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Autore: M a r t    13/10/2014    3 recensioni
Il maggiore si avvicina, alza le mani sul suo volto e spinge i due indici ai lati delle labbra sottili del minore, facendoli alzare in una smorfia vagamente somigliante ad un sorriso.
C'è un attimo di confusione prima che Kurama si allontani completamente rosso in volto e non solo perché sente ancora caldo per quella dannata divisa.

Tutto questo è imbarazzante.
***
Facciamo arieggiare il cervello e riempiamolo di MinaKura, su.
Ci si becca dentro~
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kurama Norihito, Minamisawa Atsushi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole picchia forte in quel mercoledì pomeriggio, e l'estate sembra ancora non essere finita, nonostante il freddo della mattina.
Kurama si sventola una mano vicino al viso per farsi un po' di aria, inutilmente, sperando di non star sudando. Sbuffa e si slaccia un po' il colletto della divisa scolastica fin troppo soffocante.
 
Esce dal cancello della scuola, come altri suoi compagni, e per un secondo invidia le sue compagne. La maggior parte di loro ha le gambe scoperte e la camicetta bianca è di sicuro molto più fresca della sua divisa.
Kurama non le ha mai guardate con malizia, le ragazze. Non gli sono mai interessate in realtà, nonostante si trovasse molto bene a parlare con Midori ed Aoi; Akane un po' meno, troppo presa dalle sue fotografie, la fantascienza e l'ex-capitano Shindou, non era interessata a conversare molto con il sesso maschile, a meno che non fosse Takuto, appunto, oppure Masaki.
 
Non era mai stato neanche circondato da chissà quanti amici. La squadra della Inazuma non contava, passando tutti i giorni con loro era normale parlarci e scherzarci, ma non li aveva mai frequentati aldilà delle mura di scuola. Hamano era un piccola eccezione, ovviamente, seguito da Hayami, con i quali aveva costruito un legame più intimo, nonostante la timidezza cronica del secondo.
E poi c'era... No, non c'è più nessuno.
 
Norihito si considerava un idiota a pensare ancora a lui, ma non riusciva ad evitarselo.
E di certo quel bastardo non aiutava l'azzurro nel suo intento, presentandosi ogni pomeriggio davanti a casa sua, aspettandolo, per poi trascinarlo di forza in giro per l'intero Giappone, magari per pranzare assieme e chiacchierare del più e del meno.
Certo, non che chiacchierassero più di tanto: Kurama evitava persino il contatto visivo con il maggiore, nascondendosi nel suo rossore e ripromettendosi che la prossima volta non sarebbe uscito di nuovo con lui.
 
Dopo che aveva cambiato scuola senza dirgli niente, Kurama, troppo orgoglioso e ferito, non aveva cercato di mantenere i rapporti saldi, cosa che al contrario l'altro aveva fatto. Nessuno nella squadra sapeva delle loro uscite pomeridiane per fortuna di Norihito, troppo stordito ogni volta che il maggiore gli prendeva la mano in una presa salda e rassicurante per pensare a qualche spiegazione fasulla.
 
Adesso torna placidamente a casa sua, sicuro di essere finalmente pronto ad annullare un altro assurdo appuntamento con quello spilungone.
Guarda dritto davanti a sé e non ha più nessuna esitazione, è pronto persino a mentirgli pur di mandarlo via, pur di farlo uscire dalla sua vita.
 
Non sai mentire, Norihito~
 
Quella voce melodiosa e al contempo stesso così fastidiosa per i suoi timpani gli scoppia in testa. Per un secondo la sua sicurezza vacilla con estrema facilità.
E se anche lo dovesse davvero allontanare da sé, è davvero sicuro di non volerlo più nella sua vita?
Vacilla nuovamente, poi scuote la testa, buttando via i suoi stupidi dubbi e alzando lo sguardo che aveva puntato sull'asfalto.
È quasi arrivato, svolta l'angolo e si ritrova nella strada dove c'è casa sua.
 
