo dagli occhi di topazio risponde leccandosi le labbra «Quella ragazza è uno schianto. Uno di questi giorni le chiederò di uscire.» Poi aggiunge, rivolgendosi al biondino «Se vuoi le chiedo se può portare quella sua amica, almeno ti dai una svegliata piccolo putto...»
«Non ho bisogno del tuo aiuto, stronzo!» Strilla Niall, in mezzo ad una risata generale, prima di lanciare un pezzo di involtino al suo Zayn che, sorridente, lo raccoglie con due dita, ci fa l’amore con gli occhi e poi lo porta alle labbra per mangiarlo. Immediatamente le guance del biondo si tingono appena di rosso ed è costretto ad osservare il proprio cartoncino ammaccato con un certo imbarazzo.
«Uuh, ma chi non si fa scrupoli con le fanciulle è il signor Payne»
«Oh, taci Louis.»
Il moro fa tutt’altro; accomoda il proprio fondoschiena sulla caviglia sinistra, sporge in avanti il busto e comincia a raccontare ciò che ha visto, gesticolando appena con la forchetta –non sa usare le bacchette, quindi le rifiuta e le disprezza- :«Stavo uscendo dall'acquario, l’altra sera. Avevo appena finito le prove, mi avevano fatto provare con le foche, mentre a Greg hanno dato Ophelia, la mia delfina, bastardo, ma...»
«Louis, taglia, per favore» esclama Liam, sbuffando, ma l’altro lo zittisce e con uno svelto gesto della mano e continua il suo racconto emozionante «E pioveva a dirotto! Qualche stronzo, poi, prima di uscire di casa ha rubato il mio ombrello giallo canarino. E ovviamente, mentre mi coprivo con un giornale e facevo la figura del barbone, in Short Street, sotto un bell’ombrello giallo canarino, Liam Payne pomiciava con una brunetta tutta curve e scommetto che le sussurrava paroline del tipo ‘vuoi sentire i miei bicipiti d’acciaio, babe?’» La risata di Harry esplode appena l’imitazione di Liam giunge alle sue orecchie; forse una delle prime cose che ha fatto innamorare Harry di Louis è stata proprio il suo senso dell’umorismo grezzo, mescolato al suo animo british e perennemente sarcastico. Il giovane si concede un sospiro per calmare gli spasmi, poi va a versarsi un bicchiere d'acqua, mentre «Come si chiama la fortunata?» chiede Zayn, sorridendo appena, forse con un briciolo di gelosia fraterna. Liam è costretto a rispondere, perché sa che i ragazzi avrebbero tentato di estorcergli il nome per tutto il giorno: «Sophia» snocciola. Ed a quel punto Louis sta per chiedere di più, mentre fa volteggiare sopra il proprio bicchiere una deliziosa bolla d’acqua, che si ingrandisce e rimpicciolisce ad ogni movimento delle dita piccole di Louis, sino a che un sibilo sottile, che man mano cresce fino a diventare assordante distrae Lou che fa esplodere la bolla nel bicchiere perché costretto a portare le mani alle conchiglie delle orecchie.
«Che cazzo è?!» strilla Louis, voltandosi di scatto verso la vetrata alle sue spalle, che sembra vibrare come scossa dalle forze più profonde del terreno. I ragazzi scattano dalle sedie, coscienti che stia per accadere qualcosa di decisamente negativo, tuttavia in un briciolo di tempo, tutto si calma, il vetro non trema più e quel suono spaventoso sembra scomparso.

   Ed è solo quiete, prima di una gelida tempesta.

   Harry sospira, ma il suo fiato si condensa nell’aria, mentre un freddo pesante e soffocante avvolge tutto il locale. Zayn batte i denti, Liam ha già una mano sul petto, Louis sente l’acqua all’interno del proprio corpo ghiacciare pian piano; ogni capillare scricchiola, le vene si induriscono, le arterie gelano. Non riesce quasi più a muoversi e cerca aiuto con gli occhi, invano.
«Mi si freddano i gamberetti, guarda se è successo qualcosa al termostato» borbotta Niall a Liam, mentre si passa i palmi sulle braccia nude. Liam aggrotta la fronte perplesso, ma si accinge comunque a controllare il pannello della temperatura, se non fosse che «Giù!» urla, perché addocchia oggetti rapidi come proiettili che vanno a scontrarsi violentemente contro tutte le vetrate della casa, spezzandole in una pioggia di frammenti che cade sui cinque giovani. «Harry!» riesce finalmente a strillare Louis, in un’evidente richiesta di assistenza; non riesce a muoversi. Harry lo prende per una mano, gelida, e lo trascina con sé per difenderlo da quelle scaglie taglienti. Si rifugiano tutti sotto il tavolo, scambiandosi occhiate preoccupate ma al tempo stesso complici; sanno che devono agire, anche al più presto.
   Harry guarda Louis con spilli d’ansia che gli punzecchiano le membra e «Tutto bene, babe?» chiede apprensivo, ma Louis annuisce, mente e muta. Cinque bagliori che riprendono colori sgargianti illuminano tutta la cucina, nascendo da sotto il tavolo con un riverbero sfolgorante che rimbomba tra le mura dipingendole di vivacità e potenza. I corpi dei ragazzi vengono avvolti da sinuose e speciali tute, che abbracciano e proteggono le loro pelli con scaglie di un materiale pressoché indistruttibile, mentre sui volti si posa pian piano il velo di una mascherina dalle forme arrotondate. Tutto è gestito da quel piccolo pannello che protegge i loro cuori; Edward, detto Ed, il ragazzo che ha progettato quella geniale struttura che si nutre delle cellule mutate dei ragazzi è, ovviamente, un grande appassionato di Iron Man; Stan Lee dovrebbe richiedere qualche diritto.

   Da sotto quella tavola sguscia Niall, per primo, che prende una svelta rincorsa e salta nel vuoto attraverso le vetrate sfondate, spiegando poi le ali con imponenza evitandosi così una caduta dannata dall'ultimo piano di un grattacielo. A mezz’aria si guarda attorno, incontrando una distesa di ghiaccio; gli edifici sono assaliti da edera di brina, le strade sono oramai lastre celesti e poi, appena il biondo osserva meglio i marciapiedi congelati nota statue di ghiaccio dalle espressioni atterrite e spaventate. La rabbia raggiunge presto le viscere di Niall, che svolazza sino al loft ed annuncia «Ragazzi, abbiamo un problema piuttosto grave.» A quel punto Zayn, uscito dal tavolo insieme agli altri, stringe il pugno sinistro, schiacciando ogni polpastrello contro il palmo. In quel tempo, fiamme d’oro e scarlatto gli avvolgono le gambe, il corpo presto si incendia e gli occhi si iniettano di ardore. «Payne?» Esclama con un tono retorico, e Liam ha già posato una mano sull’inox di una pentola, assorbito tutti gli atomi di quella lega metallica, per diventare in qualche attimo un soldato di acciaio. Zayn si getta dalla vetrata e Liam, con uno slancio che fa tremare il pavimento, si butta dietro Malik e si aggrappa alle sue caviglie, rimanendo sospeso a parecchi metri di altezza.
Quel che vedono è un cimitero di cristallo. Tuttavia, poi, compare lei.
«Ehi, Niall, hai mai visto quella tipa lì?» Urla Liam, appeso ad una fiamma.
Niall si gratta la chioma biondiccia e «No, non l’abbiamo mai affrontata, dev’essere una new entry nel team dei cattivoni» borbotta, riferendosi alla mafia che da anni tenta di impadronirsi totalmente della città. La giovane è sospesa in aria, ha uno sguardo truce, li fissa con disprezzo ed ira.
«Ehi, bionda, cosa credi di fare nella nostra città?» Azzarda Liam, facendo suonare le vertebre del suo collo metallico. Solitamente è Louis quello che fa lo spaccone coi nemici, ma ancora non si è fatto vivo, probabilmente perché Harry lo sta assistendo nel loft, facendogli bere bicchiere di acqua bollente per farlo riscaldare.
«Non lascerò in pace la vostra stupida città, finché non mi darete Harry Styles» La ragazza parla con un accento segnato e la voce vibra nella sua gola, acuta e potente. Appena quel ricatto giunge alle orecchie di Niall, il giovane si sporge in avanti con un battito delle ali e le intima, tentando di sembrare minaccioso «Vattene, bionda, ti assicuro che non hai alcuna speranza» tuttavia fallisce nel suo intento e la ragazza non può far altro che esplodere in una risata così gustosa ed inquietante da far raggelare il sangue nelle vene dei tre giovani sospesi in aria.
«Harry Styles, codardo, esci fuori di lì!» Grida quella, con una smorfia rabbiosa, facendo scattare il braccio destro e scagliando così dal palmo una serie di stalattiti ghiacciate contro l’appartamento dei ragazzi. Louis ed Harry fanno in tempo a proteggersi con un violaceo campo di forza suscitato dalla paura del riccio, poi corrono fuori dall’appartamento.