Ed eccolo lì, in tutta la sua magnificenza. Ha la camicia della divisa sbottonata ai primi due buchi, lasciando intravedere tutto il collo niveo e leggermente sudato a causa del caldo, e la stessa camicia è fuori dai pantaloni blu e la giacca è sbottonata.
Il volto è imperlato di leggere goccioline di sudore e le guance sono impercettibilmente rosse, il respiro affannato. Si riavvia i capelli viola, scoprendo la fronte bianchissima e priva di imperfezioni, mordendosi un labbro carnoso e rosso come una fragola matura e sistemandosi meglio contro il muretto di casa sua. La sua cartellina scolastica è buttata vicino alle sue gambe snelle e lunghe.
Kurama deglutisce rumorosamente.
 
Minamisawa Atsushi è la cosa più bella ed erotica che lui abbia mai visto.
 
Si maledice da solo per quel pensiero imbarazzante e per un secondo si ritrova a pensare a cosa ci trovi davvero quel deficiente in lui. È scorbutico, basso, con dei capelli improponibili, la pelle scura e poco liscia, o quantomeno morbida, e i suoi occhi sono neri, scuri. Quelli di Atsushi invece sono di una sfumatura strana, insolita, magnetica quasi.
Gli occhi di Minamisawa si che sono degli occhi in cui perdersi. E invece i suoi? Lui cos'ha di così speciale da meritarsi tutta quell'attenzione da lui?
 
Borbotta tra sé e sé, avvicinandosi a passo spedito verso la sua abitazione, sempre meno sicuro di volerlo rifiutare man mano che si avvicina.
Lo sente sbuffare contro quel clima asfissiante prima di inquadrare un largo e a dir poco stupendo sorriso farsi strada sulle sue labbra non appena lo vede.
Minamisawa afferra subito la cartella da terra e corre verso di lui, facendolo arrestare sul posto.
 
« Ciao~
 
Gli dice per poi piegarsi alla sua altezza, lasciandogli un piccolo bacio a stampo sulle labbra piccole.
Non riesce ad impedirsi di arrossire, ma spera che con il caldo che fa Minamisawa non ci faccia troppo caso e non si faccia strane idee.
 
« Y-yo...
 
Avrebbe voluto tirare fuori un suono un po' più sicuro e meno "traballante" e incrinato. Come poteva rifiutare un suo ennesimo invito in quelle condizioni?
 
« Sei davvero buffo quando arrossisci, Norihito.~
 
« Eh?! Cos--
 
« Oggi fa davvero troppo caldo... Che ne dici se rimaniamo a casa tua, mh?
 
L'azzurro apre la bocca per rispondere al viola, pronto a mandarlo via, prima di essere interrotto da quest'ultimo, visibilmente stanco e spossato dopo una mezz'ora sotto al sole cocente per aspettare il minore.
 
« Bene, dato che sei d'accordo anche tu, andiamo!
 
Atsushi gli prende una mano, avviandosi verso il suo cancello e superandolo per poi avvicinarsi alla porta, sorpassando il minuscolo giardino.
Kurama apre, consapevole che il tempo di quel giorno fosse troppo brutale per fare resistenza e cercare di ragionare.
 
Entrano nella modesta casa dell'azzurro, il primo quasi muovendosi a rallentatore mentre l'altro si fionda all'interno il più velocemente possibile, buttando la giacca sull'attaccapanni e sospirando di sollievo per il fresco che aleggia in casa. Probabilmente quella mattina prima di andare al lavoro, la madre di Norihito aveva acceso qualche ventilatore sparso per casa, consapevole che nel pomeriggio avrebbe fatto più caldo.
Il più piccolo non si sprecò a leggere le raccomandazioni di sua madre, scritte su un post-it verdognolo sul frigorifero, passando direttamente alla parte in cui scriveva dove si trovava il pranzo, se doveva riscaldarlo o meno e un dolce "buona giornata, amore di mamma" seguito da un piccolo cuoricino.
 
Kurama non è tipo da smancerie simili, ma a sua madre è abituato, e gli fa piacere ricevere affetto da qualcuno di così vicino a lui, soltanto perché è giusto che sia così.
Non si toglie la giacca della divisa, nonostante soffra il caldo anche con quella freschezza che aleggia in casa sua, è troppo imbarazzato all'idea di rimanere in canotta davanti a Minamisawa. Anche perché sua madre non fa altro che comprargli canottiere enormi, che gli lasciano scoperta gran parte della pelle abbronzata, costringendolo a tagliare la parte inferiore per non doverla mettere nei pantaloni.
 