   «Chi cazzo è?!» Ansima Louis, correndo a perdifiato giù per la tromba delle scale mano nella mano con Harry, fino ad arrivare con impeto in strada, su cui scivola e rischia di cadere; non si sarebbe mai aspettato di dover indossare i pattini, per combattere. Harry non gli risponde, continua a deglutire a disagio. «Ehi…?» sussurra Lou, ma la voce della bionda lo sovrasta nettamente «Eccoti, vigliacco» esclama, prima di fluttuare elegantemente sino alla strada, per poi camminare verso Harry con un passo deciso. «La conosci?!» Chiede Louis, col cuore che martella nel petto, preso da un nervosismo mostruoso. Ma Harry stringe solo la sua mano, ancora più forte, poi «Taylor» abbozza con un tono sicuro, «Cosa ci fai qui?» e quasi ringhia, il riccio, digrigna i denti come un animale che tenta di proteggere i suoi cuccioli. Zayn, Liam e Niall raggiungono Harry e Louis sulla terraferma e si schierano al loro fianco, pronti ad una battaglia.
«Sai, nei libri molto spesso i motivi principali di omicidio sono gelosia, scatti d’ira, follia, oppure vendetta. Sono venuta qui per riprendermi la vita di mio fratello, quella che gli hai strappato via con crudeltà!» Taylor svela le sue carte, ma intanto solleva entrambe le braccia e stringe i pugni con forza, come se stesse contenendo la sua violenza. Quando Louis coglie quelle scioccanti parole, si volta verso Harry e balbetta un «Harry, H-Harry, dimmi che cazzo succede» decisamente traumatizzato, ma l’altro giovane sembra non ascoltarlo e «Non hai ancora capito che è stato un incidente?!» replica rivolto alla bionda, gli occhi sembrano infiammarsi «Ti ostini a darmi la colpa per un qualcosa che non ho fatto, solamente perché sei perseguitata dai sensi di colpa. Austin è morto per un fottuto caso. Nessuno è responsabile in questa tragedia, anche se mi sembra che ti abbia cambiato dal profondo; non mi sembri più la ragazza del country club di Lincoln Avenue che intonava canzoni dei Mumford and Sons, piuttosto un’arpia congelata da demoni di rimorsi.» Louis strabuzza gli occhi; da quando Harry possiede una simile proprietà di linguaggio? Insomma, solitamente balbetta come uno stupido e cerca di mettere in una frase di senso compiuto delle parole carine… Ma oggi sembra aver acquistato un’improvvisa natura da leader.
«Sciocco!» Sputa con disprezzo la ragazza, prima di far scivolare le mani nei suoi capelli così biondi da sembrare bianchi. Li stringe forte, come a sbriciolare tutto ciò che Harry ha detto, quella realtà che non ha mai voluto accettare. Sbuffa e con uno scatto porta nuovamente le mani lungo i fianchi, in una vacillante calma. «Taci, adesso la pagherai per quello che gli hai fatto, Harry» ed è un sibilo a denti stretti. Apre i pugni ed una nebbia azzurrina le circonda le mani «La pagherai…» aggiunge, alzando il tono della voce. I ragazzi sono pronti; Niall spicca il volo e con il movimento delle ali scatena una forte corrente che spinge la ragazza sul ghiaccio, ma questa solleva comunque le braccia e urla, colma di violenza «Ti odio!» dopodiché scaglia proiettili di ghiaccio contro i giovani. Harry, svelto, crea una cupola che copre i suoi compagni e respinge quelle armi, poi lascia la mano di Louis e, improvvisamente, scompare. La sua figura non è più presente nel comune campo visivo e Taylor sembra ribollire di rabbia «Vedi che sei un codardo!» urla «Bene, se tu non sei capace di affrontarmi, lo faranno i tuoi amici.» Detto ciò si solleva in aria avvolta da un fumo bianco e comincia a far erigere rapidamente degli spunzoni di cristallo dal terreno, obbligando così Niall a volare sempre più in alto, Zayn ad impiegare soffi bollenti per evitare di essere trafitto, Liam a scatenare tempeste di pugni d’acciaio e Louis a cavalcare onde per strada, servendosi del ghiaccio sciolto che Zayn gli serve. Louis si sente improvvisamente inutile, poiché sa che il potere di Taylor è troppo forte rispetto al suo; quella ragazza possiede un tale gelo nel profondo del cuore, che in poco tempo farebbe ghiacciare ogni molecola di H2O nel corpo di Louis. Ha già rischiato una volta di morire assiderato, dunque dovrà tenersi il più attivo possibile e tentare di sprigionare fonti d’acqua velocemente. Avrà molto bisogno dei suoi compagni, dato che sembra che Harry se la sia squagliata. Non glielo perdonerà mai…
Taylor schiamazza insulti verso Harry, strilla, trasmettendo a tutti la propria rabbia, scagliando ghiaccio e cristalli ogni volta che i ragazzi tentano di attaccarla. A quel punto, è deciso, devono attuare un piano: tutta è questione di pochi sguardi, poi l’azione d’attacco viene eseguita solamente con basi di complicità.
Niall plana su Liam e lo afferra per le braccia con una forza notevole; il giovane comincia a dondolare, dandosi sempre più energia con la spinta delle gambe possenti. Una volta raggiunta abbastanza potenza, aspetta che Zayn scagli la sua sfera infuocata, che zampilla fiamme, contro la ragazza per distrarla, poi si lancia e afferra il corpo di Taylor, stringendolo in una morsa d’acciaio.
«Scollati, bestione» si lamenta Taylor a denti stretti, tentando di scivolare via dalle braccia di Liam, senza ottenere poi così grandiosi risultati. «Taci…» Il giovane le scaglia un pugno su un fianco, così forte che la ragazza perde il controllo della propria brina ed entrambi cominciano una caduta a capo fitto sulle lastre di ghiaccio che un tempo erano cemento. L’aria sferza violenta i volti di entrambi, risultando quasi tagliente. Liam trascina Taylor allo schiantarsi, a causa del suo peso esagerato dovuto alla densità delle proprie cellule. Spera vivamente che un colpo simile serva per farla tacere, eppure quando si trovano ad un paio di metri dal terreno, Taylor riesce a liberarsi dalla presa di Liam e la sua caduta viene attutita all’ultimo momento da una lastra di ghiaccio inclinata.
Entrambi sono a terra, Payne si massaggia una spalla, mentre l’altra tenta di issarsi sulle ginocchia. In quell’istante, Taylor vede materializzarsi davanti ai propri occhi celesti un paio di gambe sottili, fasciate da un qualcosa di attillato porpora ed indaco. Lo sguardo si solleva pian piano, seguendo il profilo delle ginocchia, delle cosce toniche, i fianchi, sino al volto «Harry» sibila. Il ragazzo tiene i palmi aperti, la fronte corrucciate ed una smorfia sul volto; i due sono intrappolati in un campo di forza che Harry controlla con le facoltà della mente. Non ha intenzione di coinvolgere ancora i propri compagni di squadra in una faccenda che riguarda solamente loro due. Isolati dall’esterno, Harry sputa «Sono qui. Ora alzati.» La natura buona del ragazzo risalta anche in situazioni dove la bontà non sarebbe un ingrediente da utilizzare. Taylor lascia che un sogghigno compaia sulle sue labbra rosse e si solleva, sistemandosi il cotone cristallizzato sulla pelle del petto. Ha pensato di esser spacciata, ma la tipica ingenuità di Harry l’ha salvata. Tuttavia sente come un macigno nel petto; sarà a causa della botta presa contro il terreno. Sospira, non ha tempo per pensare ai propri dolori, non ora che la sua vittima sta tentando un dialogo proprio con lei. Oh, lascerà che quelle siano le ultime parole di Harry, poi lo ucciderà solamente per sentire il gusto della vendetta sulle papille della lingua.
«Sono anni che non ci vediamo, sei cresciuto parecchio, ti sei fatto ancora più bello.» Comincia Taylor, con una voce che vuole essere affettuosa, ma stride falsa. Harry abbassa lo sguardo come intimidito da quel finto complimento, poi lo risolleva e punta gli occhi verde oliva su quelli glaciali di Tay. Ricorda la prima volta che li ha incontrati, ancora era un adolescente. Sin dal primo incrocio di sguardi, li ha amati. Tuttavia ora sono diversi, freddi, iniettati di sangue... Improvvisamente un senso di vuoto colpisce lo stomaco di Harry, la pupilla si fa piccola e le labbra si schiudono appena. I ricordi investono Harry come una folata di vento freddo.


 
***


   «Hai solo diciotto anni, dove pensi di andare?! Harry, ti prego, non fare sciocchezze... Ascoltami, sono pur sempre tua madre! Harry!» Anne aveva urlato queste parole in una notte fredda di Febbraio. Addosso portava una vestaglia di pile, mentre le sue guance vestivano lacrime. La sua voce era rotta dal pianto e forse fu quello che aveva fatto girare Harry, un' ultima volta. Aveva voltato il capo, le aveva sorriso come a dire non preoccuparti, mamma, tornerò, poi si era stretto il grosso zaino sulle spalle ed aveva ripreso a camminare sul marciapiede illuminato da lampioni mal funzionanti. Harry aveva bisogno di trovare se stesso e sua madre non lo sapeva.
Il ragazzo aveva cominciato di soffrire di emicranie e sbalzi d'umore a diciassette anni anni; si ritrovava a dover combatter con lamine di dolore che gli trafiggevano il cervello, provocandogli talmente sofferenza che, spesso, doveva strillare in un cuscino oppure rifugiarsi in bagno per darsi sollievo al capo con immersioni nel lavandino riempito di acqua gelida. Aveva provato ad assumere medicinali, di nascosto, ma nulla strappava quelle agonie alla sua povera mente. In qualche modo Harry sapeva che avrebbe dovuto imparare a convivere con quei dolori, anche se in cuor suo era certo di essersi imbattuto in una malattia. Sua madre era nel bel mezzo di un divorzio e doveva badare alla sua sorella maggiore Gemma, che si ribellava alla separazione stravolgendo la propria vita con sostanze stupefacenti, dunque Harry non aveva alcuna intenzione di servire un'altra batosta ad Anne, cominciando a parlarle del proprio sospetto tumore; aveva cercato i sintomi su internet e si era intestardito sulla teoria 'metastasi al lobo frontale', che avrebbe giustificato il suo perenne stato di confusione, gli sbalzi d'umore, la debolezza. Era giovane e la prospettiva di morire a causa di un tumore che gli avrebbe divorato i neuroni, non lo allettava per niente. Per questo passava intere giornate chiuso nella propria stanza, diventando sempre più un fantasma, a piangersi addosso e ad aspettare un bacio che avrebbe messo fine alle sue sofferenze. Un bacio, non un colpo apoplettico.
Harry era ingenuo allora, tanto da potersi affidare alla rete per diagnosticare i propri mali. Quando aveva cercato, però, “Intermittenza del corpo” su Google, e non era apparso nessun risultato, aveva cominciato a svegliarsi. I suoi dolori erano nettamente diminuiti, dopo mesi e mesi di isolamento in camera, tuttavia quando le fitte facevano di nuovo capolino, le sue membra scomparivano e riapparivano. Si sentiva come una lampadina mal funzionante, solo che in ballo non c'era luce, ma la sua persona; stava cadendo nelle fauci di un potere che, ancora, non conosceva.

   Poi era arrivato Nicholas e, di conseguenza, la fuga.

   Era uno scapestrato studente universitario -fuori corso- che girava per Holmes Chapel con una Fiat500 turchese, che aveva più anni che cavalli. E con quella macchina, Harry e Nick erano arrivati all'aeroporto di Manchester nel Febbraio 2012, quando Harry aveva raggiunto la maggior età e le responsabilità della sua esistenza erano completamente nelle sue mani. Avevano deciso di scappare in America, la terra delle pari opportunità; Nicholas aveva bisogno di conciliare se stesso con la propria omosessualità, Harry aveva bisogno di qualcuno che gli spiegasse cosa gli stesse germogliando dentro. I ragazzi si erano avvicinati sin da subito proprio perché entrambi sentivano la necessità di... Sostegno. Un rapporto fraterno li aveva legati dal primo scambio di parole, in quel pub poco noto di quella cittadina dispersa nel Cheshire. Senza conoscersi, ognuno aveva rovesciato i propri problemi sul tavolo, tentando di trovarvi una fiduciosa soluzione. Un paio di birre dopo, avevano già intenzione di acquistare due biglietti aerei per la Pennsylvania.

   Lì, poi, avevano incontrato Taylor.

   Dopo esser giunti all'aeroporto di Pittsburgh e aver speso i loro primi dollari per riempirsi lo stomaco con french toast salati, avevano tentato di trovare alloggio nella Liberty Avenue di quella serie televisiva amata (Queer As Folk) e che Nick aveva tanto sognato, un posto dove ognuno avrebbe potuto essere se stesso, dove non sarebbero state giudicate né la tua sessualità né le scelte che avrebbero caratterizzato la tua vita. Tuttavia i due giovani avevano ricevuto una bella porta di realtà in faccia; tutto ciò in cui Nick credeva, era solo finzione cinematografica, la Via della Libertà non era mai esistita e, probabilmente, non sarebbe mai esistita. Coi cuori colmi di delusione e vuoti di risposte, si erano decisi a cambiare immediatamente aria e avevano cominciato a mostrare i pollici sul ciglio della Route I 70 sino a che, dopo un'ora e mezza di autostop al gelo e di chiacchiere inutili -Nick aveva scoperto che ad Harry non piace fare i compiti in classe, che va pazzo per le banane e che l'unica volta che ha baciato una ragazza è stato a causa del gioco della bottiglia a cui lo avevano costretto a partecipare i suoi compagni di scuola- un pickup rosso mattone non si era avvicinato alle loro due figure goffe ed aveva deciso di caricarle nel cassone sul retro; il padre di Taylor guidava e Austin masticava Big Bubble al suo fianco, mentre commentavano una partita di football trasmessa alla radio. I due giovani avevano accettato il passaggio e, per non lasciarsi abbracciare dal freddo di Febbraio, si erano nascosti sotto i propri zaini e sacchi di patate.
In poche ore di viaggio, Harry e Nick avevano acquistato la consapevolezza di esser stati scaraventati in un mondo totalmente opposto a quello in cui avevano sempre vissuto.