Entra in salone dove si trova il maggiore che osserva qualche foto posta sui mobili.
Norihito aggrotta le sopracciglia, scuote la testa e si avvicina al viola, che troppo assorto in quelle immagini così vecchie e piene di innocente felicità non lo sente nemmeno.
 
« Che stai facendo?
 
Lo chiede con calma, tranquillo, reprimendo la voglia di poggiarsi a lui e farsi abbracciare. Ha fatto quella domanda per puro interesse, non è la prima volta che Minamisawa entra in casa sua o che invade il suo spazio personale. Atsushi conosce quella casa come le proprie tasche, ha osservato nei minimi dettagli il posto in cui vive il suo amore, conosce le sue abitudini, la sua attitudine e la sua voce di prima mattina, resa roca dal sonno ma comunque bellissima. È sempre attento ai dettagli, non si lascia sfuggire niente e non dimentica nulla.
 
« Guardavo le foto.
 
« E perché? Le conosci, sono sempre quelle...
 
Il viola si volta verso di lui, gli studia il volto con quegli occhi magnetici e Kurama non riesce a muoversi o a cambiare l'espressione leggermente imbronciata che ha stampata in faccia. Poi Minamisawa sposta il suo sguardo verso le fotografie ritraenti la tenera infanzia dell'azzurro, dove un enorme sorriso e due occhioni neri brillano di felicità e speranza, per poi tornare subito a lui.
Il maggiore si avvicina, alza le mani sul suo volto e spinge i due indici ai lati delle labbra sottili del minore, facendoli alzare in una smorfia vagamente somigliante ad un sorriso.
 
C'è un attimo di confusione prima che Kurama si allontani completamente rosso in volto e non solo perché sente ancora caldo per quella dannata divisa. 
Tutto questo è imbarazzante.
 
« Ma che ti prende?!
 
« Uhm? Di che parli?
 
Norihito lo guarda male, prima di voltarsi stizzito, dirigendosi verso la cucina guidato dal brontolio del suo stomaco affamato. Riscalda il pranzo che sua madre ha preparato quella mattina per lui e successivamente lo divide in due piatti, non può lasciare quello scemo senza mangiare, sarebbe scortese.
Minamisawa è già seduto, ha messo posate e tovaglioli a tavola e sorride mentre fissa il minore, che giratosi porta i bicchieri a tavola e poi i piatti con il loro pasto, sbattendogli il suo davanti agli occhi.
 
Il sorriso di Atsushi diventa un broncio crucciato. Kurama sembra arrabbiato e stizzito, confermando che il suo intento di qualche attimo prima fosse stato completamente inutile.
L'azzurro non rientrava in quel gruppo di persone dal "sorriso facile", anzi, il viola l'aveva visto raramente sorridere per il puro piacere di farlo, e un po' si sente in colpa.
Ricorda i sorrisi che gli regalava il suo compagno, prima della sua decisione di cambiare scuola, e pensandoci bene, dopo quell'evento l'unica cosa che Nirihito gli aveva regalato erano stati un pugno, espressioni stizzite e risposte scocciate.
 
« Sei arrabbiato con me?
 
La domanda esce spontanea dalle sue labbra piene, come se non potesse trattenerla. Si maledice per questa sua debolezza, ma crede di avere tutto il diritto di sapere se il suo ragazzo sia arrabbiato con lui e per quale motivo, soprattutto.
Per un secondo un pensiero negativo passa nella sua testa, fastidioso e provocatorio.
 
Tuo? Puoi ancora definirlo tale?
 
Kurama quasi si strozza con il cibo, ingoia a fatica, si pulisce la bocca con il tovagliolo alla destra del piatto e beve dell'acqua per rinfrescarsi la gola nell'eventualità che gli fosse improvvisamente diventata secca, impedendogli la parola.
Apre la bocca per rispondere, poi la richiude e pensa veramente alla domanda che gli è stata posta. Scuote la testa in maniera quasi impercettibile.
Ovvio che non è arrabbiato.
 
« No.
 
« Sicuro?
 
« Si, certo. Perché me lo chiedi?
 
« Perché non mi sorridi, non mi tocchi, non fai altro che rifiutarmi e l'unica cosa che hai fatto dopo il mio trasferimento alla Gassan Kinimutsu è stato guardarmi male.
 