   Erano arrivati alla fattoria Swift per l'ora di cena e la moglie di Scott, così aveva detto di chiamarsi il proprietario del pickup, aveva accolto i due giovani inglesi senza indugi e aveva persino offerto loro vitto e alloggio, da brava madre cristiana. Nick e Harry, estremamente grati alla donna nonostante avesse un pessimo accento, avevano deciso di donare la propria manodopera per ripagarla della sua enorme gentilezza.
Stavano mangiando roastbeef con patate, quando Taylor aveva fatto il suo ingresso in casa: portava un grazioso cappello bianco ed il suo cappottino rosso era umido di pioggia, mentre da dietro la spalla le spuntava il fodero di una chitarra. Aveva salutato con un delizioso cinguettio e si era affrettata a raggiungere il tavolo, mentre si scusava per il ritardo.
Harry non aveva fatto altro che osservarla, incuriosito, dal momento in cui era entrata in casa.
Il cuore del diciottenne inglese era salito sino alla gola solamente quando, capelli biondi sciolti sulle spalle e maglietta sformata di Bruce Springsteen, si era accomodata a tavola. Harry giurava di non aver visto nulla di più bello e, purtroppo, l'emozione che lo travolgeva da dentro gli stava facendo svanire la mano sinistra, dito per dito, palmo, polso. Era come se i suoi occhi, azzurri come un cielo d'estate, gli avessero letto l'anima dal primo sguardo. Nudo sotto quegli zaffiri, Harry sapeva ancora meno come gestire quel potere che lo aveva portato agli Stati Uniti. Così aveva nascosto la mano sotto il tavolo e si era concentrato nell'osservare la carne nel piatto, per poter riacquistare il controllo delle proprie emozioni.
Taylor gli aveva fatto capire che era il suo cuore a gestire quella magia che possedeva, non il cervello. I battiti erano la mappa per comprendere il suo svanire improvvisamente o, talvolta, la comparsa di scudi di energia che gli circondavano le membra. Qualsiasi impulso dovuto al mondo esterno veniva trasmesso agli organi principali del suo corpo e questi, come a voler difendere il loro padrone e custode, reagivano di conseguenza. Le emozioni più forti, che scatenavano il disagio di Harry, erano le nemiche del suo potere: il diciottenne aveva appena incontrato l'attrazione. E non vi è istinto umano più potente di Amore che, serafico e spietato, ti trascina in uno stato tale di desiderio da costringerti ad agire anche nel più sconsiderato dei modi.
Harry un sentimento simile non lo sapeva e non lo avrebbe mai saputo combattere, dal momento che il giovane ha il difetto di innamorarsi ogni giorno, appassionarsi di tutto ciò che lo incuriosisce sino allo stremo. E Taylor era stata la prima dei suoi interessi, alla quale si sarebbe completamente dedicato, tentando di lottare contro il proprio interiore che si sarebbe ribellato a costo di non far uscire Harry dalla propria bolla di protezione.
 
 
   Il primo gesto di totale follia l'aveva compiuto circa due settimane dopo il loro primo incontro; l'americana era tornata tardi dal country club dove era solita intrattenere una decina di persone con la propria chitarra, Harry l'aveva aspettata, seduto in cucina con una tazza di latte e miele tra le mani. Taylor l'aveva salutato e si era seduta al suo fianco, cominciando a raccontare della rissa tra il proprietario di fattoria Jones e il macellaio all'angolo vicino al liceo. Poi, dopo che Harry aveva riso, con quel paio di fossette a bucargli le guance, non si stavano più parlando, ma si stavano baciando. Miele e paura. Harry aveva scatenato un campo di forza che aveva fatto tremare le stoviglie e gli stipetti della cucina, preso dall'emozione. Era rimasto folgorato da ciò che era successo e ne provava persino paura, tanto da aver cominciato a piangere silenziosamente. Quello sarebbe stato il fine dell'avventura a casa Swift, se non fosse che la giovane, con le mani che tremavano per lo spavento, gli aveva afferrato il volto tra le mani e gli aveva sussurrato sulla bocca salata di lacrime «Andrà tutto bene».
 
 
    Nicholas sapeva di questi sbalzi magici di Harry e lo stava aiutando per insegnargli a gestirli. Si era aggiunta anche Taylor che, in qualche modo, era lo strumento perfetto per provocare Harry. Si esercitavano tutti i giorni nella stalla di Victory, la cavalla di Tay. Avevano scoperto che il piccolo inglese poteva difendere se stesso, con quelle cupole violacee che si presentavano su di lui ogni qualvolta provasse sentimenti come paura, timore, rabbia.
Tempo un mese ed Harry sapeva utilizzare quegli scudi come difesa, senza che gli sfuggisse il loro controllo. Purtroppo era troppo presto per credere che Harry ne fosse completamente padrone.


   Era la festa di primavera, dove veniva allestito un parco divertimenti ed ogni fattoria del fuori città possedeva un proprio stand dove poter vendere prodotti casalinghi; Harry, Nick e Taylor facevano la guardia a decine di torte di mele e a barili di sidro. L'aria della sera era pungente, ma veniva ammortizzata dall'atmosfera di paese che rendeva il tutto più caldo e casalingo. Lo stand degli Swift era infilato di fianco alla deliziosa ruota panoramica e al banco delle mele caramellate dei Collins. Maledetta concorrenza. Sebbene quelle tre belve fossero i più giovani della fiera, quindi aventi più grinta di tutto il settore est messo assieme, non riuscivano a divertirsi. Inevitabilmente, Harry e Taylor finivano per scambiarsi baci per noia e Nicholas tentava di ignorare la coppia andando alla ricerca di clienti, clienti maschi. Poi Austin era giunto per salvarli. Difatti aveva annunciato ai tre che nella tenuta che distava a poco meno di un miglio da casa loro, gli universitari stavano tenendo un party primaverile al quale erano stati invitati anche gli Swift e gli annessi Styles e Grimshaw, ormai componenti della famiglia. Così i tre si erano fatti portare alla festa e avevano lasciato in custodia il piccolo banco alla nonna di Taylor.
Ecco che avevano trovato il loro divertimento; la festa si svolgeva nell'enorme giardino della fattoria, che era illuminato da decine di lanternine di carta colorate. La musica sgusciava fuori dalla casa attraverso le porte a vetro spalancate e l'aria, dunque, era piena di Nickleback e Katy Perry, un binomio che costringeva tutti i partecipanti a pigiare il manico del fusto di birra per riempirsi il bicchiere sino all'orlo. Anche Harry, Taylor e Nick, dopo mezz'ora di danze sobrie, avevano deciso di percorrere la strada dell'alcol, mentre Austin, che avrebbe guidato a ritorno, ballava attorno alla sua ragazza con un cartoncino di grape juice in mano.
Harry e Taylor, dopo un paio d'ore a scambiarsi parole e risatine di bocca in bocca, avevano deciso di occupare una delle camere del proprietario della casa, per giocare con le emozioni di Harry che, in quel momento, non provava più nostalgia della famiglia, anzi, sentiva di averne trovata una nuova in quella terra sconosciuta che lo aveva accolto a braccia aperte. Tuttavia un Nick esilarato che correva loro incontro aveva distrutto i piani di entrambi: con una risata grossolana e le mani ad allacciarsi la cinta nei jeans aveva urlato «Via, via, via!» e, recuperato Austin per un braccio, tutti e quattro erano scappati al pick up senza un apparente motivo, con gli occhi che lacrimavano per le risa. Taylor, Harry e Nick si erano infilati nel cassone e non smettevano di ridere, alterati dall'euforia dell'alcol e dalla sconvolgente rivelazione di Nicholas: aveva appena fatto un pompino al proprietario di casa e la fidanzata li aveva colti in flagrante, proprio mentre Nick si era slacciato i jeans per farsi «aprire come una mela Swift». I respiri dei ragazzi si erano calmati, finalmente, ed un silenzio di pace e stanchezza li aveva avvolti. Avrebbero sicuramente dormito sino alla fattoria, poi Tay ed Harry si sarebbero infilati assieme sotto il piumone, Austin avrebbe controllato i risultati del basket e avrebbe fatto il tea anche per Nick, oppure gli avrebbe tenuto la fronte mentre vomitava sul retro di casa.

  Casa.

  Una parola bellissima, che ormai veniva associata alla villetta dai toni bianchi e rossi, con la staccionata appena verniciata a circondarla. Alla porta con la finestrella a forma di cuore e le campane tubolari sospinte dal vento; al sorriso comprensivo di mamma Andrea e all'odore di olio per motori sulle camicie di flanella di Scott.

  Casa.

  E forse ad Harry sembrava di essere nel proprio giaciglio ricavato nel solaio, col sole ad illuminargli il volto fanciullesco, quando quei due fari andavano a scontrarsi contro la fiancata sinistra del pick up. Taylor aveva urlato e gli aveva stretto una mano, mentre lui, spaesato, circondava il veicolo col proprio campo di forza per riuscire a contrastare la massa di quel camion che non aveva rispettato la precedenza. Il panico lo aveva colto alla sprovvista e così non era riuscito a coinvolgere tutto il mezzo, ma solamente il cassone, dove Taylor e Nick si erano stretti forte al più giovane non appena si erano accorti di ciò che stava per accadere.

  Poi era calata una nuova notte. Gelida.

  Harry sentiva solamente voci attorno a sé e sulle labbra un tremendo sapore ferroso. Il frastuono dell'esterno lo faceva soffrire a tal punto che si era dovuto posare i palmi sulle orecchie, con intensa fatica. «E' vivo!» avevano urlato, ma il ragazzo non aveva percepito più alcun suono.
Il suo campo di forza aveva sbalzato il pick up ed il camion, facendo ribaltare entrambi; Taylor era caduta sul ciglio della strada, mentre Nicholas ed Harry, rimasti stretti l'uno all'altro, erano scivolati sull'asfalto, ritrovandosi la pelle del volto graffiata e abrasa. Austin, invece, era stato completamente travolto. Per lui non vi sarebbe stata più casa che non fosse un letto di terra, umido di lacrime e rimpianti. Harry non era riuscito a proteggerlo, aveva lasciato che una vita di soli venti anni venisse lacerata da uno 'Stop' non rispettato. L'inglese, che sentiva che tutte le sue preoccupazioni erano svanite, era di nuovo tormentato da un peso che non lo avrebbe abbandonato facilmente, benché sapesse che la morte di Austin non era avvenuta a causa sua.
Harry si era svegliato in ospedale, con Nick coricato in un letto vicino. Dormiva e sembrava abbastanza tranquillo, anche se le ferite sul volto dovevano bruciare parecchio. Lo sguardo di Harry, poi, si era spostato al vetro che dava sul corridoio: la madre di Taylor, in lacrime, stava discutendo con un'infermiera. Doveva esser successo qualcosa anche alla figlia e Harry si era sentito marcire dentro. Con quella forza che ancora possedeva nelle gambe, si era sollevato ed era uscito in corridoio, portandosi appresso una flebo di sangue. Doveva averne perso parecchio dal naso, a quanto si ricordava. Una volta raggiunta Andrea, questa si era lanciata sul suo collo, balbettando un «Se ne sono andati, Harry, per sempre».
Harry non aveva fiatato, semplicemente perché non credeva a nulla di ciò che gli era stato detto. Le informazioni giunte al suo cervello erano state filtrate in modo tale da renderlo statuario, un automa privo di sentimenti. Incredulo e scettico si era trascinato sino alla camera da letto di Taylor e l'aveva trovata distesa, con un lieve sorriso sulla bocca pallida; sembrava una principessa che aspettava il bacio di vero amore affinché l'incantesimo che la faceva dormire venisse spezzato. Harry, una volta realizzato che Tay non avrebbe più cantato, aveva cominciato a urlare e a piangere sul suo petto, con l'orecchio che cercava disperatamente un qualcosa.
Poi ecco quel sottile scricchiolio, come la rugiada che gela all'alba e si trasforma il brina.
Harry aveva sollevato il volto contratto dal dolore e aveva fissato il monitor dell'elettrocardiogramma con nuova speranza, ma quella linea di vita non sembrava sollevarsi. Così aveva guardato Taylor, con un improvviso freddo sul ventre, proprio dove la mantellina dell'ospedale sfiorava la mano della giovane. Per un attimo gli era sembrato che proprio quella mano avesse tentato di accarezzarlo ed era tutto frutto di un'enorme suggestione, o almeno così pensava. Quando aveva avvicinato il volto a quello della giovane, per baciarle un'ultima volta le labbra, quelle si erano mosse e, con fiato d'inverno, erano uscite delle parole.
«Pagherai caro la sua vita.»
 
***


  «Taylor, io vorrei solamente che ragionassi... Ero giovane, inesperto, non sapevo nemmeno cosa fossero i miei poteri! La vita di Austin è stata ingiusta, lo so; certo io magari avrei potuto tentare di coinvolgere anche lui nel mio scudo, ma capisci che l'impatto è avvenuto in una manciata di secondi e... ed è già tanto che io e Nicholas siamo ancora qui. Adesso tranquillizzati e libera queste povere persone, che non hanno fatto nulla di male.» Dice Harry, il tono della voce che fa percepire l'affaticamento del suo organismo nel tenere rinchiuse due persone in una prigione di energia. Dall'esterno gli altri quattro ragazzi osservano la scena senza comprendere, sono allibiti e pronti a qualsiasi cosa.
Harry vorrebbe solamente che Taylor si calmasse, in modo tale da poterle parlare e far sfogare il dolore che tiene stretto il suo cuore, morto.
Perché Harry è consapevole di aver a che fare con un'anima che ancora non ha raggiunto l'aldilà. Taylor era deceduta, lo ricorda sin troppo bene. Eppure la ha davanti agli occhi, manovrata da sottili fili di odio e angoscia che hanno congelato il suo corpo, dandogli come la possibilità di vivere una nuova esistenza in funzione della vendetta. Il compito di Harry è quello di spezzare ciò che la lega alla terra, lasciando che viva in pace, accarezzata dall'angelico sorriso di suo fratello. Questo è quello che farà il ragazzo per tentare di farsi perdonare, cercherà di salvare Taylor da ciò che le ha fatto gelare l'animo, animo che un tempo Harry aveva amato con tutto se stesso.
«Non penserai mica che due paroline simili possano farmi cambiare idea! Io so perfettamente quanto fossi bravo con questi stupidi campi di forza, non l'hai salvato di proposito. L'hai lasciato morire investito da quel tir e adesso lascerai che i tuoi amici ti vedano morire, sarai il mio trofeo.» Ringhia l'altra, non ammettendo versioni che non siano quelle create dal suo cervello malato. La rabbia la aiuta a scatenare la propria tempesta e, in qualche attimo, la cupola di energia di Harry viene attaccata da un tremendo gelo; le ginocchia di Harry tremano, non riesce a sostenere quel freddo assassino e a gestire il campo di forza allo stesso tempo. Sente che sta per cedere, mentre Taylor si rinforza grazie alle proprie convinzioni. Vedendola avvicinarsi, Harry si lascia sfuggire un suono frustrato dalla gola, ma quella non placa la propria avanzata e lo afferra per i ricci della nuca, mentre posa una mano sul pannello circolare sul suo petto.
«Ho dato me stessa per te. E tu ci hai lasciati morire sul ciglio della strada. Ancora sento il cranio che mi si spezza, vedo quel lampo di luce bianca, poi sprofondo nelle tenebre e solo un soffio freddo mi riscalda...»
«Tay-»
«Non chiamarmi così, non più.» La giovane comincia a far scaturire dalla mano una nebbia gelida ed Harry digrigna i denti, mentre la voce sfonda la sua gola per il dolore. Sente il cuore stretto in un pugno mortale, così freddo da ustionare.
Louis, che sta osservando la scena dall'esterno, ha le lacrime agli occhi dall'isteria. Urla, scalpita, tenta di convincere i propri compagni ad interrompere quella follia, ma tutti sanno che i campi di forza di Harry sono pressappoco indistruttibili. Il riccio deve sciogliere il proprio potere o morirà.
E così agisce, non appena Taylor posa le labbra sulle sue per annientarlo definitivamente.
Harry rilascia la mente, chiude gli occhi, e il campo ghiacciato si distrugge in una pioggia di cristalli. Liam si muove subito, scagliandosi contro Taylor e facendola cadere a terra lontana da Harry, che giace sull'asfalto con una copiosa epistassi. Louis lo raggiunge subito, mentre gli altri ragazzi attaccano con più veemenza la giovane bionda.