Si morde la lingua con forza perché ha esagerato, ha superato quel limite che non doveva superare e lo sa bene, ma è così frustrato da quella situazione così ridicola. Non avrebbe mai voluto fare del male a Kurama, ma voleva difendere le sue idee, nonostante a quei tempi non sapesse che fossero davvero sbagliate.
L'azzurro lo guarda stupito, poi emette una risata sarcastica e riprende le sue bacchette.
 
« Se i miei modi non ti piacciono allora non vedo perché tu debba sprecare tanto tempo con me.
 
Attimo interminabile di silenzio. Minamisawa lo guarda accigliato, Kurama fissa il suo pranzo, non trovando il coraggio di fronteggiare quegli occhi dorati e bellissimi che sanno scuotergli le budella.
Altro che farfalle nello stomaco.
 
« Eh? Ma che dici? Sei scemo per caso?!
 
« C-certo che no! Sono serio! A che ti serve sprecare tanto tempo ed energie se poi ti tocca il premio di consolazione?!
 
Minamisawa si blocca, diventa di ghiaccio e non riesce a formulare una frase che abbia un minimo di senso logico. Quindi è questo che pensa Kurama di sé? Crede di essere solo uno stupido premio di consolazione per lui?
Se solo sapesse quanto si sbaglia, non ha neanche la minima idea di quali sentimenti provi per lui, come se avesse dimenticato tutte quelle volte in cui glielo ripeteva sul divano, quando glielo sussurrava nell'orecchio durante gli allenamenti, oppure quando erano aggrovigliati tra le coperte stropicciate e sporche, magari baciandogli il naso e le guance.
E allora si addolcisce, lascia scivolare via la frustrazione e si alza dalla sua sedia, avvicinandosi al minore che lo guarda forse intimorito.
 
« Non dirlo.
 
Si piega, facendo sfiorare i loro nasi e incrociando i loro sguardi.
Le guance di Kurama sono già diventate rosse.
 
« C-cosa?
 
« Non dirlo mai, non pensarlo nemmeno. Per me non sarai mai uno stupido premio di consolazione, mai. Per il momento sei la cosa migliore nella mia vita. E ti amo tanto.
 
Poi lo bacia con dolcezza, accarezzando la sua lingua con la propria, incorniciandogli il viso con le mani candide e affusolate. Sente quelle di Norihito afferrargli la camicia ancora sbottonata e avvicinarlo a sé, approfondendo il bacio.
Sorride e continua a congiungere le sue labbra con quelle del minore, asciugando le calde lacrime che scendono dai suoi occhi scuri come l'abisso, prima di staccarsi per mancanza d'aria.
Respirano a fatica e mantengono il contatto visivo.
 
« Sei uno stronzo.
 
« Si.
 
« Mi hai fatto male.
 
« Perdonami.
 
« Ma...
 
« Ma?
 
« Ma ti amo troppo per odiarti e per lasciarti andare.
 
 
 
 
E i baci sembrano non finire, diventano sempre più voraci, incontrollabili e passionali.
Si uniscono i corpi, le anime e le menti in un miscuglio di emozioni troppo vago per essere interpretato.
Ma sorridono, felici, e finché sarà così la fortuna girerà dalla loro parte.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dovute spiegazioni di una castagna:
 
Mamma santa 2267 parole, record personale gente, non potete capire quanto mi senta potente in questo moment *3*
 
Ma ciancicando le bande...
 
Ciao marshmellow di cannella a forma di renna il Natale è lontano
 
Scrivere MinaKura mi fa male, dei. Sappiate solo che ci doveva essere anche la fighissima presenza di Tsukasa, alias il portiere e capitano della Gassan Kiminitsu, ma alla fine l'ho scaraventato fuori dalla story perché non si sa come ho cambiato i fatti e allora WELCOME TO THE MINAKURA'S WORLD~
 
È la prima volta che scrivo così tanto, amatemi e odiatemi for la vita *>*
Non c'è niente da dire su questa fic, è uscita molto fluffosa credo, ma ne sono fiera uguale perché è come un piccolo bimbo per me(?)
Io vi saluto, vi faccio tanti auguri per i compleanni a venire ma cosa dici Martina e vi supplico gentilmente di farmi sapere cosa ne pensate di questa OS !
Siate carucci, fate felice una castagna ;3 o smerdatela malamente, come volete.
 
 
happy chestnuts ~
 
 
 
Postare ad orari indecenti rende le madri felici, provare per credere :B
   
 
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