  «Tu sei folle...» mormora Louis, aiutando Harry a tirarsi su sulle proprie gambe che tremano costantemente. «Ho rischiato di vederti morire davanti ai miei occhi.» Harry tossisce sangue nel proprio palmo e replica con un sussurro stravolto «Anche io ho avuto paura, ma ora sono okay.»
«È la ragazza di cui ti sei innamorato in America, prima di tornare a Londra ed incontrarmi?» domanda Louis, solamente per avere conferma delle proprie supposizioni. Harry gli ha raccontato di lei durante una notte di sconforto, gli ha rivelato di come sia scappato via dagli Stati Uniti dopo quelle parole spaventose, pronunciate da una non-morta.
Ed Harry non può far altro che annuire e deglutire, poi «Vai ad aiutare gli altri» sibila, prima di posargli un bacio leggero sul capo. Deve riprendersi per terminare la propria battaglia.
Louis entra nel combattimento in un momento critico; Liam ha la parte sinistra del corpo completamente ghiacciata, Zayn è ridotto come un fiammifero usato e Taylor sta per scagliarsi contro Niall, che si difende come può, tentando di respingere i colpi della giovane che gli ha ferito un'ala, costringendolo a volare come un fringuello appena uscito dal guscio. Quando Louis nota che la ragazza sta plasmando una sorta di freccia col ghiaccio indirizzata al biondo, urla a Liam «Idrante!» e quello si affretta a scagliare un pugno contro un idrante congelato, dal quale si scatena un potente flusso d'acqua che spinge verso l'alto. A quel punto Louis indirizza le mani verso quel getto e le sposta in obliquo, creando così un'onda che il giovane dagli occhi celesti si permette di cavalcare per arrivare all'altezza di Niall e prendere la freccia in piena spalla, al posto del compagno alato.
Il ghiaccio sfonda pelle, nervi, muscoli, osso, mentre il gelo si propaga in tutto l'organismo acquatico di Louis.
Il dolore è immediato e il giovane perde i sensi, il buio abbraccia i suoi occhi, le forze lo abbandonano. Lou vola nel vuoto, con le urla di Niall ad accompagnare la sua caduta inarrestabile verso l'asfalto.
 
 Crack.
 

***
 

  «Amore, amore, ti prego— Louis, non chiudere gli occhi! Cazzo, stai sveglio… Louis… Non puoi lasciarmi così, stronzo, rimani sveglio, ti prego, ti prego, amore mio non ora.»
La voce potente sfonda le pareti della gola di Harry; le parole vengono urlate con violenza al cielo, poi contro il volto pallido di Louis. Un uragano di ira e paura sta distruggendo il corpo di Harry che trema, vittima delle convulsioni che trattengono un pianto di rassegnazione. Un enorme senso di colpa, poi, si aggrappa al suo sterno con unghie affilate, facendolo penare ancora di più; nulla sarebbe successo, se lei non fosse tornata.
Harry è immerso nella pozza di sangue che il capo di Louis sta perdendo di attimo in attimo. Non c'è vendetta migliore che Taylor potesse ottenere, uccidendo l'amore di Harry. In quel modo il ricciolo avrebbe potuto capire appieno quanto faccia male perdere una persona che si ama, vedere la Cupa Mietitrice che la accoglie tra le proprie braccia di osso, senza poter far nulla per strappargliela via.
Il panico ha preso controllo dei quattro supereroi che non si sono mai ritrovati in una situazione di simile difficoltà. Così è quell'emozione tempestiva a salvare la situazione, facendoli agire in maniera sconsiderata: Liam va a stringere Zayn in un abbraccio violento e gli sussurra all'orecchio un tremolante «Fuoco, amico.» Il giovane pakistano sgrana gli occhi color topazio, poiché sa che conseguenze potrebbe avere quell'azione. Se Liam non sapesse gestire la combustione degli atomi, finirebbe per morire incenerito. Non hanno mai provato un qualcosa di simile e Zayn è terribilmente spaventato, eppure si fida del proprio amico.
«Ti voglio bene» sussurra, prima di radunare tutta la propria energia e diventare una fiamma, che ben presto coinvolge anche il corpo di Liam. Il giovane dai capelli color nocciola urla, investito da un immenso calore che gli tramortisce le membra e lo fa contorcere tra le braccia di Zayn che, timoroso, lo fissa con gli occhi spalancati. Dopo infiniti secondi, Liam si stacca con enfasi da Zayn e tira uno strillo denso di energia e coraggio «Dio, sono una torcia umana!» e Zayn non può che tirare un sospiro di sollievo.
Taylor osserva la scena patetica del soccorso di Louis dall'alto, respirando affannosamente e tentando di recuperare le forze. Il combattimento la sta sfiancando e, benché sia riuscita a far fuori uno dei ragazzi, è stravolta. Ancora quel peso le grava sul petto e non sa se sia la stanchezza o la consapevolezza di aver fatto qualcosa di atroce, che non sarebbe mai stato nella natura di quella giovane che fissava i ragazzi che giocavano a football dal ramo maggiore della quercia del parco. Un senso di nausea le attanaglia la gola e la fa distrarre, impedendole in quel modo di evitare un proiettile infuocato. Strilla e, dolorante, riacquista la posizione di attacco.
«Ehi, ma non era uno solo il fiammifero?!» si lamenta, osservando con disprezzo le due fiamme che fluttuano davanti a lei.
«Mi spiace bambola, ma per te è finita» Ringhia Liam, sentendosi estremamente potente nei panni di Zayn. I due ragazzi cominciano a volare rapidamente attorno alla ragazza, creando così un cerchio di fiamme che la imprigiona, senza lasciarle via d'uscita. Quella impreca e si asciuga il sudore che le cola dalle tempie, maledicendosi per non aver congelato completamente il soldatino di ferro. Liam e Zayn le costruiscono attorno un recinto infuocato ed aspettano che Harry si aggiunga per darle il colpo di grazia.
Harry, dal canto suo, ha completamente perso le staffe. Ha appena visto Niall caricare Louis, privo di sensi, su una spalla e volare il più velocemente possibile verso un qualche luogo di soccorso che non sia stato congelato da Taylor.
L'ira ha preso possesso della sua ragione ed ormai non vi è nulla che possa fermare la sua avanzata distruttiva. Cerchi di energia che fluttuano in aria sono la passerella del suo cammino; calca quelle lastre circolari con eleganza e grinta, lo sguardo fisso su quella gabbia di fiamme, nella mente l'immagine di Louis che esala forse uno degli ultimi respiri, accennando a un timido sorriso. Il cuore galoppa nel petto così velocemente che, sui palmi sporchi di sangue, Harry ha delle piccole scariche elettriche, come se stesse subendo un sovraccarico di emozioni. Tuttavia l'espressione del suo volto rimane immutata, di pietra. Non vi si legge nulla se non un profondo turbamento.
Il giovane si placa davanti alla ragazza, con sbarre di fuoco a dividerli. La mano destra e aperta e rivolta verso l'alto.
«Cos'hai intenzione di fare, ricciolino?» Si permette di scherzare, Taylor, quando un caldo soffocante le sta mozzando il fiato.
«Salvarti» replica Harry con un tono serio, guardandola dritta negli occhi. La giovane scoppia a ridere, piuttosto sadicamente.
«Non hai salvato Austin, nemmeno quel ragazzo a cui tenevi tanto. Sei un incapace e un buono a nulla, non riuscirai nemmeno a salvare te stesso dal dolore di averlo perso...»
«Chiudi quel cazzo di forno, bionda.»
«Zay, è una faccenda personale, per favore.» Harry ammonisce l'amico, poi ritorna su Taylor e sembra che stia sorridendo.
«Se c'è una cosa che ho imparato in America è essere forte. Fidarmi delle mie capacità e di tutto ciò che la natura mi ha dato. Anche il dono di poter leggere l'animo delle persone. Il tuo mi ha fatto completamente perdere la testa da quanto fosse buono, ma fragile. Ti sei fatta cogliere dallo sconforto e dal rancore, che ti hanno salvata momentaneamente dalla morte. Ma hai ostacolato completamente il processo della tua esistenza, auto distruggendoti. Voglio darti la possibilità di riprenderti la tua anima, spezzando il patto d'odio che hai stretto col tuo corpo. Voglio che tu sia libera e felice, che il ghiaccio che ha raggiunto il tuo cuore mentre il tuo cervello elaborava la mia colpevolezza, si sciolga. -e mentre proferisce queste parole comincia a contrarre la mano destra- Sarò forte mentre annienterò le tue catene di cristallo, sarò forte mentre vedrò Louis riaprire gli occhi sotto il mio sguardo, sarò forte perché così mi hai insegnato di essere.»
E Taylor vorrebbe replicare, ma il respiro le manca. Le mani sono entrambe sul petto, che si solleva e si abbassa spasmodicamente. Il peso sul suo cuore è ancora più soffocante, tale da farla piangere di dolore. Taylor capisce di non avere scampo, perché in quella mano che piano si stringe in pugno è chiuso il suo organo principale; Harry, infatti, ha intrappolato il motore gelido del suo corpo in un campo di forza interno non appena i due hanno cominciato il loro colloquio nella cupola di energia.
Stronzo. Maledetto stronzo.
«Ti prego Harry... ti prego farò tutto quel che vuoi ma non uccidermi, non voglio rivederlo, ho paura che mi punirà e mi sgriderà per ciò che ho fatto, ti prego...» Quella ansima e supplica, lasciando da parte l'orgoglio, mostrando la debolezza che l'ha sempre segnata.
«Austin sarà solo felice di vederti libera, apple pie.» sussurra Harry e stringe definitivamente la mano, guardando altrove. Taylor geme piano, strabuzza gli occhi celesti, ma poi serra le palpebre, mentre il suo cuore di ghiaccio si frantuma in mille pezzi.

  Ormai è salva.
 
***


    «Ancora a parlare coi pesci?» esordisce Harry, appoggiato allo stipite della porta dell'ampia camera. Louis lo fulmina con lo sguardo e si sistema per bene su letto, attento a non fare movimenti bruschi col capo.
«Ti assicuro che sono una grande compagnia, quando l'orario di visite è una merda.» Lou replica piccato, dando un'ultima occhiata all'acquario posto vicino alla finestra. Il suo potere gli permette di conversare con tutte le creature marine e di invocarle anche in caso di pericolo. Per questo lavora al famoso acquario di London Town.
Harry ride in tutta risposta e fa per avvicinarsi a lui, quando una scheggia lo sorpassa e si fionda su Louis urlando «Tommo!» Niall va ad abbracciare con forza il ragazzo coricato e Louis esclama «Attento alla spalla, cretino!» ma in realtà è sollevato nel vedere il biondino. Assieme ad Harry entrano in stanza Liam, Zayn ed Eleanor, la migliore amica di Louis. Appena Harry giunge dal ragazzo, gli carezza la testa completamente fasciata e gli bacia le labbra, sentendo un soffio vitale sfiorargli il cuore.
«Non queste cose davanti a me, però» borbotta scherzosa Eleanor, prima di andare a stringere Louis in un abbraccio. Dopodiché gli lascia in grembo un pacchettino.
«Cos'è?» Chiede il ragazzo, aggrottando la fronte.
«Aprilo e lo scopri!» esclama Zayn, dopo avergli posato un bacio leggero sulla guancia incavata. Louis si sposta un ciuffetto di capelli dalla fronte, poi apre con gentilezza il pacchetto, temendo possa contenere qualcosa di fragile. Quando si ritrova un album di fotografie tra le mani, boccheggia appena. Liam, vedendolo in difficoltà, gli cinge le spalle sottili con un braccio, facendo attenzione, e «Dai, aprilo, Lou» lo esorta, regalandogli un sorriso. Il giovane non se lo fa ripetere due volte e va a sfogliare il quadernino adattato ad album di foto; dev'essere opera di Niall, perché è pieno di colori, adesivi, scritte brillantinate e porporina. E anche le foto sono di sua mano. Louis ridacchia di tanto in tanto, ma ha comunque gli occhi lucidi e il cuore gli batte forte nel petto.
«Sarà meglio che lo lasciamo da solo» mima Zayn con le labbra carnose e gli altri ritengono che sia giusto così. Tuttavia Louis si aggrappa al braccio di Harry e lo costringe a sedersi sul bordo del letto, mentre gli altri scompaiono dietro la porta della camera d'ospedale.
«Perché l'avete fatto?» Chiede, asciugandosi una lacrima che gli è scivolata sulla guancia. Harry gli prende una mano e la carezza appena, con un tiepido sorriso.
«Volevamo farti vedere cosa abbiamo combinato in questi quattro mesi senza di te, mentre aspettavamo che ti risvegliassi. Sapevamo che non ci avresti lasciato.» Gli risponde con la voce serena, ma anche un poco commossa.
Louis è stato portato da Niall in una clinica privata fuori London Town, trovata per un gioco della fortuna. Lo hanno accolto dopo le preghiere del biondo e l'hanno ricoverato d'urgenza con una spalla sfondata, un principio di ipotermia e un trauma cranico paragonato ad un'accettata su una noce di cocco; non si sono fatti scrupoli nell'essere insensibili. È rimasto attaccato ad una macchina sino a che, pochi giorni prima, non ha accarezzato la mano di Harry, mentre quest'ultimo gli leggeva una raccolta di poesie di Bukowski.
   Adesso Louis ha ripreso le proprie facoltà cerebrali, aiutato decisamente dalle cellule mutate del suo corpo, ma deve pazientare che testa e spalla si rimettano completamente. Dunque il suo soggiorno in ospedale non è ancora terminato.
Gli occhi celesti colmi di gioia scivolano sulle pagine allegre di quel quaderno e ne studiano ogni piccolo particolare; sorrisi compaiono alla vista di Liam che tenta di far fare qualche esercizio di palestra a Niall, di Zayn che insegue Harry con una spazzola ed un paio di forbici, di Zayn che si bacia con Perrie oppure di Sophia che aggiusta le decorazioni di una torta e Liam che le stringe i fianchi morbidi. C'è anche una foto di Ophelia, la delfina con cui tiene gli spettacoli all'acquario: il mammifero tenta di sorridere ed è ancora più buffo.

   Harry studia Louis, mordendosi appena le labbra rosse. Ha pensato di non poter più rivedere il suo sorriso, di non poter più sfiorare la sua bocca, di non poter più accarezzare il suo volto col dorso della mano e dirgli che lo ama più della sua stessa vita. Ancora ricorda l'intenso contrasto cromatico tra il sangue che colava sull'asfalto ghiacciato ed il pallore del volto di Louis. I suoi incubi sono sprazzi di colore.
Vermigli e candidi.
Atroci.
Ha temuto di averlo perso per sempre e quella paura lo ha spinto a combattere. Il cuore era dilaniato dal dolore ed Harry ha sentito sfumare e scomparire nel vento parte della propria anima quando, col poco fiato che gli era rimasto, Louis gli ha sussurrato “Ti amo”. L'Amore, il temibile avversario di Harry, si è proclamato suo compagno di battaglia. Il giovane è riuscito ad afferrare le briglie dei propri tempestosi sentimenti, sofferenza, ira, paura, abbandono, colpevolezza, e a far di essi energia, potenza pura. Il sentimento padrone che lo lega a Louis gli ha infuso coraggio nelle membra, permettendogli in quel modo di riuscire a sconfiggere il proprio passato, liberandosi dai fantasmi che lo hanno tormentato da quando è fuggito, spaventato, dall'America.
Vedere Louis aggrapparsi saldamente alla vita è stato un orgoglio. Non si è lasciato andare, ha ostinatamente lottato per se stesso, per il proprio presente, per il proprio futuro con Harry. Il desiderio di poter continuare la propria esistenza era troppo folle e spropositato, per non esser realizzato. E perciò il più giovane prova ancora più stima nei suoi confronti.
Louis non si è arreso, ha ingannato la morte.
Ripensando a quei momenti terribili, dove quasi Lou gli stava scivolando via, come sabbia bollente tra le mani, Harry ha un attimo di debolezza ed è costretto a coprirsi gli occhi verdi con un palmo. Louis, accortosi di un singhiozzo, solleva lo sguardo su Harry ed il suo sorriso prende una piega dolce. Allunga la mancina e costringe Harry a posare il capo sulla propria spalla sinistra. Gli carezza i ricci soffici della nuca e gli bacia il capo, senza dire momentaneamente nulla. Dopo averlo tranquillizzato un poco, Louis sussurra un «Ehi... sono o non sono qui con te?» come se gli avesse letto i pensieri. Ed Harry risponde con la voce roca, intaccata dal pianto «Tu non sai quanto ho avuto paura. Ho temuto ogni giorno che potessi andare via da me... Ho già perso una persona che amavo, non volevo ricevere il colpo di grazie vedendoti scomparire, in parte anche per colpa mia...»
Louis aggrotta la fronte e «Harry, se è tornata non è stata affatto colpa tua. Aveva dei conti con se stessa e tu sei riuscito a salvarla. Il fatto che io ci abbia quasi rimesso le penne non è minimamente a causa tua» quasi lo sgrida. Non vuole che Harry debba convivere con ulteriori sensi di colpa, sarebbe veramente distruttivo per il giovane. Il ricciolino tira un sospiro e si scosta dal corpo di Lou, guardandolo negli occhi. Ed è come se il tempo si fosse fermato su di loro, decidendo di incorniciare quello scambio di sguardi complici e alchemici, ricchi di sintonia. Poi Harry sorride appena, col cuore più leggero, e «Vai in fondo all'album» suggerisce a Louis. Il giovane coricato, vedendo Harry più tranquillo, riesce a ridacchiare mentre sfoglia le pagine del quaderno. Una volta giunto in fondo, Louis trova una chiave con una catenella, sembra d'argento, completamente attaccata alla parete di carta rosa pesca con dello scotch trasparente. Il giovane aggrotta la fronte, visibilmente perplesso. Dunque si volta verso l'altro giovane, che sembra stia ridacchiando sotto quei baffetti mal rasati.
«Che è?» Sputa Louis, con un tono, si direbbe, deluso. Quello che i bambini viziati sfruttano quando non ricevono il regalo desiderato per Natale. «Non dirmi che mi hai comprato un diario segreto per scrivere le mie follie post ospedaliere? Oppure avete fatto fare una camera sadomaso nel loft ed è tutta per noi? Avanti!»
Harry non riesce a non trattenere le risa; con uno slancio prende la mano sinistra di Lou, quella non costretta nell'ingessatura, e se la pone sul petto.
«Ma è la chiave del mio cuore, no?» Dice Harry, con leggerezza.
Il volto di Louis si fa ben presto rosso di imbarazzo e irritazione. Stupido Harry Styles che si permette di prenderlo anche in giro, maledizione. Il più grande si libera dalla presa di Harry e comincia a schiaffeggiargli il petto con forza, più e più volte, mentre strilla «Dio quanto ti odio Harry! Vai a prendere per il culo qualcun altro, su. Vai. Non ti voglio qui, bestia che non sei altro! Coglione...!» Ed in men che non si dica Harry si ritrova fradicio  con dei pesci rossi nella camicia, ma felice.
«Ti amo anche io» Cinguetta il ricciolo, afferrando il volto smunto di Louis con le mani umide. Gli lascia un rapido bacio sulla bocca e poi «Ti vengo a trovare questa sera e saprò farmi perdonare» sussurra, dopo essersi scostato.
Harry lascia la camera d'ospedale, ma nessuno se ne accorge. Lo nota solamente Louis quell’anonimo movimento della porta, come se qualcuno vi abbia appena tirato una spallata sbadata. Sicuro che il riccio lo abbia lasciato da solo, Lou indossa la collana e stringe in pugno quella chiave, soffiando un sospiro.
«…Be', dice la morte, passandomi accanto, ti prenderò comunque, non importa quello che sei stato: scrittore, tassista, pappone, macellaio, paracadutista acrobatico, io ti prenderò...
okay, baby, le dico io. Adesso ci beviamo qualcosa insieme mentre l'una di notte diventano le due e lei solo sa quando verrà il momento, ma oggi sono riuscito a fregarla: mi sono preso altri cinque dannati minuti e molto di più
Cita a memoria Louis, con gli occhi chiusi e le lacrime a rigargli il volto; Harry gli stava leggendo proprio “La Morte si fuma i miei sigari” quando ha dato il proprio primo segno di vita. Ancora può sentire la voce cadenzata di Harry mentre leggeva e ricorda che immaginava le sue labbra muoversi piano, oppure che venivano stropicciate dalle sue dita lunghe durante le pause. Louis gli ha sfiorato la mano per fargli capire che non lo avrebbe abbandonato, non ancora. Ha tirato fuori tutta la propria energia e gli ha dimostrato che con la Morte ha fatto una partita a FIFA 2014 e che si è assicurato ancora una ventina d’anni di vita, con la propria vittoria.





Noticine:
TA DAAAAAN. Eccomi qui, con questo finale che ha un po' di immorale nei confronti della Morte, la grande Signora. D'altronde dovevo parlare di Louis, dunque non poteva essere una cosa molto seria, o no?
Mi scuso con le persone che l'hanno letta in anticipo, perché oggi ho cambiato un sacco di cose HAHAHAH quindi nessuno ha avuto la vera anteprima. BUH.
Questa storia è nata il 28 Febbraio 2014 ed è stata terminata a Giugno -sapete, la scuola mi succhia la linfa vitale- e adesso ho deciso di pubblicarla, per accontentare voi lettori che avete a che fare con una stronza che pubblica una volta ogni decennio come LA SOTTOSCRITTA.
Dunque, l'ispirazione è nata a causa di un mio tremendo periodo Marvel e dei disegni trovati su Tumblr, su questo blog splendido♥
E niente, avevo timore a pubblicarla perché pensavo che al fandom non piacessero tanto i supereroi, ma poi mi sono detta "Me ne frega seriamente qualcosa?" e mi sono risposta "Nu".
Spero che chi stia leggendo queste note sia un grande appassionato di AU con i supereroi, così possiamo morire di feels assieme!
Ebbene, mi auguro che abbiate compreso i poteri di ogni personaggio e che la trama, nonostante la parte Haylor, vi sia piaciuta.
Ho dato qualche scorcio sui veri lavori dei ragazzi, ma magari potrò illustrarli con qualche headcanon su Twitter oppure in un'altra FF, chi lo sa!
Ora vi saluto, che mi sto perdendo tutto Gotham e potrei piangere. Se vi è piaciuta oppure vi ha fatto cacà, ditemelo con una recensione oppure su twitter (cliccate il link poche righe sopra, pesaculoni).
Vi ringrazio davvero in qualsiasi caso e vi mando tanti baci.
Lav.♥
 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Tinywords